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G8/ Comodi silenzi sulla prima sentenza
- Subject: G8/ Comodi silenzi sulla prima sentenza
- From: "Enrica Bartesaghi" <bartesaghie at tele2.it>
- Date: Sat, 12 May 2007 12:07:35 +0200
http://www.rivistaonline.com/Rivista/ArticoliPrimoPiano.aspx?id=3718 G8/ Comodi silenzi sulla prima sentenza G8, Genova senza voce di Angelo Pagliaro foto internet 11/05/2007 versione stampabile Nessuna edizione straordinaria dei telegiornali; nessun "Porta a Porta" o edizione speciale di "Anno zero"; persino il quotidiano comunista "Il Manifesto" non ha pubblicato la notizia della prima sentenza sulle violenze del G8 a Genova che condanna lo Stato a risarcire Marina Spaccini, 50 anni, pediatra triestina, per il pestaggio che subì da parte della Polizia in via Assarotti, nel pomeriggio del 20 luglio 2001". Eppure da 6 anni migliaia di giovani di tutte le nazioni del mondo, che recano dentro e fuori i loro corpi i "segni di Genova" attendevano con trepidazione una sentenza di questa importanza. Nel triste panorama dell'informazione Massimo Calandri, in perfetta solitudine, ne dà notizia il 29 aprile sulle pagine di Genova del quotidiano "La Repubblica". L'immagine del medico Spaccini, diventata un simbolo della lotta per la verità e la giustizia sui fatti di Genova, fotografata mentre cura un manifestante del G8 era stata scelta dal settimanale Diario come foto-simbolo delle violenze della polizia al summit genovese del 2001. Con il trascorrere degli anni e grazie all'enorme mole di materiale raccolto dai comitati costituitisi dopo l'omicidio di Carlo Giuliani sulle giornate di Genova, si possono adesso ricostruire, nelle aule dei tribunali, gran parte delle verità nascoste in quei tristi giorni in cui i diritti democratici elementari furono di fatto sospesi. L'elemento di riflessione, al contempo triste ed allarmante, è il silenzio assordante diffuso intorno alla notizia: una sorta di segreto di stato e di stampa ha contribuito a non informare tempestivamente i cittadini su una sentenza esemplare che al di là dei risarcimenti conferma quanto sostenuto dai manifestanti e cioè che a Genova vi fu un disegno criminale selettivo da parte di apparati dello stato. Di questo fatto ne è convinto il giornalista Mario Carotenuto, che su Megachip afferma: "Tale disegno era teso a terrorizzare non tanto la sinistra radicale ma il pacifismo cattolico, in particolare la Rete Lilliput, che per la prima volta in maniera così convinta e numerosa scendeva in piazza saldandosi in un unico enorme fronte antineoliberale con la sinistra". Le ragazze e i ragazzi delle parrocchie, aggiunge, furono quelli che pagarono il prezzo più alto, soprattutto durante la giornata di sabato; i loro spezzoni di corteo furono sistematicamente bersagliati dai lacrimogeni e centinaia di loro furono pestati selvaggiamente. Ma, soprattutto, decine di migliaia di loro e le rispettive famiglie furono spaventati a morte in una logica pienamente terroristica. Quanti dopo Genova sono rimasti a casa?". Il giudice istruttore, Angela Latella, della seconda sezione del tribunale civile di Genova, ha scritto nella sentenza che al G8 di Genova, almeno il 20 luglio in piazza Manin, la polizia di Stato ha picchiato, senza motivo, persone inermi come i pacifici militanti dell'associazione pacifista Rete Lilliput. Nelle motivazioni, rese pubbliche nei giorni scorsi, si legge inoltre: "Emerge come accertata in tutta la sua drammaticità l'aggressione subita da Marina Spaccini ad opera di un'appartenente alle forze dell'ordine". La pediatra triestina, felice per l'esito della sua battaglia, ha rivolto un semplice appello ai mass media: "Ora spero se ne parli". Purtroppo, negli anni che ci separano dal G8 di Genova, è successo qualcosa d'importante: il potere è stato affidato alla guida di radiosi commercialisti, tutto è P.I.L., TFR, tesoretto e le commissioni d'inchiesta parlamentari promesse da Prodi, l'abolizione dei reati di opinione, la rimozione del segreto di Stato sulle stragi, le misure tese a facilitare il riconoscimento degli operatori delle forze di polizia rimangono speranze di coloro che hanno creduto e continuano ancora a credere nella democrazia.
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