Assemblea degli azionisti dell\'Eni: una nuova zona rossa



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Gli uffici romani dell'Eni sono blindati da giorni. Si tiene oggi, infatti,
l'assemblea degli azionisti, per la quale sono state disposte misure di
sicurezze senza precedenti.

Una zona rossa per impedire alle associazioni, ai movimenti e ai sindacati
di base che da anni denunciano i comportamenti dell'azienda di manifestare
in modo pacifico il dissenso verso le scelte economiche dell'Eni.

Un fortino protetto che rappresenta il bavaglio messo sulle bocche dei veri
azionisti di maggioranza: i cittadini italiani.

Nonostante l'intervento di alcuni esponenti del governo è stata infatti
negata l'autorizzazione per il sit-in indetto dalla rete di associazioni
che compongono l'Osservatorio sull'Eni, limitando il permesso a manifestare
ad oltre un chilometro dal luogo dell'assemblea.

L'Eni è, lo ricordiamo ancora una volta, per il 30% proprietà dello Stato
italiano. Il nostro governo si è impegnato più volte a promuovere una nuova
politica energetica che favorisca le fonti rinnovabili e riduca
l'inquinamento. Nella pratica però permette che l'impresa di Stato violi i
trattati internazionali in materia di ambiente e di diritti umani in nome
del profitto. Ed oggi impedisce ai cittadini di esprimersi sulle politiche
energetiche del paese.

L'Eni potrebbe essere una grande risorsa implementando politiche
energetiche alternative e sostenibili. Finora, però, non si è affatto
distinta dalle altre grandi compagnie petrolifere in quanto a politiche del
lavoro, rispetto dell'ambiente e dei diritti umani. In Iraq, Nigeria,
Kazakistan, Ecuador e negli oltre 70 paesi in cui opera, l'Eni è
responsabile di abusi sistematici contro le popolazioni locali e
danneggiamenti dell'ecosistema. Inoltre, nonostante i profitti da record di
9,2 miliardi di euro di utili annui, l'azienda ha licenziato oltre 35.000
lavoratori negli ultimi tredici anni.

Nell'assemblea che vede riuniti oggi gli azionisti non si parlerà di questi
temi. Ne' sarà dato spazio ai cittadini che chiedono semplicemente che la
nostra impresa non continui ad esportare morte, inquinamento e miseria, ma
pace, cooperazione e sviluppo.


Osservatorio sull'Eni


(A Sud, Attac Italia, Confederazione Cobas, RdB, Crbm, PeaceLink, Geologia
senza frontiere, Ass. Alternativamente, Ass. Cult. Aurum Il divenire, Ass.
Grano di Sale, Amisnet, Altre Mappe, Sud Pontino Social Forum,
Coordinamento Nord/Sud del Mondo)



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