OK, aggiungiamo Sartori alla mia lista precedente.
Ma togliamo D' Alema e Letta che nemmeno sanno cosa sia la Costituzione
Italiana.
Franco
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Sent: Thursday, May 04, 2006 8:26
PM
Subject: Re: POESIA E POLITICA
Salve in lista!
Che ne dite piuttosto di
Giovanni Sartori? Mio figlio ha realizzato il sito del "Comitato spontaneo"
che ne sta promuovendo la candidatura:
Nel giro di una settimana
appena, sono state raccolte già oltre 400 firme, tra cui quelle dei
giornalisti Roberto Beccantini (La Stampa) e Curzio Maltese (La Repubblica),
di numerosi docenti universitari tra cui il prof. Umberto Gori, Direttore del
Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università di Firenze.
Ciao,
Mette
----- Original Message -----
Sent: Thursday, May 04, 2006 10:49
AM
Subject: Re: POESIA E POLITICA
Paolo,
Non limitiamoci al nome di Lidia, grandissima
Donna, ma proponiamo anche altri personaggi che sappiano difendere la
Costituzione, quindi nè Letta nè D' Alema.
Che ne dite di Tina Anselmi., Sandra
Bonsanti (Libertà e Giustizia), Zagrebelski, Scoppola, Monti,
Finocchiaro, Castagnetti, Rodotà, ecc. ecc.
??
Ciò al fine di togliere al centro sinistra ogni scusa o
alibi.
Ma D' Alema proprio NO, per favore! Sarebbe una
vera disgrazia istituzionale.
Franco
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----- Original Message -----
Sent: Thursday, May 04, 2006 8:40
AM
Subject: POESIA E POLITICA
Sono lieto di inviare un accorato, intenso, intelligente
invito di Ettore Masina, rivolto a donne e uomini di "buona volontà",
affinchè Lidia Menapace venga eletta Presidente della
Repubblica.
Una proposta già comparsa in peacelink, ma
che nel testo di Masina trova nuove, alte motivazioni.
Perchè
non attivarci nei modi suggeriti nella lettera di
Masina?
Un cordiale saluto.
Paolo
Zuliani
/bigger>/bigger>/fontfamily>Poesia
e politica /bigger>/bigger>/bigger>/bigger>/fontfamily>/center> “Ci
piacerebbe un presidente della Repubblica che avesse fatto la
Resistenza. “Un presidente della Repubblica che avesse fatto la scelta
della nonviolenza. “Un presidente della Repubblica femminista. “Una
presidente della Repubblica. “Lidia Menapace” /bigger>/fontfamily>A
questo modo il mio amico Peppe Sini, infaticabile animatore del Centro
viterbese di ricerca per la pace (per contatti <nbawac at tin.it/color> ) ha
scatenato una campagna elettorale che, del tutto trascurata dai giornali
poiché non emana dagli uffici stampa dei partiti né dalle loro anticamere,
batte invece un gioioso tam tam nelle regioni della rete informatica.
Lidia Menapace, infatti, non è nota alla grande stampa che segue soltanto
i Chiacchierati e i Chiacchieroni della politica e della cultura, ma è
notissima fra i gruppi di base di un’Italia da lei incessantemente
percorsa a disposizione degli uomini e delle donne di buona volontà
interessati a discutere del nostro tempo e dei doveri che ne conseguono.
Lidia ha ottantadue anni e un sorriso da ragazza. Ha partecipato alla
Resistenza , è stata docente universitaria, una dei fondatori e fondatrici
del “manifesto”, è cattolica conciliare, animatrice della cultura delle
donne italiane, testimone della nonviolenza in cammino. Nelle scorse
elezioni è stata eletta senatrice, in Abruzzo, ma già da tempo in molti
chiedevamo che Ciampi la nominasse senatrice a vita. Penso che la
proposta di Peppe e di tanti altri, ai quali pienamente mi associo, sia
una straordinaria irruzione della poesia nei tetri ambienti della politica
italiana, in cui il mercanteggiamento levantino dei voti e delle cariche
sente di muffe velenose. Che qualche cittadino si levi per inceppare con
un nome la girandola dei cosiddetti “professionisti” e dei mediocri che
essi vanno cooptando, mi pare nuovo e bellissimo. Che ciò si verifichi
mentre si cerca di riproporre nomi usurati da lunghi poteri malamente
impiegati, senza minimamente pesare l’autorevolezza morale dei candidati,
la loro testimonianza di vita, la loro fedeltà alla Costituzione
repubblicana, lo spirito di servizio, che dovrebbero essere i requisiti
fondamentali di un capo di Stato, mi sembra ancora più gioiosamente
opportuno. E Lidia Menapace possiede tutte queste qualità. Naturalmente
Lidia Menapace non sarà mai presidente della Repubblica italiana. Non è
questione di età, come non è per la sua età che non sarà candidata a
quell’ufficio un’altra donna di grandi meriti e di limpida testimonianza
di vita come Maria Eletta Martini. Non viene forse discusso seriamente il
rinnovo della presidenza Ciampi? La vera questione è che gli addetti ai
lavori cercano in ben altro ambiente. Forse che si parla di eleggere
personaggi più giovani, di grande levatura morale e costituzionale come,
tanto per fare un altro nome, Stefano Rodotà? Tuttavia la proposta di
Peppe Sini e dei suoi amici (la nostra proposta) non va lasciata
cadere anche se appare priva di ogni realistica possibilità di successo. /bigger>/fontfamily>È/bigger>/fontfamily>
evidente, a me pare, che per un’ubricatura di realismo i nostri politici
hanno perso il gusto della poesia – o dell’utopia, se preferiamo chiamarla
così, del porre segni significanti, simboli, come dice la parola,
unificanti /bigger>/fontfamily>Si
tratta di /bigger>/fontfamily>un
errore di effetti devastanti perché una politica che non sia modellata dai
grandi ideali – le utopie, appunto – non ha vele per navigare né terra per
coltivare. Se invece settanta parlamentari (basterebbero, e come!)
votassero, almeno nel primo scrutinio, il nome di Lidia Menapace, i
mass-media sarebbero costretti ad accorgersi che esiste un’Italia, a loro
quasi (volutamente) sconosciuta, di galantuomini e di oneste donne,
un’Italia di cultura viva e operante, che non si arrende all’esiguità dei
propri mezzi, che vota ma non si sente fortemente rappresentata dai
partiti e li considera, tutti, in questo momento, strumenti obsoleti,
poteri gerontologici, tali non per ragioni anagrafiche ma per carenze
respiratorie. Se cinquanta parlamentari (basterebbero) facessero il nome
di Lidia, molta gente sarebbe spinta a scoprire che esistono, quasi del
tutto invisibili sotto la rete burocratica dei partiti e la condanna al
silenzio stampa, legami trasversali ed efficaci che, potenziati,
potrebbero ringiovanire e riqualificare la politica italiana: un gruppo
politico informale – irregolare, mi piacerebbe definirlo – che vive
testardamente alcuni valori etici: la pace, la giustizia internazionale,
la nonviolenza non come “buonismo” ma come progettualità politica; la
maggiore presenza delle donne nelle sedi decisionali dello Stato non come
bonario paternage maschile ma come assoluta necessità di
ampliamento di orizzonti e di prassi; una difesa della Costituzione non
soltanto come carta fondamentale dello Stato ma come descrizione di
un’etica laica con cui raggiungere una maggiore pienezza democratica e
sbarrare la strada ai fascismi sempre risorgenti in forma più o meno
occulta. Da utente ma anche da professionista della comunicazione,
vorrei garantire alle mie amiche e ai miei amici più desolantemente o
furiosamente delusi dalla situazione in cui viviamo, ce il problema della
visibilità politica è ormai tutt’altro che secondario. In un paese in cui
il 90 per 100 delle persone riceve la sua unica informazione (e
formazione) politica dalla televisione è di drammatica importanza creare
eventi di cui i mass-media debbano interessarsi. La candidatura Menapace
avrebbe questa caratteristica. Come ottenerla? Penso che innanzi
tutto dovremmo, oggi stesso perché la scadenza dei termini è vicinissima,
parlarne ai nostri amici e alle persone con le quali abbiamo qualche non
effimero incontro: e pi scriverne subito garbatamente a senatori, deputati
e rappresentansi di regione per i quali abbiamo stima o rispetto.
Facilissimo è trovare l’indirizzo telematico dei parlamentari: basta
cercarlo nei siti /bigger>/fontfamily>/bigger>www.camera.it
e www.senato.it/color>. Quanto
agli indirizzi di posta elettronica dei consiglieri regionali si trovano
agevolmente nei siti dei relativi Consigli Regionali. Vi chiedo scusa
per la brevità e perentorietà di questa LETTERA ma mi pare necessario che
essa parta subito. Buon lavoro e tanti cari saluti dal vostro
Ettore Masina
/bigger>/fontfamily>/flushboth>
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