Re: [pace] c'era una volta...Includere-escludere



Includere-escludere, non è forse questo a cui allude la Rete quando parla
di cattura e cooptazione, di agenti di inclusione democratica dei
movimenti ? E l'alternativa e la proposta, perchè questo poi alla fine
viene domandato? "L 'unico superamento, reale, lo abbiamo praticato
noi, nella radicalità del conflitto e della diserzione, nel rifiuto dei
saperi di guerra e delle strutture della rappresentanza", così risponde
questo manipolo di "schegge".
Abbiamo lamentato da tanto l'assenza dei giovani nel movimento, che
erano invece irrotti da Seattle, con rapidità e imprevedibilità che solo
una nuova generazione che usava la rete, poteva concepire. Poi sempre
meno, poi sempre più "buoni", sempre più a lezione di "non
violenza", fino a rimanere quei 50 "cattivi" fuori, perchè di fatto
Fuori, vogliono stare dal Pranzo di gala della guerra.
E la guerra è la vita quotidiana che ci viene non proposta ma imposta da
un sistema che deve strangolare chiunque si oppone e i mezzi sono tutti
buoni. Solo essere consapevoli di questa repressione e oppressione costa
molta fatica al punto che ci si smemora con qualunque droga possibile.
Mi rendo anche conto che chi  crede onestamente nelle buone relazioni
tra lo stato e gli stati, tra i cittadini e i popoli del mondo, non ha
molta voglia di vedere accrescere ansie e conflitti, e si rimette e
ritorna a far dire in suo nome e sopratutto a far fare in suo nome.
   Chi non ascolta queste parole, chi non medita sulla loro forza, rimane
tutto dentro alle logiche dell'intruppamento, fuori dalla Storia,
quella che le donne e gli uomini  scrivono ogni giorno, invisibili e mai
letti e irrappresentabili.
Doriana Goracci


In data 28/3/2007, "Davide Bertok" <davide at bertok.it> ha scritto:

>Il Partito della non-violenza esiste ancora. Come Umanisti 
>propagandavamo e supportavamo la non-violenza prima ancora che quel 
>buffone opportunista di Bertinotti ne parlasse a Venezia (o giù di lì).
>Idee che sosteniamo ancora adesso, perché è inutile criticare Bush o Prodi 
>perché fanno guerre se poi le azioni non-violente non cominciamo a farle 
>da noi stessi.
>Comunque nei precedenti governi di centro-sinistra non è che il PRC si 
>fosse dimostrato tanto diverso, magari sarà si uscito quando si tratto di 
>votare per l'attacco alla Jugoslavia, però non è uscito quando si votò per la 
>legge Turco-Napolitano (che ha istituito i CPT) o le leggi per il lavoro 
>precario. Anche queste son forme di violenza, scusate.
>Quindi si, che se ne vadano, e che altri costruiscano una vera alternativa di 
>sinistra.
>Ciao,
>Davide
>
>On 28 Mar 2007 at 20:27, Doriana Goracci wrote:
>
>> C'era una volta il partito della non-violenza. Il suo segretario
>> sosteneva
>> che, per uscire dal Novecento, i movimenti dovevano essere pacifici.
>> Novecentesco non è conservare la vigenza della forma-partito laddove
>> ha cessato di essere valida, ma mettersi un casco per ripararsi dalle
>> manganellate della polizia era posto sullo stesso piano della strage
>> dei kulaki. Oggi quel partito è al governo: in appena dieci mesi, di
>> guerre ne stanno facendo due.
>> 
>> Oggi quel segretario è presidente della camera. Oggi quell'appello
>> alla non-violenza si dimostra per quello che era fin dall'inizio: un
>> tentativo di deprivare i movimenti della loro autonomia, per
>> subordinarli al sistema della rappresentanza politica.
>> 
>> Con linguaggio orwelliano, ci raccontano che stanno facendo la guerra
>> per costruire la pace. Col linguaggio della ragione, rispondiamo che
>> non esistono guerre buone e guerre cattive: unilaterali o
>> multilaterali, sotto l'egida dell'amministrazione Bush o dell'Onu, le
>> guerre sono dispositivi costituenti dell'ordine imperiale. C'è chi è
>> complice, e c'è chi si oppone. Tutto il resto sono chiacchiere. E oggi
>> più che mai, le chiacchiere stanno a zero.
>> 
>> Quello stesso partito, i suoi ministri e quello stesso segretario,
>> raccontavano che avrebbero "superato" i lager per migranti, al secolo
>> centri di permanenza temporanea. Non uno ne è stato chiuso: i
>> movimenti che li combattono - come è successo a Bologna - trovano
>> sulla loro strada i manganelli non-violenti della polizia.
>> Raccontavano che avrebbero "superato" la precarietà. La legge 30 e la
>> legge Moratti godono invece di ottima salute. Raccontavano che
>> avrebbero "superato" il 3+2. Nelle università non è cambiato nulla.
>> Raccontavano che avrebbero "superato" la Fini-Giovanardi. Le sole cose
>> andate in fumo, sono le loro promesse.
>> 
>> L'unico superamento, reale, lo abbiamo praticato noi, nella radicalità
>> del conflitto e della diserzione, nel rifiuto dei saperi di guerra e
>> delle strutture della rappresentanza. Attraverso i percorsi di
>> autoformazione e le lotte, nell'autogestione della produzione dei
>> saperi e nelle occupazioni, abbiamo cominciato a costruire
>> un'università autonoma metropolitana. Non un'altra università, ma
>> l'unica possibile: quella dell'autonomia del sapere vivo nella
>> metropoli produttiva. Non abbiamo bisogno di un'"altra riforma
>> possibile", perché stiamo già praticando la nostra autoriforma. Perché
>> le nostre forme di vita sono irrapresentabili, si muovono in altro
>> tempo: non riuscirete mai a catturarle perché siamo veloci, flessibili
>> e imprevedibili. Potete anche seguire i consigli del "Corriere della
>> sera", che vi suggerisce di fare ciò che il Pci non volle: essere
>> agenti di inclusione democratica dei movimenti. Trent'anni fa Lama e
>> l'arroganza di Pci e sindacato venivano cacciate dall'università di
>> Roma. Si sa: quando la storia si ripete due volte, la prima lo fa come
>> tragedia, la seconda come farsa. Oggi in nome di un rinnovato
>> compromesso storico l'ex segretario e attuale Presidente della Camera
>> viene a Lettere, invitato da Comunione e Liberazione, legittimando
>> un'organizzazione che gli studenti di questa facoltà hanno sempre
>> ripudiato.
>> 
>> Il tentativo di cattura e cooptazione, all'insegna di una governance
>> all'amatriciana, è proprio questo: una farsa. Siete destinati alla
>> sconfitta. Avete già perso. Perché la costruzione di autonomia
>> significa innanzitutto estraneità al sistema della rappresentanza.
>> Autoformazione e autogestione dei saperi significano esodo e
>> conflitto. Perché noi siamo la forza dell'autonomia dei movimenti, voi
>> la violenza della rappresentanza. Lasciate stare il Corrierone,
>> seguite il nostro di consiglio: andatevene !
>> 
>> Rete per l'Autoformazione ( La Sapienza e Roma 3)