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*La vostra pace è il nostro incubo*
- Subject: *La vostra pace è il nostro incubo*
- From: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
- Date: Sun, 18 Feb 2007 18:06:03 +0000
- Bounce-to: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
Ero a Vicenza ieri, era importante che ci fossi, io una qualunque. Ci ha fatto festa il sole. Mentre camminavamo, volavano le cifre: "siamo centomila...ma che dici di più". Non avevo mai vista una città marciare così, insieme. A Genova eravamo andati in tanti e non solo dall'Italia, le manifestazioni che seguirono furono dal 2001 enormi, ma era sempre un popolo, un movimento di persone che si spostava. Questa volta il popolo non è andato via dalla città, è rimasto a difendere la sua vita, la sua terra, uscendo per la strada, rendendosi visibile a chi è cieco, ci ha chiesto di esserci. Siamo andati, sono andata con un treno speciale da Roma, e siamo arrivati alle 8 di mattina, abbiamo avuto tutto il tempo per vedere come nasce un corteo, per capire l'umore e l'onda che si stava formando. Alled 12 ero alla testa, insieme ad un enorme spezzone di donne, quelle che da mesi si alternano ai presidi, come se non avessero altro da fare nella vita. Poi mi sono fermata per vedere, avevo gli occhi pieni di folla, sono passate quasi due ore, ogni tanto mi inoltravo, non sono mai riuscita a vedere la fine, ho saputo che in fondo c'era la Cgil ed i partiti. Chiunque poteva capire le ragioni del dissenso: i cartelli e gli striscioni, non erano stati riesumati dalle cantine, erano fatti in casa, in dialetto, in italiano, a rima baciata, in inglese, fantasiosi-cantati-sofferti-gridati-sferzanti-veri. Quando sono tornata alla stazione verso le 19 a Vicenza, ho pensato solo allora che non avevo visto la polizia, se non quei folli costosissimi elicotteri sopra la testa. Ho ripreso il treno con compagni sconosciuti e conosciuti. Il tono è stato sommesso al ritorno,non solo per la stanchezza, tutti si chiedevano cosa fare, come proseguire, c'erano tutte le "odiose" figure lì dentro i vagoni: i sinistri i cani sciolti i tesserati gli antagonisti i cobas i centri sociali i giovanissimi e gli anziani, qualche cane e qualche bambino, madri e padri senza figli e figli senza padri nè madri, le tonte come me che credono prezioso far numero con il proprio corpo. Siamo arrivati alle 2 a Roma. Ho aperto poco fa il pc e ho visto quì e là brutti commenti. Si riportano le frasi dei signori della guerra, che così voglio cominciare da oggi a chiamare, anche quelli di casa nostra. Uno per tutti mi colpisce, il ringraziamento di Amato alle forze dell'ordine. Lui ringrazia loro per l'ordine. Quale ordine? Questa linda parola ritorna sulla bocca di Prodi, quando prende a dirsi contento che la manifestazione era ordinata e che nulla cambia. Lo strano poi è che questa parola "ordine" diventa anche immagine forte e reale per ieri, dove cittadini di generi età professioni idee provenienze assai diverse hanno convissuto tranquillamente, in un unico tempo e spazio. Hanno camminato con ragione e forza, lottano , rifiutano l'arroganza e il sopruso, la violenza e il non rispetto dei patti, che non ha cittadinanze a quanto pare. Non potremmo essere nei prossimi tempi a Vicenza, loro i vicentini lo sanno, dovranno resistere da soli, ieri hanno detto centinaia di volte grazie a quelli che erano là con loro e c'erano davvero tutti quelli che potevano. Siamo tornati a casa, ci sottoporremo a sfide, sfido chi non ha problemi tra le sue quattro mura,nella sua città o paese, a sud nord e nelle isole; dobbiamo farci sempre più consapevoli e respingere e resistere come ieri a Vicenza, insieme. Oggi piove un po' dovunque, mi sto riposando, ho navigato tra foto bellissime, ho letto commenti sui commenti dei signori più o meno importanti della guerra, ho letto i commenti sui commenti di chi forse non c'è stato a Vicenza. Quì nel viterbese , molti carnevali sono stati rimandati per la pioggia, a noi ci dicono che ieri ci siamo divertiti, e ci dovrebbe bastare quel sabato di festa strapaesana, quella giornata così poco "politica" per lor signori, che invece conoscono bene i tempi della mediazione e degli affari, le strategie del potere. Per concludere questo mio diarietto senza pretese, racconto anche che tra la folla ho visto ieri tre ragazze che tenevano con le mani un pezzo di stoffa con sù scritto "la vostra pace è il nostro incubo". Che vi devo dire, mi sono sentita all'improvviso addosso una malinconia che forse non se ne è ancora andata per niente. Mi sono messa a scrivere quindi, ripensando all'incubo delle tre ragazze, al nostro incubo, passato presente e futuro, a chi ci tratta come merce da sempre, come servi, a chi ci blandisce prima di un voto, a chi ci sputa addosso dopo il voto, a chi perseguitato perchè non ha votato, a chi ci ricorda la parola pace e fa la guerra, seguendo un copione logoro e logorante, dove variano solo le maschere e la musica. E mi chiedo: sarebbe possibile immaginare che la nostra pace diventi il loro incubo?
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