intervista Caruso sul Corriere della Sera



«Polizia non addestrata, manganella e basta»
Il deputato di Rifondazione: la morte di un agente vale come quella di un ultrà


ROMA—Senta, onorevole Francesco Caruso: nel ricordare ai lettori che lei,
oltre ad essere un deputato di Rifondazione è anche il gran capo dei no
global meridionali, ecco lei cosa pensa di Haidi Giuliani, la mamma di
Carlo, che su Liberazione, il quotidiano del vostro partito, in un lungo
commento sulla tragedia di Catania ha scritto quanto «inutile e anzi
dannoso sia rilasciare indiscriminati attestati di fiducia e solidarietà
alle forze dell’ordine »?
«Quelle di Haidi sono parole dure e aspre, ma del tutto comprensibili se a
dirle è una mammaalla quale il figlio è stato ucciso come un cane».
Caruso, così anche lei...
«Mi ascolti: la morte ci rende tutti uguali».
Questo è noto.
«Io dico sempre che la morte di un marine, per capirci, vale quella di un
bambino iracheno».
E quella di un agente?
«Vale come quella di un ultrà. La pena, però, non deve prevalere sulla
ragione».
Provi a ragionarci su, allora.
«È evidente che la militarizzazione degli stadi non serve. Anzi, è dannosa».
Lei propone di lasciare gli stadi nelle mani dei teppisti?
«Io dico che è inutile mandare i poliziotti a fare la guerra, a fare da
cuscinetto tra le tifoserie».
Quindi?
«Innanzitutto, occorre responsabilizzare i miliardari che gestiscono il
mondo del calcio».
I presidenti delle società? «Loro. Quelli che se la intendono con i capi
ultrà. Cominciamo a dire che ai capi ultrà non devono dare solo biglietti
gratis e concedere l’allenatore più gradito,ma devono anche pagare i danni
che loro, gli ultrà, provocano».
Tutto qui?
«Torniamo ai poliziotti. Lo so che è utopistico sperare che non vengano
mandati più negli stadi. E allora, però, che almeno li addestrino come si
deve».
Può essere più chiaro?
«Io ho partecipato a qualche manifestazione... diciamo così, piuttosto
tesa, anche all’estero».
A Siviglia, al controvertice dell’Unione Europea...
«E al G8 di Evian, in Svizzera, e a quello di Edimburgo, in Scozia».
E allora?
«Allora lì i reparti di polizia danno la netta impressione d’essere
perfettamente addestrati».
Faccia un esempio.
«C’è un dimostrante che lancia una lattina? Partono in quaranta, e se lo
prendono, lo risucchiano».
Un’azione studiata.
«Ripetuta chissà quante volte. Non come la nostra polizia. Che invece... ».
Invece?
«Carica ancora come negli anni Cinquanta. Manganella nel mucchio, chi trova
trova, e se trova un ragazzino che non c’entra e inciampa, come dire, non
esita».
Sta dicendo cose gravi, onorevole Caruso.
«Dico di più: forse è il momento di riprendere in considerazione una
proposta di legge di Rifondazione, quella che chiede la possibilità di
identificare le forze dell’ordine ».
Lei dice che...
«Io dico che all’estero, spesso, è così. Sul casco hanno un numero. È più
democratico sapere chi ti sta spaccando la testa, o no?».
Fabrizio Roncone
05 febbraio 2007

Il presidente della Camera: «Non sono il suo angelo custode»
Caso Caruso, Bertinotti: «Problemi suoi»
Scoppia la polemica per le frasi del deputato no-global sui fatti di
Catania. Lui: «Insisto: non esistono morti di serie A e di serie B»


Francesco Caruso (Ansa)
ROMA - «Non intendo replicare. Non sono l'angelo custode di Caruso». Lo
dice il presidente della Camera, Fausto Bertinotti,
<http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/02_Febbraio/05/caruso.shtml>dopo
le polemiche sulle dichiarazioni del deputato indipendente eletto nelle
liste di Rifondazione Comunista sulla tragedia di Catania. «È un deputato -
aggiunge Bertinotti - e si assume la responabilità di quello che dice.
Ognuno dice la sua...». A chi gli ricorda che la Cdl lo ritiene
responsabile della candidatura di Caruso, Bertinotti replica: «Non capisco
cosa si voglia dire. Caruso lo hanno votato».
IL CASO - E mentre la maggioranza chiede a gran voce le dimissioni di
Caruso, il deputato no-global precisa quanto rilasciato in un'intervista al
Corriere. «È del tutto legittimo criticare azioni o parole altrui -
prosegue - ma mi sembra alquanto inopportuno e pretestuoso deformare e
travisare alcune dichiarazioni ad uso e consumo delle polemiche politiche,
soprattutto nel momento in cui si celebra il funerale del poliziotto
assassinato». «Io resto convinto, e lo ribadisco che dinanzi alla morte di
un bambino iracheno, di un soldato italiano, di un ultrà o di un
poliziotto, bisogna sempre chinare il capo e portare rispetto - continua
Caruso - Qualcuno ci tiene a precisare che non si può confondere il ruolo
delle vittime con quelle dei carnefici, peccato però che questi signori
rimuovano questo particolare quando a morire sono bambini innocenti
trucidati dalle bombe americane. Sarò un integralista della vita e della
pace, ma questa ipocrisia dei morti di seria A e dei morti di serie B
proprio non riesco ad introiettarla».
06 febbraio 2007

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L'autoritarismo ha bisogno
di obbedienza,
la democrazia di
DISOBBEDIENZA


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