Il movimento contro la guerra riparte da Vicenza



Il movimento contro la guerra riparte da Vicenza, riparte dal
territorio. Sabato scorso a Vicenza c'è stata una grandiosa
manifestazione di trentamila persone contro l'ampliamento della base
USA Dal Molin, che viene pensata come base operativa per missioni
all'estero. La manifestazione è stata promossa da un assemblea
popolare che ha duramente lavorato sul territorio avversata sia dai
partiti di destra che da quelli di sinistra. "Sara dura"!!

«Nessuno può più ignorarci, gli americani non passeranno» di E.Camuffo

da "Il Manifesto" 5 dicembre


Dopo il successo del corteo di sabato
contro la base Usa a Vicenza, parla il portavoce dei comitati

Il meeting dell'assemblea permanente contro il Dal Molin questa sera sarà
quasi una festa. Perché le trentamila persone che sabato sono scese in
piazza per ribadire il loro no alla nuova base militare americana hanno
certamente dato ragione a quanti, all'interno dell'assemblea, in questi
mesi hanno costruito conoscenza, prima ancora che consenso, tra la
gente. Che in piazza è scesa informata e per questo ancora più decisa:
Vicenza, hanno detto i trentamila di sabato, non vuole la base. Non la
vuole al Dal Molin né da un'altra parte. Al governo Prodi chiede di
dire no agli americani anche per segnare una svolta politica rispetto
alla fase di guerra permanente globale di cui il governo Usa è
promotore. Con Francesco Pavin, portavoce dell'assemblea permanente,
facciamo un bilancio della manifestazione per capire le prospettive di
questa nuova lotta.
Trentamila persone sono stata la risposta migliore
a quanti gridavano al lupo al lupo alla vigilia, sia da destra che da
sinistra.
E' così. Quello che è successo sabato è stato straordinario.
E' stato messo in crisi il tentativo di criminalizzazione del movimento
operato sia da destra che da sinistra. Non ci aspettavamo così tanta
gente. E siamo doppiamente soddisfatti perché questo significa che il
nostro lavoro nei quartieri, nei mercati rionali, tra la gente, alla
fine ha dato i suoi frutti. La gente di Vicenza è scesa in piazza in
massa: non era scontato, visto che è difficile che la gente manifesti
in questa città. Il lavoro dei comitati popolari è stato premiato e
questo significa anche che il meccanismo, la formula dell'assemblea,
dove le decisioni vengono prese collettivamente, dove ciascuno può
portare il suo contributo che è uguale a quello degli altri, è la
formula più democratica.
Anche i partiti dovrebbero interrogarsi su
questo modo di fare politica che ormai va dalla val Susa alla Sicilia,
dalla Calabria a Venezia, a Vicenza.
In effetti la presenza dei partiti
non ha inciso particolarmente nel corteo, a livello di numeri. Tanto è
vero che nello spezzone dell'assemblea c'erano almeno diecimila persone
ed erano soprattutto i cittadini di Vicenza. Non ci siamo appiattiti né
sulla battaglia contro il comune di centrodestra né sulla questione del
referendum. Abbiamo allargato le nostre richieste al governo di Roma. E
non è un caso che dalla manifestazione sotto il Municipio a sabato
siamo passati da due-tremila persone in piazza a trentamila. E sabato
la gente scendeva in strada quando passava il corteo, in tutti i
quartieri, non solo nei quartieri interessati dalla realizzazione del
Dal Molin. Risposte le vogliamo dal governo e dal comune, come
ribadivano molti dei cartelli scritti dai cittadini. Che hanno mutuato
dalla val Susa anche lo slogan «sarà dura», trasformandolo in
«resisteremo più di qualunque governo».
Ora che succederà?
Intanto
faremo un po' di assemblee. I comitati si stanno moltiplicando anche
nei paesi e comuni vicini. Giovedì per esempio saremo a Longare, sede
di un deposito ex nucleare ancora in attività. E poi vedremo che farà
il governo. E' chiaro che Parisi è in difficoltà di fronte a una
risposta così massiccia. Può darsi che per non dire un no secco agli
americani il governo decida di prendere tempo. Se cominciano a puntare
sul referendum, passeranno almeno due mesi per avere l'approvazione del
nuovo quesito. Prendendo tempo il governo spera che siano gli americani
a rinunciare al Dal Molin. Anche perché ormai è chiaro che proporre un
sito alternativo nella stessa Vicenza incontrerebbe la stessa
resistenza. E poi agli americani serve la pista.


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"Molte persone partono con l'intenzione di cambiare il mondo, ma poi
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Reclus, 1898