Prima il presidente o prima il pacifismo?



Salve a tutt*,

alfonso navarra, Venerdì, 5 maggio 2006 ore 10:37:51 +0100 (GMT+01:00)
ha scritto a tutt* in "mi basta un presidente democratico"
 >Vediamo di darci da fare
 >per costruire un Paese pacifista di nome e di fatto.
 >Solo dopo potremo
 >discutere di un Presidente della Repubblica pacifista.
 >Oggi, con i
 >tempi che corrono, mi accontento di un Presidente decentemente
 >democratico e lascio la scelta sul nome a chi di competenza.
 >Ho altro
 >da fare. Preferisco mobilitarmi sull'appello di Zanotelli.

Caro alfonso e car* tutt+ in lista, sono un po' perplesso dal dibattito che
si è avviato intorno all'appello per Lidia Menapace Presidente.
Il motivo? Mi sembra che si stanno esprimendo delle posizioni molto
arretrate rispetto al dibattito che c'è stato in questi anni.
Un dibattito che, secondo me, dovrebbe partire da almeno una evidenza: c'è
stato in questi anni il movimento contro la guerra più forte che si sia mai
visto nella storia. Il pacifismo ha sempre avuto ragione. Aveva ragione il
pacifismo degli inizi del novecento. Ha avuto ancora più ragione il
pacifismo degli anni '60. Era assolutamente fondato il pacifismo che ha
lottato contro le guerre degli anni '90. Era irriducibilmente dalla parte
della ragione il pacifismo che si battuto contro la guerra in afghanistan e
in iraq ora.
Cosa ha determinato questo? Certamente non il fatto che le guerre siano
state evitate, ma in tutto questo tempo l'opinione pubblica generale è
stata spostata su questi temi. Il movimento contro la globgalizzazione
neoliberista, impropriamente e mediaticamente definito no global, è stato
il primo di dimensione davvero internazionale che ha saputo mettere in
pratica un'idea della nonviolenza che in vive nella costruzione di
relazioni altre da quelle che regolano la società attuale. Relazioni che
hanno chiuso con l'idea della presa del potere ed hanno posto, agendolo
concretamente, il superamento dell'economie industriali novecentesche con
temi come decrescita, stili di vita, uscita dal modello energetico degli
idrocarburi, ecc. Relazioni e cambiamento che fanno a meno dell'unico
soggetto rivoluzionario per trovare un nuovo equilibrio tra identità e
differenze.

Di fronte a tutto questo ha ancora senso fare discorsi del tipo se sia
prioritario l'uovo del presidente o la gallina del paese pacifista? Io dico
di no. Penso, anzi, che sia sbagliato e deleterio. E lo dico perché, che ne
discuta o meno una lista di qualche centinaio di iscritti, vedo che intorno
si muove ben altro nella direzione che ho provato ad abbozzare sopra.
Un "ben altro" che fino ad ora ha agito la strategia del "come se". Ovvero
quella strategia che ha mosso persone, idee, culture ed energie nella
direzione dei temi contro la guerra, come se non dovessimo fare i conti
ogni giorno col fatto di avere le atomiche nel nostro paese, una classe
politica che oscilla tra ignoranza e corruzione, un'economia di rapina
basata sull'ingiustizia, un apparato mediatico forgiato sui bisogni di
questa economia. E' probabilmente vero che, poi, in certi nodi della storia
la strategia del "come se" non può più bastare quando ti rendi conto che è
di un significato non solo simbolico il fatto che una guerra venga
dichiarata o meno, che quella personalità diventi o meno presidente del
consiglio, ecc. Ma è ancora più vero che se non ci fosse stata questa
consapevolezza, questo movimento reale nella società che ha rotto anche con
forme di pacifismo un po' troppo d'elité e poche calate nel contesto reale,
non saremmo arrivati fin qui. Fino al punto, mai visto nella storia, di
vedere dei leader dichiarare guerra in maniera palese contro gli interessi
del proprio paese, il buon senso ed il consenso della maggioranza.

E' per questo che ha un senso chiedere che Lidia Mennapace diventi
Presidente della Repubblica. Perché se anche la si voglia classificare come
una provocazione, se anche con ogni probabilità non avrà chances, dimostra
ancora una volta il cinismo del potere, il suo scollamento in quanto
processo di rappresetanza da chi dovrebbe rappresentare. Chiedere, insomma,
che Lidia Menapace diventi presidente della repubblica "come se" non
sapessimo che con ogni probabilità verrà eletto Massimo D'Alema o Giuliano
Amato, è un modo coerente per chiedere ancora una volta che le istituzioni
rappresentino i cittadini, gli interessi ed i beni comuni. Per questo non
c'è contraddizione, perché chiedere che Lidia Menapace diventi Presidente
della Repubblic, chiederlo ora dentro questo percorso, è il gesto più
limpido ed estendibile per riappropriarsi della parola nella vita pubblica
di questo paese, per non lasciarla solo agli altri. Un gesto, che in questo
senso, ha lo stesso valore della campagna con bandiere di pace e che, per
questo, concorre a costruire un paese pacifista che abbia o meno un
presidente che riteniamo tale.

Marco Trotta


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  ... finché Giustizia non scorra come l'acqua... (M.L.King)