dopo sabato 17..
- Subject: dopo sabato 17..
- From: "Conques" <conques at alice.it>
- Date: Sun, 18 Feb 2007 23:15:25 +0100
Title: @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@
.. i Magnifici 7 di Vicenza non devono dissipare l'enorme successo. Secondo un elenco
alfabetico, i Magnifici 7 di Vicenza
si chiamano: Centrisociali; Cgil; Comitati No dal Molin; Fiom; Pdci; Prc; Verdi.
Ma le riflessioni che intendo fare qui, dopo la straordinaria giornata di ieri
(riflessioni necessarie affinché i Magnifici 7 riescano a monetizzare l’enorme
successo), hanno bisogno di un ordine diverso, non alfabetico ma politico,
secondo le priorità imposte dall’agenda politica
nazionale. Ognuno per sé e tutti
insieme, i Magnifici 7 hanno indubbiamente ridato voce a quegli italiani “di
sinistra” che, per motivi diversi, oggi sono più o meno delusi dai primi nove
mesi del governo dell’Unione. La vicenda della
nuova base americana di Vicenza è, insieme, l’anima simbolica della protesta di
tutti coloro che hanno sfilato ieri, ed il nobile pretesto di un braccio di
ferro che l’estrema sinistra dell’Unione sta giocando contro i
moderati-riformisti, a Roma e nel Paese. Braccio di ferro non solo, e non
principalmente, sulla vicenda della nuova base vicentina.
Sì, purtroppo è così:
salvo clamorosi sviluppi (oggi non saprei quali..) una nuova base a Vicenza
prima o poi sorgerà. Forse non sul terreno dell’aeroporto dal Molin. Forse più
distante dal centrostorico vicentino. Comunque, da qualche
parte intorno a Vicenza gli Usa la vogliono; gli Usa l’avranno. L’Italia è stata
l’insostituibile portaerei americana e Nato nel Mediterraneo durante la
guerrafredda meno di quanto lo sia effettivamente oggi: nell’era dei conflitti
energetico-geopolitici globali. Questo non è cinismo, ma semplice
realismo. E allora, i Comitati
No dal Molin – anima della protesta vicentina – devono durare un minuto più del
governo e della giunta comunale. Obiettivo primario quel referendum consultivo
che finora è stato negato, ma che potrebbe diventare – nel difficile braccio di
ferro romano tra moderati ed estrema sinistra – la moneta di scambio “locale”
che spinga gli americani ad accettare una dislocazione diversa della nuova base.
Oggi, Prodi ha
rifatto la voce grossa – più ascoltando gli sfottò delle destre – ma
Fassino, per esempio, ha detto cose nuove: segnali che non ignorano la
clamorosa giornata vicentina. Per monetizzare, i Comitati No dal Molin devono
tener duro. Mantengano il presidio e le tende sul terreno, e magari rilancino
un’altra manifestazione nazionale, tra qualche mese. Aiutiamoli! Durare, in
queste situazioni (val di Susa docet), è la cosa che costa e conta di
più. Prc, Pdci e Verdi li
tratto qui in un unico blocco. Sono attori protagonisti di quel braccio di ferro
romano che durerà fino alla fine di questa legislatura (che accada domani o nel
2011..) e che racconterà nei libri di storia la rilevanza o la pochezza del
governo dell’Unione. Wicenza (come ha titolato oggi il Manifesto) è stato il
loro sabato magico. Alla vigilia, la posta in gioco – innanzitutto nei confronti
del resto dell’Unione – era altissima: nel totale dei manifestanti e, specie per
loro tre (veri partiti di lotta e di
governo), nel pacifico
svolgimento della manifestazione. Non se ne ha notizia, ma non è difficile
immaginare che Amato, Bertinotti, Giordano ed altri devono avere avuto le
orecchie bollenti, almeno fino a sabato mezzogiorno. Tra di loro, e ognuno di
loro per suo conto, chissà quante telefonate tra Roma e Vicenza, tra il Viminale
e La grande riuscita di
Vicenza peserà sulle prossime scadenze governative e parlamentari. Troppo alta
la posta in gioco della vigilia, e troppo ben riuscita la manifestazione, perché
tutto rimanga come prima. Insomma,
Prc-Pdci-Verdi non sono una federazione (nel Consiglio regionale del Veneto
lavorano egregiamente insieme), ma dopo Vicenza non possono più essere tre
attori allo sbaraglio, ognuno con un copione diverso, né recitare commedie a
soggetto. La stragrande maggioranza dei loro elettori, e degli italiani che
sperano nel cosiddetto “cambiamento”, lo
pretendono. Per certi versi,
Vicenza ha visto in campo un trio analogo. Cgil, Fiom e Centrisociali, pur
interessati alle stesse ragioni degli altri protagonisti, sabato
Da bassa
partecipazione + disordini o scontri vicentini, l’inedito trio
Cgil-Fiom-Centrisociali (suo malgrado accomunato dall’insorgenza neo-brigatista)
avrebbe ricavato sconfitte diverse, non paragonabili. Ma, per certi versi,
avrebbe pagato pegno molto più degli altri. Se non altro per il ritorno in campo
– finalmente – del caro buon vecchio Servizio d’ordine. Annunciato e realizzato,
invece, con successo. Infine, le molte
associazioni che mi leggeranno – qui escluse dai Magnifici 7 – non si adombrino
per questo. Beati Costruttori (Valsusini No-Tav, Boyscout, ecc. ecc. ecc.) non
me ne vogliano ma, questa volta più di altre, sotto i riflettori più esigenti e
severi non c’erano loro. Loro, stavolta, sono stati “solo” una efficacissima
massa d’urto. Tutti li ringraziamo per questo. La marcia continua.
Adelante Compañeros! Lorenzo |
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