[paxchristi_news] Speciale newsletter CAMPAGNA SUDAN



Scommessa Sudan: la sfida della pace dopo mezzo secolo di guerra

Grazie agli amici del Punto Pace di Cremona, in particolare alla Carla, vi
aggiorniamo sugli sviluppi della Campagna Sudan. E ormai completato
l'ultimo report che è giunto alla stampa con il titolo: "Scommessa Sudan,
la sfida della pace dopo mezzo secolo di guerra". Il report verrà
presentato alla stampa e divulgato nei prossimi giorni.
Come sempre siamo chiamati a diventare strumento di informazione e
formazione con la nostra presenza sul territorio. Mi permetto alcuni
suggerimenti per l'azione:
· Partecipare alla presentazione del report a Milano, a Cremona o a Roma
(vedi sotto luoghi e date)
· Richiedere in segreteria a Firenze alcuni testi del report e divulgarli
in giornate specifiche di sensibilizzazione accordandosi con gruppi
missionari e di solidarietà delle nostre comunità locali
· Fare nostro il lavoro della campagna che per esteso è trascritto qui
sotto (conclusioni del libro-report sul Sudan)
· Invitare per una testimonianza un abitante del Sudan che abita nel nostro
territorio
· Chiedere sostegno alla campagna presso gli enti locali
· Promuovere serate di preghiera e invocazione della pace in Africa
· Š

Si possono fare molte cose, semplici, illuminanti, provocatorie,
coinvolgenti, l'importante è che siano concrete e ci vedano, come Pax
Christi, promotori di percorsi di nonviolenza e pacificazione facendoci
voce dei nostri fratelli africani.
Riporto qui sotto le date degli incontri di presentazione del Report e
l'ultimo capitolo del libro.
Sul sito troverete ulteriori notizie e i Pdf che presentano gli incontri.

buon lavoro,
don Fabio Corazzina

"Le macchie del leopardo nessun animale riusciva a contarle, ma la
tartaruga sì; disse: sono due, gialla e nera"
proverbio africano


CONFERENZE STAMPA e INCONTRI DI PRESENTAZIONE DEL LIBRO

A Milano lunedì 6 novembre 2006 alle ore 11,30 presso la Sala Stoppani
dell'Istituto dei Ciechi, Via Vivaio, 7.

A Cremona martedì 7 novembre 2006 alle ore 18,00 presso il Centro
Pastorale, via S. Antonio del Fuoco 9°

A Roma l' 8 novembre alle ore 13.00 presso la Sala Stampa della Camera dei
Deputati, Montecitorio.
(per i giornalisti non accreditati a Montecitorio è necessaria una conferma
per la preparazione del pass di ingresso. Si prega di comunicare la
partecipazione per mail alla Segreteria della Campagna Sudan:
africa at manitese.it) 


Cosa resta da fare
Le testimonianze raccolte in questo rapporto ci hanno permesso di
effettuare un interessante "viaggio" in Sudan ad un anno e mezzo dalla
firma degli accordi di pace. Abbiamo potuto vedere un paese in fermento,
che si sta preparando, seppur tra ritardi e difficoltà, a vivere una nuova
fase storica, caratterizzata da enormi problemi ma anche da una grande
creatività: nuove istituzioni e nuovi rapporti istituzionali da
sperimentare; un nuovo modo di gestire le risorse e i proventi che ne
derivano; un'amministrazione locale tutta da costruire; milioni di
cittadini a cui garantire una casa, o da ricondurre a casa, in territori
solo apparentemente sterminati e deserti, ma che, in realtà, per anni e
anni hanno permesso la sopravvivenza di altri esseri umani, coi quali, ora,
questi cittadini dovranno imparare a convivere.
Gli accordi di pace non contengono (non potevano contenere) risposte
precise per molte di queste sfide, che, nei prossimi mesi, andranno tutte
affrontate, con equilibrio e capacità di prevedere il futuro. Anche dalle
soluzioni adottate dipende la tenuta e il consolidamento della pace, che,
per ora, ci appare fragile, seppur orgogliosa di essere stata codificata. E
ne ha tutte le ragioni: la firma dell'accordo tra il governo nazionale e
movimenti del Sud ha aperto la strada ad altri colloqui, con l'opposizione
del Nord, con i gruppi armati del Darfur e degli stati dell'Est; ha insomma
messo in moto un processo che sarà ancora lungo e faticoso ma che
difficilmente ora potrà essere fermato.
Ma il nostro "viaggio" rende anche evidente che firmare accordi di pace non
basta a "fare la pace". Anche in Sudan, come ovunque, del resto, la pace
può diventare effettiva solo mediante un processo sostenuto da
intelligenza, buona volontà e partecipazione, ma anche da molte risorse,
dalla possibilità di scambio e confronto con l'esperienza di altri, dalla
solidarietà internazionale, tutti elementi che giocano un ruolo cruciale di
stimolo, controllo e sostegno. Da questo punto di vista crediamo che
moltissimo resti ancora da fare da parte delle istituzioni e della società
civile sudanese ovviamente, ma anche e soprattutto della comunità
internazionale nel suo complesso.
Per questo la "Campagna Sudan: una pace da costruire", che ha accompagnato
l'evolversi delle condizioni politiche e sociali del Paese nell'ultimo
decennio, ponendo l'accento sul rispetto dei diritti umani e la necessità
di arrivare ad una pacificazione che permettesse lo sviluppo, ha ritenuto
di dover ora rinnovare il suo impegno, continuando a tener alto il livello
di informazione e di pressione a sostegno della "costruzione della pace".
Riteniamo che sia infatti di fondamentale importanza fare in modo che le
istituzioni e la società civile di casa nostra sviluppino un impegno serio
e concreto sui diversi piani su cui si gioca la costruzione di una pace
giusta e duratura.
Al primo posto mettiamo il sostegno ai negoziati perché si arrivi a una
pace generale in tutto il Sudan.
Al secondo posto vediamo la necessità di continuare il monitoraggio della
realizzazione degli accordi di pace in modo da poter affrontare in tempo
eventuali, e forse inevitabili, problemi che dovessero frapporsi ad
un'evoluzione positiva della situazione.
E poi lo stanziamento rapido e il controllo sull'uso delle ingenti risorse
necessarie alla ricostruzione del paese, primo passo per l'inizio di un
percorso di sviluppo che permetta una vita dignitosa a tutti i cittadini
sudanesi, e in particolare a quelli che più hanno sofferto per il
conflitto: gli sfollati, le comunità rurali, le donne.
È un impegno che vedrà la "Campagna Sudan: una pace da costruire" al fianco
della società civile sudanese e delle numerose reti internazionali che si
sono organizzate con gli stessi scopi nel corso degli ultimi anni, perché
la pace non rimanga sulla carta, ma abbia gambe per camminare tra la gente
e trasformare un paese perennemente in crisi, ed esportatore della sua
crisi nella regione, in un luogo in cui le crisi possano essere risolte
attorno ad un tavolo e con il contributo di tutti gli interessati.

L'importanza di andare avanti
Quello sudanese è stato uno dei più lunghi, complicati e frammentati
conflitti africani. Di conseguenza non appare strano che anche la
costruzione della pace appaia lunga, complicata e frammentata. Questo
rapporto è stato terminato tra giugno e luglio 2006. In quelle settimane
una serie di colloqui di pace o di tentativi di mediazione erano ancora in
corso. Purtroppo sono anche ricominciati gli scontri armati. Diamo qui una
rapida sintesi di tutto ciò.

L'Est. Per quanto riguarda le regioni orientali del Sudan, va segnalato il
tanto auspicato inizio ufficiale dei colloqui di pace tra governo centrale
ed Eastern Front. Il 19 giugno all'Asmara (capitale dell'Eritrea) il
governo di Khartoum (rappresentato da Mustapha Osman Ismail, consigliere
del presidente) e i ribelli (guidati da Musa Mohammed Ahmed) hanno firmato
una dichiarazione di principi che dovrebbe essere la base di tutti i futuri
negoziati, hanno stabilito il cessate il fuoco immediato e hanno trovato un
accordo per la "fine delle ostilità e il ritiro militare", come ha
ricordato il mediatore eritreo Yemane Gebreab. Sembra che l'Eritrea abbia
avuto un ruolo determinante nella mediazione, preceduto da un incontro a
suo modo storico, il 13 giugno a Khartoum, tra il presidente sudanese
Bashir e quello eritreo Afewerki.

Il Sud e l'Lra. Il 16 luglio è stato invece il primo giorno dei colloqui di
pace ufficiali (conclusosi con un nulla di fatto) tra Uganda e i ribelli
dell'Lra; questi si svolgono a Juba, "capitale" del Sud Sudan. Proprio il
Sud Sudan, attraverso il suo vicepresidente Riek Machar, si era proposto
come mediatore. Già dalla fine di giugno Joseph Kony, il leader dei ribelli
ugandesi, si diceva pronto ad avviare i negoziati con Kampala, dopo che
questa non aveva chiesto particolari precondizioni e aveva garantita la
-perlomeno momentanea- impunità dei ribelli. Indiscrezioni non confermate
parlavano addirittura di "amnistia". L'Lra è accusata di aver ucciso circa
100mila persone e di aver rapito 25mila bambini nel corso della ventennale
guerriglia contro il presidente Museveni. Nel 2005 la Corte penale
internazionale dell'Aja aveva emesso un mandato di arresto per crimini di
guerra contro Kony e quattro comandanti ribelli.

Darfur. Nelle regioni occidentali del Sudan invece il già fragile accordo
di pace firmato a maggio è ancor più traballante in seguito alla ripresa
degli scontri militari. Il primo attacco dopo la firma della pace è del 3
luglio: miliziani del Jem avrebbero attaccato la cittadina di Hamrat
al-Sheikh, verso il Sudan centrale. Nei combattimenti con l'esercito sono
morte 12 persone, tra cui otto poliziotti. Si sono registrati inoltre
scontri diffusi tra le due fazioni dell'Sla: quella principale comandata da
Minni Arcua Minnawi e quella dei dissidenti di Abdul Wahid al-Nur. Secondo
alcune fonti tra giugno e luglio le varie battaglie avrebbero causato oltre
80 morti. A metà luglio inoltre ci sono stati numerosi scontri nel Darfur
occidentale sembra soprattutto tra elementi di due etnie arabe rivali,
quelle degli habaniya e quelle dei rizigat. Le vittime sarebbero state un
centinaio.
Basterebbero questi tre esempi per dimostrare di come sia complessa la
situazione sul terreno in Sudan, e di come non basti firmare un pur
importantissimo pezzo di carta per garantire la pace effettiva tra le
persone. Allo stesso tempo questi tre esempi e questo intero rapporto,
dedicato al primo anno del processo di costruzione di una pace, dimostrano
che per comprendere le dinamiche che hanno causato i conflitti in Sudan (e
quindi per sperare di impostare paci durature) occorre sforzarsi di seguire
e analizzare, con pazienza e costanza, tanto le situazioni locali
specifiche delle singole regioni sudanesi quanto le caratteristiche comuni
alle diverse aree.

Campagna Sudan: una pace da costruire

Naviga e telefona senza limiti con Tiscali    
Scopri le promozioni Tiscali adsl: navighi e telefoni senza canone Telecom

<http://abbonati.tiscali.it/adsl/>http://abbonati.tiscali.it/adsl/