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Eversioni

Eversioni

Spesso a Bologna le iniziative di lotta sociale hanno uno strascico nell’imputazione del reato di eversione.

Tempo fa, i mezzi di comunicazione riportarono che il Capo della Procura intendeva verificare se tali imputazioni si rivelassero in grado di reggere di fronte al corso dei dibattimenti e dei gradi di giudizio. Al di là del successo o del fallimento del test giudiziario, vi è da chiedersi come mai la magistratura bolognese abbia intrapreso tale strada. Se ad esempio un gruppo di persone si autoriduce il biglietto d’ingresso al cinema - magari trattando con il proprietario - ci sono davvero gli estremi per un’ipotesi di eversione?

I cittadini più probabilmente si attendono una simile determinazione in primo luogo indirizzata a difesa della Costituzione e dell’art. 11 che, essendo stati cestinati, mettono in gioco il fine del diritto cioè il bene comune.
  
Lasciando in disparte motivazioni che possono sembrare più immediate come la volontà di protagonismo sulla scena nazionale oppure anche il rapporto più potere uguale meno paura di morire (intesa come propria finitezza) e ponendo al centro il contesto bolognese, le imputazioni di eversione balzano agli occhi in quanto direttamente mirate verso quei gruppi che fanno politica sociale; forse sono i soli gruppi. Quelli che per le proprie capacità riescono a catalizzare l’attenzione dei giovani e di coloro che desiderano essere attivi in città. Persone che si avvicinano spontaneamente con l’idea che lì si possa agire e pensare al di là dei recinti delle rappresentazioni sociali dominanti.

Si può dire che così oggi - a trent’anni dai carri armati nelle strade - ci troviamo a vivere  uno “stato di eccezione alla bolognese”. Dove le specifiche norme in vigore risultano sospese e si rivela viceversa una volontà di interpretazione e decisione forte. Volontà espressa contro il senso comune e che ha il semplice, rinnovato obiettivo sia di supremazia dell’identificazione fra politico militare e giudiziario sia di sottomissione delle espressioni sociali e culturali.       

2/3/7 – Leopoldo BRUNO



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