contributo sulla Palestina e proposta di una manifestazione nazionale



SOLIDARIETA’ AL POPOLO PALESTINESE

FERMARE L’AGGRESSIONE DELLO STATO SIONISTA ISRAELIANO

Il mondo appare assuefatto alle scene dell’esercito israeliano che
aggredisce e brutalizza la popolazione palestinese.

La disattenzione più o meno generalizzata della comunità internazionale
favorisce la politica di aggressione dello stato d’ Israele appoggiato
dagli USA.

L’invasione della striscia di Gaza, i bombardamenti della centrale
elettrica di Gaza, gli assedi alla popolazione civile e le punizioni
collettive sono, ai sensi dell’art 54, 1° protocollo aggiuntivo degli
accordi di Ginevra del 1977, dei crimini di guerra e vanno ad aggravare una
situazione già di per sé intollerabile a causa della politica imperialista
dei sionisti israeliani che ha l’obiettivo di stroncare il legittimo
governo palestinese eletto democraticamente nel gennaio 2006.

L’offensiva di Gaza ed il rapimento dei leader politici ed amministrativi
del governo palestinese

era pianificata da tempo e le reazioni seguite al rapimento del soldato
israeliano sono solo un pretesto per liquidare la resistenza palestinese e
per creare le condizioni militari e politiche per aggredire ed invadere la
Siria e l’Iran, che sono il vero obiettivo strategico di Israele e degli
USA.

Va ricordato che il rapimento del militare israeliano avviene a seguito
degli assassinii, nell’ultimo mese e mezzo, di oltre 90 palestinesi, tra
cui molti bambini, e quindi si può configurare come un legittimo atto di
resistenza. Per cui è politicamente comprensibile che le formazioni armate
palestinesi abbiano proposto uno scambio fra il militare ed un consistente
numero fra le migliaia di detenuti politici nelle carceri israeliane, fra
cui molti bambini e donne.

Israele, peraltro, ha già negoziato più volte lo scambio di prigionieri:
nel 1985 ha liberato 1150 detenuti per riavere 3 militari rapiti dal
PFLP-GC (Fronte di Liberazione della Palestina – Comando Generale) e nel
2004 , in un accordo con gli Hezbollah libanesi, ha scambiato 400 detenuti
con un colonnello israeliano e 3 militari feriti, ma ora si rifiuta
pervicacemente rispondendo con un’offensiva militare a Gaza e violente
incursioni ed arresti in tutto il West Bank.

L’obiettivo politico di Sharon prima ed ora di Olmert è di attuare un piano
di disimpegno unilaterale, accampando la scusa che non esiste un
interlocutore palestinese. In questo modo l’ANP (Autorità Nazionale
Palestinese) non avrebbe né consistenza politica, né istituzionale, né
militare. Sarebbe un’entità fantasma subordinata completamente alla
politica dello stato israeliano.

Gli accordi di Oslo avevano sancito che la soluzione del conflitto si
basava su accordi bilaterali tra l’OLP (Organizzazione per la Liberazione
della Palestina che è l’unico organo riconosciuto dall’intera popolazione
palestinese, comprendente sia i residenti in Palestina che i rifugiati
nelle varie parti del mondo) ed Israele. L’andata al governo di Hamas ha
permesso al governo israeliano di continuare la sua campagna sul tema che
"non c’è un interlocutore".

Dal canto loro USA e UE hanno imposto 3 condizioni al governo di Hamas
(riconoscimento di Israele, rinuncia all’azione armata , accettazione degli
accordi di Oslo) e non hanno posto condizioni al governo israeliano che non
riconosce il diritto dei palestinesi ad uno stato indipendente sui
territori occupati nel 1967, che usa il terrorismo contro i civili, non
rispetta gli accordi di Oslo e detiene illegalmente circa 9000 palestinesi
sottoposti a torture e privazioni, la maggior parte dei quali senza accuse
a loro carico.

Dal 1967 sono stati detenuti oltre 650 mila palestinesi, circa il 40% della
popolazione maschile del West Bank e Gaza, che sono i territori assegnati
all’Autorità Nazionale Palestinese e di fatto sotto occupazione israeliana.

Non è un caso che l’offensiva nella striscia di Gaza è iniziata
contestualmente al raggiunto accordo di tutte le fazioni, compresa Hamas e
con l’unica eccezione della Jihad islamica, sul documento proposto da
Marwan Barghouti e alla dichiarazione del PFLP - Fronte Popolare di
Liberazione della Palestina - di accettare di entrare nel governo di unità
nazionale.

Israele non vuole accettare questa nuova prospettiva di pace. Si ripete la
situazione del 2002 quando il summit arabo a Beirut aveva predisposto un
piano che prevedeva il riconoscimento di Israele in cambio della creazione
dello stato palestinese ed il governo di Sharon aveva risposto con un’
offensiva generalizzata nei territori occupati, con il pretesto della
rappresaglia contro un attentato kamikaze.

L’oppressione del popolo palestinese continuerà senza soluzione se non si
sarà in grado di costruire un movimento internazionale di solidarietà che
metta in luce il significato della lotta di resistenza palestinese e la
sostenga con atti politici concreti.

In questo contesto ci auguriamo che le forze politiche, i movimenti, i
sindacati di base e tutti coloro che in questi anni si sono mobilitati
contro le guerre e contro l’aggressione israeliana riescano a trovare
rapidamente un accordo unitario per indire nel nostro paese una
manifestazione nazionale contro l’aggressione sionista israeliana,
appoggiata dagli Usa ed avallata di fatto dall’Unione Europea e dal governo
italiano che non ha condannato l’aggressione alla striscia di Gaza né il
rapimento di 8 ministri ed oltre 50 esponenti politici dell’Autorità
Nazionale Palestinese.

La nostra associazione da sola non può farsi carico di organizzare una
manifestazione di questa portata sul piano nazionale ed è per questo che
sobriamente facciamo questa proposta, mettendoci a disposizione per offrire
il nostro contributo su una piattaforma politica chiara.

luglio 2006

L’altra Lombardia – SU LA TESTA

Associazione politico-culturale L’altra Lombardia - SU LA TESTA 
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