Ritiro truppe. Primo serrato confronto tra i No War e i senatori di Rifondazione Comunista



Ritiro truppe. Primo serrato confronto tra i No War e i senatori di
Rifondazione Comunista



(RCA) Roma. – Si sono “guardati negli occhi” e parlati “fuori dai denti”
questa mattina alcuni esponenti del movimento No War e i Senatori del PRC
nel primo degli incontri in cantiere tra il “Comitato per il ritiro dei
militari italiani” ed i gruppi parlamentari della sinistra al Senato.

La scelta dei No War non è casuale, al Senato infatti il margine di manovra
sul decreto per rifinanziare le missioni militari italiane all’estero è
assai più esiguo per il governo Prodi. Se i senatori della sinistra
decidessero di non votare il decreto si aprirebbe un serio problema e le
salmerie di soccorso offerte dall’UDC potrebbero rivelarsi una polpetta
assai più avvelenata di quanto oggi appaia. Gli esponenti del Comitato per
il ritiro dei militari italiani hanno sottolineato la mancata discontinuità
del nuovo governo con quello precedente nelle scelte di politica estera.
Sull’Iraq “si è allungata nei tempi una decisione condivisa come quella del
ritiro” (per il Giappone non sembra essere così tormentata la medesima
decisione) mentre sull’Afganistan “si continua a rinnovare la subalternità
alla NATO” e a lasciar trapelare un possibile maggiore impegno militare
dell’Italia in una regione dove tutti gli osservatori concordano nel
definirla assai più rognosa di quella irachena. “Su questo – dicono i No
War – occorre dire un no a tutto tondo e pretendere il ritiro delle truppe
dai teatri di guerra”

Il capogruppo al senato del PRC, Giovanni Russo Spena, conferma che per la
sinistra si starà sulle spine, soprattutto se il governo porrà la fiducia
sul mantenimento delle missioni militari ed ha annunciato un’assemblea di
tutti i parlamentari pacifisti per discutere un documento sugli indirizzi
di politica estera e militare dell’Italia. Diversamente Fosco Giannini
(senatore dell’area dell’Ernesto) ha affermato che se il decreto resta così
com’è non lo voterebbe neanche se il governo ponesse la fiducia. Elettra
Deiana, parlamentare del PRC ha rilevato un divario gigantesco tra le
posizioni dei partiti più vicini ai pacifisti e il resto dell’Unione, la
quale dopo aver pagato il “debito dovuto” del ritiro dell’Iraq, non si
sente più vincolata ad una discontinuità più marcata sul resto delle
missioni e della politica estera. “Così si rischia di diventare ostaggi del
governo altro che governo ostaggio della sinistra” hanno replicato i No
War. Si continua dunque a discutere animatamente. Prossimo appuntamento
venerdi 23 giugno per l’incontro con il gruppo Verdi/PdCI sempre al Senato
mentre resta confermata la manifestazione No War di martedì 27 giugno a
Palazzo Chigi (RCA).

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