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doriana at inventati.org ha scritto:

“NO alla guerra senza se e senza ma. Via dall’Iraq,
via dall’Afghanistan”
Ci siamo riuniti oggi in tanti, pacifisti e
pacifiste, esponenti dei movimenti e delle associazioni contro la guerra,
sindacalisti,parlamentari, uomini e donne di partito, per dire una
cosa semplice e netta: no alla guerra “senza se e senza ma”.
Il nostro grido giunge mentre in Medio Oriente una nuova, vecchia,
guerra riemerge violentemente con l’uso indiscriminato delle bombe sui
civili, con il terrore di Stato, con la chiusura unilaterale del dialogo
e della trattativa. Una guerra che si aggiunge alle tante contro cui ci
battiamo da sempre, dall’Iraq all’Afghanistan. La guerra, sempre più,
si presenta come strumento privilegiato degli Stati più forti e dei
potenti della Terra, a partire dalle grandi multinazionali, per costruire
un “ordine” internazionale fondato sul dominio e l’oppressione che a
loro volta generano morte, miserie e sempre più marcate povertà. La guerra
si erge, quindi, a sistema politico globale sia nella sua versione più
spregiudicata, l’unilateralismo statunitense, sia nella versione
temperata del multilateralismo a copertura Onu e a guida Nato.
È contro questa guerra che noi intendiamo batterci senza mediazioni
perché sulla guerra non si può mediare né, tanto meno,ridurre il danno.
Se la guerra è un sistema di dominio e di oppressione – che non serve a
ridurre o a depotenziare i fenomeni terroristici come la storia degli
ultimi cinque anni dimostra – il NO alla guerra è fondativo di
un’identità politica collettiva che ha preso le mosse nelle manifestazioni
contro la guerra del Kosovo e poi contro la “guerra infinita e preventiva”
in Afghanistan e in Iraq.
C’è un filo che lega queste mobilitazioni, un filoche non intendiamo
spezzare. Per questo vogliamo proporre a tutto ilmovimento un nuovo
corso, un rilancio della nostra iniziativa per non rassegnarci né
smobilitare, per mantenere una coerenza di fondo anche nelle scelte politiche
contingenti siano esse di natura istituzionale o meno.
Un nuovo corso che sia basato su alcuni punti essenziali:
1) Solidarietà al popolo palestinese per la costituzione di uno Stato
laico e democratico sui Territori occupati nel 1967 e con Gerusalemme
capitale. Questo obiettivo per essere realizzato ha bisogno di alcune
condizioni sostanziali: l’immediato cessate il fuoco,il ritiro di Israele
dai Territori occupati, lo smantellamento del Muro, lo sblocco degli
aiuti europei al legittimo governo palestinese. Il governo italiano deve
impegnarsi su questi punti a cominciare dalla revisione dell’accordo di
cooperazione militare con Israele e dalla richiesta di un intervento di
interposizione dell’Onu nei Territori occupati.
2) Via dall’Iraq e via dall’Afghanistan. L’occupazione militare
diquesti Paesi non costituisce la soluzione di unproblema ma
rappresenta il problema. L’Italia deve farsi portavoce di un’iniziativa
di pacificazione e di impegno in direzione della
cooperazione e della solidarietà civile. Questo significa contrastare
il ruolo di gendarme mondiale della Nato a cominciare dalla revisione
degli accordi di
Washington del 1999.
3) Via le basi militari e via il nucleare dal suolo italiano;
4) Riduzione delle spese militari con la completa revisione del nuovo
modello di Difesa che prevede l’incremento di missioni militari
all’estero, per una politica di disarmo e per la riconversione dell’industria
bellica senza penalizzazioni per i lavoratori e le lavoratrici.
Questo appello deve vivere nelle iniziative che sapremo realizzare
sia a livello parlamentare sia, soprattutto, a livello sociale, a
cominciare dalle mobilitazioni delle prossime settimane. Il movimento per la
pace rappresenta ancora oggi la maggioranza civile di questo paese. È
nostro dovere dargli voce, offrirgli gli strumenti per esprimersi,
costruire un nuovo slancio unitario e radicale perché la guerra sia bandita
dalla Storia.
Roma 15 Luglio 2006



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