Iraq: Amnesty deplora le condanne a morte emesse nel processo a Saddam Hussein



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COMUNICATO STAMPA
CS120-2006

IRAQ: AMNESTY INTERNATIONAL DEPLORA LE CONDANNE A MORTE EMESSE NEL
PROCESSO A SADDAM HUSSEIN

Amnesty International ha deplorato la decisione della Corte penale suprema
irachena (Sict) di condannare a morte Saddam Hussein e due dei sette suoi
coimputati, al termine di un processo che e' stato profondamente viziato e
iniquo.

L'ex dittatore iracheno e' stato condannato a morte in relazione
all'uccisione di 148 abitanti del villaggio di al-Dujail, dopo un fallito
attentato del 1982 contro di lui. Il processo, iniziato nell'ottobre 2005
- quasi due anni dopo la cattura di Saddam Hussein da parte delle forze
Usa -  si era concluso nel luglio di quest'anno. Il verdetto, gia'
previsto per il 16 ottobre, era stato rinviato perche' la Corte aveva
chiesto piu' tempo per riesaminare le testimonianze. La sentenza sara'
rivista dall'organo di Cassazione della Sict e, se confermata, dovra'
essere eseguita entro 30 giorni.

'Questo processo avrebbe dovuto essere un contributo fondamentale per
ristabilire la giustizia e lo stato di diritto e per assicurare verita' e
giustizia per le massicce violazioni dei diritti umani perpetrate sotto il
regime di Saddam Hussein.' - ha commentato Malcolm Smart, direttore del
Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
'Invece si e' rivelato un affare squallido, segnato da gravi vizi che
hanno messo in dubbio la capacita' di questo tribunale di amministrare
correttamente la giustizia, nel rispetto degli standard internazionali'.

In particolare, l'interferenza politica ha compromesso l'indipendenza e
l'imparzialita' della Corte, causando l'abbandono del processo da parte
del primo presidente della giuria e bloccando la nomina di un altro. La
Corte non ha saputo prendere misure adeguate per assicurare la protezione
dei testimoni e degli avvocati della difesa, tre dei quali sono stati
assassinati nel corso del processo. Nel primo anno di detenzione, Saddam
Hussein non ha potuto avere accesso all'assistenza legale e le proteste
dei suoi avvocati, reiterate per tutta la durata del processo, riguardanti
le procedure adottate dalla Corte, non paiono essere state prese
adeguatamente in considerazione.

'Ogni imputato ha diritto a un processo equo, qualunque sia la gravita'
delle accuse nei suoi confronti. Questo fatto elementare e' stato
regolarmente ignorato nei decenni della tirannia di Saddam Hussein. La sua
caduta aveva aperto le porte al ripristino di questo principio basilare e,
allo stesso tempo, alla possibilita' di fare piena luce sui crimini del
passato. Questa opportunita' e' andata persa, tanto piu' con l'imposizione
della pena di morte' - ha proseguito Smart.

Amnesty International seguira' con molta attenzione la fase dell'appello,
in cui potranno essere presi in esame elementi sia di fatto che di
diritto. La Sict ha, dunque, l'opportunita' di rimediare ai vizi emersi
nel processo di primo grado. Tuttavia, data la grave natura di tali vizi e
il fatto che essi continuano a gravare sul processo in corso davanti alla
Sict, Amnesty International sollecita il governo iracheno a prendere
seriamente in considerazione altre opzioni, tra cui integrare il tribunale
con giudici internazionali o trasferire il processo a una corte
internazionale, un'ipotesi suggerita a settembre dal Gruppo di lavoro
dell'Onu sulle detenzioni arbitrarie.

Saddam Hussein, insieme ad altri sei imputati, e' attualmente sotto
processo davanti alla Sict per svariati capi d'accusa relativi alla
cosiddetta campagna 'Anfal', nel corso della quale, nel 1988, migliaia di
curdi iracheni furono vittime di uccisioni di massa, torture e altre gravi
violazioni dei diritti umani.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 6 novembre 2006

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224, cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it



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