[Ildialogo] Considerazioni sulla petizione





Citando Paolo <paolo.lagonia at libero.it>:

     In merito alla petizione girataci da Doriana sulla revoca
dell'accordo di cooperazione militare Italia-Israele mi permetto di
intervenire per spiegare i motivi che mi inducono a non
sottoscriverla. Il conflitto israelo-palestinese, come è noto,
determina da decenni il versamento di sangue in gran parte innocente
senza che, ancora oggi, si intraveda una seppur pallida luce in fondo
al tunnel. Credo che l'errore più grande sia quello di prendere
aprioristicamente le parti dell'uno o dell'altro contendente mentre
le ragioni e i torti appartengono sia al fronte israeliano che a
quello palestinese....
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Caro Paolo ho ricevuto poco fa la mail che riporto sotto, una non notizia.
Non pensavo di risponderti anche perchè mi sembra più che legittimo
esporre il proprio punto di vista. Tu l'hai fatto in maniera assai
articolata, e potrei dire anche "molto" confutabile, d'altronde io ho
inviato la petizione che ha circolato in varie mailinglist. La fonte,
il forumpalestina, è stata non spesso, sempre, origine di dibattito
aspro anche tra le Donne in Nero.Non entro, oggi più che mai, in
queste ragioni e torti di entrambi, faccio tutto quello che è
possibile per chiedere terra per vivere a chi terra e dignità di vita
non ha. Chi ha la "sicurezza" in tasca ? Sicura mi sembra solo la
guerra con i suoi traffici di mercanti di morte e i signori che
siedono al tavolo dei negoziati che rimangono sempre tali:che di
parole sono piene  le loro tasche.
Nel frattempo aspettando il debutto di coraggiosi che tu elenchi,
altrettanti disperati coraggiosi si autoconvocano come martiri ed
eroi.Alternative?
Abbiamo, e uso il plurale perchè so che tant* di noi l'hanno fatto,
sottoscritto infinità di appelli petizioni lettere denunce anche per
quisquiglie localnazionali,altresì oggi  la prudenza, di fronte alla
questione Palestina-Israele, si materializza anche di fronte ad una
petizione?
Doriana Goracci


Dall'homepage di ansa.it:

ALBA DI FUOCO A BEIT HANUN, 18 PALESTINESI MORTI
Ynet: i responsabili militari israeliani stanno verificando se sia
dovuto a un difetto nel fuoco dell'artiglieria il bombardamento di case
civili palestinesi.
(notizia completa: <http://snipurl.com/11l1f>)

E' solo l'ennesima notizia di routine. Che i tg nazionali la diano
oppure no, nel 99% dei casi è lo stesso: nessun commento, nessuna
riflessione da parte dello spettatore. Ormai è una non-notizia.

Ora, due sono le cose: o si ammette apertamente che si tratta di
genocidio, oppure i vertici militari devono dimettersi per incapacità
militari e il governo per responsabilità politiche. Fin quando Israele
potrà continuare a chiamarli tutti "errori", prima che gli si rida in
faccia? La credibilità internazionale di Israele oggi è bassissima.

Saluti.
Giovanni

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-------- Badate bene, il mio, non vuole essere un discorso
cerchio-bottista, ma al contrario un'analisi, quanto più possibile
obiettiva, dei fatti. Senza ripercorrere le varie tappe della
vicenda, mi limito ad analizzare i punti principali della petizione,
laddove ho ritenuto di ravvisare delle inesattezze.
1- Le ultime operazioni militari del Governo israeliano nel
territorio libanese sono state determinate da una aggressione
militare perpetrata da Hezbollah sul territorio di uno Stato Sovrano.
La reazione israeliana è stata dunque giuridicamente legittima anche
se palesemente sproporzionata. Spero, dunque, che il governo risponda
di fronte ad un Tribunale Internazionale delle stragi di civili
innocenti.
2- In merito all'arresto di parlamentari eletti e di ministri
dell'attuale governo palestinese non dimentichiamo che si tratta di
appartenenti ad Hamas, un'organizzazione che non solo non riconosce
lo stato di Israele, ma ne teorizza, financo, la distruzione.
3- In quanto alla costruzione del muro, esso trova una parziale
giustificazione nella necessità da parte di Israele di proteggersi
dagli attacchi suicidi, anch'essi forieri della morte di persone
innocenti.
     Non vedo, dunque, quale apporto possa dare alla pace la revoca
dell'accordo di cooperazione militare con Israele a meno che questa
non fosse inserita in una cornice più ampia che preveda il divieto di
fornire armi a qualsiasi altro Stato.
     In conclusione, ritengo indispensabile tenere a mente due
concetti: la terra ai Palestinesi, la sicurezza a Israele. Si tratta
di due diritti, entrambi inalienabili che si intrecciano
ineluttabilmente. Se manca l'uno non può esserci l'altro e viceversa.
Speriamo che un giorno non troppo lontano in seno alle due società
emerga un manipolo di coraggiosi che ponendosi sulla scia dei Rabin,
dei Peres, dello stesso Arafat si batta concretamente perché in
quella martoriata terra regni finalmente la Pace.
Un abbraccio
Paolo


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