Che informazione è ? Re: [pace] TOPO SEVESO e il racconto di Piera



Seriamente interessante e preoccupante, ma come faccio a diffondere una
informazione come questa?
Chi è Piera, senza cognome!?!
Cosa fa nella vita? Come sa queste cose?
A chi e dove Barltrop ha raccontato queste cose?
Possiamo forse fare a meno di un po' di verificabilità, o almeno di una
fonte individuabile, delle notizie?
Grazie, Enrico Peyretti

----- Original Message ----- 
From: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
To: <disarmo at peacelink.it>
Cc: <pace at peacelink.it>
Sent: Saturday, April 14, 2007 12:48 AM
Subject: [pace] TOPO SEVESO e il racconto di Piera


> TOPO SEVESO*
> Produzioni di morte, nocività e difesa ipocrita della vita
>
> Il disastro dell'Icmesa del luglio 1976 diede vita a discussioni e
> battaglie sociali su armi chimiche, produzioni nocive e diritto
> d'aborto; e sin da
> allora le parole "nocivo" e "nocività"....
>
> ____________________________________________________________
>
> Mi ha risposto Piera, questo il suo racconto
>
>
> Racconta Piera, racconta...
> _______________________________________________________
>
> Il Dr John Barltrop, che lavorava nel laboratorio di Fleming quando
> quest'ultimo scoprì la pennicillina (non ho capito se il Nobel fosse
> andato anche a lui), fotochimico inventore di molecole (è sua infatti
> per esempio quella delle lenti degli occhiali che cambiano colore a
> seconda dell'intensità della luce, e quella dei televisori al plasma,
> che cambia colore in seguito a stimolazioni elettriche) quando era
> Vice-Principal al Brasenose College di Oxford fu invitato dal governo
> italiano a risolvere il problema di Seveso insieme a tre altri
> scienziati: un americano e due vietnamiti (questi ultimi presumibilmente
> a causa della loro familiarità con l'agent orange, scaricato a piene
> mani (o a pieni B52) dagli USA sopra il Viet-Nam. Agent Orange è un
> altro nome della diossina.
>
> John rimase molto stupito che il governo italiano si fosse mosso non
> subito, ma a tre settimane di distanza dallo scoppio dell'ICMESA.
>
> Andarono a prenderlo all'areoporto con una macchina presidenziale con le
> bandierine che sventolavano sui parafanghi. John è un uomo semplice, e
> questo lo lasciò abbastanza allibito. Poi lo trasportarono in un
> albergo, dove fu abbandonato in beata solitudine. Non gli fu comunicato
> dove fossero alloggiati gli altri scienziati, nè gli fu permesso di
> contattarli. Il giorno dopo lo chiamarono e gli dissero che doveva
> presentarsi in televisione a fare uno statement. Prima di sottoporsi
> alle telecamere tentarono di spalmargli del fondotinta sulla faccia, ma
> lui rifiutò. Probabilmente perché quella era la sua prima volta e non
> sapeva che in tv si truccano anche i maschietti.
>
> 'Mi fecero sedere davanti a un magnifico tavolo di radica veneziana del
> '700 e mi dissero di parlare. Ma non mi era stato fornito alcun dato
> sullo scoppio dell'ICMESA. Non avevo la formula chimica del, o dei,
> materiali esplosi, non ne conoscevo la quantità, non sapevo a quale
> temperatura era avvenuto il fatto, non sapevo nulla. Non essendo nelle
> condizioni di capire cosa fosse successo ho fatto un discorsetto
> generico, poi sono tornato a casa.
>
> Se il tuo governo avesse seriamente voluto risolvere il problema
> dell'ICMESA avrebbe dovuto:
>
> 1. Muoversi subito invece di lasciar passare tre settimane
>
> 2. Fornirci tutti i dati possibili nel massimo dettaglio, poi chiudere a
> chiave noi quattro specialisti in una stanza e non lasciarci uscire
> finché non avessimo trovato una soluzione congiunta.'
>
> Anche la soluzione cui arrivarono, e cioè quella di asportare con le
> ruspe il terreno contaminato e sepplellirlo poco distante fu, a detta di
> Barltrop, sbagliata, perché la diossina c'è ancora tutta, con tutto il
> suo potenziale letale ancora intatto: una bomba a orologeria. Secondo
> lui si sarebbe dovuto inventare una molecola che, sollecitata dalla
> luce, si combinasse a quella della diossina, neutralizzandola. Il
> preparato avrebbe dovuto essere spruzzato dovunque, anche per esempio
> sui muri delle case, dove col sistema adottato dal governo la diossina
> rimase indisturbtata.
>
> Un altro errore, o secondo Barltrop una stupidaggine, fu quello di
> recintare la zona contaminata col filo di ferro spinato.
>
> 'Le molecole non si lasciano spaventare dall filo spinato, disse, ce ne
> sono altrettante di qua come di là dal filo. E nei due o tre mesi
> trascorsi dallo scoppio agli inizi dei lavori di bonifica il vento, la
> pioggia, le ruote delle automobili la hanno ormai trasportato in giro
> per tutto il nord Italia fino in Adriatico.
>
> Mi raccomando - concluse - non mangiare a nessun costo pesce
> dell'Adriatico, perché è contaminato. La diossina è cancerogena e
> teratogena.'
>
> Povero John. Non sapeva che il Nord Italia non ha depuratori, e che tutti
> gli scarichi industriali fluiscono felicemente in mare. E allora era il
> '1973, quando gli eroici aviatori della NATO non avevano ancora
> scaricato le bombe all'uranio impoverito, che non erano riusciti a
> sganciare sulla Jugoslavia, in Adriatico e nel Garda.
>
> Nei due decenni e mezzo trascorsi dallo scoppio dell'ICMESA le tragedie
> ecologiche si sono susseguite e si stanno susseguendo a ritmi tali, che
> ormai è diventato un lusso solo il fatto di non vivere in zona di guerra.
>
> Ciao
>
> piera
>
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