L'occasione



L’occasione

Con l’esito delle elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006 si apre in Italia uno scenario inedito.   

Gli esponenti dei partiti barcollano nelle loro considerazioni che vanno dalla soddisfazione per la vittoria alla preoccupazione per come fare a governare. E’ evidente che chi invece lavora per un altro mondo possibile deve ragionare in tutt’altro modo. 

Ci vogliono far credere che la gente è andata a votare in massa. E invece - come rivela l’Istituto Cattaneo su “il manifesto” del 12/4/6 - è solo l’effetto della diminuzione del numero degli aventi diritto rispetto a cinque anni fa.

A mio modo di vedere, questa che si è aperta rappresenta in tutta evidenza una buona occasione. Il nostro luogo è la faglia che si è creata. Muoverci come se fossimo il coltello in una forma di parmigiano.

Per il Movimento la strada migliore è individuare e condividere un obiettivo guida. 

Il punto centrale da perseguire – seconodo me - è l’economia. 
Noi dobbiamo stimolare il declino. E’ qualcosa che non ha a che fare con la violenza né tantomeno con la mera riduzione della quantità d’acqua da usare pro-capite.

Indirizzare le nostre energie a favore della decorticazione dell’attuale modello neoliberista del capitalismo. Rivelare in tal modo a tutti cos’è. Cominciando ognuno nel comportarsi in modo perfettamente opposto a quello che ci viene richiesto. E nel contempo organizzare collettività e produrre teoria di liberazione della società e della conoscenza. 
I Sindacati (che per la loro stessa attività hanno ragione d’essere dentro al rapporto capitale-lavoro) non sono della partita.

John Holloway su “il manifesto” del 9/4/6 afferma: “...la rivoluzione non è quella catarsi così come immaginavamo nel passato...Ora possiamo pensare la rivoluzione non come evento di un futuro più o meno lontano ma come un insieme di lacerazioni che si stanno aprendo nel tessuto della dominio, spazi o momenti di rifiuto-e-creazione nei quali gli uomini e le donne affermano che qui no, qui faremo le cose in un altro modo. La rivoluzione è semplicemente la creazione, espansione e moltiplicazione di questi strappi”.

Quello del voto per le elezioni politiche è uno strappo endogeno istituzionale. 
Ora sta a noi dire: “no”. Manifestare contro i prossimi accordi per i tagli alle spese sociali non deve più bastare!

Qui ora ci impegnamo su un altro obiettivo. E' l’economia stessa che produce disoccupazione endemica e precarietà della salute, degli affetti, delle relazioni. 
L’ultima è che anche gli studiosi adesso ammettono sottovoce che – contrariamente a quel che si pensava – sul lavoro più si è precari e più lo si continua a essere. 
I contratti “flessibili” che vengono proposti ai lavoratori si susseguono l’uno all’altro anziché avere un termine; determinano un circolo vizioso. La soluzione non è il posto fisso invece di quello precario. Viviamo in un sistema che si fonda su un tipo di vita che non vale la pena.    

Prendiamo nel contempo atto, però, che c’è un problema evidente di leadership nel Movimento. Incapace, dal 2001 a oggi, di costruire legami fra noi. Le manifestazioni oceaniche contro la guerra non hanno prodtto risultati e hanno lasciato soltanto ricordi personali. Chi ha rappresentato la leadership fino a oggi, chi vi ha dedicato la vita va ringraziato. 

Il detto ci dice che "l’occasione fa l’uomo ladro". Proviamo soltanto a farci furbi.
Mostriamo a tutti quanti che cos’è il capitalismo, tirandogli via la sua corteccia. 

12/4/6 – Leopoldo BRUNO