28/06 Genova: duecentoventunesima ora in silenzio per la pace



Rete controg8
per la globalizzazione dei diritti

Mercoledì 28 luglio, dalle 18 alle 19, sui gradini del palazzo ducale di
Genova, ducentoventmesima ora in silenzio.
Incollo di seguito il volantino che verrà distribuito

A Kabul B-52 in azione E lo chiamano peacekeeping

Manlio Dinucci, Il Manifesto 25/6/06

Intervenendo il 20 giugno all'Istituto alti studi per la difesa, il
ministro Arturo Parisi ha spiegato perché il governo intende continuare il
"nostro impegno" in Afghanistan: qui "la Nato sta mettendo alla prova la
sua stessa identità, ponendo a disposizione strutture e forze per la
costruzione di un disegno di ordine e pace gestito dall'Onu". Proprio
mentre pronunciava queste parole, facendo attenzione a non dire mai
"guerra", il Comando centrale Usa comunicava che gli aerei della
"coalizione" stavano effettuando in Afghanistan 25 "missioni di appoggio
all'operazione Enduring Freedom".

Gli attacchi aerei - in media oltre 25 al giorno, più del doppio di quelli
in Iraq, e in aumento - vengono compiuti non solo con cacciabombardieri
F-15 e F-16. ma con bombardieri pesanti B-52H e B-1B. Per avere un'idea
della loro capacità distruttiva, basti pensare che un B-52H trasporta oltre
31 tonnellate di bombe e missili. Può sganciare 51 bombe a grappolo Cbu-52,
ciascuna delle quali rilascia 200 bombette antimateriale e antipersona: ciò
significa che in una sola missione uno di questi bombardieri (gli Usa ne
hanno oltre 90) può sganciare oltre 11mila bombette. Ma questa è solo parte
del suo carico bellico: ha a bordo anche 30 bombe da 1.000 libbre, 20
missili da crociera e 40 bombe a guida di precisione. Molto maggiore il
carico bellico del B-1B: oltre 300 bombe e missili, tra cui le Mk-84 da
2.000 libbre. Per di più questi bombardieri, nati come i B-52 per l'attacco
nucleare (gli Usa ne hanno oltre 90), sono supersonici. "Ciò significa che
possono raggiungere qualsiasi punto dell'Afghanistan in pochi minuti", ha
sottolineato un portavoce del Centcom al Washington Post. Quali siano le
conseguenze lo si capisce dal fatto che perfino il presidente Hamid Karzai
ha "criticato la coalizione a guida Usa, deplorando la morte di centinaia
di afghani". Quella a cui partecipano anche forze italiane è dunque una
guerra, condotta non solo contro i combattenti ma contro i civili. Lo
conferma l'uso dei bombardieri pesanti.

Questo è il "disegno di ordine e pace" cui partecipa l'Italia. Un disegno
che, sin dall'inizio, ha avuto ben altri scopi di quelli dichiarati: non la
liberazione dell'Afghanistan dai talebani, che erano stati addestrati e
armati in Pakistan in una operazione concordata con la Cia per conquistare
il potere a Kabul, ma l'occupazione dell'Afghanistan, area di primaria
importanza strategica per gli Stati uniti. Lo dimostrano le basi permanenti
che hanno qui installato, tra cui quelle aeree di Bagram, Kandahar e
Shindand. A queste basi se ne aggiungeranno probabilmente altre nove. Per
capire il perché basta guardare la carta geografica: l'Afghanistan è al
crocevia tra Medio Oriente, Asia centrale, meridionale e orientale. In
quest'area si trovano le maggiori riserve petrolifere del mondo e tre
grandi potenze - Cina, Russia e India - la cui forza complessiva sta
crescendo e influendo sugli assetti globali. Come aveva avvertito il
Pentagono nel rapporto del 30 settembre 2001, "esiste la possibilità che
emerga in Asia un rivale militare con una formidabile base di risorse". Il
recente vertice dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai - di
cui fanno parte Cina, Russia e quattro repubbliche centroasiatiche e al
quale vuole aderire l'Iran - ha confermato agli occhi di Washington tale
possibilità.

Da qui la necessità di "pacificare" l'Afghanistan per disporre senza
problemi del suo territorio. Ma, impegnati su troppi fronti, gli Usa non ce
la fanno. Ecco quindi il coinvolgimento degli alleati, sia come Nato sotto
paravento Onu, sia direttamente in Enduring Freedom. Comunque, sempre sotto
il Combined Forces Command e quindi agli ordini di un generale
statunitense. Parisi però non ha dubbi: "L'Italia è e resta un grande
Paese". La stessa frase pronunciata dal presidente del consiglio D'Alema
nel giugno 1999. Dopo che gli aerei italiani avevano bombardato in
Iugoslavia gli obiettivi indicati dal Pentagono.



via dall’Iraq, via dall’Afganistan!