La guerra del petrolio passa per Vicenza?



L'OLEODOTTO SEGRETO - LA GUERRA DEL PETROLIO PASSA DA VICENZA

Martedì 30 gennaio, per bocca del ministro della Difesa Arturo
Parisi, il governo ha assicurato che l'allargamento della base Usa di
Vicenza rispetterà le esigenze locali e che le attività operative
saranno in linea con gli accordi bilaterali Usa-Italia. Nello stesso
giorno, le cronache regionali riferivano invece della denuncia
pubblica del sindaco di Susegana (TV), Gianni Montesel, riguardante
la scoperta di un oleodotto sotterraneo esistente - pare da decenni -
tra le basi Usa di Aviano e Vicenza. La presenza segreta di tale
oleodotto, di cui i contadini locali erano peraltro da tempo a
conoscenza, era diventata non più occultabile dopo gli scavi per la
bonifica di un vecchio ordigno bellico adiacente alla tubazione;
secondo le fonti ufficiali serviva per trasportare cherosene
additivato utilizzato dagli aerei in partenza dalla base Usaf di
Aviano, ma ora, mentre viene ipotizzato un incremento della struttura
in relazione al progetto per la nuova base Usa a Vicenza, molti
sospetti prendono corpo.

Innanzi tutto, torna alla mente un'interrogazione parlamentare della
deputata Deiana (Prc) del 2004 in cui già si era parlato di questo
oleodotto collegato anche ad un deposito di carburante
dell'Aeronautica militare italiana, sito nei pressi di Vezzano (La
Spezia). Da questa interrogazione si può apprendere che i carburanti
speciali arrivano al terminai marittimo spezzino via mare e vengono
da li pompati per raggiungere i grossi serbatoi interrati che si
trovano sotto la collina di Vezzano da dove il carburante, con un
oleodotto, viene appunto fatto arrivare sino alla base di Aviano.

Ma un altro recente riferimento appare interessante. Lo scorso 29
novembre, commentando una notizia della Cnn riguardante un attacco
della guerriglia irachena agli impianti petroliferi, su un sito
professionale d'informazione si poteva leggere il seguente
commento: "Ma in Iraq il petrolio è anche oggetto di continui furti,
che non si sa più come fermare. Addirittura ci sono interi porti
clandestini, nei dintorni di Bassora, dove avviene tranquillamente
smercio e commercio (nessuno li vede, coi satelliti? Mah). Il
traffico avviene, oltre che con i furti, anche con l'acquisto di
benzina a prezzi calmierati per rivenderla a Paesi esteri".

Ora, poiché sappiamo bene chi controlla l'Iraq, qualche ipotesi
possiamo anche avanzarla: il territorio italiano, da Nord a Sud, è
disseminato di basi Usa e Nato, piccole o grandi. Chi paga tutto
questo? Secondo le regole del colonialismo, l'occupazione è
finanziata dallo stesso Paese occupato, ma solo in minima parte ciò
avviene in modo ufficiale, attraverso tasse. A suggerire qualche
risposta soccorre il dato secondo cui i container che sbarcano
soltanto nel porto della base Nato di Napoli, sono circa cinquemila
all'anno. Ufficialmente contengono "materiale militare", ma sotto
questa sigla può passare ogni genere di merce illegale clandestina,
grazie ai privilegi di extraterritorialità assicurati dai trattati
alle basi Usa e Nato.

In occasione dello scandalo del contrabbando di petrolio del 1980, in
cui risultarono coinvolti anche alti gradi della Guardia di Finanza
nonché personaggi legati alla loggia affaristico-militare P2,
attraverso il controllo delle bolle di accompagnamento che dovevano
seguire il petrolio durante il trasporto, fu possibile individuare a
Vicenza uno dei principali depositi clandestini di petrolio. Allora
non emerse alcun elemento che coinvolgesse direttamente la caserma
Ederle, ma certo la coincidenza oggi fa pensare. D'altra parte,
attualmente un analogo traffico rimarrebbe sommerso in quanto non vi
sono più le norme legislative che consentivano di scoprire un simile
contrabbando.

Vediamo solo la punta dell'iceberg, ma è già abbastanza.

Umanità Nova
Fonte: http://www.ecn.org/
Link: http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2007/un05/art4596.html