Quando si cerca la pace perdendola



No. Quando insultate Lidia con un nome di guerra e mettete in un fascio solo
Libano e Iraq, voi sabotate l'unità dei pacifisti nella ricerca difficile, e
naturalmente articolata, di una politica di pace, preferendo sfogarvi in un
grido facile perché assoluto, che elude la responsabilità concreta.
La politica deve essere pace, e la pace deve essere politica, oltre che
bisogno e sete dolorosa del cuore umano.
E la pace si cerca coi mezzi della pace.
Ci stiamo opponendo insieme alla vergogna governativa di Vicenza, più
insieme di altri momenti.
Questa unità non va rotta insultando chi lavora per la pace anche nelle
istituzioni, con la pazienza ben orientata dei passi concreti, insieme
all'impazienza della chiarezza dei fini.
Si lavora per la pace non col dare soddisfazione alla propria rabbia, anche
giustificata, ma "trasformando il dolore in forza" (come Etty Hillesum), in
forza di amore, di ragione, di unità, di argomenti, di organizzazione.
Questo è con il "satyagraha" di Gandhi, che è la forza più grande, mentre
la rabbia che colpisce anche i vicini e i compagni è una grande
disastrosa debolezza.
Buon coraggio, buona resistenza, buona speranza!
Enrico Peyretti




----- Original Message ----- 
From: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
To: <"pace - peacelink.it <pace"@peacelink.it>; "vialebasi"
<vialebasi at liste.comodino.org>
Sent: Sunday, January 21, 2007 11:33 AM
Subject: [pace] sul prosieguo della lotta di Vicenza


> Mi ritrovo integralmente su quanto da voi scritto. Ho visitato il sito
> www.altravicenza.it, penso che ognuno di noi possa metterlo a chiusura
> di mail.E' riassuntivo, completo e stimolante nell'analisi e nelle
> prospettive di lotta.
>
>  Grazie per l'impegno dei comitati locali che ci sono e ci saranno.
> A Montecitorio c'ero e ho scritto anche su peacelink le mie impressioni,
> a modo mio.
>
>  Le ombre nere e gli avvoltoi sono assolutamente reali, da non
> sottovalutare minimamente perchè non sono fantasmi nè tantomeno nuvole
> passeggere.
> Doriana
>
> In data 21/1/2007, "red_link" <red_link at tiscali.it> ha scritto:
>
> >
> >OMBRE NERE ED AVVOLTOI SULLA LOTTA DELLE POPOLAZIONI VICENTINE CONTRO
L'AMPLIAMENTO DELLA BASE MILITARE U.S.A.
> >
> >
> >
> >Non vogliamo ritornare sul significato politico generale o sulle scelte
di strategia militare che sottendono all'ampliamento della base americana di
Vicenza. Rinviamo i compagni interessati a prendere visione della corposa
documentazione prodotta in loco dai Comitati di Lotta o all'ampia raccolta
di analisi e contributi vari presente sui siti internet *.
> >
> >Ci preme, invece, anche capitalizzando talune vicende di lotte e
mobilitazioni No War del recente passato, fare tesoro di ingenuità ed errori
che - tutti assieme - abbiamo compiuto nel corso di queste esperienze le
quali si riverberano ancora oggi a ridosso della questione vicentina.
> >
> >Le mobilitazioni di questi giorni a Vicenza sono, senza ombra di dubbio,
un segnale positivo ed incoraggiante che testimonia una presente e diffusa
volontà popolare contro questo ulteriore passaggio di militarizzazione del
territorio con l'obiettivo di determinare una rinnovata e più decisa
funzione di aggressione bellica di questa base nell'intera area d'intervento
Euro-Mediterranea.
> >
> >Una vitalità, che premia il lavoro di agitazione, di organizzazione e di
radicamento delle locali associazioni e comitati di lotta, che già si era
manifestato nella grande Manifestazione dello scorso dicembre con cui, a
stragrande maggioranza, era emersa l'opposizione senza se e senza ma
all'ampliamento della base americana.
> >
> >
> >
> >Preoccupazioni ed avvertenze che socializziamo ai compagni.
> >
> >
> >
> >L'immediata reazione di lotta all'annuncio prodiano con cui si è dato il
placet all'ampliamento della base ha costituito una accelerazione nelle
dinamiche di movimento e nel rapporto tra queste con i partiti politici ed
il governo.
> >
> >L'intero ciclo del movimento contro la guerra - almeno qui in Italia - si
è costantemente misurato ed intrecciato con l'azione della cosiddetta
sinistra radicale e con quelle opzioni miranti a ricondurre la portata
ideale e politica di questa insorgenza dentro i meccanismi di governance e
di gestione delle crisi. Costantemente, nella dialettica del movimento, sono
emersi punti di vista ed argomentazioni che, camuffandosi a vario modo,
hanno ostacolato ogni anelito di autonomia ed indipendenza dal quadro
politico e dalle compatibilità con i soggetti istituzionali. Non è questa la
sede per un compiuto bilancio politico della passata stagione del movimento
contro la guerra. Altri luoghi ed altri appuntamenti sono già convocati per
questo indispensabile confronto collettivo che diventa sempre più
necessario.
> >
> >Vogliamo, però, sommessamente, mentre riparte la mobilitazione di
Vicenza, segnalare alcune preoccupazioni che intravediamo ed avanzare alcune
utili avvertenze per non sacrificare, anche questa volta, speranze ed
obiettivi di lotta, sull'altare del politicantismo e della subalternità.
> >
> >E' bastato leggere, nelle edizioni di sabato 20 gennaio, i titoli de
"l'Unità" e di "Europa" (il giornale della Margherita), per cogliere la
esplicita soddisfazione, degli estensori di questi giornali, per gli scarsi
numeri presenti al Presidio, per protestare contro l'autorizzazione del
governo Prodi all'ampliamento della base militare americana a Vicenza,
svoltosi a Roma nella serata di venerdì 19/1.
> >
> >Quanto a Rifondazione Comunista, per chi ha partecipato a questo primo ed
importante appuntamento, indetto dai compagni di Roma, è stato facile
prendere atto del doppio volto del partito di Bertinotti: opposizione a
parole alla base militare, sostanziale diserzione al presidio. Il silenzio
di "Liberazione" al riguardo è più eloquente di ogni nostro più malevolo
commento. Quando ha preso parola lo ha fatto attraverso la Menaguerra per
sputare veleno sul presidio accusando i presenti di parassitismo senza
pudore per la sua vicenda personale che utilizzando voti dei pacifisti si
parassitariamente seduta in parlamento votando tranquillament3e le missioni
di guerra del governo.
> >
> >Crediamo, oramai, che sia a tutti chiaro che nelle rituali (.e, quasi,
infastidite) dichiarazioni di un Giordano, di un Ferrero o di un Russo Spena
non c'è traccia di alcuna volontà di rompere con l'attuale maggioranza di
governo o di offrire una qualche forma di "rappresentanza politica"
conseguente alla battaglia ingaggiata dalla popolazione di Vicenza. Come
dire: "fate pure le mobilitazioni contro la "base" e non dimenticate, al
momento delle prossime elezioni che anche noi ci siamo espressi "contro", ma
noi non possiamo contribuire a farle crescere fino al punto da mettere in
pericolo il governo".
> >
> >Emerge, così, di nuovo il cinico tentativo di utilizzare la protesta di
Vicenza sul tavolo della contrattazione (..al ribasso!) nel governo evitando
accuratamente  qualsivoglia atto di rottura formale con l'esecutivo e con le
sue politiche.
> >
> >Una scellerata azione tendente a mettere, anche su questo versante
dell'azione di governo, la sordina politica ad ogni critica verso la vigenza
dell'esecutivo di Prodi. E' un lavorio tendente a circoscrivere e
depotenziare ogni possibile saldatura tra le sacrosante proteste della
popolazione vicentina e la indispensabile ricostruzione di un efficace
movimento contro la guerra.
> >
> >Anche l'appellarsi (..con toni sempre più dimessi) ad una più chiara e
marcata exit strategy italiana dai teatri di guerra, che dovrebbe palesarsi
al momento della votazione parlamentare al decreto di rifinanziamento della
missione militare in Afghanistan, ci sembra prefigurare uno sconcertante
scenario che abbiamo già subito, nel luglio scorso, all'epoca della passata
votazione.
> >
> >Anzi le premesse politiche alla base del ritiro italiano dall'Irak (che
era già previsto e calendarizzato dal governo del Cavaliere) ed il voto di
sostegno della cosiddetta sinistra radicale allo scorso finanziamento della
missione a Kabul non hanno impedito la partecipazione militare italiana al
nuovo capitolo dell' aggressione neocoloniale in Libano e nell'intero Medio
Oriente. Ed è stato sulla scorta di quel ritrovato clima di unità
parlamentare che D'Alema ha potuto intrecciare la trama politica necessaria
per la nuova collocazione multipolare dell'interventismo del capitalismo
tricolore a partire dallo scenario Libanese.
> >
> >Una politica salutata, come un primo atto significativo di una volontà di
rottura dall'imperante unilateralismo di Bush, dal coro estasiato e
subalterno della sinistra radicale.
> >
> >Del resto che il PRC, ma anche gli altri sinistri governativi, non
vogliano seriamente disturbare il manovratore non è riscontrabile
esclusivamente dal loro posizionarsi nei confronti della questione vicentina
ma dalla collocazione/atteggiamento verso l'insieme dei provvedimenti e
delle scelte di politica economica e sociale del governo Prodi.
> >
> >Non a caso le manifestazioni contro l'invio delle truppe italiane in
Libano dello scorso 30 settembre ed il corteo tenuto a Roma al fianco della
Palestina del 18 novembre sono state pesantemente attaccate e criminalizzate
con toni scandalistici, commenti al vetriolo e strascichi giudiziari
abbondantemente esagerati rispetto alla reale dimensione di massa di queste
mobilitazioni.
> >
> >Così come ogni fischio o vivace dissenso verso Padoa Schioppa o Damiano
sta diventando l'obbligato bersaglio della squallida esecrazione ed
obbligata scelta di distinzione di questi sinistri radicali mentre si
annuncia una nuova manomissione al sistema pensionistico, si prepara lo
scippo del Tfr e si impone la logica di impresa e di privatizzazione nel
Pubblico Impiego. Senza dimenticarci delle promesse elettorali di
abrogazione della Legge 30, chiusura dei CPT e del varo di nuove "politiche
di cittadinanza"!
> >
> >
> >
> >Soggetti e protagonisti dei movimenti.
> >
> >
> >
> >Anche in occasione di questo nuovo tassello dei processi di
militarizzazione dei territori e di allestimento di nuovi preparativi
bellici abbiamo ascoltato la voce di componenti religiose e del pacifismo le
quali si sono schierate, anche in maniera veemente, contro la decisione del
governo Prodi.
> >
> >A Vicenza  numerosi esponenti religiosi sono impegnati nella costruzione
del movimento e nelle attività di mobilitazione. Lo stesso Alex Zanotelli,
in una intervista concessa al Manifesto il 20/1/07, ha usato parole di fuoco
contro il governo invitando ad azioni di disobbedienza civile e politica.
> >
> >Ci aspettavamo quindi la presenza di queste componenti già nel presidio
sotto Montecitorio, rispetto al quale non potevano neppure opporre, come in
occasione del corteo 30 settembre 2006, la pregiudiziale del settarismo
politicista. Il presidio di Montecitorio, colto anche dal Manifesto in
sintonia con la mobilitazione larga di Vicenza (tant'è che allo stesso vi ha
preso parte una folta delegazione della stessa sopportando molte ore di
viaggio in pullman) non ha registrato presenze nemmeno simboliche di queste
tendenze.
> >
> >Ciò potrebbe essere dipeso dal caso o da qualche difficoltà contingente.
Certo, pesa anche la difficoltà di un rilancio di un movimento generale che
sappia dare maggiore forza ad opposizioni vertenziali o locali. Non vorremmo
però che ancora una volta queste componenti percorrano la frequente
traiettoria che le fa esordire con le buone intenzioni verso il paradiso per
farle approdare a logoranti e inutili trattative con le controparti. Non
vorremmo che ancora una volta qualcuno voglia riproporre la demenziale
pretesa di opporsi alla privatizzazione dell'acqua cercando di portare al
corteo anche Bassolino.
> >
> >Per essere più chiari, non alziamo barriere pregiudiziali nel movimento e
ci farebbe piacere, quindi, trovarci con gli attivisti cattolici e pacifisti
in questa lotta. Sarebbe però poco utile tacere che, se dovesse palesarsi
(come già si sta palesando) la possibilità di un confronto netto ed
alternativo con il governo Prodi la nostra critica a questi compagni di
viaggio, che affettano di essere portatori di grandi novità nell'agire per
il cambiamento, che alla fin fine si riducono alla solita real politik con i
suoi inviti a volere "illuminare" gli organi istituzionali (tra cui l'ONU o
l'Unione Europea) i quali, a loro dire, potrebbero e dovrebbero tutelare gli
interessi calpestati delle popolazioni.
> >
> >Più o meno la stessa considerazione la facciamo verso quell'arcipelago
"antagonista", variamente collocato in quel che residua della stagione dei
Centri Sociali Autogestiti. Tra questi compagni è sempre stata viva la
comprensione del  rapporto esistente tra le politiche di guerra permanente e
la militarizzazione dei territori. Abbiamo, però, la sensazione (..ed il
Presidio sotto Montecitorio sembra confermarlo ampiamente) che questi
compagni operano una sottovalutazione verso i nuovi ed urgenti compiti di
mobilitazione immediata su questo terreno di scontro. La stessa utile e
giusta attenzione verso gli aspetti locali delle lotte e l'impegno militante
contro la precarietà del lavoro e della vita se disgiunti da una costante
mobilitazione contro le politiche di guerra ed i loro effetti nel fronte
interno può diluirsi in una dimensione politica assorbibile o, al più,
endemicizzabile da parte delle istituzioni.
> >
> >Ritrovare, quindi, il senso di una battaglia politica a tutto campo
riattualizzando e riverificando, in una dinamica di movimento, il grande
tema dell'indipendenza e dell'autorganizzazione dei conflitti può
contribuire alla ricostruzione di un efficace movimento contro la guerra. In
questo contesto la partecipazione alla lotta di Vicenza è un passaggio
ineludibile per ritrovare e rilanciare- al di fuori delle chiacchiere
strumentali e della inconcludente ritualità - quelle novità teoriche
abbozzate dal generale ciclo di lotte degli ultimi anni.
> >
> >I tempi tecnici e politici della questione/Vicenza non sono lunghissimi.
L'amministrazione americana intende iniziare i lavori di ampliamento della
base dopo 60 giorni dall'autorizzazione del governo italiano. Nel prossimo
mese di marzo, inoltre, è previsto il voto in Parlamento per la missione
militare in Afghanistan.
> >
> >Si addensano, dunque, appuntamenti di lotta e di mobilitazione a cui
saremo chiamati a portare il nostro contributo collettivo ed individuale: il
10 febbraio, a Bologna, si terrà il Convegno Nazionale contro le basi
organizzato dal Comitato per il Ritiro delle Truppe; il 17 febbraio la
Manifestazione Nazionale a Vicenza, alla metà di marzo il Corteo a Roma per
il ritiro delle truppe dall'Afghanistan.
> >
> >Non mancheranno, quindi, occasioni in cui emergeranno gli snodi e gli
ambiti politici e sociali su cui si fonda la politica estera del governo
Prodi, le crescenti aspirazioni imperialistiche e le sue scelte concrete. Ed
è in tali passaggi che si verificheranno le dichiarazioni di intenti, le
promesse di questi giorni e la collocazione di chi è amico dei movimenti e
non dei governi!!
> >
> >
> >
> >RED LINK
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> >Informazioni: red_link at tiscali.it
> >
> >
> >
> >* Per avere notizie aggiornate sulle mobilitazioni contro la nuova base
USA a Vicenza consultate il  sito: www.altravicenza.it
>
> --
> Mailing list Pace dell'associazione PeaceLink.
> Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html
> Archivio messaggi: http://www.peacelink.it/webgate/pace/maillist.html
> Area tematica collegata: http://italy.peacelink.org/pace
> Si sottintende l'accettazione della Policy Generale:
> http://www.peacelink.it/associazione/html/policy_generale.html
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