Iran: Prodi arruola navi e marinai italiani nella marina USA



Una leggenda indiana, riportata da Jung, sostiene che,
quando un popolo occupa la terra di un'altra
etnia, le anime dei guerrieri vinti e uccisi si
reincarnano nei discendenti dei vincitori. Forse la
stessa cosa accade per i governi: Prodi ha strappato
il comando dalle mani di Berlusconi, ma una parte non
indifferente del popolo della sinistra
deve prendere atto che lo spirito è rimasto lo stesso.
Forse il cavaliere è davvero alla fine della sua
carriera politica, ma il berlusconismo si perpetua
attraverso i suoi presunti avversari.

La cartina di tornasole è data dalla politica
militare, che aveva fatto scoppiare forti proteste
finché era gestita da Berlusconi. Riscontriamo lo
stesso livello di irresponsabilità nelle decisioni
dell'attuale governo, prova ne sia la
partecipazione alla provocatoria manovra navale,
condotta a breve distanza dalle coste iraniane. Per
farsene un'idea, pensiamo come reagirebbero
parlamento e governo se ci fosse
un'esercitazione di navi russe, cinesi, iraniane
e nordcoreane di fronte a Livorno o a Napoli.

Abbiamo criticato in tanti, dall'estrema
sinistra fino a molti settori del centrosinistra, la
vergognosa cortigianeria del governo Berlusconi verso
Bush e il governo israeliano. Molti hanno favoleggiato
di un'Italia europeista guidata da Prodi, che
conducesse una politica di pace, seguendo le orme
dell'asse franco tedesco. Noi, invece, non
abbiamo mai creduto che l'Europa borghese
potesse condurre una politica estranea ad ogni
imperialismo e alternativa a quella americana, e
abbiamo pubblicato diversi articoli che dimostravano
il carattere illusorio di tale prospettiva. Oggi
c'è la prova, perché contro l'Iran si sono
coalizzati tutti i paesi d'occidente, è
scomparsa la fronda franco-tedesca contro
l'aggressione all'Iraq.

La base per le manovre nel Golfo è nel Bahrain,
l'ammiraglia è la portaerei Eisenhower, con una
squadra di incrociatori lanciamissili, una nave spia
elettronica, una da sbarco e dragamine. L' Italia e
gli altri partecipanti hanno fornito unità d' appoggio
e motovedette. Gli USA stanno pensando ad un blocco
navale, con la scusa d'impedire alla Corea del
Nord di inviare materiali e tecnologie atomiche a
Teheran. Non mancano, come in tutte le azioni
provocatorie, le dichiarazioni sulle minacce di Al
Qaeda contro le piattaforme petrolifere, un pretesto
in più per restare in zona.

Manlio Dinucci informa che, dal 10 settembre, nel
quadro dell'operazione Enduring Freedom, gli aerei
della Enterprise hanno effettuato circa 200 missioni
in Afghanistan, in appoggio alle forze Isaf, ormai
sotto comando Nato.In questa macchina da
guerra è inserita l'Italia. Il contrammiraglio
italiano, cui è affidata la Ctf 152, è agli ordini del
vice-ammiraglio Walsh, capo del Comando centrale delle
forze navali Usa; questo dipende dal Comando centrale
Usa, il cui quartier generale è a Tampa in Florida; a
sua volta il Comando centrale dipende dal segretario
alla difesa Rumsfeld e questi dal presidente Bush. Il
contrammiraglio italiano è quindi inserito nella
catena di comando statunitense. La Ctf 152, infatti,
non fa parte della Nato ma della marina Usa impegnata
nell'operazione Enduring Freedom lanciata dal
Pentagono nel 001. (1)

Bravo Prodi! E' riuscito ad arruolare i nostri
marinai nella marina USA. Berlusconi non avrebbe
saputo far meglio.

Vediamo anche le dichiarazioni del comandante della
marina militare iraniana. La traduzione lascia a
desiderare, ma il contenuto è interessante. Sostiene
che le manovre hanno uno scopo propagandistico, perché
introducono 90 unità marine nel Golfo Persico
che è come un sacco con un unica entrata ed uscita...
la possibilità di eseguire manovre particolari per le
navi, sia di superficie che di profondità, è ridotta
perché la profondità delle acque del Golfo non
permettono azioni al di fuori delle acque con una
certa profondità e queste acque sono tutte sotto il
totale controllo della nostra marina.Queste manovre, come azione militare,
costituiscono le manovre militari più stupide mai
viste nel mondo, far entrare 90 unità in un sacco
quando si sa che la strategia militare iraniana, nel
caso di un attacco... si basa sulla immediata chiusura
dello stretto di Hormoz... (Hormoz è il nostro
Ormuz n.d.r.)
Abbiamo monitorato ogni nave, sia di superficie
che di profondità, che è entrata nel Golfo Persico,
tutte le unità si trovano nella rete di controllo
delle nostre unità, sia di superficie che di
profondità, estesa lungo tutto il Golfo Persico, siamo
informati su ogni unità, le loro posizioni e le loro
capacità, i loro armamenti e la loro tipologia di
azione e il numero di militari a bordo come anche il
nome del comandante.
Sono profondamente preoccupato dalla stupidità
del nostro nemico più che dalle loro capacità
militari, si sono messi in una situazione pericolosa,
dopo pochi minuti dal primo attacco contro di noi,
saranno annientati ma forse credono di usare la bomba
atomica per fermarci!
Infilando 90 unità tra cui molti a propulsione
nucleare, stanno causando danni incalcolabili alla
natura e vita naturale delle acque in cui noi abbiamo
interessi importanti. (2)

Occorre prendere con cautela queste affermazioni - in
molti alti ufficiali d'ogni paese si scopre il
propagandista e il "miles gloriosus"- ma
c'è una parte di verità nelle sue affermazioni:
un attacco all'Iran non sarebbe certo indolore
né per i liberatori né per Israele.

Queste e altre provocazioni fanno parte di un piano,
il cui scopo è mettere l'Iran con le spalle al
muro, o la resa incondizionata o un attacco
disastroso, peggiore di quello all'Iraq, perché
qui verrebbero impiegate armi atomiche.

Questi problemi sono stati affrontati ampiamente in
anticipo da studiosi e giornalisti di valore.

Nell'articolo, Guerra atomica contro
l'Iran, Michel Chossudovsky scriveva,
quasi un anno fa:

I media hanno inequivocabilmente indicato in
coro l'Iran come una minaccia per la Pace
Mondiale. Il movimento anti-guerra si è bevuto
le menzogne della stampa. Il fatto che gli USA e
Israele stiano pianificando un olocausto nucleare in
Medio Oriente non fa parte dell'agenda
anti-guerra e anti-globalizzazione. Gli
attacchi chirurgici vengono presentati
all'opinione pubblica come mezzo per impedire
all'Iran di sviluppare armi nucleari.

La vecchia storia degli attacchi chirurgici, che
centrano gli obiettivi senza colpire i civili,
smentita dalle continue stragi, viene continuamente
riprodotta. Evidentemente il governo degli Stati Uniti
e tanti giornalisti compiacenti pensano che il
pubblico sia composto da idioti.

Chi ha stabilito che l'esplosione delle nuove
armi tattiche nucleari, mini bombe a basso potenziale sono sicure per i
civili? Il Senato USA nel 2003. E' vero che tra
loro ci sono anche ex militari, ma la maggior parte
non sa assolutamente nulla di armi atomiche. Hanno
accettato acriticamente le dichiarazioni interessate
del Pentagono, secondo il quale le
mini-bombe  (con una potenza inferiore a
5 kilotoni) sono innocue per i civili perché le
esplosioni hanno luogo sottoterra.
Scienziati mercenari si sono prestati ad avallare tale
conclusioni.

Chossudovsky distrugge tali argomentazioni: se gettate
da 12mila metri, le bombe penetrano nel terreno per
sei metri, col terreno asciutto. Anche al limite
inferiore di potenza di 0.3-300 kilotoni
l'esplosione nucleare produce un cratere di
materiale radioattivo, e un campo letale di radiazioni
gamma su vasta scala. E aggiunge: Ognuna di
queste mini-bombe ...costituisce  in termini di
esplosione e potenziale pioggia radioattiva
una frazione significativa della bomba atomica
sganciata su Hiroshima nel 1945. Stime della potenza
per le bombe di Nagasaki e Hiroshima indicano che
furono rispettivamente di 21 e 15 kilotoni. In altre
parole le mini-bombe a basso potenziale posseggono una
capacità esplosiva pari a un terzo della bomba di
Hiroshima. (3)

Sull'uso di queste armi Mordechai Vanunu ha
detto, in un'intervista del dicembre 2005:

Il governo israeliano si sta preparando ad
usare armi nucleari nella sua prossima guerra col
mondo islamico. Qui, dove io vivo, la gente parla
spesso di olocausto. Ma ogni singola bomba nucleare
costituisce da sola un olocausto. Può uccidere,
devastare città, distruggere popolazioni
intere.

In questi giorni, in America si sviluppa
un'alleanza che comprende militari, repubblicani
conservatori e una parte dei democratici, per cercare
di impedire a Bush e a Cheney di gettarsi
nell'avventura iraniana. Nell'articolo
La rivolta dei generali alla vigilia del voto
USA, Jeff Steinberg, riporta una dichiarazione
del colonnello dell'Air Force in congedo Karen
Kwiatkowski: L'amministrazione Bush ha
piani di contingenza per bombardare i siti nucleari
dell'Iran che non hanno l'approvazione
dell'ONU. Qualche ufficiale sfaccendato della
Marina o dell'Air Force fa pressioni per colpire
l'Iran, ma le forze di combattimento di terra
già sotto stress per i dispiegamenti eccessivi sono
decisamente contrari ritenendola la peggiore delle
guerre possibili. Cita anche l'ex vice
segretario di Stato Richard Armitage, ex ufficiale di
marina, che ha detto: Se la principale forza
della regione , le Forze di Difesa Israeliane
 non riesce a pacificare un paese come il
Libano, che conta una popolazione di quattro milioni,
occorre pensarci bene prima di riproporre lo stesso
dispiegamento in Iran, che dispone di una profondità
strategica e di una popolazione di settanta milioni
... L'unica cosa che i bombardamenti sono
riusciti ad ottenere è unire la popolazione libanese
contro gli israeliani. (4)

Come si vede dalle parole appena lette, non si tratta
di avversari dell'imperialismo, ma di
un'altra corrente, interna al sistema, che si
rende conto del pericolo che un'estensione della
guerra all'Iran creerebbe per il predominio
mondiale degli Stati Uniti.

Contrariamente a quanto sostiene l'articolo, non
si tratta di ;Votare contro il partito della
guerra. L'imperialismo non può
permettersi di essere pacifico, se non a parole, e non
c'è da sperare in un cambiamento totale di rotta
in caso di vittoria dei democratici. I contrasti
all'interno della classe dirigente, tuttavia,
possono essere utilizzati se si sviluppa un movimento
radicalmente antimilitarista, il che è più probabile
in America che qui da noi.

L'Italia è in una situazione estremamente
contraddittoria, perché partecipa alle provocatorie
azioni militari degli USA e continua tranquillamente
la collaborazione in campo petrolifero e il traffico
d'armi col Medio Oriente, Iran compreso. A
dimostrarlo, bastano poche citazioni trovate in
Internet.

Il quotidiano iraniano Teheran Times intitola
Le compagnie petrolifere italiane continuano le
operazioni in Iran ignorando lo stallo nucleare
e riporta le dichiarazione del presidente dell'Eni
secondo il quale la sua azienda continuerà le
operazioni in Iran, senza considerare lo stallo sul
nucleare tra Teheran e l'Occidente e le possibili
sanzioni. Lo stesso giornale ricorda che le
operazioni dell'Eni sono in contrasto con la legge
statunitense D'Amato, che prevede sanzioni le aziende
che investono più di 20 milioni di dollari nelle
industrie petrolifere iraniane.

L'Italia, tra il 2000 e il 2004, è stata tra i
maggiori esportatori di materiali bellici in Medio
Oriente e la prima fornitrice di armi al Libano.
Chissà che le forze italiane, incaricate di bloccare
il traffico di armi verso gli Hezbollah, non incappino
in propri connazionali! I paesi occidentali,
"portatori di pace", hanno avuto, in
questi stessi anni, un traffico d'armi e munizioni
verso Iran, Sudan, Libia, Siria e Libano del valore di
327 milioni di dollari. L'Italia ha una fetta di 34,1
milioni di dollari, di cui 20 milioni di dollari con
la Siria, e 13,8 milioni col Libano. Le
esportazioni italiane a Damasco hanno riguardato parti
e accessori di mirini telescopici per carri armati,
prodotte da Galileo Avionica, la società controllata
da Selex Sensors and Airborne Systems (Finmeccanica
75%, Bae Systems 25%); nel caso del Libano, invece, le
vendite sono state di armi leggere e munizioni...
Secondo l'ONU, nel quadriennio 2000-2004 l'Italia ha
portato a casa contratti per 303 mila dollari per la
fornitura di componenti nucleari
all'Iran.(5)

Nel periodo 2000-2004, tra il governo di
centrosinistra e quello di Berlusconi c'è stata
una sostanziale continuità. Il cavaliere potrà fare
sfoggio di americanismo, andare a braccetto con
l'amico Bush, guadagnarsi una standing
ovation al Congresso degli Stati Uniti, ma
quando si tratta di affari non guarda in faccia
nessuno, proprio come gli avversari di
centrosinistra.

Quello che fa specie, non è il silenzio del governo o
della destra, ma quello di tanti
"pacifisti", dei propagandisti della non
violenza, che, regnante Silvio, avrebbero invaso le
piazze denunciando la tracotante provocazione
bellicista nel Golfo Persico, e ora parlano
d'altro, esattamente come il cavalier
Berlusconi. Siamo giunti a una union sacrée non
dichiarata, che non si ammanta di toni militareschi o
roboanti, ma si consuma nel silenzio e
nell'omertà.

Durante una visita ad Alghero, Carlo V°, infastidito
dalle continue richieste di favori e di titoli
nobiliari, uscì sul balcone, si rivolse alla folla e
nominò Todos caballeros. Se, redivivo,
assistesse a una seduta parlamentare, dovrebbe
verificare che dalla destra fino alla cosiddetta
sinistra radicale, sono "Todos
Berluscones"

3 novembre 2006

Note:

1) War game nel Golfo persico, marina italiana
in prima fila. Manlio Dinucci, Fonte:
http://www.ilmanifesto.it/ 1.11.06

2) Il Comandante della Marina Militare Iraniana
Ammiraglio Kuchiaki: 01 novembre 2006
http://www.iran.splinder.com

3) Guerra atomica contro l'Iran di
Michel Chossudovsky da Indymedia, 27 gennaio
2006-11-01

4) La rivolta dei generali alla vigilia del
voto USA, di Jeff Steinberg (EIR del 3 novembre
2006) Movimento Internazionale per i diritti civili
 Solidarietà

5) Le citazioni sono prese da due articoli: Gli
strani rapporti tra Italia ed Iran e
Italia, export armi -- 34,1MLN dollari in
2000-2004, http://blog.blogosfere.it.


(5 novembre 2006)


Michele Basso
http://www.sottolebandieredelmarxismo.it/