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Del Mondo Kurdo n. 9
- Subject: Del Mondo Kurdo n. 9
- From: "Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia" <uiki.onlus at fastwebnet.it>
- Date: Sat, 27 May 2006 10:16:40 +0200
Del Mondo Kurdo Anno 6 - numero 9 a cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia <http://www.kurdistan.it>www.kurdistan.it (italiano), <http://www.kurdishinfo.com>www.kurdishinfo.com (multilingue) INDICE Chiudere il DTP non è una soluzione HPG: reso noto il bilancio delle operazioni degli ultimi tre giorni Guardiani di villaggio depongono le armi Due tribunali e due decisioni differenti su dichiarazioni contenenti le parole " ''DTP: i kurdi non vogliono tornare alla violenza''. Assemblea generale sugli scomparsi: serata finale impedita dal governatorato Presentate al Consiglio d'Europa oltre 3 milioni di firme in favore di Abdullah A Siirt i guardiani di villaggio depongono le armi A Malatya, per ragioni di sicurezza, il processo a Tanju Cavus Gli eserciti turco e iraniano stanno compiendo operazioni militari a Kelares Le Nazioni Unite sono preoccupate per i profughi kurdi presenti in Irak Kurdi iraniani chiedono all'ONU lo status di rifugiati CARCERI: Visita a Öcalan; i minorenni arrestati Bayik: subiamo attacchi a causa della disputa su Kirkuk Chiudere il DTP non è una soluzione ANKARA (22.05.2006) È stato compiuto un nuovo tentativo di giungere alla chiusura del Partito della Società Democratica (DTP). Un atto scritto è stato elaborato dal Tribunale Penale di Diyarbakir per chiedere la chiusura del partito e ad esso i dirigenti del DTP hanno risposto che "la chiusura di un partito non è una soluzione". La Corte Penale di Diyarbakir è quella in cui è sotto processo Murat Avci, presidente del DTP nella provincia di Siirt, a causa di discorsi pronunciati quando erano in corso scontri ad Amed, alcune settimane fa). Il Tribunale suddetto ha redatto una lettera indirizzata al procuratore presso la Corte Suprema, richiedendo la chiusura del DTP. Lo scritto, inviato alla Corte Suprema, fornisce un pretesto per avviare un'inchiesta giudiziale, la cui finalità è ottenere la chiusura del DTP. Per quanto si sa, il procuratore può prendere il considerazione i discorsi pronunciati da alti dirigenti o amministratori centrali di un partito politico come pretesto per avviare un processo in cui si chiede la chiusura del partito stesso; un discorso di un presidente provinciale, dunque, non potrebbe costituire un pretesto per dar luogo a questo tipo di processi. Se stuttavia vi sono una serie numerosa di discorsi di questo tipo, possono essere presi in considerazione per un'azione finalizzata alla chiusura del partito, asserendo che esso è un "punto focale" per azioni illecite. I dirigenti del DTP hanno dichiarato che lo scritto del Tribunale Penale di Diyarbakir sarà un contributo ad azioni analoghe da parte della Corte Suprema. Naci Kutlay, vicepresidente del DTP, ha dichairato che le prove da addurre per chiedere la chiusura del partito saranno raccolte dal procuratore generale prendendo in considerazione l'intero periodo da quando il partito è stato istituito e probabilmente si terrà anche conto dell'atteggiamento dei media durante gli scontri di Diyarbakir. Kutlay ha anche evidenziato che preparativi di questo genere per giungere alla chiusura del DTP non sono affatto una novità. Ha poi spiegato che nessun problema può essere risolto con la chiusura del partito. Il vicepresidente del DTP ha poi asserito che i partiti sono presenti nei contesti democratici per provare a risolvere alcuni problemi, e si è espresso in questi termini: "Con la chiusura del DTP non è in questione la soluzione di problemi; è possibile chiudere il partito con espedienti legali, ma ciò non può risolvere alcun problema. Del resto il problema non è certo il contesto legale in cui il partito è inserito, per fare qualcosa che contribuisca a risolvere i problemi". HPG: reso noto il bilancio delle operazioni degli ultimi tre giorni BEHDINAN (ANF, 23.05.2006) - Il BIM, Centro Comunicazioni delle Forze di Difesa Popolare (HPG), ha reso una dichiarazione esplicativa riguardo agli scontri armati occorsi tra il 19 e il 22 maggio; in essi sono morti un poliziotto e cinque soldati. Il BIM ha informato che le operazioni militari che hanno portato agli scontri sono state avviate dalle forze armate turche nell'area rurale attorno ad Amed e tuttora proseguono. Eccovi la dichiarazione testuale dell'HPG: ''- Il 22 maggio, verso le 9 e 30 del mattino, un veicolo militare che si stava recando alla caserma della Gendarmeria di Caldiran, collegata a Elbax (Baskale), è stato intercettato dai nostri guerriglieri. Nel veicolo viaggiavano 10 soldati: quattro di essi (tra i quali un sergente) hanno perso la vita, mentre altri tre sono rimasti feriti. Dopo lo scontro le forze armate turche hanno compiuto un'azione militare di perlustrazione nella zona, ritirandosi però in serata senza aver concluso nulla. - Il 22 maggio, il veicolo militare che si stava recando alla caserma della Gendarmeria di Hamamlar, proveniente da quella centrale di Cewlik (nella provincia di Bingol) è stato intercettato dai nostri guerriglieri verso mezzogiorno: nella successiva azione armata un soldato è mrto e un altro è rimasto ferito. Dopo lo scontro è stata avviata un'operazione militare nella zona, durata fino a sera inoltrata, quando i soldati si sono ritirati dopo una perlustrazione infruttuosa. Nello scontro e nella fase successiva i nostri guerriglieri non hanno avuto alcuna perdita. - Il 20 maggio una stazione di polizia a Ovacik, nella provincia di Dersim, è stata avvistata dai nostri guerriglieri. I poliziotti che si trovavano nel giardino della stazione sono stati colpiti da ordigni esplosivi e armi da fuoco e uno di essi è morto, mentre un altro è stato ferito gravemente. Dopo tale azione armata, le forze statali hanno interrotto l'erogazione di elettricità nell'area provinciale e chiuso le vie d'ingresso e d'uscita da essa. L'azione è stata compiuta dai nostri guerriglieri per ricordare l'amico Nadir, divenuto martire il 15 maggio a Erzincan. - II 20 maggio un'operazione militare è stata avviata dall'esercito turco e ha riguardato il villaggio di Hacicerkez, nell'area Sehit Kendal, presso Amed. L'operazione è stata condotta da piccole unità militari fino alle tre del pomeriggio, quando i nostri guerriglieri ne hanno avuto avvisaglie. - Tra il 19 e il 23 maggio un'operazione militare è stata avviata a Sehid Brusk (area di Amed). L'operazione tuttora prosegue nelle zone di Prejman, Tunakrag, Beyaz Cesme, Cilbeni, Piran, Xacek e Gilbê. Le forze armate turche conducono l'operazione mediante unità militari che includono dai 30 ai 50 soldati; essi operano di nascosto nottetempo e sono soliti ritirarsi al mattino''. Guardiani di villaggio depongono le armi <> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64> VAN (DIHA), 25 maggio 2006 Sei guardiani di villaggio di Kalkali, nel distretto Bahcesaray della provincia di Van, hanno deposto le armi e dichiarato che non vogliono prendere parte a operazioni militari. Le operazioni militari s'intensificano e cresce il disagio tra i guardiani di villaggio, che potrebbero essere impediti di fuoriuscire dai loro villaggi a causa delle stesse operazioni. Süleyman Kazanli, Selahattin Kazanli, Cemal Ak, Hatim Ak, Sener Ak e Abdurrahman Ak sono i nomi di guardiani di villaggio operanti a Kalkali che, recandosi al comando distrettuale della Gendarmeria, hanno deposto le loro armi. I sei guardiani di villaggio hanno dichiarato di aver deposto le armi poiché erano stati costretti a partecipare a operazioni militari e tuttavia non volevano prendere più parte alle operazioni stesse. Due tribunali e due decisioni differenti su dichiarazioni contenenti le parole " <> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64> VAN (DIHA), 23 maggio 2006 Il processo aperto a carico di Adil Kotay, presidente della sezione di Van dell'Associazione di Solidarietà con le Famiglie dei Detenuti (TUHAY-DER) per il fatto che egli ha utilizzato l'espressione 'Signor Ocalan' si è concluso con un'assoluzione, essendosi tenuto conto dell'ampiezza della 'libertà di espressione'; in un distinto processo, tuttavia, due persone hanno subito sanzioni per lo stesso motivo. Il fatto che si siano prese due decisioni differenti in due processi differenti, uno svoltosi a Van e l'altro ad Hakkari, ha suscitato perplessità e interrogativi. La seconda sezione del Tribunale Penale di Van è giunta alla conclusione di assolvere Adil Kotay, nel processo aperto a suo carico per aver utilizzato l'espressione "Signor Ocalan" il 10 ottobre 2005, mentre si trovava nella via Sanat Street; il tribunale ha valutato il fatto tenendo conto dell'ampiezza della "libertà di pensiero". Il tribunale penale di Hakkari, invece, ha disposto con sentenza la carcerazione di Gulistan Koc e Emine Akboga, che avevano utilizzato quella stessa espressione in una dichiarazione da essi resa il 27 luglio 2005. Koc e Akboga hanno ricevuto la condanna a un mese di carcere perché accusati di aver "elogiato il colpevole". La loro sentenza è stata poi mutata in condanna al pagamento di 600 nuove lire turche (YTL); intendono proporre appello riguardo alla decisione giudiziale. Adil Kotay, (presidente di TUHAY-DER) ha descritto la decisione di assoluzione nel suo caso parlando di prevalenza del diritto e ha poi portato l'attenzione sulla contraddizione presente nel sistema giudiziario, rilevando che la legge è applicata differentemente in ciascuna città. Kotay ha rammentato che finora innumerevoli processi sono stati aperti a suo carico e per la maggior parte riguardavano dichiarazioni contenenti frasi come "Signor Ocalan" e simili. Più volte Kotay si è espresso dicendo che non si tratta di un crimine; a suo dire questo tipo di processi viene aperto nei confronti suoi e di altri in base quanto riferiscono autorità di sicurezza. Utilizzare l'espressione 'Signor Ocalan' nel corso di dichiarazioni non è un crimine, sostiene Kotay, affermando di aver utilizzato tale espressione in suoi discorsi e che "anche se il procuratore ha giudicato questo un crimine, il giudice ha valutato diversamente, che non si tratta di un crimine". Kotay auspica che la sentenza in suo favore possa valere come precedente per altri tribunali, in modo tale che "questo processo possa contribuire a trovare soluzioni ai problemi della gente". ''DTP: i kurdi non vogliono tornare alla violenza''. The New Anatolien - ANKARA / 22 Maggio 2006 Il popolo kurdo non sopporta la violenza e non vuole che nessuno, né soldato, né agente di polizia, muoia in questo paese, ha detto, nel fine settimana, il co-segretario del DPT (Partito della società democratica) Ahmet Turk. Parlando al Congresso del DTP nella provincia orientale di Van, sabato, Turk ha detto che della "Questione kurda" si sta dibattendo in Turchia così come nel mondo, e che oggi chiunque, anche le autorità politiche, stanno facendo positivi passi in avanti per trovare una soluzione a questa questione. Turk ha detto che il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan aveva già ammesso che esiste una Questione kurda, aggiungendo che i governi sono parzialmente colpevoli di aver creato il problema. Il Primo Ministro Erdogan aveva per la prima volta menzionato la questione kurda in una visita nella provincia sud-orientale di Diyarbakir lo scorso agosto, quando promise di andarlo a trattare attraverso "più democrazia". Ciò nonostante, ha dovuto fare marcia indietro a causa delle dure reazioni conseguenti al suo discorso. "Il popolo kurdo non vuole tornare alle armi e alla violenza. Vogliamo che le armi siano abbandonate. Non vogliamo che nessuno, né soldato né poliziotto, muoia in questo paese. Possiamo risolvere questo problema all'interno della Turchia", ha detto Turk. Turk ha detto anche che Erdogan disse, che non avrebbe voluto discutere di questo problema a meno che non si abbandonassero le armi. "Si risolverà il problema kurdo insieme ai kurdi" ha detto Turk. "Bisogna che ci si riconosca come la controparte. Si vuole riconoscere quelli che vogliono la democrazia come controparte. Lui è anche il mio Primo Ministro ed egli deve comprendere l'opinione pubblica." Assemblea generale sugli scomparsi: serata finale impedita dal governatorato <> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64>DIYARBAKIR (DIHA), 19 maggio 2006 La serata conclusiva della 5a Assemblea Internazionale sulle Persone Scomparse (in programma la scorsa settimana) avrebbe dovuto tenersi, ma il suo svolgimento è stato impedito dal Governatorato di Diyarbakir, con una decisione che i rappresentanti delle associazioni organizzatrici dell'Assemblea, YAKAY-DER e ICAD, hanno pubblicamente denunciato. YAKAY-DER è l'Associazione di Solidarietà con i Familiari degli Scomparsi e ICAD è il Comitato Internazionale Contro le Sparizioni: le due organizzazioni avevano programmato una serata di attività per il 19 maggio, ma essa ha subito l'ostacolo da parte del governatorato. La richiesta di far svolgere la serata all'aperto, in uno spazio aperto tra le piazze Istasyon e Dagkapi, è stata respinta con la motivazione che "potrebbero scaturirne provocazioni e un'organizzazione terroristica potrebbe servirsene materialmente". Il governatorato ha asserito che la serata avrebbe potuto svolgersi, se fosse stata in uno spazio chiuso e circoscritto. Gli organizzatori hanno reagito alla decisione avversa e poi hanno dichiarato che non si sarebbe realizzato il programma della serata. La presidentessa di YAKAY-DER, Pervin Buldan, ha dichiarato che si tratta di una decisione non sorprendente: "E' un tipo di decisione al quale siamo abituati. Simili decisioni sono prese costantemente. Pertanto non siamo sorpresi. In ogni caso puntiamo a realizzare incontri internazionali in spazi aperti". Ha poi proseguito denunciando pubblicamente la odiosa decisione del governatorato e ha asserito che "simili divieti comportano numerosi svantaggi per il Paese e nulla si può guadagnare quando si vieta qualcosa." Ozlem Gumustas, rappresentante di ICAD in Turchia, ha dichiarato che i Kurdi intendevano levare una voce pacifica, parlando nel corso dell'Assemblea Generale delle loro sofferenze assieme a persone di altri popoli, provenienti da differenti contesti geografici. Ha poi dichiarato che si tratta di una decisione che rattrista e che non si scorge alcuna ragione realistica alla base del rifiuto. "Di fatto si tratta di un messaggio politico. Noi parliamo qui di pace e di soluzioni pacifiche e questo è l'approccio che emerge dalla parte contrapposta". Occorre anche dire che Basak Sahin stava partecipando ai lavori dell'Assemblea in qualità di traduttrice per la lingua spagnola e il 18 maggio è stata sottoposta a fermo, mentre si trovava all'interno del Tourist Hotel. In seguito un tribunale ne aveva disposto il rilascio. La motivazione dichiarata alla base del fermo era che Basak Sahin non aveva reso dichiarazioni in due processi che la riguardavano: a suo carico pendono infatti accuse di aver violato la Legge 2911 che riguarda l'attività finalizzata alla sicurezza in occasione di incontri pubblici e manifestazioni. Il tribunale ha rilasciato Basak Sahin dopo che ella ha reso la sua deposizione. Presentate al Consiglio d'Europa oltre 3 milioni di firme in favore di Abdullah ANF, Strasburgo, 18 maggio 2006 La raccolta di firme per il Leader del Popolo Kurdo, Abdullah Ocalan, si è svolta sia nelle quattro aree del Kurdistan che tra i Kurdi in esilio e ha Prodotto come risultato 3236833 firme. Esse sono state presentate a Strasburgo al Consiglio d'Europa a seguito di una manifestazione nel parco del Palazzo dei Congressi, alla quale hanno preso parte, nonstante il maltempo, migliaia di persone, provenienti da altre zone della Francia, dal Belgio, dall'Olanda, dalla Svizzera e dalla Germania. La manifestazione ha avuto inizio alle 11:40 e nel corso di essa hanno pronunciato discorsi Ali Yig˜it, presidente del KNK (Congresso Nazionale del Kurdistan), Nizamettin Tog˜uç, presidente del KON-KURD (Confederazione delle Associazioni Kurde in Europa), Ahmet Dere (esponente del KNK) e Mahmut S¸akar (avvocato di Abdullah Ocalan). Essi, riuniti poi in delegazione, hanno presentato le firme raccolte al Consiglio d'Europa. Materialmente le firme erano portate da 20 donne kurde, che indossavano vestiti tradizionali. Il Seretariato del Consiglio d'Europa ha accettato la consegna delle firme. La raccolta di firme era stata avviata dal KON-KURD il 13 luglio 2005 al fine di attestare che il signor Abdullah Ocalan rappresenta la volontà politica della popolazione che abita in Kurdistan. Gli organizzatori della raccolta hanno dichiarato che le firme sono state raccolte non solo nelle quattro parti del Kurdistan, ma anche tra i Kurdi presenti in Europa e nei Paesi ex-sovietici della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI). Hanno anche annunciato le seguenti cifre: 135078 firme raccolte tra i Kurdi esuli in Paesi europei, 326000 firme raccole nel Kurdistan Sud-Occidentale (Siria), 327550 nel Kurdistan Orientale (Iran), 500605 nel Kurdistan Meridionale (Irak) e 1947600 nel Kurdistan Settentrionale (Turchia). Riguardo alle cifre gli organizzatori hanno specificato che si tratta delle firme finora pervenute, ma che altre firme sono state raccolte, ma le schede non sono ancora giunte a loro per il conteggio. L'organizzazione ha anche reso noto il numero delle firme sequestrate dalle autorità dopo la raccolta (141000 in Siria, 180000 in Iran); ha inoltre dichiarato che delle persone impiegate nell'attività di raccolta delle firme, 129 sono state fermate e 87 hanno subito arresti. È intervenuto alla manifestazione di Strasburgo il Presidente del Kongra-Gel, Zübeyir Aydar, dichiarando che dopo un lavoro di organizzazione di questo "referendum" durato 10 mesi è possibile dire che il Presidente Abdullah Ocalan è il rappresentante politico di milioni di persone; ha poi sottolineato che APO è da sette anni in isolamento a Imrali e tuttavia non è solo, proprio perché rappresenta milioni di Kurdi. Alla manifestazione hanno preso parte anche alcuni europarlamentari del gruppo GUE: l'italiano Vittorio Agnoletto, la tedesca Feleknas Uca (di origine kurda) e il ceko Joromir Kohlicek. Uca: senza una soluzione della Questione Kurda, è impossibile che la Turchia entri a far parte dell'UE; i presidenti dei Paesi europei devono dimostrarsi coraggiosi e compiere passi avanti al fine di risolvere la Questione Kurda; in particolare, gli stati europei devono rispettare la volontà della popolazione kurda, che ha indicato in Abdullah Ocalan il proprio rappresentante politico. Agnoletto ha dichiarato che il popolo kurdo non è solo e ha poi sottolineato in special modo che le linee politiche finalizzate al rispetto dei diritti umani e alla pace sono quelle per le quali il popolo kurdo riceve il maggior sostegno; ha aggiunto che il problema della condizione di Abdullah Ocalan non riguarda soltanto la popolazione kurda, ma è anche una problematica culturale e una questione di giurisprudenza internazionale. La Turchia, sostiene Agnoletto, non può dire che deve di diritto entrare a far parte dell'UE senza prima accettare e rispettare le condizioni poste dall'UE stessa. La prima di tali condizioni esige che sia mutata la Costituzione della Republica Turca. Kohlicek ha detto che occorre in primo luogo far crescere in Turchia la democrazia e i diritti delle minoranze e ha poi dichiarato l'appoggio alla lotta del popolo kurdo per la libertà e che tale sostegno è basato sul fatto che ogni popolo ha il diritto di difendere con strumenti democratici le proprie prerogative. La manifestazione di Strasburgo si è conclusa con un concerto di vari cantanti kurdi. A Siirt i guardiani di villaggio depongono le armi SIIRT (DIHA), 18 maggio 2006 - Mentre proseguono nell'area rurale attorno a Siirt le operazioni militari dell'esercito turco (TSK) contro le Forze di Difesa Popolare (HPG), i guardiani dei villaggi di Kustepe (Xezta), Boyuncuk (Hetme) e Cevrimli hanno deposto le armi. Con l'aumentare dell'intensità delle operazioni militari, cresce anche il numero dei guardiani di villaggio che depongono le armi. In base alle informazioni di cui si dispone, i guardiani dei villaggi di Kustepe (Xezta), Boyuncuk (Hetme) e Cevrimli non hanno voluto prendere parte a operazioni contro l'HPG e hanno deposto le loro armi. Il numero di coloro che hanno deposto è: 8 guardiani di villaggio a Kustepe, 4 a Boyuncuk e 6 a Cevrimli; essi hanno dichiarato d non voler prendere parte a operazioni militari. Le notizie diffuse da fonti locali parlano anche di molti altri guardiani di villaggio che intendono deporre le armi per la stessa ragione e dicono anche che coloro che hammo manifestato l'intenzione di deporre le armi sono stati minacciati dal comando della Gendarmeria di Eruh. È stato inoltre dichiarato che alcuni dei guardiani che hanno deposto le armi provengono dal gruppo tribale Haruna e hanno lavorato come guardiani di villaggio sin dal 1992, prendendo parte a numerose operazioni militari. A Malatya, per ragioni di sicurezza, il processo a Tanju Cavus HAKKARI (DIHA) 16 maggio 2006- È stato trasferito ad altra sede giudiziale il processo a carico di Tanju Cavus, il sergente che era accusato di "aver provocato la morte di un uomo con condotta eccessiva" e il ferimento di altre cinque persone, quando aprì il fuoco contro la gente nel corso degli eventi che ebbero luogo a Semdinli, nell'area di Hakkari. Precisamente la nuova sede del processo è a Malatya: è stata addotta per il trasferimento di sede la motivazione delle ragioni di pubblica sicurezza. Il sergente Tanju Cavus era stato arrestato per aver causato la morte di Ali Yilmaz e il ferimento di 5 persone, quando aprì il fuoco contro la folla che protestava per il fatto che era stata scagliata una bomba contro la Libreria Umut a Semdinli, il 9 novembre 2005. Cavus era stato poi rilasciato, nel corso della prima udienza processuale del 18 gennaio 2006, ed era ricomparso al cospetto dell'Alto Tribunale di Hakkari il 17 marzo per la seconda udienza del processo a suo carico. È stato riferito che il processo al sergente Tanju Cavus è stato trasferito a Malatya per ragioni di pubblica sicurezza e una nuova udienza processuale dovrebbe svolgersi presso l'Alto Tribunale Penale di Malatya il 18 maggio 2006. L'avvocato che rappresenta le vittime, Sedat Tore, ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna comunicazione della decisione di spostare il processo a Malatya; ha tuttavia anche ribadito che sarà presente all'udienza. Il sergente Tanju Cavus è accusato di aver '"ucciso un uomo con una condotta che ha superato il limite dell'autodifesa, nonché di aver ferito cinque persone". Gli eserciti turco e iraniano stanno compiendo operazioni militari a Kelares BEHDINAN (15.05.2006) - ANF Nell'area di Kelareþ (Kurdistan orientale, Iran) gli eserciti di Turchia e Iran hanno intrapreso azioni militari. L'ufficio stampa delle Forze di Difesa Popolare (HPG) ha dichiarato: "Nel Kurdistan orientale, nel territorio circostante i villaggi di Þirke e Otaniþ, area in passato utilizzata dai guerriglieri allorché vi erano azioni militari in corso, sono state avviate nuove operazioni militari, che tuttora proseguono, e i villaggi della zona sono stati bersagliati. Inoltre dall'11 maggio le forze militari iraniane esercitano pressioni sui contadini che abitano in quei territori, provando soprattutto a danneggiarli economicamente, ad esempio forando i serbatoi nei quali è immagazzinato il combustibile da utilizzare per il riscaldamento. Nello stesso giorno numerosi colpi di mortaio sono stati scagliati, nell'area di Kelareþ, contro i villaggi di Arci e Xaþhan, in azioni militari attuate da truppe iraniane che sono in seguito indietreggiate. Le Nazioni Unite sono preoccupate per i profughi kurdi presenti in Irak <> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64> Zaho, ANF, 15 maggio 2006 L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha avvertito i profughi kurdi stanziati nel Kurdistan meridionale del rischio che corrono di subire massacri. Poiché l'esercito turco ha effettuato ingenti concentramenti di truppe in punti strategici vicini al confine con l'Irak, ma anche nel Kurdistan meridionale, e si prepara a compiere operazioni militari, l'UNHCR ha espresso la propria preoccupazione, invitando i profughi kurdi lì stanziati, che provengono dalla Turchia, ad essere particolarmente attenti. L'ufficio di Dohuk dell'UNHCR ha ricevuto informazioni al riguardo e ha poi effettuato diversi incontri, in special modo a Dohuk, Zaxo e Semele, avvertendo i kurdi di Turchia lì presenti che l'esercito turco ha concentrato truppe non solo ai confini ma anche in territorio iracheno; li ha pertanto esortati a fare attenzione a possibili complotti nei centri cittadini, per essere preparati se possibile a prevenirli; inoltre ha detto loro di evitare di girare nelle strade nelle ore notturne e possibilmente di evitare di circolare da soli anche nelle ore diurne. Ha anche consigliato di segnalare immediatamente agli uffici dell'UNHCR i casi di persone scomparse o di cui non si hanno notizie. Sono oltre 10000 le persone che a seguito del conflitto turco-kurdo sono andate a vivere nel Kurdistan meridionale. Molti furono infatti i villaggi distrutti durante il conflitto, il che costrinse gli abitanti di essi a migrare. In maggioranza quelle persone vivono oggi nel campo-profughi di Maxmur, che ancora gode della protezione da parte dell'ONU. Circa 3000 kurdi turchi vivono in campi in altre località. Tuttavia le condizioni di vita nel campo sono difficili e di frequente si richiede alla Turchia di porre le basi per rendere possibile il rimpatrio dei profughi. Il Consiglio Direttivo del campo di Maxmur, negli incontri con rappresentanti ONU, ha sottolineato che la Turchia deve anche rispondere alle richieste di natura politica, per rendere possibile il ritorno dei profughi. Kurdi iraniani chiedono all'ONU lo status di rifugiati ANF, 14 maggio 2006 Nel corso della guerra tra Iran e Irak vi furono kurdi del Kurdistan orientale che, a migliaia, scapparono e si rifugiarono nel Kurdistan meridionale (Nord-Irak). Essi chiedono ora all'ONU il riconoscimento dello status di rifugiato. Essi fuggirono verso il Kurdistan meridionale soprattutto all'inizio degli Anni '80. Nel campo-profughi Kawa, nei pressi di Hewler, vi sono 223 famiglie... Mahmut Azizi, in rappresentanza del comitato che gestisce la vita nel campo, ha dichiarato: "Noi vogliamo tornare ai nostri villaggi d'origine, in Iran, sotto la protezione dell'ONU, però le autorità iraniane non ci accettano. Ancora non è riconosciuto, presso l'ONU, il nostro status di rifugiati. La maggior parte di noi proviene dai villaggi dell'area di Kasr-ý Þirin, dove si operarono persecuzioni nel periodo 1980-1988, in cui era in corso il conflitto Iran-Irak. Costretti a fuggire, fummo poi inseriti nella provincia irachena di Al-Anbar, in area sunnita, a nordovest di Baghdad. Alla fine del 2005 molti profughi kurdo-iraniani hanno cominciato a scappare da lì, perché subivano frequenti attacchi dalle milizie locali. Ci siamo rifugiati nel Kurdistan meridionale, in particolare nel campo Kawa. Tuttavia vi sono ancora 25 famiglie di profughi nella zona di Al-Anbar. Dopo il crollo del regime di Saddam Hussein la situazione è divenuta anche peggiore, essendovi molta disoccupazione; non si riesce a fornire alle famiglie di profughi il necessario per vivere". Sul problema, il Ministro degli Esteri iracheno Hoshyar Zebari ha dichiarato: "Se le Nazioni Unite concedono a questi profughi kurdi lo status di rifugiato, il governo iracheno è pronto a costruire abitazioni per loro". CARCERI: Visita a Öcalan; i minorenni arrestati Gündem, 11.05.2006 - Dopo che per cinque settimane era stato impedito a familiari e legali difensori di recarsi a far visita ad Abdullah Öcalan nell'isola-prigione di Imrali, una visita ha potuto finalmente essere effettuata mercoledì 10 maggio dalla sorella del detenuto, Fatma Öcalan, e da tre avvocati. - Quanto ai minorenni arrestati a seguito degli scontri avvenuti nelle strade di Diyarbakir a fine marzo, sette di loro sono stati rilasciati l'8 maggio, ma ve ne sono trenta tuttora in carcere. Nell'ambito dei processi penali, i minorenni fermati rischiano condanne fino a venti anni di carcere. L'avvocato Cengiz Analay ha fornito indicazioni che non sono state presentate prove di alcun tipo a carico dei minorenni; ha anche sostenuto che attraverso uil protrarsi dell'arresto il diritto dei minorenni a ricevere istruzione è leso. L'avvocato Analay ha concluso la sua dichiarazione richiedendo che tutti i minorenni finora fermati e accusati dalle autorità siano rilasciati. Bayik: subiamo attacchi a causa della disputa su Kirkuk BEHDINAN (area di QANDIL), 6 maggio 2006 (ANF) Cemil Bayik, membro del Consiglio Direttivo della Comunità delle Comunità del Kurdistan (Koma Komalen Kurdistan), ha dichiarato che gli attacchi da parte iraniana sono finalizzati a far sì che l'Iran svolga un ruolo importante, dominante, sulle risorse petrolifere di Kirkuk. Ha anche detto che potrebbero aver luogo attacchi con la tattica "colpisci e scappa" nei confronti dell'Iran. Cemil Bayik ha sottolineato che gli attacchi militari dell'artiglieria iraniana contro gli accampamenti della guerriglia kurda nel Kurdistan iracheno danno ai guerriglieri kurdi il diritto di rispondere: "I guerriglieri kurdi, se non fossero stati attaccati, non avrebbero aperto il fuoco; ma nella situazione attuale è possibile che essi, per la necessità di difendersi, sferrino colpi contro le forze militari iraniane". Bayik ha detto che le notizie di cui le Forze di Difesa Popolare (HPG) dispongono suggeriscono che l'Iran si sta preparando a colpire nuovamente con bombardamenti le postazioni dei ribelli kurdi. Bayik: "Noi non possiamo di certo fronteggiare i militari iraniani in campo aperto; faremo incursioni del tipo 'colpisci e scappa'; l'Iran ha un esercito regolare; ma i guerriglieri kurdi possono infliggere colpi a quell'esercito servendosi di kalashnkikov, bazooka e fucili mitragliatori". Bayik ha imputato l'offensiva da parte iraniana al desiderio di Teheran di avere il favore della vicina Turchia. Gli attacchi militari iraniani contro i guerriglieri kurdi sono anche collegati all'attuale crisi tra Iran e Stati Uniti; Teheran non vuole che, in caso di attacco militare statunitense all'Iran, la Turchia sia schierata al fianco degli USA, e sta facendo tutto il possibile per evitare che ciò accada. Sul Monte Kandil Bayik ha acconsentito a farsi intervistare dall'agenzia di stampa francese AFP. Riguardo a quanto spesso si dice, soprattutto da parte turca, cioè che vi sono 5000 guerrriglieri kurdi nell'area, Bayik ha detto che il numero è inferiore, ma che motivi di segretezza militare non gli consentono di dire di più al riguardo. L'Iran "non oserà inviare truppe contro di noi a meno che la situazione in Irak non si deteriori ulteriormente", ha affermato Bayik, aggiungendo che però "essi continueranno con i bombardamenti". Ha poi detto che gli attacchi iraniani erano anche miranti a mettere pressione a Baghdad, mentre le forze politiche sono lì impegnate nella formazione del governo. I leader kurdo-iracheni hanno promesso di sollevare la questione relativa alla città petrolifera settentrionale di Kirkuk, di cui richiedono l'integrazione all'interno di un'area kurda autonoma. L'Iran sta provando ad "aiutare alcune fazioni politiche irachene contro la nazione kurda, cosicché Kirkuk non sia inserita nell'area autonoma. Ciò sta avvenendo mentre è in corso la formazione del nuovo governo e si discute del problema concernente Kirkuk", ha detto Bayik. "Qualora i kurdo-iracheni entrassero in conflitto con gli arabo-iracheni per la città di Kirkuk, il che è possibile, noi sosterremmo i kurdi dell'Irak. Noi non combattiamo soltanto per noi stessi", ha dichiarato Bayik. Tuttavia di recente Imad Ahmed, capo dell'amministrazione della provincia kurdo-irachena di Sulaimaniyah, facente parte dell'Unione Patriottica del Kurdistan (PUK), ha ammonito i guerriglieri kurdi a non utilizzare il territorio iracheno e ad abbandonarlo in maniera pacifica. Valutando tali dichiarazioni, Bayik ha detto di comprendere il desiderio di Ahmed di mantenere buone relazioni con Teheran e con Ankara; ma ha anche detto che tali relazioni dei kurdi iracheni con Iran e Turchia non devono andare a discapito della nazione kurda e che occorre pensare all'intero Kurdistan. Hoshyar Zebari, Ministro degli Esteri iracheno di origine kurda, ha dichiarato il proprio dispiacere per i bombardamenti che hanno colpito gli accampamenti in Irak delle Forze di Difesa Popolare (HPG) e ha comunicato alle autorità iraniane che l'Irak intende risolvere la questione della presenza dell'HPG "mediante il dialogo". Zebari ha rilevato che il formarsi di un governo nazionale iracheno può essere un fattore di stabilità per l'area e che Iran e Turchia sembano preoccuparsi di ciò e pertanto inviano truppe ai rispettivi confini con l'Irak. A partire dal 24 aprile l'Iran ha iniziato a bombardare l'area curdo-irachena; il 1° maggio sono stati bombardati vari villaggi e alcuni edifici e abitazioni sono andati distrutti. In occasione dei bombardamenti nella zona di Kandil tre guerriglieri hanno perso la vita. Il Ministero della Difesa di Baghdad ha confermato che i bombardamenti hanno avuto luogo e ha altresì dichiarato che truppe straniere sono penetrate per cinque chilometri all'interno del territorio iracheno. Fonti interne allo stesso Ministero asseriscono che l'Iran ha effettuato ben 180 attacchi con mortai nella zona di Hacž Ùmran, nella quale sono presenti guerriglieri kurdi.
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