R: [pace] Prodi ha ragione: un pochetto



Spero vivamente che l'Italia si svegli dal letargo ideologico nel quale è sprofondata.

Non mi piace dire l'Italia è fatta così. Non mi piace un'Italia che ha smesso di indignarsi, un'Italia che ha smesso di pensare criticamente, un'Italia inconsapevole che si è assuefatta a tutto, persino all'illegalità. So bene che non è nei progetti di chi fa politica per mestiere creare consapevolezza, perché un elettorato consapevole, quindi critico, non piace né alla destra né alla sinistra, ma non mi va di dire meglio così che peggio.Le nefandezze quando arrivano dalla propria parte politica fanno più male, perché  tolgono la speranza.
Se poi dobbiamo proprio accontentarci, penso che si possa fare molto per il bene del Paese, senza fare necessariamente scelte "radicali e di estrema sinistra" (che poi sono quelle che vorrei), che trovino d’accordo tutte le persone per bene di centro e di sinistra. Scelte politiche  che, per esempio, tendano "realmente"  ad eliminare le disuguaglianze sociali, che ormai sono esagerate in un Paese che ha dimenticato totalmente l'art.3 della Costituzione.

un caro saluto Adriana

 

 
 


-----Messaggio originale-----
Da: pace-request at peacelink.it [
mailto:pace-request at peacelink.it]Per
conto di doriana at inventati.org
Inviato: domenica 12 novembre 2006 9.10
A: Enrico Peyretti; pace at peacelink.it
Oggetto: Re: [pace] Prodi ha ragione: un pochetto


Credo Enrico che siamo da tempo abituati ad un pochetto in più, per 
farci tacitare ed un pochetto in meno per farci protestare. Il 
risultato è che siamo sempre in mezzo ad un pantano. Sabbie mobili al 
punto che il movimento di un rappresentante del popolo ci appare come 
un passo in avanti nel cammino comune. Ed anche noi ci convinciamo che 
stiamo facendo dei passi consistenti nell'agire quotidiano che prevede 
un futuro migliore. L'uso della critica, l'abbandono di certi 
stereotipi, non rientrano nel "pochetto", altrimenti diventiamo 
destabilizzanti e non propositivi. Prodi si sfoga amareggiato. Anche 
lui ha le sue ragioni, anche io avevo le mie ragioni quando 
all'indomani della prima grande manifestazione a Bruxelles contro la 
Bolkestein, lui fornì esempi osceni di applicazione della stessa. Cosa 
poteva fare di diverso, se non intimamente convinto che il riformismo 
liberista non è l'unica strada possibile? Magari quel modello pochetto 
e addirittura difficile, sarà indolore per lui ed altre categorie. Il 
cambiamento radicale a partire dal pensiero, viene sempre più 
metodicamente usato come atto irresponsabile e violento. Sopratutto 
viene a mancare l'idea del piacere singolo e plurale, che può far 
dispiacere a singoli e plurali. E ritornano tutte quelle 
considerazioni che era meglio quando si stava peggio od un poco 
meglio, che siamo divisi, che siamo morti, che ci accontentiamo di un 
pochetto, che arriviamo a pensare... alle frustrazioni e all'amarezza 
di uno che governa: noi. Mi viene in mente sai, quella donna 
palestinese che ho visto in un attimo al telegiornale dare uno 
schiaffo ad un soldato israeliano, coperto di tutto punto. Dietro a 
lei da sfondo decine di donne vestite di nero si interponevano. Lei ha 
fatto un gesto.
Sono per irrompere Enrico, interrompere questo letargo, anche se i 
tempi non sembrano davvero maturi per i pochetti ma buoni, figuriamoci 
per i tanti e cattivi.Già ma noi dove siamo? Comunicare mi sembra già 
tanto.
Buona domenica a te e a tutt*
Doriana Goracci


    Citando Enrico Peyretti <e.pey at libero.it>:

> Prodi ha ragione (almeno questa volta). Il termine "impazzito"  
> attribuito all'Italia non è lontano dal vero. Ognuno pensa solo a se 
>  stesso. Catagorie e corporazioni sono un feroce egoismo rafforzato. 
>  Sulla finanziaria guerra di tutti contro tutti, e ricatti persino  
> individuali, ponendo il proprio criterio, anche giusto, sopra tutti  
> gli altri, come unico. Oggi Barbara Spinelli dice benissimo sulla  
> Stampa, in termini colti e semplici, la verità contenuta nello sfogo 
>  di Prodi: manca la coscienza del bene comune, la previsione, la  
> ricerca di costruire insieme, cioè manca la politica, cioè la  
> socialità. L'allarme ecologico, che incombe sulla vita di tutti e  
> specialmente dei nostri nipoti, sembra mania di alcuni fissati. La  
> chiesa non aiuta, perché agisce come una forza sociale tra le altre, 
>  per ciò che preme a lei, non fa appello e non dà l'esempio di  
> sperare e agire per la salvezza, oltre la storia ma già nella  
> storia. La vita è vivere con e per gli altri (vangelo; san Paolo;  
> Gandhi; Albert Schweitzer). Chi ricorda oggi luminosamente questo  
> respiro indispensabile? Il vero insulto all'Italia è stato quello di 
>  chi ha dato del coglione a chi non fa il proprio interesse. Toccare 
>  la cassa dei ricchi è consierato sacrilegio. Morale capovolta. I  
> poveri sono corrotti e plagiati dai ricchi e votano al loro  
> servizio. La tv cretinizzante è lo strumento impugnato da Berlusconi 
>  a questo fine, da decenni. Anche la sinistra (partiti e sindacati) 
> è  inquinata dal liberismo etico (lo ha mostrato bene Armido Rizzi, 
> in  "L'erba voglio"), quasi quanto la destra, anche se i due poli 
> ideali  sussistono: diritti o interessi? Senza società solidale, di 
> soci e  non di rivali, ognuno muore, anche il ricco. Diciamo la 
> verità, e  cerchiamo anche di farla. Se siamo in tempo.
> Enrico Peyretti



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