VICENZA, 17 FEBBRAIO 2007: il no del mondo agricolo alla realizzazione della base Usapresso l'aeroporto Dal Molin di Vicenza



VICENZA, 17 FEBBRAIO 2007
il no del mondo agricolo alla realizzazione della base Usa
presso l'aeroporto Dal Molin di Vicenza
L'orizzonte di guerra non può essere, neanche per ipotesi, un futuro
accettabile per nessuno.
Il movimento contro la guerra, il variegato mondo delle associazioni di
base, componenti del sindacato ed anche dei partiti politici, la gente di
Vicenza, un fiume di persone, dal basso, hanno esplicitato il rifiuto a
questo orizzonte organizzando la protesta contro l'imposizione di una
nuova base militare da costruirsi presso l'aeroporto dal Molin in Vicenza.
 AltrAgricoltura Nord Est nata nelle giornate di Genova -facendo propria
la proposta globale dei grandi movimenti contadini del sud del mondo di
costruire una nuova agricoltura, equa, solidale, rispettosa di ambiente,
animali, uomini, attorno a quel concetto della Sovranità Alimentare che
rifiuta ogni logica di guerra e promuove la partecipazione di tutti i
cittadini alle forme di governo dei territori-  trova naturale e
necessario aderire e promuovere nel mondo contadino l'opposizione a questa
nuova base di guerra in Vicenza.
I movimenti contadini, che con le loro lotte hanno saputo opporsi alle
logiche di guerra e dominio economico bloccando più volte i summit
neoliberisti dell'Organizzazione Mondiale del Commercio,  ritengono che le
politiche agricole mondiali, nazionali e regionali, per lo sviluppo sono
possibili solo se si sostanziano in  strategie sostenibili per l'ambiente,
per le economie e per la dignità del lavoro legate alle specificità dei
territori, delle diverse culture e costruite con volontà  di pace e
convivenza fra i popoli, con pari dignità, sulla base della partecipazione
e del rispetto di ogni paese e  popolazione.
Per gli agricoltori italiani dire tutti assieme No alla nuova base di
Vicenza significa potere riaprire un dibattito sull'uso dei territori,
impedirne il depauperamento irreversibile come luogo di produzione del
cibo. Il rifiuto di tutte le guerre procede di pari passo al diffondersi
dell'idea di come la produzione del cibo, la sua qualità e l'equità della
sua distribuzione siano nodi strategici per delineare l'altro mondo
possibile, consegna ai movimenti sociali compiti delicati e decisivi nel
definire strategie ed obiettivi anche della nuova questione agraria, del
lavoro della terra, della sua funzione economica , sociale e  ambientale.
Una nuova visione della questione agraria rimette in discussione il
liberismo con il suo portato di violenza ai processi naturali che hanno
come fondamento la chimica in agricoltura, le biotecnologie e la
brevettabilità del vivente.
Il ruolo dei movimenti di base in questo processo è centrale, non solo in
quanto portano alla luce gli effetti occulti delle politiche economiche
liberiste quali l'aumento senza fine della fame e della miseria che
flagella un terzo dell'umanità, la distruzione di risorse naturali come
l'acqua, la biodiversità, il clima, la terra, ma  anche per la capacità di
fare vivere nell'immaginario collettivo e pure di concretizzare
l'introduzione di regole altre per la tutela della salute delle persone,
per il diritto ad una condizione di vita che ha il suo perno nel  rispetto
più ampio di diritti universali in una società basata su uguaglianza,
solidarietà , libertà e partecipazione.
I politici ed economisti neoliberisti continuano a chiamare  tutti questi
elementi "merci", noi  li chiamiamo con il loro vero nome, ovvero "beni
comuni", patrimoni indivisibili e inalienabili dell'umanità, da difendere
dall'aggressione delle multinazionali chimiche e agroalimentari che con
feroce determinazione vogliono tradurli in  profitto esportando la loro
democrazia o attuando guerre  preventive.
Sono, infatti, non meno delle multinazionali delle armi, le multinazionali
del settore chimico e agroalimentare, quelle che hanno finanziato la
campagna elettorale di George Bush e che oggi continuano a dettarne la
politica interna negli Usa  e le azioni politiche e militari su scala
globale. Le stesse multinazionali che senza alcuno scrupolo, all'ombra
della forza militare americana, stanno imponendo il più rapido e
distruttivo cambiamento nei processi di  produzione e formazione del cibo,
violentando i delicati  equilibri, formatisi in milioni di anni,
dell'ecosistema terra con le monoculture, gli allevamenti intensivi, i
brevetti della genetica, il monopolio delle sementi, la privatizzazione
dell'acqua, il controllo a monte delle filiere, attraverso la gestione
delle grandi catene della Grande Distribuzione Organizzata nel mondo.
Mucca pazza, polli e latte alla diossina, ormoni, pesticidi, non sono,
infatti, incidenti all'interno di un percorso produttivo che resta sano
nel suo complesso, bensì il risultato di questa logica aberrante  di
produrre cibo, non finalizzato a rigenerare la vita, la forza lavoro, ma
mero strumento per creare profitto e accumulazione.
Ed è per questo che il mondo agricolo dice no alla base militare di
Vicenza.
Quel mondo agricolo che assieme alla maggioranza dei consumatori italiani
ha detto No all'uso degli Ogm e degli ormoni nel cibo, all'uso
indiscriminato della chimica di sintesi nei processi agricoli e sente,
intuisce, che la base americana è una vera minaccia alla libera scelta del
nostro popolo alternativa delle politiche delle multinazionali in larga
parte americane.
Sabato 17 febbraio troviamoci tutti a Vicenza, il concentramento del
corteo è fissato per le 14.30 di fronte alla stazione dei treni di
Vicenza.
NO ALLA BASE USA PERCHE'
Militarizzazione della città - A Vicenza e provincia ci sono già troppe
basi ed impianti militari (la caserma Ederle, Sete Pluto a Longare, la
base di Tormento, i magazzini di Torre di Q.lo, la Housing area di Vicenza
est,...) per non parlare del quartier generale della Gendarmeria Europea.
Tutto questo in una città di 110.000 abitanti!
Protezione del territorio - L'area interessata alla costruzione della base
è una vasta area verde completamente circondata dalla città, circa 500.000
mq. (che potrebbero diventare 1.250.000 se si considera anche l'aeroporto
stesso). Saranno costruiti approssimativamente 600.000 m.c., equivalenti a
1900 appartamenti da 100 mq. ciascuno.
Perdita della sovranità territoriale e nazionale - Conseguenti mancate
opportunità per un diverso sviluppo. L'intera area militarizzata (comprese
le basi esistenti) sarà superiore in estensione alla stessa zona
industriale di Vicenza e bloccherebbe definitivamente ogni possibile
scelta di sviluppo della città.
Impatto sociale - La nuova base darà alloggio ad ulteriori 2.000 soldati
con le loro famiglie a cui si aggiungeranno i dipendenti civili della
base. Questo porterà ad un incremento di 15.000 persone della popolazione
cittadina. Per non parlare dell'aumento dei militari che rientrano da zone
di guerra con il loro carico di comportamenti deviati che origina
esperienze di scontri e risse, e anche di violenze sulle donne già provate
dalla città di Vicenza.
Impatto ambientale - La base richiederà alti consumi energetici (acqua,
nergia elettrica) a basso costo per l'U.S. Army (privi di accise, Iva...)
ma ad alto carico per i contribuenti. Secondo stime accreditate i consumi
della nuova base sarebbero pari agli attuali consumi di 30.000 vicentini!
In particolare ci sarà un fortissimo aggravio per la falda idrica
vicentina.
Impatto economico - L'eventuale aumento dei posti di lavoro nella base non
compenserà la perdita per la città, stimata in tredici anni, di almeno 360
milioni di euro.

AltrAgricoltura Nord Est, C.so Australia 61 - Padova
www.altragricolturanordest.it -  e-mail:
altragricoltura at altragricolturanordest.it



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