un giorno nella Tuscia: da Dico no ad Aleida Guevara



Alle 19   aspettavo il passaggio per andare a Manziana nella piazza del
mio comune Capranica, in provincia di Viterbo, sì la città dei papi.
E vedo: carabinieri, assessori febbrili al cellulare, ragazzi ben vestiti
con cravatta e camicia, donne  inesistenti, forse erano dentro in prima
fila. C'era Gasparri alla chiesa di San Francesco con un'iniziativa:
"Dico no".

Mi attardo a parlare con una collaboratrice comunale, quella che mette il
pedaggio alle auto in sosta, davanti al pensionato degli anziani, c'era
spettacolo e il tempo era mite...

Si fanno le 20 e sono al cinema Quantestorie, dove il circolo della
Tuscia ha organizzato un incontro-film-dibattito con Aleida Guevara,
dopo 40 anni dalla morte del Che.
Il cinema è pieno all'inverosimile e di inverosimili giovani, venuti-non
portati.
Ho la pretesa di riportarvi alcune cose che mi sono scritta al volo,
dette da Aleida, dette dal Che, dette e vissute.
****
Quino-Mafalda: a Mafalda non piace mangiare la minestra e se Fidel
dicesse che la zuppa è buona, non mi obbligherebbe a prenderla. Se la
critica è continua significa che il popolo pretende che pensiamo.

Il mondo non ha bisogno di eserciti armati, ma di dottori e maestri.

Ricorda Aleida, di avere visto a Madrid delle donne e una alla loro testa
con un cartello che diceva: " Noi lavoratrici notturne, noi lavoratrici
della strada, giuriamo che il signor Aznar non è figlio nostro"
Perfino le prostitute, ricorda, scesero in strada a manifestare contro la
guerra.
Eppure la guerra continua...democrazia=potere del popolo, e dov'è questo
potere se il popolo manifesta contro il governo che va alla guerra?

Dietro di me un ragazzo mormora: "Non  puoi capire quello che patimo..."

Forza e tenerezza per le donne.

All'inizio si ricorda che il Che aveva riconosciuto che tutto il mondo
ha diritto a stancarsi ma chi si stanca non sta all'avanguardia.
Aleida conclude con un "devo a mio padre di vivere la vita con dignità e
allegria".
***
E siccome le parole mi evocano e muovono, mi danza ancora dentro questo
termine avanguardia: organizzazione giovanile paramilitare fascista o
movimento politico avanzato?

Fulvio Grimaldi, organizzatore della serata, ricordava che spesso alle
manifestazioni dominano  ormai rughe e capelli bianchi anche se con
cuori da diciottenni e invece stasera...una grande folla di giovani ed
energia!

E allora ripenso ad un'altra avanguardia, che spero non si faccia
cogliere di sorpresa dalle truppe d'assalto, da qualunque parte
provengano, destra o sinistra, ma che sappia cogliere e unire quello che
c'è di nuovo o d'antico nell'aria, che si autorganizzi.
Un'avanguardia  che  non mangia zuppe riscaldate anche se buone, che 
lotta con dignità e allegria, con forza e amore, perchè la solidarietà
non è ciò che avanza ma ciò di cui gli altri hanno bisogno (e questo non
l'ho detto io)...

E non possiamo rimanere a braccia incrociate, come il servizio di
sicurezza al mio paese che ospita "Dico no", occhiali da sole e gambe
ben divaricate.

Perchè come dice la signora Aleida Guevara, pediatra: ci devono molto,
molto, quel debito non hanno ancora cominciato a pagarlo.

Doriana Goracci
2.4.2007