Re: [pace] Prodi ha ragione: un pochetto



Credo Enrico che siamo da tempo abituati ad un pochetto in più, per farci tacitare ed un pochetto in meno per farci protestare. Il risultato è che siamo sempre in mezzo ad un pantano. Sabbie mobili al punto che il movimento di un rappresentante del popolo ci appare come un passo in avanti nel cammino comune. Ed anche noi ci convinciamo che stiamo facendo dei passi consistenti nell'agire quotidiano che prevede un futuro migliore. L'uso della critica, l'abbandono di certi stereotipi, non rientrano nel "pochetto", altrimenti diventiamo destabilizzanti e non propositivi. Prodi si sfoga amareggiato. Anche lui ha le sue ragioni, anche io avevo le mie ragioni quando all'indomani della prima grande manifestazione a Bruxelles contro la Bolkestein, lui fornì esempi osceni di applicazione della stessa. Cosa poteva fare di diverso, se non intimamente convinto che il riformismo liberista non è l'unica strada possibile? Magari quel modello pochetto e addirittura difficile, sarà indolore per lui ed altre categorie. Il cambiamento radicale a partire dal pensiero, viene sempre più metodicamente usato come atto irresponsabile e violento. Sopratutto viene a mancare l'idea del piacere singolo e plurale, che può far dispiacere a singoli e plurali. E ritornano tutte quelle considerazioni che era meglio quando si stava peggio od un poco meglio, che siamo divisi, che siamo morti, che ci accontentiamo di un pochetto, che arriviamo a pensare... alle frustrazioni e all'amarezza di uno che governa: noi. Mi viene in mente sai, quella donna palestinese che ho visto in un attimo al telegiornale dare uno schiaffo ad un soldato israeliano, coperto di tutto punto. Dietro a lei da sfondo decine di donne vestite di nero si interponevano. Lei ha fatto un gesto. Sono per irrompere Enrico, interrompere questo letargo, anche se i tempi non sembrano davvero maturi per i pochetti ma buoni, figuriamoci per i tanti e cattivi.Già ma noi dove siamo? Comunicare mi sembra già tanto.
Buona domenica a te e a tutt*
Doriana Goracci


   Citando Enrico Peyretti <e.pey at libero.it>:

Prodi ha ragione (almeno questa volta). Il termine "impazzito" attribuito all'Italia non è lontano dal vero. Ognuno pensa solo a se stesso. Catagorie e corporazioni sono un feroce egoismo rafforzato. Sulla finanziaria guerra di tutti contro tutti, e ricatti persino individuali, ponendo il proprio criterio, anche giusto, sopra tutti gli altri, come unico. Oggi Barbara Spinelli dice benissimo sulla Stampa, in termini colti e semplici, la verità contenuta nello sfogo di Prodi: manca la coscienza del bene comune, la previsione, la ricerca di costruire insieme, cioè manca la politica, cioè la socialità. L'allarme ecologico, che incombe sulla vita di tutti e specialmente dei nostri nipoti, sembra mania di alcuni fissati. La chiesa non aiuta, perché agisce come una forza sociale tra le altre, per ciò che preme a lei, non fa appello e non dà l'esempio di sperare e agire per la salvezza, oltre la storia ma già nella storia. La vita è vivere con e per gli altri (vangelo; san Paolo; Gandhi; Albert Schweitzer). Chi ricorda oggi luminosamente questo respiro indispensabile? Il vero insulto all'Italia è stato quello di chi ha dato del coglione a chi non fa il proprio interesse. Toccare la cassa dei ricchi è consierato sacrilegio. Morale capovolta. I poveri sono corrotti e plagiati dai ricchi e votano al loro servizio. La tv cretinizzante è lo strumento impugnato da Berlusconi a questo fine, da decenni. Anche la sinistra (partiti e sindacati) è inquinata dal liberismo etico (lo ha mostrato bene Armido Rizzi, in "L'erba voglio"), quasi quanto la destra, anche se i due poli ideali sussistono: diritti o interessi? Senza società solidale, di soci e non di rivali, ognuno muore, anche il ricco. Diciamo la verità, e cerchiamo anche di farla. Se siamo in tempo.
Enrico Peyretti