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Lettera di un amico musulmano del sacerdote caldeo ucciso in Iraq
- Subject: Lettera di un amico musulmano del sacerdote caldeo ucciso in Iraq
- From: <locascio.francesco at aliceposta.it>
- Date: Tue, 5 Jun 2007 23:54:18 +0200
martedì, giugno 05, 2007Lettera di un amico musulmano del sacerdote caldeo ucciso in IraqFonte: Zenit Codice:
ZI07060512
Adnan Mokrani, Professore di Islamistica all’Università Gregoriana di Roma Pubblichiamo di seguito la lettera di un amico musulmano di padre Ragheed Aziz Ganni, il sacerdote caldeo, ucciso questa domenica a Mossoul, in Iraq, insieme a tre suoi aiutanti diaconi. Clicca su "leggi tutto" per leggere la lettera di Adnan Mokrani In nome di Dio, clemente e misericordioso Ragheed, fratello mio
Ti chiedo perdono, fratello, di non essere stato accanto a te quando i criminali
hanno aperto il fuoco su te e i tuoi fratelli, ma le pallottole che hanno
trafitto il tuo corpo puro e innocente, hanno trafitto anche il mio cuore e la
mia anima. Tu sei stato una delle prime persone che ho conosciuto al mio arrivo
a Roma, nei corridoi dell’Angelicum, dove ci siamo conosciuti e dove abbiamo
bevuto assieme il nostro cappuccino nella caffetteria dell’università. Tu mi
avevi colpito per la tua innocenza, la tua allegria, il tuo sorriso tenero e
puro che non ti lasciava mai. Io non posso che immaginarti sorridente, felice,
pieno di gioia di vivere. Ragheed per me è l’innocenza fatta persona,
un’innocenza saggia, che porta nel suo cuore le preoccupazioni del suo popolo
infelice. Mi ricordo di quella volta nella mensa dell’università, quando l’Iraq
era sotto embargo e tu mi hai detto che il prezzo di un solo cappuccino avrebbe
potuto colmare i bisogni di una famiglia irachena per un’intera giornata, come
se tu ti sentissi in qualche modo colpevole di essere lontano dal tuo popolo
assediato e di non condividerne le sofferenze… Eccoti di ritorno in Iraq, non
solo per condividere con la gente il loro destino di sofferenze, ma anche per
unire il tuo sangue a quello delle migliaia di iracheni che muoiono ogni giorno.
Non potrò mai dimenticare il giorno della tua ordinazione all’Urbaniana… Con le
lacrime agli occhi, mi avevi detto: “Oggi sono morto per me”… una frase molto
dura. Nell’immediato non avevo ben capito, o forse non l’avevo presa sul serio
come avrei dovuto… Ma oggi, attraverso il tuo martirio, l’ho capita questa
frase… tu sei morto nella tua anima e nel tuo corpo per resuscitare nel tuo Bene
amato e nel tuo Maestro e affinché Cristo resusciti in te, malgrado le
sofferenze e le tristezze, malgrado il caos e la follia. In nome di quale dio
della morte ti hanno ucciso? In nome di quale paganesimo ti hanno crocifisso?...
Sapevano veramente quello che facevano? Oh Dio, noi non ti chiediamo vendetta o
rivincita, ma vittoria… vittoria del giusto sul falso, della vita sulla morte,
dell’innocenza sulla perfidia, del sangue sulla spada… Il tuo sangue non sarà
stato versato invano, caro Ragheed, poiché ha santificato la terra del tuo
paese… ed il tuo sorriso tenero continuerà ad illuminare dal cielo le tenebre
delle nostre notti e ad annunciarci un domani migliore… Ti chiedo scusa,
fratello, ma quando i vivi si incontrano, essi credono di avere tutto il tempo
per conversare, farsi visita e dirsi i propri sentimenti e i propri pensieri… Tu
mi avevi invitato in Iraq... Sogno sempre di visitare la tua casa, i tuoi
genitori, il tuo ufficio… Non avrei mai pensato che sarebbe stata la tua tomba
che un giorno avrei visitato o che sarebbero stati i versetti del mio Corano che
avrei recitato per il riposo della tua anima…. Un giorno, ti ho accompagnato per
acquistare degli oggetti ricordo e dei regali per la tua famiglia alla vigilia
della tua prima visita in Iraq dopo una lunga assenza. Tu mi avevi parlato del
tuo lavoro futuro: “Vorrei regnare sulla gente sulla base della carità prima
della giustizia” mi avevi detto. Allora mi era difficile immaginarti come
“giudice” canonico… Ma oggi il tuo sangue e il tuo martirio hanno detto la loro
parola, verdetto di fedeltà e di pazienza, di speranza contro ogni sofferenza e
di sopravvivenza, malgrado la morte, malgrado il nulla. Fratello, il tuo sangue
non è stato versato invano… e l’altare della tua chiesa non era una mascherata…
Tu hai preso il tuo ruolo con profonda serietà, fino alla fine, con un sorriso
che nulla spegnerà… mai.
Il tuo fratello che ti vuole bene Adnan Mokrani Roma, 4 giugno 2007 Professore di Islamistica all’Istituto di Studi delle religioni e delle civilizzazioni, Università Gregoriana Pontificia, Roma. "La ricerca della verità è più preziosa del suo
possesso." Albert Einstein
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