Iraq, Amnesty: le due esecuzioni di oggi sono un altro salto negli errori del passato



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COMUNICATO STAMPA
CS004-2007

IRAQ: PER AMNESTY INTERNATIONAL LE DUE ESECUZIONI DI OGGI SONO UN ALTRO
SALTO NEGLI ERRORI DEL PASSATO

Amnesty International ha condannato l'esecuzione, avvenuta questa mattina,
di Barzan Ibrahim al-Tikriti e Awad Hamad al-Bandar al-Sad'un, come una
brutale violazione del diritto alla vita e un'ulteriore opportunita' persa
per gli iracheni di veder rispondere del proprio operato i responsabili
dei crimini commessi sotto il regime di Saddam Hussein.

Al-Tikriti, fratellastro di Saddam Hussein ed ex capo dei servizi segreti,
e al-Sad'un, ex presidente del Tribunale rivoluzionario, erano stati
condannati a morte il 5 novembre scorso, insieme all'ex dittatore, al
termine di un processo iniquo celebrato dal Tribunale penale supremo
iracheno. Il verdetto era stato confermato dalla Corte d'appello il 26
dicembre.

'E' ovvio che Saddam Hussein e i suoi collaboratori dovessero essere
chiamati a rispondere di orribili violazioni dei diritti umani, ma cio'
avrebbe dovuto avvenire attraverso un processo equo e senza il ricorso
alla pena capitale. Le notizie secondo cui la testa di al-Tikriti si
sarebbe staccata dal corpo durante l'impiccagione non fanno altro che
enfatizzare la brutalita' di una pena gia' di per se' crudele, inumana e
degradante' - ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del Programma Medio
Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Amnesty International ritiene che un altro ex esponente del regime di
Saddam Hussein rischi l'esecuzione. Taha Yassin Ramadhan, ex
vicepresidente iracheno, e' stato condannato all'ergastolo il 5 novembre
scorso ma in appello e' stata chiesta una pena piu' alta.

Il processo celebrato dal Tribunale penale supremo iracheno non ha
soddisfatto i requisiti del diritto internazionale in materia di processi
equi. Interferenze politiche hanno compromesso l'indipendenza e
l'imparzialita' della corte, provocando le dimissioni del primo presidente
della giuria e ritardando la nomina del suo successore. Il Tribunale,
inoltre, non ha saputo prendere misure adeguate a proteggere i testimoni e
gli avvocati della difesa, tre dei quali sono stati assassinati. Lo stesso
Saddam Hussein si e' visto negare il diritto all'assistenza legale nel
corso del primo anno di prigionia e le proteste dei suoi avvocati nei
confronti delle procedure adottate nel corso del processo non sono state
prese nella dovuta considerazione da parte della corte. L'appello si e'
svolto nello stesso clima ostile e non ha rettificato alcuna delle
irregolarita' emerse nel giudizio di primo grado.

Amnesty International si oppone alla pena di morte in ogni circostanza,
ritenendola una violazione del diritto alla vita e una punizione
estremamente crudele, inumana e degradante. Dalla reintroduzione della
pena di morte in Iraq, nell'agosto 2004, vi e' stata una rapida impennata
delle esecuzioni. Nel 2006, sono state almeno 65 e molte di esse hanno
avuto luogo a seguito di processi iniqui.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 15 gennaio 2007

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