Care amiche e cari amici,
    vi invio il testo del discorso inaugurale tenuto da 
    me il 25 aprile. Devo premettere, per spiegare il pezzo iniziale, che 
    abbiamo visto assieme il pezzo del film Caro Diario di Nanni Moretti in cui 
    lui arriva all'incrocio e parla al personaggio nelle decapottabile, quella 
    scena in cui Moretti parla di essere d'accordo sempre con una 
    minoranza...............
    Andrea Montagner
     
    Discorso di apertura.
     
    Care amiche e cari 
amici,
    il senso del filmato che abbiamo appena visto dà 
    l’idea dell’impostazione che vogliamo dare al nostro lavoro, al fatto che 
    sappiamo che la lingua esperanto non è così diffusa come vorremmo ma che per 
    noi essere esperantisti oggi ci porta ad essere una minoranza che pensa da 
    maggioranza, che solleva i problemi che ci sono cari, quello della parità 
    linguistica in primis e di conseguenza quello dell’uguaglianza, valore che 
    ci porta ad essere qui anche oggi, Circolo Arci Esperanto con due parti che 
    dicono molto di come vogliamo interagire con la società e farne 
    parte.
     
    Un anno fa ci siamo trovati a Jesolo e abbiamo dato 
    vita a un forum di discussione che poi è sfociato in due forum, uno aperto 
    agli esperantisti di sinistra e uno riservato agli iscritti alla SAT in 
    Italia. Dopo quella esperienza, che rimane aperta, io stesso ho capito che 
    dovevo prendere in mano la situazione e lanciare una lista dedicata, più che 
    alla discussione, alla forza della motivazione a costruire qualcosa di 
    originale, dato che tutte le forme di associazione esperantista tendono alla 
    chiusura nei confronti del mondo cosiddetto 
    “normale”.
     
    Siamo qui dunque per dare inizio ad un percorso che 
    non sappiamo dove ci porterà. Abbiamo guardato in giro per vedere se 
    qualcuno avesse avuto altre idee o iniziative simili ma ci siamo resi conto 
    del vuoto che c’è ancora sul terreno della partecipazione sociale e politica 
    per quegli esperantisti come me, come voi, per i quali l’esperanto non e’ 
    solo una lingua ma anche un ideale per il quale vale la pena di spendere del 
    tempo e delle energie. E quando dico questo non voglio fare torto a quegli 
    amici che singolarmente si sono presentati nella scena dei forum sociali e 
    delle marce ma noi  veniamo dalla prima marcia della pace 
    Perugia-Assisi in cui abbiamo orgogliosamente alzato lo stendardo verde 
    dell’esperanto lingua della pace.
     
    Per questo non possiamo essere la continuazione di 
    alcuna altra associazione ma semmai una riformulazione in chiave attuale 
    delle stesse istanze che hanno proposto nel passato altre formule 
    associative. Nasciamo come critica delle formule associative attuali 
    dell’esperanto, che portano noi esperantisti ad appartarci quasi ce ne 
    dovessimo vergognare.
     
    Noi dell’Arci Esperanto facciamo parte della grande 
    famiglia Arci, verso la quale nutriamo un profondo senso di appartenenza e 
    di rispetto e verso la quale il nostro intendimento è di contribuire alla 
    sua crescita numerica ma anche sociale, culturale e umana.  Vogliamo far parte di tutta quella 
    rete di associazioni che si battono per un mondo migliore perché crediamo 
    che uno dei mezzi migliori per farlo è quello di comprendersi meglio fra 
    uguali senza che ci si debba sentire in difetto perché non si conosce o non 
    si parla bene la lingua imperante di turno ma anche perché una singola 
    lingua non nazionale ci fa sentire parte della stessa famiglia 
    umana.
     
    Vogliamo dare all’esperanto una chance di credibilità 
    in tutti quei movimenti che si battono per questo fine, penso alla  Rete Lilliput, al Movimento 
    pacifista e nonviolento, all’ambientalismo, al movimento anarchico, che 
    vanta nella sua storia  passata 
    e presente la partecipazione di molti esperantisti, uno per tutti Giuseppe 
    Pinelli.
     
    Noi vogliamo confrontarci con le idee degli altri e 
    trovare per le nostre idee un punto di riferimento e di confronto ideale per 
    il nostro essere esperantisti e di sinistra e anche il luogo di elaborazione 
    di un nuovo modo di essere esperantista e di sinistra. Qui tutti noi abbiamo 
    diritto ad esprimere le nostre idee e a trovare l’appoggio necessario per 
    realizzarle, attraverso la collaborazione e il necessario rispetto sia dello 
    statuto che degli altri. Colgo l’occasione per ringraziare il direttivo 
    dell’Erbavoglio che ci ha dato la possibilita’ di realizzare questo 
    progetto. Con loro credo che troveremo le forme giuste di collaborazione per 
    realizzare progetti comuni. Ricordo che proprio qui tenni la mia prima 
    conferenza sull’esperanto.
     
    Oggi è il 25 aprile e dopo sfileremo con le donne e 
    gli uomini del 25 aprile portando la nostra fierezza, facendoci riconoscere 
    per quello che siamo, donne e uomini che parlano con questa lingua ad altre 
    donne e uomini nel mondo che sono come noi, lavoratrici e lavoratori che, 
    “da umili lavoratori”, come ha scritto Vezio Cassinelli al quale abbiamo 
    intitolato il Circolo, lavorano perché la Lingua Esperanto sia riconosciuta 
    come facile strumento per il raggiungimento degli stessi fini del popolo 
    tutto del 25 aprile.