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TOPO SEVESO e il racconto di Piera
- Subject: TOPO SEVESO e il racconto di Piera
- From: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
- Date: Fri, 13 Apr 2007 22:48:54 +0000
- Bounce-to: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
TOPO SEVESO* Produzioni di morte, nocività e difesa ipocrita della vita Il disastro dell'Icmesa del luglio 1976 diede vita a discussioni e battaglie sociali su armi chimiche, produzioni nocive e diritto d'aborto; e sin da allora le parole "nocivo" e "nocività".... ____________________________________________________________ Mi ha risposto Piera, questo il suo racconto Racconta Piera, racconta... _______________________________________________________ Il Dr John Barltrop, che lavorava nel laboratorio di Fleming quando quest'ultimo scoprì la pennicillina (non ho capito se il Nobel fosse andato anche a lui), fotochimico inventore di molecole (è sua infatti per esempio quella delle lenti degli occhiali che cambiano colore a seconda dell'intensità della luce, e quella dei televisori al plasma, che cambia colore in seguito a stimolazioni elettriche) quando era Vice-Principal al Brasenose College di Oxford fu invitato dal governo italiano a risolvere il problema di Seveso insieme a tre altri scienziati: un americano e due vietnamiti (questi ultimi presumibilmente a causa della loro familiarità con l'agent orange, scaricato a piene mani (o a pieni B52) dagli USA sopra il Viet-Nam. Agent Orange è un altro nome della diossina. John rimase molto stupito che il governo italiano si fosse mosso non subito, ma a tre settimane di distanza dallo scoppio dell'ICMESA. Andarono a prenderlo all'areoporto con una macchina presidenziale con le bandierine che sventolavano sui parafanghi. John è un uomo semplice, e questo lo lasciò abbastanza allibito. Poi lo trasportarono in un albergo, dove fu abbandonato in beata solitudine. Non gli fu comunicato dove fossero alloggiati gli altri scienziati, nè gli fu permesso di contattarli. Il giorno dopo lo chiamarono e gli dissero che doveva presentarsi in televisione a fare uno statement. Prima di sottoporsi alle telecamere tentarono di spalmargli del fondotinta sulla faccia, ma lui rifiutò. Probabilmente perché quella era la sua prima volta e non sapeva che in tv si truccano anche i maschietti. 'Mi fecero sedere davanti a un magnifico tavolo di radica veneziana del '700 e mi dissero di parlare. Ma non mi era stato fornito alcun dato sullo scoppio dell'ICMESA. Non avevo la formula chimica del, o dei, materiali esplosi, non ne conoscevo la quantità, non sapevo a quale temperatura era avvenuto il fatto, non sapevo nulla. Non essendo nelle condizioni di capire cosa fosse successo ho fatto un discorsetto generico, poi sono tornato a casa. Se il tuo governo avesse seriamente voluto risolvere il problema dell'ICMESA avrebbe dovuto: 1. Muoversi subito invece di lasciar passare tre settimane 2. Fornirci tutti i dati possibili nel massimo dettaglio, poi chiudere a chiave noi quattro specialisti in una stanza e non lasciarci uscire finché non avessimo trovato una soluzione congiunta.' Anche la soluzione cui arrivarono, e cioè quella di asportare con le ruspe il terreno contaminato e sepplellirlo poco distante fu, a detta di Barltrop, sbagliata, perché la diossina c'è ancora tutta, con tutto il suo potenziale letale ancora intatto: una bomba a orologeria. Secondo lui si sarebbe dovuto inventare una molecola che, sollecitata dalla luce, si combinasse a quella della diossina, neutralizzandola. Il preparato avrebbe dovuto essere spruzzato dovunque, anche per esempio sui muri delle case, dove col sistema adottato dal governo la diossina rimase indisturbtata. Un altro errore, o secondo Barltrop una stupidaggine, fu quello di recintare la zona contaminata col filo di ferro spinato. 'Le molecole non si lasciano spaventare dall filo spinato, disse, ce ne sono altrettante di qua come di là dal filo. E nei due o tre mesi trascorsi dallo scoppio agli inizi dei lavori di bonifica il vento, la pioggia, le ruote delle automobili la hanno ormai trasportato in giro per tutto il nord Italia fino in Adriatico. Mi raccomando - concluse - non mangiare a nessun costo pesce dell'Adriatico, perché è contaminato. La diossina è cancerogena e teratogena.' Povero John. Non sapeva che il Nord Italia non ha depuratori, e che tutti gli scarichi industriali fluiscono felicemente in mare. E allora era il '1973, quando gli eroici aviatori della NATO non avevano ancora scaricato le bombe all'uranio impoverito, che non erano riusciti a sganciare sulla Jugoslavia, in Adriatico e nel Garda. Nei due decenni e mezzo trascorsi dallo scoppio dell'ICMESA le tragedie ecologiche si sono susseguite e si stanno susseguendo a ritmi tali, che ormai è diventato un lusso solo il fatto di non vivere in zona di guerra. Ciao piera
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