Re: [pace] per una mappatura del movimento contro la guerra



Caro Tiziano, ho finito da un po' di vedere i comitati a me così vicini
dei No Coke ospiti da Santoro in televisione, uno sguardo al tg che
scorreva...i britannici al rientro dall'Iran, i britannici che
reclamano dopo la partita con la polizia italiana, la madre filippina
che piange suo figlio sedicenne suicidato per la derisione continua, i
disastri ambientali e dulcis in fundo il lavaggio dei piedi del
pontefice, allora decido di aprire la posta. Ho trovato anche questo
post sul sito di Tribù ribelli. non sapevo neanche dell'esistenza di
questo appuntamento, lo mando a te e a tutti. Credo che in parte abbiano
lo stesso fine, in ogni caso esistono, anche loro. Notte...
doriana


DI RITORNO DAL GLOBAL MEETING.
Il 30-31 Marzo ed il 1° Aprile si è tenuto, al Centro Sociale Occupato
Rivolta di Venezia, il Global Meeting. L'incontro è stato globale a
tutti gli effetti: erano presenti compagni e compagne da ogni angolo del
mondo, dall'America (sia latina che del centro e del nord), dall'Asia
(particolarmente illuminante l'intervento dell'intellettuale Wang Hui
che
ha descritto molto bene la situazione tumultuosa del "sub-impero"
cinese), dalla regione mediorientale ed ovviamente da tutta Europa. Erano
perciò rappresentate gran parte delle lotte, delle conflittualità, delle
resistenze dei movimenti che si oppongono al nuovo ordine mondiale
governato da una "monarchia" statunitense in crisi, ma non disposta a
lasciare lo scettro tanto facilmente.

Il corposo ed elevato dibattito che si è sviluppato in questa tre
giorni è partito, infatti, dalla constatazione della crisi
dell'unilateralismo USA, causata dalle varie resistenze disseminate nel
globo, a cui le
classi dominanti stanno rispondendo con una riarticolazione formale del
comando che ha preso il nome di multilateralismo. Di fronte ad esso -
che certa sinistra vuol far passare come una forma più umana e
democratica di gestione del potere, ma che invece per noi è solamente una
nuova
configurazione della governance, più subdola ma ugualmente distruttiva
ed opprimente visto tra l'altro che ha perso completamente ogni
connotato neo-keynesiano - i movimenti devono saper contrapporre una nuova
fase del conflitto. Il ciclo di lotte partito da Seattle nel 1999 si è
concluso con le mobilitazioni contro la guerra in Iraq del 2003; ora
dobbiamo ripartire. Per farlo la formula che è stata proposta è quella
pattizia: le varie realtà in movimento e di movimento che hanno difeso la
loro totale autonomia dai partiti e dai governi che tentavano di
inglobarle, si sono impegnate a stipulare dei patti di lotta su obbiettivi
comuni che hanno la funzione, oltre a quella di fomentare conflitto, di
identificare un'area, un terreno condiviso in cui sviluppare il processo
costituente della moltitudine, la produzione di soggettività. Il
percorso è complesso, non lineare, non supportato da un'ideologia
organica, ma
questi sono limiti che possono trasformarsi in aspetti positivi se
riusciamo a cogliere nella sua interezza le potenzialità dei nuovi
movimenti. Dobbiamo avere il coraggio di superare le vecchie categorie e
reinventarne di nuove, non frutto - certo - della nostra fantasia ma
dell'analisi dell'idealità e delle metodologie che hanno assunto le
battaglie
sociali e di difesa del territorio di oggi.

Il fatto da rilevare e per noi ben augurante per il futuro, è che
questa descrizione della fase attuale, qui riassunta per sommi capi, e le
proposte per superare l'impasse dei movimenti formulate dai primi
relatori del venerdì mattina, sono state accolte dalla stragrande
maggioranza
dei presenti. Ciò è avvenuto non per cooptazione ideologica, ma perché
i termini con cui il capitale globale esercita il suo dominio sono gli
stessi in tutto il mondo ed anche le resistenze che i popoli pongono in
essere in America sono le medesime di quelle europee o asiatiche.
Certamente ogni paese, ogni continente, ogni lotta ha le sue
caratteristiche
peculiari ed i contesti socio-economici-politici cambiano da regione a
regione, ma in tutti i partecipanti al Global Meeting c'era la
consapevolezza di essere di fronte ad un cambiamento epocale della
struttura
del capitale che, globalizzandosi ed esplicitandosi dovunque con nuove
forme di sfruttamento, deve avere una risposta adeguata dalle
soggettività ribelli del pianeta. Anche l'assemblea tutta italiana della
domenica
pomeriggio, presenti i portavoce delle varie popolazioni in lotta del
paese (Val di Susa e Vicenza su tutte), ha ribadito la propria
disponibilità ad iniziare un percorso con queste coordinate.

In questa ricerca delle nuove istituzioni della moltitudine, in questo
percorso che si è raffigurato con la formula di "esodo costituente", il
ruolo dei Centri Sociali, per quanto riguarda quel pezzetto d'Europa
chiamato Italia, è quello di essere il centro territoriale di
ricomposizione dell'intera forza lavoro sociale. Se è l'intera vita che
è entrata
in gioco, se la forza lavoro (sempre più precaria ed immateriale) si è
molecolarizzata e non è più sindacalizzabile nelle forme del
sindacalismo novecentesco, i Centri Sociali devono cercare di ricomporre
il
lavoro sociale e di riaprire il dibattito e l'interazione con e su tutte
le
forme della vita per riportarle a dimensioni politiche. Il lavoro è
arduo, duro e dai tempi indefinibili, ma il dovere di compierlo è
sacrosanto perché le conflittualità del XXI secolo lo richiedono a viva
voce.

CSA INTIFADA

www.ecn.org/intifada









In data 5/4/2007, "tiziano cardosi" <tcardosi at indire.it> ha scritto:

>Proposta per una mappatura del movimento contro la guerra.
>
>Il 3 marzo scorso si è riunita a Firenze l'assemblea "Testardamente 
>sempre contro la guerra" che ha fatto seguito all'incontro di Vicenza 
>del 18 febbraio, organizzato dai primi firmatari dell'appello "Per il 
>ritiro dei soldati italiani dall'Afghanistan" (vedi il sito 
>www.ildialogo.org).
>
>L'assemblea ha proseguito la riflessione e la discussione iniziata a 
>Vicenza sul "movimento che vorremmo" e sulle possibili azioni collettive 
>da intraprendere.
>
>La discussione ha messo in evidenza la necessità che il movimento contro 
>la guerra recuperi la partecipazione e le azioni collettive e condivise. 
>A ciò potrebbe contribuire la ricostruzione di una rete di relazioni. 
>Sappiamo che il movimento è formato da numerosi gruppi, associazioni, 
>singole e singoli che operano contro la guerra e per la pace; la loro 
>efficacia sarebbe sicuramente maggiore aumentando la conoscenza 
>reciproca e lo scambio di informazioni.
>
>A seguito di questa riflessione l'assemblea ha approvato la proposta di 
>costruire una mappatura del movimento contro la guerra con lo scopo di 
>creare una rete di informazione, che possa diventare uno strumento utile 
>per favorire i contatti reali tra i gruppi e le persone, e quindi le 
>relazioni, la comunicazione e la collaborazione.
>
>Si è quindi formato un gruppo di lavoro che si occuperà della sua 
>costruzione. Con le informazioni che ci arriveranno sarà stilata una 
>lista e realizzata una cartina che riporterà la dislocazione del 
>movimento sul territorio italiano. Sia la lista, sia la mappa saranno 
>messe in rete con la descrizione e i collegamenti ai siti (eventuali) 
>dei gruppi, in maniera da essere condivisa e con la possibilità per 
>chiunque di aggiornarle (stile wiki).
>
>Il gruppo naturalmente è aperto a chiunque abbia voglia e interesse a 
>parteciparvi.
>
>Vi chiediamo quindi di mandare le seguenti informazioni all'indirizzo: 
>_dococchi at tin.it <mailto:dococchi at tin.it>_.
>
>- Città
>- Nome (gruppo /associazione /rete)
>- Anno in cui è iniziata l'attività
>- Ambiti di azione
>- Attività svolte
>- Materiale prodotto ( dossier, volantini, filmati, ecc.; specificare 
>anche se e come sono disponibili )
>- Indirizzo web
>- Mail di riferimento
>- Contatti sul territorio (specificare)
>- Altri gruppi attivi nella vostra città (cercheremo di contattarli 
>direttamente per chiedere le informazioni da inserire nella mappa)
>- Sit web utili ad attività di controinformazione (es. 
>ricerca/fabbricazione/commercio di armi; riconversioni di fabbriche di 
>armi; basi militari; guerre in corso; ecc.)
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