"L'inferno israeliano sul Libano, le responsabilità del governo Olmert - di Patrizia Viglino"



Segnaliamo due nuovi articoli nella rubrica "Minority Report. Tracce di
news dal Medio Oriente" su Information Guerrilla
http://www.informationguerrilla.org/cat/minority-report

IL GOVERNO OLMERT di Patrizia Viglino (Information Guerrilla)

Oltre 250 civili libanesi sono stati uccisi, compresi donne e bambini
mentre è incalcolabile il numero dei feriti. Oltre 100 palestinesi sono
stati massacrati a Gaza durante attacchi portati con navi, carri armati e
soprattutto con caccia F-16, elicotteri da combattimento, droni senza
pilota.
Questa volta si respira un clima da resa dei conti e anche sul fronte
israeliano molte cose sono cambiate. Nel sondaggio dell'ultima ora
riportato da The Guardian, solo il 17% degli israeliani pensa che la
prossima mossa del governo debba essere basata sul cessate-il-fuoco e i
negoziati, rompendo la tradizionale forza di opposizione che la sinistra
israeliana aveva sempre avuto nei momenti peggiori.
Fin dall'inizio della campagna militare Summer Rain a Gaza, la stampa
internazionale ha sottostimato la gravità degli attacchi contro i civili e,
questa volta, anche la stampa israeliana è stata costretta a schierarsi con
il governo in modo acritico.

Dietro il governo Olmert ci sono i generali, quelli che, per dirla con Ilan
Pappe, non aspettavano altro che di trasformare il conflitto "a bassa
intensità" in una guerra "vera".
Il governo Olmert è stata la vera calamità di Israele. Il partito Kadima è
nato a tavolino per sponsorizzare il progetto di Ariel Sharon di acquisire
e mantenere il controllo dei territori palestinesi una volta per sempre,
relegando quelli che certi "intellettuali" di destra teocon chiama "gli
arabi", all'interno di un sistema di apartheid o condannandoli alla fuga
come rifugiati. Purtroppo il marketing che ha caratterizzato il così detto
piano di "disimpegno" da Gaza (estate del 2005) ha funzionato bene con la
maggioranza della stampa che ha preferito a quel tempo non porsi le due
domande cui ha dato risposta Tanya Reinhart in un suo articolo. Le domande
erano: Israele ha davvero lasciato la Striscia? E, cosa significa,
"disimpegno"? No, Israele non ha mai avuto l'intenzione di lasciare la
Striscia di Gaza, ha solo preferito controllarla dall'esterno e impiegare
soldi e truppe (che usava per proteggere un pugno di coloni) per rafforzare
la colonizzazione della Cisgiordania.
Olmert è diventato presto l'ideale erede di Sharon, del falco Sharon. L'ha
voluto emulare prima con la presa della prigione di Gerico quando ha fatto
carta straccia degli accordi internazionali stipulati nel 2002 tra Israele
e Palestina e mediati da Stati Uniti e Inghilterra. A Gerico Olmert ha
usato per la prima volta il pugno di ferro, comportandosi da generale, lui
che non era andato oltre una propaganda di incitamento all'espulsione dei
palestinesi da Gerusalemme est, negli anni che era stato sindaco di
Gerusalemme Ovest.
Con esternazioni sui futuri progetti di Israele in Cisgiordania,
riguardanti il piano di "disimpegno 2" e l'acquisizione con la forza di
tutti i più importanti blocchi colonici della Cisgiordania (importanti per
grandezza e posizione strategica di controllo delle risorse naturali),
Olmert aveva iniziato la sua campagna elettorale, ma è solo a Gerico che
l'ha vinta, attirandosi le stime dell'elettorato di destra tanto da
riuscire a rubare voti persino a Nethanyau che della destra israeliana era
stato uno dei padri.

Impressionante l'appoggio che il governo Olmert ha ricevuto non solo dai
governi occidentali, prevedibile del resto, trattandosi di un governo
liberamente eletto, ma anche dalla stampa, che si è presentata al cospetto
del nuovo re di Tel Aviv con devozione e soggezione. Si sarà trattato di un
abbaglio? Per il giornalismo del nostro paese può essersi trattato solo e
sempre di autocensura, di mancanza di spirito critico, di pochezza nel
comprendere per tempo dove Olmert stava andando. Dal nostro punto di vista
era necessario criticare apertamente sia il piano di annessione in
Cisgiordania, che l'espulsione dei palestinesi da Gerusalemme Est. Lì si
trovava il calderone, lì stava ribollendo la terribile piega che i fatti
hanno assunto poi a Gaza e infine in Libano.
Olmert è stato l'uomo giusto per una parte cospicua di Israele che anelava
chiudere una volta per sempre la partita con la rivolta palestinese. Ad
approfittarne sono stati gli Stati Uniti che hanno soffiato a lungo sul
fuoco della prossima guerra. Olmert è l'uomo del disastro, è l'uomo che sta
distruggendo Israele, minando ogni possibile negoziato futuro. Con il suo
unilateralismo a oltranza basato sulla legge del più forte sta portando
israeliani e palestinesi sull'orlo di una catastrofe dove a dominare sarà
la legge della jungla. D'ora innanzi, a cadere nel baratro saranno in molti.

Ilan Pappe, il più importante storico vivente, ha scritto di una pulizia
etnica in corso ai danni dei palestinesi.
Questo 2006 è per i palestinesi una nuova Nakba, una catastrofe e delle
peggiori. La comunità internazionale, in particolare l'Europa, li ha
abbandonati al loro destino di sofferenza e di morte e non ha mosso un dito
quando la Striscia di Gaza è precipitata in una complice catastrofe
umanitaria. In Cisgiordania i raid militari e gli arresti di massa sono
compiuti all'ordine del giorno. Donne e bambini, ma anche lavoratori in
fila, in attesa di ricevere il permesso di lavoro per Israele, vengono
raccolti in massa e sequestrati da Israele, senza nemmeno un capo di
accusa, solo perché palestinesi. Misure sempre più restrittive impediscono
ai palestinesi con passaporto straniero di tornare a casa in Cisgiordania e
migliaia di persone sono state allontanate con la forza da Gerusalemme Est
sempre più occupata militarmente.
La quotidianità palestinese è una realtà di reclusione grazie anche alla
illegalità del Muro. Un sistema di carcerazioni è il futuro che Israele
vuole per i palestinesi. Le città o ampie porzioni di territorio come la
Striscia di Gaza si sono trasformati in una serie non contigua di prigioni
a cielo aperto, la gente vive in aree chiuse come bantustan, in campi
profughi e villaggi tagliati fuori dal resto del mondo; i prigionieri
politici sono stipati in tende militari sovraffollate e passano il tempo
seduti e legati sotto il tiro delle armi, senza neanche lo spazio per tutti
per potersi sdraiare; in Israele prigioni più sofisticate sono vietate ad
avvocati e familiari, ma munite di torturatori altrettanto sofisticati,
come e quanto quelli dei campi di prigionia della Cisgiordania. Rifiutarsi
di prendere in considerazione questa realtà è un atto criminale.
Nel frattempo continuano gli espropri delle terre, sia private che
municipali, continua la distruzione delle coltivazioni (tra cui il vigneto
secolare di Betlemme, dove i monaci cristiani producevano il pregiato vino
Cremisan), e si fa più dura la repressione delle manifestazioni pacifiche
cui partecipano civili disarmati, dispersi con gas, bombe sonore e armi da
fuoco.

Intanto il coro dei "tifosi" di Olmert, giornalisti, politici, opinionisti,
non si chiede cosa significhi e che esiti possa avere bombardare un paese,
una capitale del mediterraneo nel XXI secolo, con il vago pretesto di
liberare tre soldati fatti prigionieri. Uccidere con la più potente
tecnologia di guerra donne e bambini, sterminare intere famiglie, per
questi "tifosi" si giustifica sempre attraverso la precisazione che Israele
ha "il diritto di difendersi" e "di esistere". Bene, tutti infatti hanno il
diritto di esistere e di difendersi. Esattamente il diritto che i
palestinesi stanno esercitando da anni. Ma questo diritto a loro non è
riconosciuto perché il diritto di Israele "a esistere", che i "tifosi"
stanno propagandando, è il diritto ad "esistere uccidendo gli altri", il
diritto a difendersi con un uso sproporzionato della forza nel momento in
cui qualcuno si oppone all'occupazione militare e al fatto che oltre un
milione di persone nella Striscia di Gaza siano ridotte alla fame e
rinchiuse.

"Israele ha il diritto di esistere", è un eufemismo. Israele esiste e
chiunque esista ha il diritto di esistere, anche i palestinesi hanno questo
diritto. Il fatto è che Israele ha anche il diritto ad avere una democrazia
"vera" che non sia messa al servizio degli interessi dei generali o delle
corporazioni nordamericane che producono armi. Gli israeliani, come i
palestinesi hanno diritto ognuno a uno stato vero che possa avere relazioni
positive e costruttive con il resto del mondo. Quello che Olmert ha fatto
in pochi mesi di Israele non l'aveva fatto neppure Sharon dopo i massacri
dell'82 in Libano. Olmert ha distrutto un'immagine internazionale di
Israele. Bush ha spinto Olmert dove voleva che questi si trovasse, con le
spalle al muro e "in pericolo". La fanta-politica sta diventando politica,
la guerra che non c'era sta montando di ora in ora. Se nessun governo
davvero amico di Israele non fa presente a Olmert che è meglio fermarsi
qui, allora non è un governo amico, è solo un altro governo che spera di
avere guadagni dalla guerra, non importa quanti civili verranno uccisi.

19 luglio 2006

L'INFERNO SUL LIBANO
di Patrizia Viglino

Il Libano è in ginocchio. Otto giorni di ininterrotti raid militari
israeliani hanno distrutto il paese e massacrato la popolazione civile. Il
bilancio delle vittime sale di ora in ora: 280 persone uccise la maggior
parte delle quali civili inermi. Tutto il Libano è sotto il fuoco massiccio
dei caccia F-16 israeliani e delle navi da guerra che sparano verso le
città, verso Beirut dove è stata colpita la zona di Asharafiya nel centro
cittadino. Nei sobborghi est della capitale sono state uccise oggi 29
persone. A Beirut colpita anche una caserma dell'esercito libanese dove
sono rimasti uccisi 11 soldati. Un'intera famiglia di 9 civili annientata
nel villaggio di Aitarun mentre a Nabatya una donna e i suoi tre figli sono
stati uccisi quando un missile ha colpito la loro casa. Il ministro
dell'Informazione libanese Ghazi Aridi accusa Israele di usare armi
incendiare al fosforo sui civili che stanno provocando il crollo repentino
degli edifici civili bombardati. Le armi incendiare sono bandite dal 1980 e
sono state usate ampiamente dalle truppe USA in Iraq. Già il Ministero
palestinese della Sanità aveva chiesto un ispezione internazionale per
monitorare l'uso di armi proibite sui civili a Gaza, dopo aver riscontrato
che molti cadaveri e feriti presentavano segni di bruciature e giungevano
negli ospedali con gravi mutilazioni.
Il sindaco del villaggio di Srifa, Afif Najdi ha parlato di un massacro di
civili, quindici case sono state distrutte, 12 civili uccisi tra cui molti
bambini e oltre 30 feriti. In tutto il paese è difficile operare i soccorsi
e molti cadaveri non sono stati recuperati, molti restano sepolti nel
macerie dopo il crollo delle case.
Un nuovo comunicato del governo libanese ha dichiarato che Israele ha
distrutto le principali infrastrutture del paese bombardando porti e
aeroporti, 38 strade di collegamento, 42 ponti, centrali elettriche,
idriche e stazioni di rifornimento di gasolio insieme a sedi televisive e
delle telecomunicazioni in violazione della Convenzione di Ginevra.
L'autostrada Beirut-Damasco sulla valle della Beka'a è stata distrutta
chiudendo la via di fuga dei civili che in tanti stanno scappando dalle
bombe e dalla distruzione. Si stima che 100.000 civili abbiano già lasciato
il paese fuggendo in Siria ma è proprio durante la fuga che molti sono
stati uccisi. Domenica un minibus è stato colpito a Shamaa nel sud del
Libano e 18 persone sono rimaste uccise, altre tre erano state uccise
mentre scappavano verso la Siria nella loro auto. Ci sono moltissimi
bambini tra le vittime ma la stampa occidentale non divulga le immagini. Un
altro minibus di civili in fuga era stato colpito nel sul del Libano dopo
che erano stati rimandati indietro dalla UNIFIL che secondo quanto
dichiarato da un loro portavoce non avrebbero potuto assicurarne
l'incolumità. Sono morti tra le fiamme, tra loro uomini, donne e bambini.
Si parla di 900.000 rifugiati per lo più dal sud del paese dove più intensi
sono stati i raid aerei. Famiglie rimaste senza casa si stanno radunando
nelle scuole o negli uffici pubblici e persino nei parcheggi pubblici di
Beirut, in una città che si è trasformata in un inferno.
A essere colpite anche le città costiere come Byblos, la principale città
cristiana di Zahle nel centro del paese e la città di Ba'albek, nella Valle
della Beka'a di grande importanza storica e archeologica. La missione ONU
della UNIFIL denuncia di non poter operare soccorsi perché i bombardamenti
non garantiscono la sicurezza dei suoi reparti di soccorso. Ad essere
colpita anche un ambulanza della Red Crescent libanese e una sede della
Croce Rossa ad Ansariya, ferendo personale medico, secondo quanto riportato
da al Jazeera. I feriti restano sepolti sotto le macerie e i soccorsi non
riescono a operare per la difficoltà del personale medico di raggiungere
gli ospedali. Anche l'evacuazione dei civili dalle aree maggiormente
colpite è impossibile.
Il primo ministro Fouad Siniora aveva dichiarato che "Ora Israele è uno
stato terrorista che sta commettendo atti terroristici ogni giorno. Quello
che Israele sta facendo è tagliare il Libano in pezzi", secondo quanto
riportato dal quotidiano Ha'aretz qualche giorno fa.
Di fatto il Libano è tagliato fuori dal resto del mondo e, intanto che non
si arresta il bagno di sangue, nelle ultime 48 ore i governi stranieri
hanno rimandato per ben due volte la decisone di intervenire per fermare
gli attacchi israeliani contro la popolazione. Il potere del veto USA va
ben oltre il raggio di azione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite. Bush ordina i massacri, Tel Aviv esegue e i governi dell'Occidente
tacciono. Intanto che i civili libanesi sono intrappolati senza aiuti, i
paesi occidentali evacuano profughi di serie A, i cittadini americani,
inglesi, italiani, francesi che stanno lasciando il paese a bordo delle
navi. Una vergogna.

19 Luglio 2006

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