dopo sabato 17..



Title: @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

.. i Magnifici 7 di Vicenza non devono dissipare l'enorme successo.

 

Secondo un elenco alfabetico, i Magnifici 7 di Vicenza si chiamano: Centrisociali; Cgil; Comitati No dal Molin; Fiom; Pdci; Prc; Verdi. Ma le riflessioni che intendo fare qui, dopo la straordinaria giornata di ieri (riflessioni necessarie affinché i Magnifici 7 riescano a monetizzare l’enorme successo), hanno bisogno di un ordine diverso, non alfabetico ma politico, secondo le priorità imposte dall’agenda politica nazionale.

Ognuno per sé e tutti insieme, i Magnifici 7 hanno indubbiamente ridato voce a quegli italiani “di sinistra” che, per motivi diversi, oggi sono più o meno delusi dai primi nove mesi del governo dell’Unione.

La vicenda della nuova base americana di Vicenza è, insieme, l’anima simbolica della protesta di tutti coloro che hanno sfilato ieri, ed il nobile pretesto di un braccio di ferro che l’estrema sinistra dell’Unione sta giocando contro i moderati-riformisti, a Roma e nel Paese. Braccio di ferro non solo, e non principalmente, sulla vicenda della nuova base vicentina.

Sì, purtroppo è così: salvo clamorosi sviluppi (oggi non saprei quali..) una nuova base a Vicenza prima o poi sorgerà. Forse non sul terreno dell’aeroporto dal Molin. Forse più distante dal centrostorico vicentino. Comunque, da qualche parte intorno a Vicenza gli Usa la vogliono; gli Usa l’avranno. L’Italia è stata l’insostituibile portaerei americana e Nato nel Mediterraneo durante la guerrafredda meno di quanto lo sia effettivamente oggi: nell’era dei conflitti energetico-geopolitici globali. Questo non è cinismo, ma semplice realismo.

E allora, i Comitati No dal Molin – anima della protesta vicentina – devono durare un minuto più del governo e della giunta comunale. Obiettivo primario quel referendum consultivo che finora è stato negato, ma che potrebbe diventare – nel difficile braccio di ferro romano tra moderati ed estrema sinistra – la moneta di scambio “locale” che spinga gli americani ad accettare una dislocazione diversa della nuova base.

Oggi, Prodi ha rifatto la voce grossa – più ascoltando gli sfottò delle destre – ma Fassino, per esempio, ha detto cose nuove: segnali che non ignorano la clamorosa giornata vicentina. Per monetizzare, i Comitati No dal Molin devono tener duro. Mantengano il presidio e le tende sul terreno, e magari rilancino un’altra manifestazione nazionale, tra qualche mese. Aiutiamoli! Durare, in queste situazioni (val di Susa docet), è la cosa che costa e conta di più.

Prc, Pdci e Verdi li tratto qui in un unico blocco. Sono attori protagonisti di quel braccio di ferro romano che durerà fino alla fine di questa legislatura (che accada domani o nel 2011..) e che racconterà nei libri di storia la rilevanza o la pochezza del governo dell’Unione.

Wicenza (come ha titolato oggi il Manifesto) è stato il loro sabato magico. Alla vigilia, la posta in gioco – innanzitutto nei confronti del resto dell’Unione – era altissima: nel totale dei manifestanti e, specie per loro tre (veri partiti di lotta e di  governo), nel pacifico svolgimento della manifestazione. Non se ne ha notizia, ma non è difficile immaginare che Amato, Bertinotti, Giordano ed altri devono avere avuto le orecchie bollenti, almeno fino a sabato mezzogiorno. Tra di loro, e ognuno di loro per suo conto, chissà quante telefonate tra Roma e Vicenza, tra il Viminale e la Questura, tra uomini della Digos e capigruppo alla Camera. Tutto si doveva svolgere con l’ordine e la tranquillità che le destre temevano. Sabato sera, più di qualcuno non ha cenato contento. Da Berlusconi a Fini, da Cicchitto a Gasparri, per finire forse con l’inconscio del ministro degli Interni (spero tanto di sbagliarmi), molti hanno sperato che ci scappasse almeno uno scontro tra polizia e manifestanti, almeno una bandiera o un fantoccio yankee bruciati. Più di qualcuno, sabato sera, ha dovuto rimettere in frigo le bottiglie di spumante.

La grande riuscita di Vicenza peserà sulle prossime scadenze governative e parlamentari. Troppo alta la posta in gioco della vigilia, e troppo ben riuscita la manifestazione, perché tutto rimanga come prima.

Insomma, Prc-Pdci-Verdi non sono una federazione (nel Consiglio regionale del Veneto lavorano egregiamente insieme), ma dopo Vicenza non possono più essere tre attori allo sbaraglio, ognuno con un copione diverso, né recitare commedie a soggetto. La stragrande maggioranza dei loro elettori, e degli italiani che sperano nel cosiddetto “cambiamento”, lo pretendono.

Per certi versi, Vicenza ha visto in campo un trio analogo. Cgil, Fiom e Centrisociali, pur interessati alle stesse ragioni degli altri protagonisti, sabato 17 a Vicenza avevano di fronte una loro particolare sfida. Assolutamente inedita quanto imperdibile. L’inchiesta milanese sulle cosiddette “nuove Bierre”, con i clamorosi e numerosi arresti nei giorni immediatamente precedenti alla manifestazione, rischiava oggettivamente d’influenzare il buon esito della giornata di protesta vicentina. Cgil, Fiom e Centrisociali – al pari degli altri protagonisti – si sono impegnati nell’organizzazione della manifestazione ben prima degli arresti dei presunti neo-brigatisti. Tuttavia, è innegabile che il clima della vigilia si era intossicato specialmente per loro. Invece, per fortuna, un solo striscione del Gramigna che chiedeva una generica “scarcerazione dei compagni”, un petardo esploso davanti la Questura e qualche scritta sui muri: praticamente niente.

Da bassa partecipazione + disordini o scontri vicentini, l’inedito trio Cgil-Fiom-Centrisociali (suo malgrado accomunato dall’insorgenza neo-brigatista) avrebbe ricavato sconfitte diverse, non paragonabili. Ma, per certi versi, avrebbe pagato pegno molto più degli altri. Se non altro per il ritorno in campo – finalmente – del caro buon vecchio Servizio d’ordine. Annunciato e realizzato, invece, con successo.

Infine, le molte associazioni che mi leggeranno – qui escluse dai Magnifici 7 – non si adombrino per questo. Beati Costruttori (Valsusini No-Tav, Boyscout, ecc. ecc. ecc.) non me ne vogliano ma, questa volta più di altre, sotto i riflettori più esigenti e severi non c’erano loro. Loro, stavolta, sono stati “solo” una efficacissima massa d’urto. Tutti li ringraziamo per questo.

La marcia continua. Adelante Compañeros!

 

Lorenzo