[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Lettera aperta di Franco Turigliatto
- Subject: Lettera aperta di Franco Turigliatto
- From: "Sinistra Critica Newsletter" <sinistracriticanews at yahoo.it>
- Date: Wed, 2 May 2007 10:59:26 +0200
Perché ho deciso di continuare l'attività in Senato Questa lettera per spiegare le ragioni per cui ho deciso di accettare la richiesta emersa dalla grande assemblea di Sinistra Critica di Domenica 15 aprile a Roma di ritirare le dimissioni da senatore che avevo rassegnato il 21 febbraio scorso. Com'è noto, la mia decisione, annunciata prima del voto sulla relazione del Ministro Massimo D'Alema e confermata per iscritto immediatamente dopo le votazioni a cui non ho preso parte, indicava la mia volontà di rimettere nelle mani del Gruppo PRC-SE e del mio partito il mandato, come gesto di correttezza di fronte a un dissenso forte sulla politica estera del Governo che Rifondazione Comunista aveva deciso al contrario di sostenere. La riunione del Gruppo parlamentare, convocata il 22 febbraio, decideva la mia espulsione dal Gruppo stesso, mentre quella della Direzione nazionale del PRC, convocata il 23 febbraio, decideva il mio deferimento al Collegio nazionale di garanzia con l'indicazione di procedere all'espulsione anche dal partito (sanzione somministrata la settimana successiva). Molte conferenze provinciali del PRC, tra cui quella che si riferisce al mio collegio elettorale, hanno respinto il provvedimento e chiesto alle istanze preposte di rivedere la decisione. Ho atteso che la Conferenza nazionale del partito si pronunciasse in merito, ma nessuna modifica dell'atto di espulsione è stata neppure presa il considerazione. Il mio gesto di disponibilità a lasciare il seggio ad altro esponente del partito per continuare la mia battaglia politica in altre istanze del PRC non ha trovato alcuna disponibilità da parte del gruppo dirigente del PRC. Nello stesso tempo ho invece incontrato, in queste settimane, una significativa e diffusa sensibilità politica, sicuramente inaspettata nella sua dimensione, la richiesta da parte di tante e tanti di continuare il lavoro parlamentare per testimoniare, anche in quella sede, di una posizione di alternativa anticapitalista, ma soprattutto di dare un po' di voce alle rivendicazioni dei movimenti di massa e alle ragioni dei loro protagonisti. E' quanto mi è stato chiesto di fare nelle tante, decine e decine di assemblee, che ho svolto, nelle molte migliaia di lettere che ho ricevuto a sostegno e infine nella pressante assemblea della mia area politica. Mi sento quindi in dovere di continuare la battaglia politica intrapresa all'interno del Senato della Repubblica, portando quelle sensibilità politiche che si esprimono in tanta parte del Paese e che troverebbero certamente minore possibilità di essere rappresentate a livello parlamentare se avessi mantenuto le mie dimissioni. Non credo che sia facile e mi auguro che vogliano farlo anche altre senatrici e senatori alla luce dei fatti concreti che si svolgono sia nello scacchiere internazionale, in primo luogo la guerra in Afghanistan, che nel nostro paese, a partire dalle decisive questioni sociali lotta alla precarietà, difesa delle pensioni, risarcimento sociale e salariale, sicurezza sul lavoro, diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, difesa dei territori e del futuro delle popolazioni di fronte allo scempio delle grandi opere. Ma intendo impegnarmi anche su un altro terreno: quello dei cosiddetti costi della politica, cioè dei privilegi inaccettabili che sono garantiti ai parlamentari e agli eletti nelle istituzioni. Oggi questi privilegi scavano sempre più un solco incolmabile tra gli istituzionali e le cittadine e i cittadini, costituiscono un'ingiustizia inaccettabile e alimentano un ceto politico insensibile alle istanze dei movimenti sociali e alle legittime richieste delle elettrici e degli elettori. Questi privilegi inoltre sono ancor più inaccettabili, perché contemporaneamente salari, stipendi e pensioni subiscono da anni un progressivo deterioramento, senza che il Parlamento abbia finora espresso una seria volontà di intervenire per rovesciare questa tendenza. Non è un problema solo individuale. Io prima di essere espulso dal partito versavo il 55% di tutti gli emolumenti che un senatore riceve al mio partito e mi impegnavo per altri importanti contributi a strutture di base e di movimento e alle riviste di dibattito politico. Naturalmente questo complessivo impegno economico sarà da me mantenuto per aiutare e sostenere coloro che fanno attività politica e sociale nei territori, nei quartieri, sui luoghi di lavoro, e naturalmente a sostenere l'attività sociale e politica della Associazione Sinistra Critica che insieme a tante altre e altri stiamo costruendo. Ci troviamo però di fronte a un problema collettivo, servono nuove leggi che riducano drasticamente questi privilegi; la politica non può essere il luogo della ascesa individuale e personale. Occorre ristabilire un rapporto corretto tra le retribuzioni degli istituzionali (che dovrebbero essere i rappresentanti e al servizio del popolo) e quelle dei normali cittadini, delle lavoratrici e dei lavoratori. La forbice, che si aperta a dismisura, deve essere drasticamente contenuta. Proverò anche su questo terreno ad aprire una battaglia politica, forse in controtendenza in questo ambiente, ma certo assai ben compresa dalla maggioranza delle persone. Franco Turigliatto
- Prev by Date: Newsletter n°7
- Next by Date: Nato-_geopolitica_era globale
- Previous by thread: Newsletter n°7
- Next by thread: Nato-_geopolitica_era globale
- Indice: