Chi Global? I numeri della globalizzazione



Chi global? È una questione di numeri

 

Milano, 2 novembre 2006

Rinnoviamo l'invito a partecipare al convegno "Chi Global? Cittadini di un mondo tra centri e periferie" che si svolge a Riva del Garda il 4 e 5 novembre 2006 presso il Centro Congressi.

 

I numeri della globalizzazione contribuiscono a sgomberare il campo dalla retorica.

 

Commercio internazionale

Nel 2005 il commercio internazionale è cresciuto (in termine reali) del 6%. A chi giova?   

Un esempio concreto: dal 1994 al 2006 il Messico ha stipulato 11 Trattati di libero commercio con oltre 40 Paesi. I Trattati avrebbero dovuto portare lavoro e investimenti. Nel 2005, il Messico ha attratto 17.600 milioni di dollari di Investimenti diretti esteri; nello stesso anno il valore delle rimesse dei cittadini messicani emigrati all'estero ha raggiunto quota 20.035 milioni di dollari. 500.000 persone, lo 0,5% della popolazione, emigrano ogni anno negli Stati Uniti d'America.

Gli Stati Uniti d'America non stanno meglio: solo nell'agosto del 2006, il deficit commerciale degli Usa è stato di 69,9 miliardi di dollari.

 

La Cina

Nel 2005 l'import cinese è cresciuto dell'11,5%. L'export del 25%. E da domani a domenica, Pechino tratta con l'Africa, la nuova frontiera del mercato. Quali garanzie che non si tratti di una nuova colonizzazione?

 

L'agricoltura e l'urbanizzazione

Solo il 10% della produzione agricola mondiale viene immesso sui mercati internazionali. Il libero commercio impone un modello agricolo basato sull'agricoltura industriale, la concentrazione della proprietà della terra, l'utilizzo di fertilizzanti e prodotti chimici, i sussidi all'esportazione dei prodotti agricoli. Le conseguenza sono la fine dell'agricoltura di sussistenza e l'aumento delle povertà nelle campagne.

Questo va aumentare il flusso migratorio verso le città e la povertà: nel 1950 tra le 10 città più grandi comparivano solo 3 città dei Paesi in via di sviluppo (Shangai, Buenos Aires, Calcutta); nel 2005, tra le 10 città più grandi ci sono solo 2 città dei Paesi più ricchi (New York e Tokyo). Nel 2030, tra le 10 città più grandi la sola megalopoli "ricca" sarà Tokyo.

La popolazione urbana cresce in modo vertiginoso: nel 1950, il 29% della popolazione mondiale risiedeva in città. Nel 2000 era il 47%. Nel 2030, il dato arriverà al 61%.

 

Intanto, 853 milioni di persone soffrono la fame, anche se il sistema produce derrate alimentari sufficienti a sfamare 12 miliardi di individui. La Banca mondiale scrive che 2,5 miliardi di persone vivono con meno di 2 $ al giorno, mentre 781 milioni di adulti sono analfabeti (il 64% sono donne).

Secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro, 217 milioni di bambini vengono sfruttati (126 milioni svolgono attività pericolose o illecite).

 

Conseguenze: sviluppo del bambino non adeguato, analfabetismo, perpetrazione di fenomeni di sfruttamento...circolo vizioso che aumenta la povertà.

 

Armi

Nel 2005, 1.118.000.000.000 di dollari hanno alimento il bisogno di sicurezza dei pochi centri di potere ed élite globali. È il volume dalla spesa militare nel mondo (507 miliardi di dollari, il 48% del totale, gravano sull'indebitato bilancio pubblico degli Stati Uniti d'America). A livello globale, la spesa militare rappresenta il 2,5% del Pil mondiale. Fanno 172 dollari a testa, (in Italia sono 468 dollari).

Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina spendono ogni anno 22 miliardi di dollari per l'acquisto di armi. Secondo le Nazioni Unite, per eliminare l'analfabetismo sono sufficienti 10 miliardi di dollari l'anno, e altri 12 miliardi per ridurre la mortalità infantile e materna.

 

639 milioni: le armi piccole e leggere nel mondo

 

Lavoro e libero commercio

La globalizzazione produce disoccupazione di massa. Le nostre Università formano lavoratori precari.

Il numero dei giovani disoccupati nel Mondo è passato, negli ultimi dieci anni, da 74 a 85 milioni (+ 14,8%). I giovani senza lavoro rappresentano il 44% del totale dei disoccupati nel mondo (ma solo il 25% della forza lavoro). Il tasso di disoccupazione giovanile (13,5%) è molto più alto di quello degli adulti (4,6%, nel 2005).

300.000.000 giovani lavoratori sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno. Un terzo dei giovani dell'Europa centrale e orientale non lavora e non va a scuola.

 

E l'Italia?

L'Istat ci dice che gli italiani poveri sono 7.577.000. Il 22,7% della popolazione del Sud Italia  vive in condizioni di povertà (13,1% la media nazionale). Oltre 4.000.000 di persone sono legate al proprio datore di lavoro da rapporti precari, e le società iscritte all'albo delle agenzie di lavoro interinale presso il Ministero del Lavoro sono 73. Qualcuno le conosceva 10 anni fa?

Manteniamo, però, alcuni primati. Tra i Paesi dell'area OCSE, siamo primi nell'indice di povertà (Human poverty index), che misura l'esclusione sociale, lo standard di vita, la qualità dei servizi (dato elaborato dall'Undp-United Nations Development Programme).

 

Siamo al settimo posto come Paese esportatore di armi (1.361.000.000 di euro le autorizzazioni all'esportazione di materiali d'armamento rilasciate dall'Italia) e la spesa militare italiana nel 2005 ha toccato i 27.200.000.000 di euro.

Solo 600.000.000, invece, sono i fondi per la Cooperazione allo sviluppo nel progetto di Finanziaria 2007.

 

7 italiani su 10 hanno un autovettura (siamo al secondo posto in Europa, secondi solo al Portogallo).

 

Sono centinaia gli esempi che potremmo fare, sono centinaia i rapporti pieni di numeri, sono migliaia gli impegni assunti dai Governi.

 

E noi torniamo a chiederci CHI GLOBAL? Cittadini sempre più in periferia...

 

Per informazioni:

Ufficio Stampa Mani Tese - 02/4075165