Diserzione



Trasformare la guerra imperialista in diserzione generalizzata

di Bifo (tratto da un messaggio sulla lista neurogreen)

Come ho detto, non è mia intenzione riaprire polemiche antiche. Quel che mi
interessa è venire al punto dell'oggi. Il testo di escatelier riapre la
questione '77 per intervenire su una polemica attuale, che riguarda il
governo di centrosinistra, la politica di rifondazione comunista e la
questione della guerra.
Il governo di centrosinistra è nato morto. Per quanto mi riguarda io l'ho
scritto all'indomani delle elezioni, in un testo intitolato "il quadrato di
nove punti" (pubblicato in Rekombinant). E' nato morto perché non ha né la
volontà politica, né la capacità culturale, né la forza parlamentare per
avviare una svolta oltre l'orizzonte della guerra, e del tardo-liberismo.
Non essendo io impegnato sul piano della rappresentanza politica non mi
pongo i problemi in termini di governabilità, ma se posso esprimere
un'opinione a questo poposito dirò che a mio parere Rifondazione ha
sbagliato nel lasciar credere che andava al governo per cambiare la società
italiana (vuoi vedere che l'Italia cambia davvero). Forse sarebbe meglio
dire che questo governo è il fragile muro dietro il quale si accalca la
canaglia che abbiamo visto in piazza il 2 dicembre, e che abbiamo già visto
in azione nei cinque anni del governo Berlusconi.
A un anno di distanza il bilancio del governo Prodi è sconsolante.
L'attacco al salario e al diritto di pensionamento continua e si
intensifica. L'investimento nella scuola pubblica e nella ricerca si riduce
ulteriormente. Il privilegio della scuola privata e confessionale non si
discute. Le politiche di internamento e discriminazione schiavista non si
toccano. Solo le imprese possono essere soddisfatte. Quanto alla crescita
di cui va fiero il ministro Padoa Schioppa, leggi il libro di Roberto
Saviano per capire di cosa è fatto il prodotto nazionale lordo.
Ciononostante il ceto amministrativo di centrosinistra non ha la crudeltà e
l'incompetenza del ceto dirigente berlusconiano. Certamente non basta, ma i
miei amici migranti clandestini mi dicono che per loro la vita quotidiana è
più tranquilla rispetto a quando al governo c'era la Lega nord.
L'argomento decisivo è comunque la guerra in Afghanistan.
Cosa è questa guerra ? E' la continuazione della missione Enduring freedom,
il primo episodio della guerra preventiva infinita scatenata da un gruppo
di criminali che rapprsentano le corporation del petrolio e delle armi.
E' una guerra che viene condotta con operazioni di stampo nazista come la
detenzione illegale e clandestina, la tortura sistematica, l'eliminazione
di civili, la pianificazione di un Olocausto islamico.
Se io fossi un senatore della Repubblica italiana avrei molta difficoltà a
scegliere se favorire il ritorno al governo di una coalizione di razzisti e
di mafiosi, o favorire la prosecuzione di una guerra al cui orizzonte si
delinea lo sterminio della popolazione pashtun, e una disfatta rovinosa di
quel che resta della civiltà dei diritti.
Ma non sono un senatore della Repubblica e non mi pongo questo problema,
bensì un altro: quale esito è possibile prevedere per una guerra che
l'Occidente ha già perso e perderà tanto più rovinosamente quanto più le
forze di invasione saranno costrette ad usare metodi disumani.

Dopo il marzo 2003 opporsi alla guerra non vuol dire gran che. La guerra è
un treno in corsa che non c'è modo di fermare. Quel che si può fare è
prepararsi al momento in cui il treno giunge alla curva pericolosa e a quel
punto farlo deragliare.
Sarebbe davvero meschino se gli estensori del documento escatelier si
proponessero di speculare sulle difficoltà e sui compromessi dei
parlamentari di rifondazione per un calcolo di schieramento.
Rifondazione è destinata a fare i conti con la contraddizione insanabile
prodotta dall'inevitabile scelta governista. Invece di recriminare alle sue
spalle nella speranza forse di rosicchiare qualcosa nella concorrenza tra
partituncoli, serve ragionare sul che fare.  Serve compiere operazioni di
pace all'interno dell'inferno stesso della guerra come ha saputo fare
Emergency con coraggio ed efficacia politica straordinaria.
Serve porsi il problema di trasformare la guerra in qualcosa d'altro. Ma in
cosa? Ecco il punto, ecco la domanda a cui oggi siamo chiamati a rispondere.

Di fronte al fatto compiuto di una catastrofe che si va estendendo e che
invade progressivamente ogni spazio occorre ragionare sugli esiti di lungo
periodo. Trasformare la guerra imperialista in guerra civile rivoluzionaria
diceva Lenin dopo il 1914. Cosa diciamo noi oggi?
La prima parte di quel programma resta attuale: trasformare la guerra non
opporvisi, che nessuno sa cosa vuol dire.
Io dico che il movimento dovrebbe proporsi di trasformare la guerra in
diserzione generalizzata. Diserzione dalla guerra naturalmente, ma non
solo. L'abisso in cui sta precipitando l'Occidente prelude al cinismo, alla
violenza, al fascismo. Oppure prelude a una cultura della diserzione di cui
possiamo farci portatori. Diserzione dal lavoro salariato e dal consumo,
diserzione dalla partecipazione politica rappresentativa, diserzione dalla
violenza che dalla guerra a cerchi concentrici, si diffonde
nell'immaginario, nella vita quotidiana e nel linguaggio.