la sconfitta del pacifismo



UNA SCONFITTA PER LA SINISTRA E PER I PACIFISTI

Sul Manifesto di
domenica 2 luglio (ieri)  compare una intervista a Giorgio Cremaschi
della FIOM: ne riporto dei brani  perche' ritengo molto interessante il
giudizio sula mancanza di autonomia del movimento pacifista.
Personalmente noto che anche molti nonviolenti ragionano in termini
politicisti e bipolari. Per loro il mezzo degli equilibri  politici
istituzionali e' - gratta gratta - piu' importante del fine della
pace.
Sono pronti, pur di difenderli, a mettere da parte la
"coscienza" e ad avallare, di fatto, una guerra.
Questo esprime la loro
dipendenza dalla vecchia politica e dai partiti. Il loro timore di
disturbare il manovratore.
Il machiavellismo, ahinoi,  e' duro ad
estinguersi. Abbiamo paura del bau-bau Silvio, per questa paura,
accettando un presunto stato di necessita'. sacrifichiamo i nostri
principi, e vorremmo convincere il popolo a difendersi senza le armi!
Non abbiamo abbastanza fantasia per elaborare una strategia nonviolenta
in politica, basata sull'omogeneita' mezzi-fini: non crediamo  che
scelte coerenti di pace favoriscano, alla lunga, ma anche nel breve
termine, equilibri politici piu' avanzati.
Ecco perche' fossimo
deputati voteremmo i "crediti di guerra" accettando il ricatto di
D'Alema e Parisi.
Sono contro la pena di morte ma la maggioranza vuole
che approvi la "grande mattanza": per dare un esempio, 100 esecuzioni
di  "criminali" dovranno tenersi allo stadio il mese prossimo.
Che
faccio? Limito il danno. Tratto sul numero delle esecuzioni ma accetto
la morte pubblica come spettacolo.
Il boia fa cadere le teste, ma io
sono sotto il patibolo, assisto e gli pulisco la scure.
Il boia e'
migliore di me: lui perlomeno non ha rinunciato ai suoi principi...


Giorgio Cremaschi:
"Dobbiamo prendere atto che la sinistra radicale
sull'Afghanistan non ha ottenuto nulla, che nel centrosinistra l'idea
dell'interventismo democratico ha un'egemonia totale. E che il
movimento pacifista ha perso la prima sfida di autonomia dal  governo e
per questo e' in profonda crisi...
(Se ce ne andiamo dall'Iraq) è
evidente che qualcosa e' cambiato: e' stata sconfitta la linea delle
guerre unilaterali di  Bush ed e' tornato in campo l'interventismo
democratico...
Con il decreto sull'Afghanistan si torna al concetto che
una guerra in condizioni di maggior consenso internazionale si puo'
fare. E a me pare che la posizione pacifista viene definitivamente
cancellata".

Angelo Mastrandea:
"Comunque, le sinistre radicali hanno
impedito che venissero inviati in Afghanistan i caccia AMX".


Giorgio
Cremaschi:
Il punto e' che laggiu' la guerra continua e basta. E il
fatto che l'Italia non mandi gli AMX non e' decisivo. Se non li
inviamo noi lo faranno altri della colalizione, e SE NOI FINIAMO A FARE
LA GUARDIA DEGLI AEROPORTI NON E' CHE LO SCENARIO  BELLICO SI MODIFICA.
La sostanza non cambia: l'Italia continua a partecipare attivamente a
una missione NATO e alla ENDURING  FREEDOM. Per cui diciamolo con
chiarezza: abbiamo detto no all'Iraq e si' alla continuita' con il
Kosovo (i bombardamnenti  contro la ex Juogoslavia del 1999 - mia
nota)".


Angelo Mastrandea:
"Dunque da' ragione ai 7 senatori
dissidenti"

Giorgio Cremaschi:
"Mi chiedo: e' possibile un'altra
posizione nella maggioranza? La risposta e' no, perche' non e'
possibile nessun compromesso  quando si dice, come ha fatto il ministro
Parisi, o votate il decreto o cade il governo. Il ritiro dall'Iraq non
era un  compromesso ma un punto comune. Sull'Afghanistan assistiamo
invece ad una chiusura totale.

Angelo Mastrandea:
Il PRC e una parte
del movimento pacifista parlano di "riduzione del danno".

Giorgio
Cremaschi:
"Quando c'era il centrodestra al governo, il movimento
pacifista non ha avuto dubbi sull'Afghanistan. Se ci fossero stati,
capirei le incertezze di oggi. Invece, ORA, DI FRONTE ALLA MINACCIA DI
FARE CADERE PRODI, ACCETTA LA LOGICA DEL MENO PEGGIO.  Cio' vuol dire
che il problema non e' il merito della questione ma il governo. La
verita' e' che sull'Afghanistan non si e'  ottenuto nulla e il
movimento non ha retto alla prima prova di autonomi rispetto al
governo. Di questo bisogna discutere, e  mi piacerebbe prima del voto.
E' inutile usare slogan reciproci. Bisogna riconoscere che siamo di
fronte ad una crisi vera".