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Intervista Deiana Afghanistan (LIberazione 7/07/2006)
- Subject: Intervista Deiana Afghanistan (LIberazione 7/07/2006)
- From: "forum delle donne" <forumdonne.prc at rifondazione.it>
- Date: Tue, 11 Jul 2006 11:20:10 +0200
Car@ tutt@ vi mando in allegato il resoconto dell'intervista a Elettra Deiana sulla missione Afghanistan pubblicata da LIberazione il 7/07/2006 . ciao Linda La parlamentare del Prc: «Lavoriamo perché il governo metta in agenda la strategia di uscita da Kabul. Nè nuove armi né nuovi soldati» Deiana: «Afghanistan, eredità inaccettabile» Frida Nacinovich Onorevole Deiana, ora che si fa? Restiamo in Afghanistan per salvare il governo Prodi? Prima di tutto il governo deve prendere atto che sulle questioni internazionali esistono nell'alleanza che lo sostiene posizioni differenti. Era noto, è noto, e non può essere negato. Ora occorre avviare un processo serio per costruire dei punti di unitarietà politica, pur sapendo che ci sono divergenze profonde sulle strategie di politica internazionale. Qualche esempio? Noi di Rifondazione comunista pensiamo che della Nato si potrebbe fare a meno, in seconda battuta che la Nato non si dovrebbe arrogare quel ruolo di polizia globale che gli è stato attribuito dal trattato di Washington del 1999, senza che nessun Parlamento lo abbia mai ratificato. Noi crediamo che una guerra non sia giusta solo perché è multilaterale o perché l'Onu la registra ex post, manteniamo come bussola l'articolo 11 della Costituzione. Come unica bussola. Elettra Deiana non ha mai fatto mistero della sua contrarietà alla missione Nato in Afghanistan. E ora? Sull'Afghanistan ci sono divergenze serie e di varia natura. Il giudizio negativo che noi abbiamo dato sulla partecipazione dell'Italia all'avventura militare in Afghanistan è noto a tutti. Le nostre ragioni sono molto radicali: abbiamo sostenuto che quella missione non fosse legittima, siamo convinti che non sia quella la strada per combattere il terrorismo internazionale, e che quella guerra più che per contrastare il terrorismo di Bin Laden sia stata e sia funzionale al dominio imperiale degli Stati uniti di America. Oggi all'ordine del giorno c'è il rifinanziamento della missione militare a Kabul. Ma oggi possiamo trovare un punto di unitarietà d'intenti, proprio sulla base di una valutazione fattuale di quello che è successo in questi cinque anni. L'inefficacia della lotta al terrorismo, la negatività della repressione della ribellione di guerriglieri talebani e terroristi con bombardamenti che nel sud del paese colpiscono indiscriminatamente le popolazioni civili. Siamo consapevoli che ci sono divergenze strategiche. Ma, partendo dallo stato dell'arte, possiamo arrivare a condividere una strategia di uscita dall'ambito militare e la ricerca di altre forme di aiuto alla popolazione afghana. Noi abbiamo dato la nostra disponibilità, accettando che la presenza italiana rimanga e chiedendo contemporaneamente che la exit strategy diventi punto di discussione e sia messa nell'agenda politica del governo. In sintesi, quale è la posizione di Rifondazione comunista? Va bene il senso di responsabilità, ma per quanto ancora gli italiani scesi in piazza con le bandiere arcobaleno dovranno sopportare queste "missioni militari di pace"? Accettiamo un impegno militare che detestiamo ma chiediamo al governo di prendere sul serio la richiesta di un rientro, a partire dalla scelta di riduzione del danno e cioè dal congelamento della missione in Afghanistan per quello che è stata fino ad adesso. Rifiutando le richieste del Pentagono e della Nato, la quale sta assumendo il comando complessivo delle due missioni, quella di guerra guerreggiata "enduring freedom" e quella di polizia internazionale "isaf". Rifiutando la richieste di fusione delle due missioni e di potenziamento anche da parte italiana della belligeranza in atto. No agli aerei "Amx", no a regole di ingaggio di guerra, no ai reparti speciali da inviare nelle zone del sud, no a responsabilità dirette dell'Italia nella conduzione di "enduring freedom". In Afghanistan c'è andata l'Italia guidata dal governo di Berlusconi, quella guidata da Prodi che farà? Questa maggioranza ha ereditato questa guerra dal governo precedente. Chiaramente cambierebbe radicalmente il nostro atteggiamento se questo governo si avventurasse ex nuovo in un'impresa del genere. Dobbiamo liberarci di questa pessima eredità, far in modo che questa maggioranza a cui noi teniamo - perché ha mandato via un terribile governo che voleva fare carta straccia della Costituzione e della solidarietà sociale - si liberi anche del peso di questa guerra. Non vogliamo legittimare l'eredità negativa: ecco perché diciamo no al ministro Parisi che vuole continuare "enduring freedom" per altri dieci anni. Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema parla della missione in Afghanistan come di un elemento centrale della politica dell'Unione. I punti centrali non li sceglie D'Alema. Ognuno se li sceglie. Vale il principio della pari dignità, il consenso va ricercato nella pratica, discutendo. Il passo successivo è l'unitarietà politica. L'altra metà del bicchiere è sempre piena, l'Unione ha deciso di uscire dalla guerra in Iraq. Sull'Iraq il punto d'incontro è stato più facile. Perché è ancora più evidente il carattere di assoluta violazione di ogni regola da parte degli Stati Uniti e poi, diciamocelo francamente, abbiamo goduto dello straordinario patrimonio unitario che ci è venuto dal movimento pacifista. Ma anche sull'Afghanistan, se si ragiona seriamente, si possono condividere un'uscita e un impegno diverso. Lavoriamo in questa direzione e non impegniamoci ulteriormente nell'avventura afghana. Liberazione venerdì 7 Luglio 2006
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