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Del Mondo Kurdo
- Subject: Del Mondo Kurdo
- From: "Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia" <uiki.onlus at fastwebnet.it>
- Date: Mon, 19 Jun 2006 11:38:34 +0200
Del Mondo Kurdo Anno 6 - numero 10 a cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia <http://www.kurdistan.it>www.kurdistan.it (italiano), <http://www.kurdishinfo.com>www.kurdishinfo.com (multilingue) INDICE Eurlings: Nessuna azione per la soluzione della Questione Kurda Segnalazione di esecuzione illegittima a Elbax (Bostanici) Arrestato il giornalista di DIHA Demirkaya In pericolo la salute della popolazione di Maxmur Conferenza ad Amed Gün TV: nel decreto dello RTÜK non vi sono reali cambiamenti Rozerin Aksu: 92 proiettili per lei e suo padre a Kiziltepe Esplosione a Cizre: muore un bambino Si estende nella provincia di Dersim l'area delle operazioni militari The Guardian - ''I figli della repressione'': Ahmet Turk: se i kurdi in Turchia avessero i diritti di cui i turcomanni godono in Irak, gli scontri avrebbero fine I co-presidenti del DTP incontrano il PCDK Un sindaco kurdo rischia il carcere a causa di un funerale Eurlings: Nessuna azione per la soluzione della Questione Kurda BRUXELLES (16.06.2006) - Il Gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratici-Cristiani) del Parlamento Europeo, ha delineato nella relazione sulla Turchia redatta da Camiel Eurlings, che il Governo di Ankara non ha intrapreso azioni per la soluzione della Questione Kurda. L'accento è stato posto sul fatto che in Turchia è in preparazione una nuova legge costituzionale. Nella relazione, che sarà discussa dalla Commissione del Parlamento Europeo sugli Affari Esteri il 20 giugno, è stato evidenziato che dopo le dichiarazioni del Primo Ministro Tayyip Erdogan circa la Questione Kurda, nella regione non è stato effettuato alcun passo rilevante. Inoltre, nella stessa relazione, dove si invitano le varie parti ad astenersi dalla violenza nelle città kurde, viene precisato che nelle manifestazioni svoltesi ad Amed (Diyarbakir), vi è stata apprensione riguardo la violenza contro i bambini. Intorno agli avvenimenti di Semdinli è stata riportata preoccupazione circa la deposizione del Pubblico Ministero Ferhat Sarikaya di Wan e le tesi delle forze di sicurezza turche. Oltre alle critiche contro l'esercito turco, nella relazione si legge: ''Il Parlamento Europeo è preoccupato per le costanti conseguenze dell'esercito nella società turca e sottolinea che indagini oggettive sono condizioni necessarie per dare pubblica fiducia e affidabilità di giudizio". Viene riportato nella relazione, nella quale si pone l'accento sulla nuova legge costituzionale che sarebbe in preparazione in Turchia, ''Una moderna legge costituzionale sarà la base della modernizzazione del governo turco". Nella suddetta relazione, in cui si dichiara che il progresso circa la libertà di espressione nel Paese non è adeguato, vi è l'invito a modificare o abolire in breve tempo gli artt. 216, 277, 285, 288, 301, 305 e 318 in materia di diritto penale turco. Si riporta inoltre nella relazione che sono stati ignorati nella Legge anti-terrorismo i precedenti rapporti sui diritti basilari e la libertà. Segnalazione di esecuzione illegittima a Elbax (Bostanici) WAN (DIHA) 16.06.2006 - E' stato reso noto che la persona che ha perso la vita ieri a Wan, Elbax, nell'edificio attaccato da squadre private e da soldati, non è un guerrigliero dell'HPG ma un cittadino di nome Kiyasettin Korkac. I testimoni oculari hanno affermato che le squadre private non hanno comunicato la loro incursione e hanno aggredito le persone che uscivano dallo stabile. Si apprende che Kiyasettin Korkac, che ha perso la vita nell'incursione di ieri sera contro l'abitazione di Ikram Aydin, nella comunità di Safak, Elbax, ad opera di squadre private e soldati, non è un guerrigliero dell'HPG ma è parente di Aydin. Korkac infatti, registrato nel distretto di Wan, Ozalp, si era recato in visita presso la casa del parente. 'Hanno aggredito la gente' Le forze di sicurezza hanno dichiarato che nel corso dell'attacco Korkac ha lanciato contro di loro una bomba e ha poi perso la vita. I testimoni però sostengono che si è trattato di un'esecuzione. Mehmet Aydin, testimone oculare, ha affermato che si trovava in città durante il fatto e ha spiegato quanto è accaduto: "Stavo attraversando la comunità. Ho visto che era piena di soldati, poliziotti e veicoli blindati. Ho iniziato a guardare quanto è successo da lontano. Hanno assediato la casa di Ýkram Aydin. A quel punto i proprietari dell'abitazione sono usciti. Tutte le persone che uscivano da quella casa venivano picchiate dai poliziotti. Persino le donne venivano aggredite. Successivamente le persone venivano allontanate. A quel punto veniva data una spiegazione dopo la quale i carri armati si sono scagliati contro la casa due volte distruggendone i muri. Nessun annuncio ha preceduto queste azioni. E inoltre continuavano a picchiare la gente". L'IHD ha costituito una Commissione d'inchiesta L'Associazione per i Diritti Umani in Turchia (IHD) sede di Wan, ha costituito una commissione d'inchiesta dopo la richiesta della famiglia Aydin di compiere delle indagini sulla scena del crimine. La commissione rilascerà oggi un comunicato stampa a seguito delle investigazioni. La famiglia è stata ostacolata E' stato reso noto che la famiglia di Kiyasettin Korkac, che ha perso la vita nella vicenda, intendeva recarsi a Wan per portar via il cadavere del proprio congiunto ma alla stazione di polizia di Dorutay non glielo hanno permesso. Arrestato il giornalista di DIHA Demirkaya DERSIM (DIHA) 16.06.2006 - Arrestate cinque persone che erano state prese in custodia in seguito alle accuse di Engin Korumcu, arresosi nella città di Dersim, Geyiksu, tra cui vi era anche il reporter di DIHA, Rustu Demirkaya. Nove persone che erano state prese in custodia insieme con altre 25, sono state portate dal pubblico ministero oggi, in seguito all'operazione iniziata dopo le accuse rilasciate da Engin Korumcu, arresosi a Dersim, Geyiksu; quattro sono state invece rilasciate dopo gli interrogatori. Il reporter di DIHA, Rustu Demirkaya, e quattro cittadini dal nome Huseyin Zeytin, Nazim Demir, Huseyin Karatas e Mehmet Kurt, sono invece stati portati dal Pubblico Ministero di Tunceli per essere arrestati. Dietro richiesta degli avvocati, le persone interrogate sono state messe a confronto con Ergin Korumcu. Dopo gli interrogatori, cinque persone sono state arrestate con l'accusa di 'fornire aiuto' e inviate alla prigione chiusa di Tunceli. Uno degli avvocati della difesa, Baris Yildirim, ha dichiarato che sarà fatta opposizione agli arresti. In pericolo la salute della popolazione di Maxmur <> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64>17 giugno 2006 I 18 canali di scolo delle acque nel campo profughi di Maxmur risultano scoperchiati e tale situazione può produrre molte malattie. Le autorità municipali di Maxmur hanno iniziato un'opera disinfettante e di pulitura e hanno comunque detto che le attività in tal senso sono lacunose e chiesto aiuto, pertanto, sia al Governo della Regione Federale Kurda che alle Nazioni Unite. Il clima di questi tempi si fa più caldo e nel campo profughi vivono circa 12000 persone, sulle cui condizionio di vita continuan pertanto a incidere negativamente l'inquinamento e la conseguente disastrata condizione dal punto di vista ecologico. Ali Eruhi, membro della municipalità di Maxmur e assessore alle infrastrutture, ha dichiarato che "calura e inquinamento sono le cause di gravi problemi sanitari, che in special modo colpiscono i bambini". Eruhi ha detto che si compiono opere di disinquinamento con tutti i mezzi a disposizione e al massimo delle possibilità, ma che comunque vi sono carenze nel provvedere a tuitte le necessità degli abitanti del campo. Si attuano ad esempio disinfestazioni, ma i materiali a disposizione per questo sono scarsi e pertanto i problemi si accrescono: "Una disinfestazione è stata operata in maggio, ma simili attività dovrebbero essere svolte con continuità. Alle nostre richieste e ai nostri sforzi per mettere in piedi imprese che di ciò si occupino ancora non si è data risposta". Poi, in riferimento alla situazione della canalizzazione, Eruhi ha parlato di 18 canali idrici scoperti e ha formulato un invito: "I canali sono scoperchiati e i nostri bambini giocano nei pressi di essi; essi passano vicino alle nostre case. Quando farà più caldo ne deriveranno gravi problemi sanitari; pertanto abbiamo alcune richieste sia alle Nazioni Unite che al Governo della Regione Federale Kurda che all'associazione Qandil Aid, senza però aver ancora ricevuto serie risposte; siamo comunque pronti ad accettare da loro l'aiuto necessario". Conferenza ad Amed <> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64>YÖP, 12 giugno 2006 Si è svolta ad Amed una conferenza sul tema "Pace e Questione Kurda; camminare insieme nelle attività per costruire la pace". Vi hanno partecipato 350 persone, esponenti sia del mondo politico che della società civile. Tra esse figuravano ex parlamentari del DEP, il Sindaco di Diyarbakir Osman Baydemir, la scrittrice Suzan Samanci, il Presidente della Camera degli Avvocati di Diyarbakir, Sezgin Tanrikulu, docenti dell'Università Dicle, rappresentanti dell'Associazione per i Diritti Umani IHD, dei partiti DTP e SHP, delle associazioni d'industriali e imprenditori MÜSIAD e GÜNSIAD, della Camera di Commercio e dell'Ordine dei Medici di Diyarbakir, del sindacato KESK e di gruppi attivi in iniziative pacifiste. Nel discorso d'apertura Selahattin Demirtas, che presiede l'ufficio di Diyarbakir dell'Associazione per i Diritti Umani, ha auspicato che tutti i differenti gruppi e associazioni operino insieme per costruire la pace. La discussione è poi proseguita, incentrata soprattutto sui possibili tentativi da attuare per spingere turchi e kurdi alla coesistenza e sulla necessità che si evitino le contrapposizioni. L'avvocato Sezgin Tanrikulu ha ricordato che tra il 1999 e il 2004 ha avuto luogo una fase di "pace negativa", che comunque non ha prodotto sufficienti sforzi da nessuna delle parti in conflitto, e ha specificato: "Ci aspettiamo dalle autorità statali o dal governo passi relativi alla Questione Kurda, ma ci aspettiamo anche che il PKK chiarisca, non solo dal punto di vista tattico, ma anche sotto l'aspetto strategico, che non ricorrerà più ai metodi della lotta armata". Gün TV: nel decreto dello RTÜK non vi sono reali cambiamenti <> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64> DI™YARBAKIR (DI™HA), 12 giugno 2006 - Cemal Dog˜an, dirigente generale delle trasmissioni di Gün TV, sottolinea che attraverso la stampa viene diffusa la notizia di cambiamenti operati dallo RTÜK, nell'ambito di una presa di posizione nuova riguardo alla lingua kurda, ma che gioà in precedenti decreti dello RTÜK erano contenute analoghe disposizioni: "Fornendo simili informazioni tramite la stampa si cerca di far apparire la situazione come se in Turchia si stessero compiendo dei passi in avanti, ma ciò non è vero". Dog˜an ha poi sottolineato che possono operarsi reali cambiamenti qualora si eliminino la limitazione temporale di 45 minuti, relativa alle trasmissioni in lingua kurda, e l'obbligo di sottotitolare in turco le stesse trasmissioni. Vi sono trattative negoziali in corso tra UE e Turchia e perciò simili notizie sono poste in primo piano al momento attuale: "Si sono fornite le notizie come se in Turchia fosse in atto un grande cambiamento, ma non è così! Si cerca di presentare un grande passo in avanti, ma in realtà si è solo consentito di trasmettere musica e film, senza limitazioni e non vi sono altri seri cambiamenti. Del resto, in verità, già un articolo di un precedente decreto dello RTÜK stabiliva che 'singole espressioni artistiche' in kurdo (ad esempio, un film) potevano essere occasionalmente trasmesse, ma non potevano essere trasmessi programmi con carattere continuativo nel tempo (ad esempio, un notiziario con cadenza quotidiana). Dunque, il nuovo decreto non fa altro che dire con altre parole e in modo differente ciò che già era previsto da norme precedenti. Se davvero si vuole parlare di cambiamenti, devono essere apportati mutamenti eliminando le limitazioni temporali alla programmazione giornaliera in lingua kurda (attualmente il limite massimo quotidiano è di 45 minuti), ed eliminando altresì l'obbligo di trasmettere tali programmi con sottotitoli in lingua turca. Inoltre si consideri che si possono trasmettere in kurdo solo dieci tipologie di programmi, attualmente: ebbene, il numero delle tipologie deve essere allargato. Soltanto quando tutto ciò sarà stato fatto, si potrà parlare di un reale cambiamento avvenuto! Per adesso, per quanto ci riguarda in quanto dirigiamo un'attività di trasmissione televisiva, non vi è ancora, a nostro avviso, alcun cambiamento". Dog˜an sottolinea poi che quella delle trasmissioni in lingua kurda è una questione fondamentale da afforntare nell'ambito del processo di avvicinamento della Turchia all'adesione all'UE: "Il processo in atto, per l'ingresso nell'Unione Europea, comporta che la Turchia sia tenuta sotto osservazione per rilevare i cambiamenti apportati, in special modo nel settore linguistico-culturale. Ecco perché tramite la stampa si lanciano queste notizie, per dimostrare che si sono compiuti seri e reali passi in avanti. Ma riguardo ai decreti dello RTÜK le cose continunao a funzionare come prima. Si è tolto il punto di una cucitura e poi lo si è applicato nuovamente allo stesso tessuto. Ma in verità occorre cambiare l'intero vestito, perché è troppo stretto per il corpo che deve indossarlo!". Rozerin Aksu: 92 proiettili per lei e suo padre a Kiziltepe <> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64> di Berguzar Oruc, Mardin (Diha), 8 giugno 2006 Selahattin Aksu (31 anni) e sua figlia Rozerin (7 anni) sono stati colpiti mortalmente con armi da fuoco a Kiziltepe, nella provincia di Mardin, il 4 giugno. Selahattin era un lavoratore stagionale, si occupava di irrigazione di terreni agricoli e viveva nel quartiere Kochisar di Kiziltepe. Persone non identificate lo hanno ucciso, insieme alla figlia. I due corpi sono stati ritrovati in un piccolo capanno, nei pressi del canale d'irrigazione attiguo a un campo di grano, verso le 7 del mattino del 5 giugno. Dei contadini hanno detto di aver udito colpi d'arma da fuoco verso le 9 della sera precedente: erano tuttavia troppo spaventati e non se la sono sentita di recarsi subito sul luogo da cui proveniva il suono degli spari. I soldati intervenuti sul posto dopo che i contadini avevano ritrovato i corpi, al mattino, hanno circondato il luogo sottoponendolo a imponenti misure di sicurezza. È stato rinvenuto un totale di 92 bossoli, solo otto dei quali inesplosi e vi erano chiari segni che gli spari erano stati effettuati da almeno due fucili situati su due postazioni differenti: è quanto ha accertato l'ufficio della procura di Kiziltepe. I corpi di Selahattin e Rozerin Aksu sono stati poi condotti all'ospedale statale di Kiziltepe per l'autopsia. Riunita nei pressi dell'ospedale e in lacrime vi era l'intera famiglia Aksu: Memduh Aksu (61enne, padre di Selahattin) ha dichiarato di non comprendere assolutamente per quale motivo il figlio e la nipotina siano stati assassinati; ha aggiunto che una settimana prima il figlio era stato trattenuto brevemente presso la stazione della Gendarmeria di Senyurt, poiché persone non identificate avevano gettato sacchetti contenenti canapa indiana nel campo da lui lavorato: un capitano aveva minacciato Selahattin mentre era detenuto e poi erano giunte a Selahattin anche altre minacce dopo il rilascio, ma nessuno in famiglia avrebbe potuto immaginare che la situazione fosse così grave. Ha poi riferito che il figlio e Rozerin erano usciti di casa verso le sei di sera del 4 giugno e che a suo dire Selahattin è stato ucciso da coloro che lo avevano minacciato. Ha anche detto di voler seguire fino in fondo l'inchiesta sulle due uccisioni, affinché essa non rimanga senza esito. "Chi ha ucciso dovrà scontare le conseguenze del suo gesto, poiché un gesto tanto brutale è profondamente disumano": così ha concluso Memduh Aksu. Leyla Aksu, moglie di Selahattin, ha dichiarato: "Mio marito mi ha detto di volersi recare al campo e ha preso con sé Rozerin; ho acconsentito che entrambi si recassero al campo, situato nel villaggio Yasar. Di quel che è successo dopo non abbiamo altre informazioni; sappiamo purtroppo soltanto che sono stati uccisi. Mi hanno portato via una figlioletta! E gli altri tre figli sono ora orfani!". Ha poi confermato che il marito aveva ricevuto minacce la settimana prima da un capitano nella stazione della Gendarmeria e di essersi recata in quella stazione quando il marito vi era trattenuto (era stato accusato col pretesto che nel campo da lui lavorato vi era hashish) e di avervi scorto quel capitano; e che in seguito quel capitano era venuto a casa a Kiziltepe loro in abiti civili, quando il marito non c'era e avendo saputo che era andato sul luogo delle coltivazioni le aveva chiesto come faceva a sfamare i suoi figli e poi un bicchiere d'acqua, che aveva ricevuto da lei e bevuto. Ha aggiunto che il marito era stato minacciato anche da alcuni soldati ("Ti distruggeremo!", gli avevano detto), due giorni dopo il rilascio, con le stesse parole usate dal capitano nella stazione della Gendarmeria. Anche Leyla Aksu è determinata a seguire fino in fondo l'inchiesta e chiede che i colpevoli siano puniti". Il 6 giugno, costernati e addolorati, i piccoli compagni di classe (prima elementare!!) di Rozerin sono giunti alla scuola "Mezopotamya" con fiori che hanno deposto sul suo banco; hanno anche chiesto di poter ricevere loro, tra pochi giorni, la prima pagella scolastica di Rozerin, dato che per la loro piccola amica non è più possibile. Lo shock è forte, tra gli amici e i familiari, principalmente per l'enorme numero di proiettili sparati contro Rozerin ("Una bambina dolce, che sapeva badare ai fratellini più piccoli, intelligente, e sempre sorridente con tutti!") e suo padre. Soprattutto, nessuno riesce a spiegarsi perché la bambina sia stata uccisa, colpita da ben 11 proiettili, e questo accresce ancor più il dolore. Sull'episodio al villaggio Yasar vi sono molti interrogativi irrisolti; persino elementi dello Stato Maggiore si sono recati sul luogo della sparatoria per svolgere accertamenti investigativi. Lo Stato Maggiore si è mobilitato dopo che erano apparse dichiarazioni di alcuni soldati sul cruento episodio su organi di stampa: lo Stato Maggiore ha formalmente richiesto al prefetto di Kiziltepe e al capo della procura di Mardin di condurre "un'accurata e dettagliata" indagine sull'episodio, dato che sono emerse voci che un soldato della stazione della Gendarmeria di Senyurt ha pronunciato minacce contro la famiglia Aksu e che Selahattin Aksu era un operatore del JITEM. La Gendarmeria di Senuyrt ha già chiamato a rendere una dichiarazione Davut Bozan, proprietario del terreno agricolo in cui Selahattin Aksu lavorava. Un comitato appositamente formato di rappresentanti del DTP ha incontrato la famiglia Aksu il 7 giugno, per porgere le condoglianze e farsi poi una più chiara idea dell'accaduto. Il comitato ha poi pubblicamente rilevato che per l'intera durata della sua visita al villaggio Yasar, per ascoltarne gli abitanti, alcune persone in abiti civili, su automobili con targa civile, hanno girovagato nei dintorni. Memduh Aksu ha risposto alle domande dei membri del comitato del DTP e ha detto che la famiglia si sente minacciata, dopo le sue prime dichiarazioni sull'accaduto in cui erano chiamati in causa dei soldati, e dopo le dichiarazioni di soldati e ufficiali riportate dalla stampa. Ha detto che vi sono bande armate ovunque e che la Gendarmeria ha messo la famiglia sull'avviso dopo che sono emerse dichiarazioni sulla stampa: ''Noi non abbiamo nemici né sanguinose dispute feudali in corso. Tuttavia ovunque nei dintorni circolano numerose bande armate, come del resto avviene in Turchia. Temiamo, nel dire qualsiasi cosa, per la nostra sicurezza. L'evento ha ricevuto molto risalto sulla stampa e nelle trasmissioni di ROJ-TV, in particolare dopo che la stazione della Gendarmeria ha fatto riferimento a una mia dichiarazione e mi ha messo sull'avviso così: 'Tu hai riferito a ROJ-TV che lo stato ha ucciso tuo figlio'. Persone più grandi e importanti di noi hanno determinato questo evento e noi temiamo, poiché non abbiamo alcuna garanzia riguardo alla nostra vita. Coloro che hanno ucciso Selahattin possono uccidere anche me, già domani. E non sarei in grado di far nulla per impedirglielo. Non vi è giustizia in questo Paese. Non voglio che quel che è accaduto a mio figlio accada ad altri familiari, perciò non li lascerò soli. Rammento che il servizio d'intelligence MIT nel 1992 venne ad arrestare mio figlio". Il comitato del DTP ha attirato l'attenzione sul fatto che il luogo della sparatoria e circondato da ben quattro stazioni della gendarmeria, tre delle quali distano appena due chilometri da lì e un'altra si trova a circa tre chilometri. È pertanto fonte di perplessità che da nessuna di tali stazioni si sia intervenuto allorché si sono uditi i ripetuti spari; ha anche rilevato che Selahattin Aksu era stato frequentemente minacciato prima dell'evento e che aveva persino venduto la sua scheda telefonica a causa di tali minacce e che una volta ritrovati scheda telefonica SIM e telefono cellulare di Selahattin Aksu, si potrebbe far luce su quanto accaduto. Esplosione a Cizre: muore un bambino S¸irnak (Diha), 8 giugno 2006 - Un'esplosione ha avuto luogo nell'area di Cizre, nei pressi dell'Hotel Basak, che è di proprietà del capo dei guardiani di villaggio della zona: il bilancio è di un bambino morto e di cinque persone ferite. Dopo l'esplosione si è creata ulteriore tensione poiché i guardiani di villaggio hanno sparato ripetutamente in aria. L'esplosione, da quanto si è appreso, è avvenuta mentre un veicolo appartenente ai guardiani di villaggio si trovava nei pressi dell'hotel. Tre dei cinque feriti sono in condizioni gravi e sono stati condotti in gran fretta all'ospedale statale di Cizre. Gravemente ferito, il piccolo Nihat Asan (9 anni), ha poi perso la vita in ospedale. Tuttora si prestano cure intensive al 45enne Cudi Murcak e al 37enne Sabri Yural. Il fatto che il figlio di Temel Atak, proprietario dell'hotel, e alcuni guardiani di villaggio hanno sparato numerosi colpi in aria ha contribuito ad accrescere la tensione e l'episodio si è concluso solo con l'intervento sul posto delle forze di sicurezza. Il prefetto locale, Gokhan Azcan, e il comandante della Gendarmeria si sono recati sul luogo dell'esplosione per esaminarlo. Si estende nella provincia di Dersim l'area delle operazioni militari TUNCELI™ (DI™HA), 9 giugno 2006 - Si sta espandendo l'operazione militare turca lanciata dopo una recente azione di guerriglieri dell'HPG in cui è stata bloccata una strada. Truppe speciali turche sono state dispiegate in molti luoghi, alcune aree hanno subito bombardamenti attuati da elicotteri: è quanto riferisce una fonte locale. Le operazioni dell'esercito turco (TSK) contro le Forze di Difesa Popolare (HPG) nei pressi del villaggio di Cicekli, nella zona di Tunceli, nonché nelle zone di Hozat e Ovacik, proseguono senza sosta. Il bosco Zargovit, nell'area tra Cicekli e Hozat, è stato bombardato da elicotteri, mentre sono stati accresciuti i movimenti militari, sia terrestri che aerei, nella zona di Ovacik e Tunceli. L'attività militare è tenuta sotto osservazione, ma non se ne possono fornire informazioni più dettagliate. Le operazioni militari proseguono nelle zone di Hozat e Ovacik ed è stato altresì riferito che unità delle forze speciali sono state dispiegate sui monti attorno a Mazgirt. Il perdurare delle intense attività militari ovviamente disturba la vita della popolazione locale. The Guardian - ''I figli della repressione'': Gli adolescenti kurdi-turchi vanno al PKK dopo aver sopportato anni di brutalità. <> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64> DIYARBAKIR / 5 Giugno 2006 / di Ian Traynor Sevder freme. Cresciuto nella povertà e nello squallore, ha visto colpiti a morte dalle Forze di sicurezza turche i suoi compagni di scuola e ha dovuto reagire di fronte al volgare schernire dei poliziotti turchi nei confronti di sua madre e delle sue sorelle. I suoi rancori si sono nutriti dai racconti senza fine, di famigliari ed amici, sui loro villaggi incendiati nelle colline e decantati nei sobborghi di Diyarbakir. "Ne abbiamo abbastanza" dice un diciassettenne kurdo, che indossa una maglietta del brasiliano Ronaldinho, acquattato nella calda e sporca brulicante città, a due ore dal confine iracheno e siriano. Sevder e i suoi amici sono parte di una nuova ondata di militanza fra i giovani kurdi-turchi. "C'è una generazione diversa oggi a Diyarbakir," dice Sezgin Tanrikulu, avvocato. "Sono giovani tra i 14 e i 20anni. Sono cresciuti in questo posto sentendo di non appartenervi. Non riusciamo a comunicare con loro." Hisyar Ozsoy, antropologo ed esperto di politiche kurde, dice che: "Qui c'è qualcosa di nuovo. Questi sono i figli della serhildan [la parola kurda per indicare intifada, rivolta]." La lunga guerra della Turchia nei confronti della sua minoranza kurda repressa, che arriva al 20% dei 73 milioni di popolazione, si svolge in cicli. Dopo che sette anni fa è scesa, sta adesso nella spirale di una nuova minacciosa fase. Elementi nazionalisti sovversivi all'interno degli apparati di sicurezza turchi, sembra che stiano sfruttando il conflitto tentando di destabilizzare il paese e allo stesso tempo i signori della guerra kurdi, i capi-clan e le élites politiche stanno ugualmente suscitando un conflitto fra le lotte di potere interne. Contemporaneamente, il successo dell'autonomia kurda nel confinante nord-iracheno esercita un'attrazione magnetica sui kurdi del sud-est turco, desiderosi di condividere le libertà che si godono al di là del confine. Per Sevder e i suoi amici Cevat e Sinan, il loro debutto come combattenti di strada in una nuova intifada condotta dai giovani è arrivato due mesi fa, durante tre giorni di disastro a Diyarbakir, costato dieci morti, centinaia di feriti, altre centinaia di arresti e botte, e numerosi altri conteggi ancora da fare. La rivolta si è generata durante i funerali di 4 dei 14 guerriglieri kurdi che sono stati uccisi in un'imboscata delle Forze di sicurezza Turca. I guerriglieri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), considerato un'organizzazione terrorista dalla Turchia, l'Europa e gli Stati Uniti ha una forte presa in questa città di un milione di persone, ricompensando la fedeltà, punendo i traditori e mantenendo la disciplina. "Certo che tutti noi sosteniamo il PKK," dice Cevat, 17 anni "Ogni famiglia qui ha qualcuno nel PKK." La rivolta di marzo e la risposta brutale delle Forze di sicurezza turche ha funzionato come una vera forza di reclutamento per il PKK. "Ci siamo nutriti della discriminazione. Non dovrebbe essere così." dice Cevat. "Ma ogni volta che fanno qualcosa del genere, molta più gente va sulle montagne." "Andare sulle montagne " è una frase comune a Diyarbakir. Significa andare ad aggiungersi ai combattenti del PKK, circa 5,000, nelle loro basi nel vicino Iraq settentrionale. Almeno 100 giovani del posto sono andati sulle montagne negli ultimi mesi, dice il Sig. Ozsoy. "Ragazzi che sono appena scomparsi. Sono come fantasmi. Li avresti visti nei caffè, ma non ce ne sono più." Selamettin Ata, un 44enne negoziante di generi alimentari, il cui figlioletto di 7 anni, Enes, è stato colpito a morte dalla Polizia turca il 30 marzo, ha detto che almeno il 90% della città è simpatizzante del PKK. Enes aveva detto al padre che sarebbe andato a far visita alla zia a 200 metri di distanza. Curioso delle proteste in corso andò a dare un'occhiata, per prendersi una pallottola dritta al cuore. Enes era il più giovane dei 10 civili che in 48 ore sono stati uccisi. Il più anziano ne aveva 78. Cinque dei morti erano adolescenti, uno dei quali è morto con il cranio spaccato. Altre 500 persone sono rimaste ferite. Gli scontri sono stati i peggiori occorsi qui in più di dieci anni. Le loro conseguenze e la povertà generalizzata in una città che sta cuocendo a fuoco lento sulla frustrazione repressa, aiutano a spiegare perché una intifada di giovani potrebbe esplodere con una forza anche maggiore, da un momento all'altro. Durante e dopo i disordini, 180 persone sotto i 18 anni sono state arrestate. Secondo un rapporto dell'Associazione Forense di Diyarbakir basandosi sulle dichiarazioni delle testimonianze e le relazioni mediche, tutti loro sono stati oggetto di gravi abusi durante la detenzione. "Maltrattamenti e tortura illegali sono stati praticati. Il comportamento fuori legge della polizia ha portato ad una nuova dimensione della situazione", si dice nel rapporto. adolescenti hanno detto di essere stati ripetutamente colpiti, minacciati di morte o di stupro, immersi nell'acqua gelida, sottoposti a getti d'acqua scaricati a forte pressione. con le sigarette spente sui loro corpi. I tre quarti degli arrestati erano originari dei villaggi collinari che circondano Diyarbakir, la loro militanza è un'eredità della sporca guerra che, in questa regione, ha raggiunto il suo picco nei primi anni Novanta, quando l'esercito turco ha usato la politica della terra bruciata per spopolare migliaia di villaggi kurdi sulle montagne. Come risultato, un milione e mezzo di kurdi sono diventati sfollati, riversandosi nelle città come Diyarbakir, che ha triplicato la sua grandezza in poco più di un decennio. La disoccupazione è almeno al 70% e si stima che 28mila bambini spendano la gran parte della loro vita sulle strade - 700 dei quali cercando di vivere raccogliendo i rifiuti nella discarica della città. I turchi hanno svuotato i villaggi montani in parte per cercare di distruggere l'appoggio rurale alla guerriglia, invece, hanno creato un movimento di guerriglia urbana. Di fronte a questa crisi, il Governo turco di Recep Tayyip Erdogan sembra essere perdente. Erdogan era stato applaudito per essere andato due volte a Diyarbakir l'anno scorso, indicando un cambio politico verso la conciliazione e la concessione. Ma, non ha dato seguito alle promesse e la leadership politica kurda è ormai disincantata. Il Partito della società democratica(DTP), il principale partito nazionalista kurdo, generalmente visto come l'ala politica del PKK o lo Sinn Féin kurdo, amministra 56 comuni nel sud-est turco. Ma il vero potere nella regione è esercitato dai militari turchi e dai burocrati di Ankara inviati come Governatori regionali. Il sistema elettorale turco è strutturato in modo tale da mantenere i nazionalisti kurdi fuori dal Parlamento di Ankara. Un partito ha bisogno del 10% su scala nazionale per entrare in Palamento. Il DTP, che ha raggiunto il 45% dei voti nel sud-est alle ultime elezioni nel 2002, non arriva ad ottenere il 10% a livello nazionale. In assenza di canali politici, gli uomini della violenza da entrambe le parti continuano a dominare. I figli di Diyarbakir stanno crescendo per ingrossare le file dei "terroristi". Al centro di Diyarbakir un drappo rosso e bianco è appeso sulla via principale. "Felice è colui che può dirsi turco" vi si legge, suona come derisorio a Selamettin Ata in lutto per la morte di suo figlio. "Non mi è permesso dire sono kurdo e orgoglioso di esserlo" dice. Contesto: I kurdi, popolazione montana e tribale di almeno 20milioni di musulmani sunniti, è divisa fra il nord Iraq, la Siria, l'Iran e la Turchia, dove si trova la più grande comunità, fino a 15 milioni - la cifra esatta è sconosciuta. Dopo una lunga storia di rivolte e repressioni brutali nel XX secolo, l'attuale conflitto turco-kurdo è scoppiato nel 1984, con Abdullah Ocalan, il leader carismatico della guerriglia del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, a guida della ribellione. Ne è conseguita una lunga sporca guerra, con gli squadroni della morte e gli spietati guerriglieri kurdi, che seminavano il terrore. Migliaia di villaggi kurdi nell'area del sud-est sono stati incendiati e 1.5 milioni di kurdi sono stati sradicati, prima del cessate il fuoco dichiarato nel 1999, dopo che Ocalan, il nemico numero uno della Turchia, fu arrestato ed incarcerato. La guerra è ricominciata nel 2004, quando i ribelli hanno dichiarato finita la tregua. Il conflitto attualmente è in crescita. In 20 anni, ha prodotto circa 40,000 morti. Ahmet Turk: se i kurdi in Turchia avessero i diritti di cui i turcomanni godono in Irak, gli scontri avrebbero fine <> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64> Ankara (Diha), 3 giugno 2006 - Ahmet Turk, co-presidente del Partito della Società Democratica (DTP), ha posto in evidenza, per replicare alla valutazione delle autorità turche secondo la quale "I turcomanni sono sotto pressione", che i turcomanni sono rappresentati a livello ministeriale nell'ambito del governo centrale iracheno, possono ricevere l'istruzione in lingua madre e istituire propri partiti; poi Turk ha aggiunto che "se tali diritti, dei quali la Turchia non si cura, fossero garantiti ai kurdi, gli scontri sul territorio turco avrebbero fine nell'arco di 24 ore''. Nel quartier generale del DTP si è riunita l'assemblea dei membri, presieduta dai due co-presidenti. In agenda vi erano temi come gli sviluppi politici, la preparazione dell'assemblea generale e la visita compiuta di recente da Turk e Aysel Tugluk nella Regione Federale Kurda (Irak settentrionale). Ahmet Turk ha pronunciato il discorso inaugurale, con importanti frasi riguardo alla visita nella Regione Federale Kurda e agli eventi che si stanno registrando in Turchia; ha richiamato l'attenzione sul conflitto che sta emergendo tra secolarismo e anti-secolarismo, dopo l'aggressione armata ai giudici del Consiglio di Stato: "è emerso che delle bande erano dietro tale assalto e che tali bande hanno agganci a vari livelli dell'apparato statale e sono dotate d'una struttura organizzata''. Turk ha poi affermato che non può esservi opportunità di rendere la Turchia trasparente e portare alla luce del sole connessioni oscure se non si risolve la Questione Kurda, se non si promuove un progetto democratico e se non si crea un ambiente propizio al dialogo. Turk ha indicato che il maggior ostacolo al cammino verso la democrazia è la Questione Kurda e ha dichiarato di credere che i problemi, nel 21esimo secolo, non possano essere risolti con la violenza e con le armi da fuoco e che la Questione Kurda può essere risolta all'interno del contesto unitario della Turchia. Turk ha evidenziato che i Kurdi pongono domande al livello adeguato alla situazione del mondo moderno e che vi è "un progetto di democrazia. In tale progetto dovrebbe prepararsi un contesto in cui i Kurdi possano liberamente esprimersi e organizzarsi e usufruire del loro diritto a ricevere istruzione, utilizzare liberamente la loro madrelingua in ambito pubblico. Dovrebbero prodursi sviluppi che aprano la strada a una politica democratica. Tuttavia, da un lato la Turchia è spinta verso un clima di tensione e di scontro, e nessuno di noi lo vuole, dall'altro si blocca il cammino verso una politica democratica. Vi è una soglia percentuale del 10% dei voti, in Turchia, e questa soglia blocca la strada verso la politica democratica ed è il principale ostacolo posto di fronte ai Kurdi, impedendo loro di essere rappresentati in Parlamento e di esprimervi le loro idee. Da un lato si dice che vi è un conflitto e dall'altro si sbarra la strada a una politica democratica. Noi diciamo: si crei un clima favorevole al dialogo, si rimuovano le tensioni, si cancelli la soglia elettorale del 10%, e si apra la strada alla politica democratica. La Turchia si sbarazzerà così di un contesto che genera tensione. Quantunque noi esercitiamo ogni genere di sforzo per porre fine a questo periodo di tensione, lo stato non compie alcuno sforzo per aprire la strada alla politica democratica''. Lo svilupparsi in Turchia di una situazione conflittuale perdurante ha favorito un'accresciuta proliferazione di bande violente, afferma Turk, che prosegue: "Esse hanno quasi trasformato la Turchia in un luogo di rifugio per ladri e bande criminose''. Poi asserisce che le bande che emergono a sostegno del patriottismo hanno risospinto la Turchia verso il caos. Turk fa anche appello al Presidente Ahmet Necdet Sezer, affinché ponga in azione il Consiglio per la Sorveglianza dello Stato (DDK) allo scopo di ricercare e scoprire le suddette bande; a detta di Turk principalmente il DDK e il Consiglio Ispettivo dovrebbero rendersi operanti e investigare a fondo la problematica. La Turchia sta ora viaggiando verso il caos; il quadro attuale è una reminiscenza degli Anni '80. L'apparato burocratico turco sta agendo in base a una logica di prevenzione della democrazia. A detta di Turk l'azione delle bande si accorda con tale logica. Parlando dell'incontro dell'Internazionale Socialista tenutosi nella Regione Federale Kurda, Turk ha dichiarato che rappresentanti di partiti di numerosi partiti europei hanno preso parte all'incontro organizzato dal Gruppo Kurdo e in esso la Questione kurda è stata discussa sotto ogni aspetto. Turk ha dichiarato di aver esposto nell'incontro le proprie idee al riguardo, asserendo che la Questione Kurda deve essere risolta per consentire l'avvento della democrazia in Medio Oriente e per avviare un processo democratico: "la democrazia non giungerà in Medio Oriente se la Questione Kurda non verrà risolta. Qualora la Turchia risolva tale problema, contribuirà, in tal modo, all'avvento della democrazia in Medio Oriente". Turk ha poi rammentato una valutazione dello stato turco sul fatto che i "Turcomanni sono sotto pressione" e l'auspicio che i medesimi diritti garantiti ai Turcomanni in Irak siano accordati ai Kurdi in Turchia; ha anche richiamato l'attenzione sul fatto che ogni tipo di iniziativa democratica dovrebbe essere intrapresa per garantire che i Turcomanni possano continuare a vivere in piena libertà, sviluppando la propria lingua, cultura e identità, e da ciò ha tratto spunto per asserire che ogni popolo dovrebbe essere messo in grado di esprimersi liberamente; infine ha aggiunto: "Da un lato si scorge che i Turcomanni sono rappresentati nelle istituzioni parlamentari irachene e possono mostrare la loro identità; vi sono partiti turcomanni, rappresentati anche a livello ministeriale nel governo centrale. I turcomanni possono provvedere all'educazione nella loro madrelingua; e possono vivere insieme al popolo kurdo, nell'area. Se questi diritti, che la Turchia dimostra di non apprezzare, fossero garantiti ai kurdi qui, gli scontri armati in Turchia si concluderebbero entro un arco di 24 ore, le tensioni svanirebbero, e la strada verso la politica democratica risulterebbe aperta. Noi dichiariamo che non vogliamo spargimenti di sangue, né lacrime e che nel 21esimo secolo i problemi non possono essere risolti per mezzo delle armi e della violenza. Deve essere aperta la strada della politica democratica e i popoli della regione e gli intellettuali presenti in Turchia devono prendere parte alla risoluzione della problematica". I co-presidenti del DTP incontrano il PCDK HEWLER (DIHA), 31 maggio 2006 - Ahmet Turk e Aysel Tugluk, co-presidenti del Partito della Società Democratica (DTP), proseguono la loro visita nella Regione Federale Kurda (Irak settentrionale) volta a stabilire contatti e nell'ambito di essa hanno incontrato Faik Gulghi, presidente del Partito per la Soluzione Democratica in Kurdistan (PCDK). Ahmet Turk e Aysel Tugluk sono accompagnati dal vicepresidente del DTP Nazmi Gur e dal segretario per l'Europa, Faik Yagizay; essi hanno incontrato, oltre a Faik Gulphi, vari membri dell'ufficio politico del PCDK (Emir Sitan, Necibe Omer, Osman Rekani) nonché Ronak Muhammed Resit, esponente della Commissione Donne). In rappresentanza della municipalità di Hewler ha partecipato all'incontro, tenutosi presso l'hotel Xanzad, Yunus Musa Ahmet. In precedenza gli esponenti del DTP avevano partecipato all'incontro organizzato dal Gruppo di Studio sui Kurdi dell'Internazionale Socialista, tenutosi nella Regione Federale Kurda. Il Presidente del PCDK, Gulphi, ha rilasciato una dichiarazione al termine dell'incontro, dicendosi felice della visita di un comitato di rappresentanti del DTP; ha poi anche detto che importanti sviluppi stanno avendo luogo nel Kurdistan (iracheno) e che se ne potranno ricavare significativi vantaggi. Ha poi portato l'attenzione sul fatto che i partiti politici attualmente al governo in Irak non sono in grado di rispondere alle aspettative della popolazione e che il PCDK intende portare avanti una linea politica incentrata sulla popolazione. Necibe Omer ha poi fornito informazioni sui problemi delle donne riscontrabili nella Regione Federale Kurda. In seguito Ahmet Turk ha dichiarato di ritenere anch'egli positivi gli sviluppi nell'area kurdo-irachena e che tali sviluppi possono risultare importanti anche per i kurdi che vivono nelle altre aree. Turk ha poi sottolineato che è necessario che i partiti attualmente al potere nel governo regionale kurdo-iracheno devono rivestire un ruolo più incisivo nella soluzione della Questione Kurda e che di questi aspetti si è ampiamente discusso nell'incontro tra DTP e PCDK. Turk ha poi espresso l'auspicio di sviluppare buone relazioni con il PCDK nel prossimo periodo e che tutti i partiti kurdi instaurino tra loro un dialogo finalizzato alla soluzione della Questione Kurda. Al termine dell'incontro Faik Gulphi ha presentato vari doni ad Ahmet Turk e Aysel Tugluk. Un sindaco kurdo rischia il carcere a causa di un funerale AFP, 30 maggio 2006 - Osman Baydemir, sindaco della città di Diyarbakir, nella Turchia sud-orientale, corre il rischio di essere condannato alla carcerazione per un anno. La procura lo ha accusato in riferimento al fatto che egli ha messo a disposizione un'ambulanza del servizio pubblico per il trasporto del corpo di un guerrigliero kurdo, ucciso durante uno scontro armato con l'esercito turco. L'episodio avvenne nel marzo 2005. Fonti giudiziali riferiscono che la procura ha formulato un'accusa formale a carico del sindaco, che è uno tra i più popolari politici kurdi in Turchia, per aver procurato una perdita finanziaria alla municipalità. La stessa accusa è stata rivolta a tre importanti collaboratori del sindaco Baydemir. Nell'atto d'accusa si riferisce che un'ambulanza della municipalità fu autorizzata a prendere a bordo, a Diyarbakir, il corpo di un militante ucciso e a trasportarlo a Gaziantep, città situata 320 chilometri più a ovest, dove poi si svolse il funerale del guerrigliero, appartenente al PKK; si dice anche che l'autista ricevette una somma di denaro per far fronte alle spese del viaggio. Baydemir è sottoposto anche a un'altra inchiesta giudiziale, in cui è accusato di aver "lodato il terrorismo": il riferimento è al fatto che a marzo di quest'anno ha provato a convincere i kurdi, ribellatisi sia a Diyarbakir che in altre città limitrofe, a porre fine alla loro rivolta urbana, che stava producendo vittime; nel rivolgere parole ai giovani rivoltosi kurdi, Baydemir ne aveva anche elogiato il coraggio. Da ciò è derivato lo spunto per accusarlo; d'altronde spesso accade in Turchia che politici kurdi siano sospettati di appoggiare il PKK, movimento che ha combattuto contro le autorità di Ankara un conflitto a partire dal 1984.
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