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Lettera di Nella Ginatempo ad Heidi Giuliani: stavo per fare come Cindy...
- Subject: Lettera di Nella Ginatempo ad Heidi Giuliani: stavo per fare come Cindy...
- From: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
- Date: Sun, 03 Jun 2007 07:51:07 +0000
- Bounce-to: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
Il Manifesto *non può pubblicare tutte le lettere che arrivano in redazione*(verificato personalmente anche se per smentire). Ma ieri, 2 giugno è stata pubblicata sulla *stampa di sinistra* la lettera di Heidi Giuliani, Manifesto e Liberazione http://www.liberazione.it/a_giornale_index.php, Nella è stata chiamata in causa. Quella che inoltro è la sua risposta. Un'ultima cosa: traduciamo o meglio mi traducete il termine network, usato da Heidi e altri? Così tanto per capire, chiaramente, in italiano. Siamo in credito con questo governo carissima amica Nella e abbiamo un gran debito nei confronti di Cindy, non stiamo per fare...facciamo. Doriana Goracci ______________________________________________________________________ Invio in lettura questa lettera che ho inviato al Manifesto, in risposta all'articolo di oggi, firmato da Haidi Giuliani. Saluti Nella Ginatempo LETTERA A HAIDI GIULIANI Cara Haidi, ti voglio bene e ti sono molto grata per tutte le lotte che hai fatto in questi anni. Ma ti voglio dire una cosa senza ambiguità: IL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA SENZA SE E SENZA MA NON PUO' FARE L'UNITA' CON CHI VOTA LA GUERRA. E' una contraddizione in termini. E per guerra intendo i morti ammazzati in Afghanistan di cui le nostre truppe sono complici, là inviate, più volte rinnovate e ultimamente rinforzate con nuove armi da guerra, per scelta del Parlamento italiano e dunque anche per tua scelta. Per guerra intendo anche l'aumento delle spese militari del 13 % in finanziaria mentre si tagliano le spese sociali. Intendo gli accordi militari per la base Dal Molin a Vicenza, quelli per i cacciabombardieri atomici, quelli per lo scudo spaziale. E intendo anche la cacciata di Emergency e l'infame sequestro di Rahmatullah, di cui il nostro governo è causa indiretta ma non per questo senza responsabilità, specie quando si allea con un governo boia, quello di Kabul e lo sostiene da sei anni con le nostre truppe e i nostri soldi. E per guerra intendo anche l'oscena parata militare, davanti alla quale il silenzio del partito che ti ha portato in Parlamento pesa come un macigno. Questo macigno pesa su tutta la politica estera italiana e pesa sul nostro movimento. Non siamo noi ad aver voluto la divisione politica che si rende manifesta il 9 giugno. Questa divisione è stata prodotta dalla sinistra di governo che avrebbe dovuto rappresentare le richieste del movimento e che invece ha votato e appoggiato in tutto e per tutto la politica di guerra di questo governo. La sinistra di governo non ha aderito alla manifestazione nazionale contro la guerra del 17 marzo per il ritiro delle truppe dall'Afghanistan, non ha aderito alla recente Carovana contro la guerra per il disarmo e la pace, non ha aderito al nostro appello per il corteo del 9 giugno - visto che attacca la politica di guerra del governo. Accusare noi di volere la divisione è falso, specie dopo l'ipocrita decisione di Rifondazione e di alcune associazioni filogovernative di separarsi dal corteo di massa per organizzare una piazza separata, addomesticata e innocua per il governo. Il richiamo a Genova- è straziante dirlo- suona inattuale dopo un anno di divisioni, dopo che il movimento è stato lasciato solo e ostacolato o screditato a causa della priorità che si è data alla tenuta del governo. Ma questa tenuta è già minata ormai dal mancato consenso popolare perchè il popolo della pace, abbandonato, abbandona a sua volta. L'unità la sta ricostruendo il movimento dal basso, con grande autonomia dai partiti di governo e con obiettivi chiari di disarmo e di ripudio effettivo della guerra. L'eventuale caduta del governo non potrà certo essere addebitata al movimento che limpidamente fa il suo mestiere ma alla cecità di questo stesso governo che ignora l'enorme malcontento popolare e si rifiuta di cambiare politica. L'astensione elettorale dei vicentini è solo la punta di un iceberg che dovrebbe segnalare anche alla sinistra di questo governo l'urgenza di un cambio di rotta e di una sana autocritica. Cara Haidi, ho passato sei mesi di assenza dalla politica dopo il voto di luglio 2006 sulle missioni militari, stavo per fare come Cindy Sheehan, il cui esempio è una risposta implicita alla tua lettera, laddove critica gli inciuci dei democratici con Bush e la sua conseguente grave delusione. Ma per fortuna sono ricominciate le lotte, nonostante il governo "amico ", grazie a Vicenza, ai Notav, ai fischi di Mirafiori e a tutti gli altri comitati di lotta. Sono queste lotte che ci danno speranza: non ti accorgi che a piazza del Popolo lo spirito di lotta è spento ? Con affetto Nella Ginatempo _________________________________________________ http://triburibelli.org/sito/modules/MyAnnonces/index.php?pa=viewannonces&lid=23904
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