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Prima il presidente o prima il pacifismo?
- Subject: Prima il presidente o prima il pacifismo?
- From: Marco Trotta <matro at bbs.olografix.org>
- Date: Fri, 5 May 2006 14:13:07 +0200
Salve a tutt*, alfonso navarra, Venerdì, 5 maggio 2006 ore 10:37:51 +0100 (GMT+01:00) ha scritto a tutt* in "mi basta un presidente democratico" >Vediamo di darci da fare >per costruire un Paese pacifista di nome e di fatto. >Solo dopo potremo >discutere di un Presidente della Repubblica pacifista. >Oggi, con i >tempi che corrono, mi accontento di un Presidente decentemente >democratico e lascio la scelta sul nome a chi di competenza. >Ho altro >da fare. Preferisco mobilitarmi sull'appello di Zanotelli. Caro alfonso e car* tutt+ in lista, sono un po' perplesso dal dibattito che si è avviato intorno all'appello per Lidia Menapace Presidente. Il motivo? Mi sembra che si stanno esprimendo delle posizioni molto arretrate rispetto al dibattito che c'è stato in questi anni. Un dibattito che, secondo me, dovrebbe partire da almeno una evidenza: c'è stato in questi anni il movimento contro la guerra più forte che si sia mai visto nella storia. Il pacifismo ha sempre avuto ragione. Aveva ragione il pacifismo degli inizi del novecento. Ha avuto ancora più ragione il pacifismo degli anni '60. Era assolutamente fondato il pacifismo che ha lottato contro le guerre degli anni '90. Era irriducibilmente dalla parte della ragione il pacifismo che si battuto contro la guerra in afghanistan e in iraq ora. Cosa ha determinato questo? Certamente non il fatto che le guerre siano state evitate, ma in tutto questo tempo l'opinione pubblica generale è stata spostata su questi temi. Il movimento contro la globgalizzazione neoliberista, impropriamente e mediaticamente definito no global, è stato il primo di dimensione davvero internazionale che ha saputo mettere in pratica un'idea della nonviolenza che in vive nella costruzione di relazioni altre da quelle che regolano la società attuale. Relazioni che hanno chiuso con l'idea della presa del potere ed hanno posto, agendolo concretamente, il superamento dell'economie industriali novecentesche con temi come decrescita, stili di vita, uscita dal modello energetico degli idrocarburi, ecc. Relazioni e cambiamento che fanno a meno dell'unico soggetto rivoluzionario per trovare un nuovo equilibrio tra identità e differenze. Di fronte a tutto questo ha ancora senso fare discorsi del tipo se sia prioritario l'uovo del presidente o la gallina del paese pacifista? Io dico di no. Penso, anzi, che sia sbagliato e deleterio. E lo dico perché, che ne discuta o meno una lista di qualche centinaio di iscritti, vedo che intorno si muove ben altro nella direzione che ho provato ad abbozzare sopra. Un "ben altro" che fino ad ora ha agito la strategia del "come se". Ovvero quella strategia che ha mosso persone, idee, culture ed energie nella direzione dei temi contro la guerra, come se non dovessimo fare i conti ogni giorno col fatto di avere le atomiche nel nostro paese, una classe politica che oscilla tra ignoranza e corruzione, un'economia di rapina basata sull'ingiustizia, un apparato mediatico forgiato sui bisogni di questa economia. E' probabilmente vero che, poi, in certi nodi della storia la strategia del "come se" non può più bastare quando ti rendi conto che è di un significato non solo simbolico il fatto che una guerra venga dichiarata o meno, che quella personalità diventi o meno presidente del consiglio, ecc. Ma è ancora più vero che se non ci fosse stata questa consapevolezza, questo movimento reale nella società che ha rotto anche con forme di pacifismo un po' troppo d'elité e poche calate nel contesto reale, non saremmo arrivati fin qui. Fino al punto, mai visto nella storia, di vedere dei leader dichiarare guerra in maniera palese contro gli interessi del proprio paese, il buon senso ed il consenso della maggioranza. E' per questo che ha un senso chiedere che Lidia Mennapace diventi Presidente della Repubblica. Perché se anche la si voglia classificare come una provocazione, se anche con ogni probabilità non avrà chances, dimostra ancora una volta il cinismo del potere, il suo scollamento in quanto processo di rappresetanza da chi dovrebbe rappresentare. Chiedere, insomma, che Lidia Menapace diventi presidente della repubblica "come se" non sapessimo che con ogni probabilità verrà eletto Massimo D'Alema o Giuliano Amato, è un modo coerente per chiedere ancora una volta che le istituzioni rappresentino i cittadini, gli interessi ed i beni comuni. Per questo non c'è contraddizione, perché chiedere che Lidia Menapace diventi Presidente della Repubblic, chiederlo ora dentro questo percorso, è il gesto più limpido ed estendibile per riappropriarsi della parola nella vita pubblica di questo paese, per non lasciarla solo agli altri. Un gesto, che in questo senso, ha lo stesso valore della campagna con bandiere di pace e che, per questo, concorre a costruire un paese pacifista che abbia o meno un presidente che riteniamo tale. Marco Trotta -- ... finché Giustizia non scorra come l'acqua... (M.L.King)
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