ai vincitori dell'Unione



Sembra dagli exit-poll che l'Unione abbia prevalso nettamente in queste
elezioni politiche e che Berlusconi sara' sfrattato dal governo. Bene.
Abbiamo evitato il precipizio.
Facciamo ora un esercizio di fanta-
politica. Il sogno qualche base di realta' pero' potrebbe averla.
Proviamo ad immaginare che il governo dell'Unione, ritirate le truppe
dall'Iraq e dall'Afghanistan, avendo recepito l'indicazione del
Parlamento belga e quindi deciso il disarmo atomico dell'Italia,
istituisca subito dopo un "Tavolo difesa alternativa". Seduti da un
lato ci siamo noi, i nonviolenti, gli obiettori alle spese militari,
dall'altro generali dalla mentalita' aperta, non i pupazzi
americanizzati che conosciamo, ma uomini dello stampo di Liddel Hart o
King-Hall, che elaborarono, in Inghilterra, subito dopo la seconda
guerra mondiale, il concetto di "difesa civile".
Dialoghiamo, con
questi generali, da uomini liberi, preoccupati di trovare la strada sul
come risolvere i conflitti internazionali al di fuori delle carneficine
orrende, programmate dalla vecchia logica della potenza.
Cosa dovremmo
discutere in via prioritaria avendo il compito di elaborare insieme un
modello di difesa? Elementare, dovremmo metterci d'accordo sull'analisi
delle "minacce", intese come quelle situazioni con implicazioni
conflittuali capaci di mettere a rischio la nostra sicurezza.
Le
"minacce" che dovremmo individuare sono di tutt'altro tipo di quelle
alla base dell'attuale modello di difesa e che anche il documento
Consorti disgraziatamente ed inopinatamente accoglie acriticamente e
ribadisce.
Le minacce contro cui il nostro attuale modello di difesa si
prepara a far fronte sono, ovviamente, quelle individuate dalla
politica americana, che guida l'alleanza atlantica con annesso  braccio
militare della NATO .
Nell'ordine, dall'11 settembre 2001, si tratta,
schematicamente, del: a) terrorismo internazionale; b) l'instabilita'
dei Paesi dell"arco della crisi" che mette a repentaglio gli
approvvigionamenti di combustibili fossili, vitali per l'economia; c)
gli Stati-canaglia, definiti da un apposito elenco, più volte
snocciolato dalla stampa (Iran, Sira, Corea del Nord...).
Il modello
alternativo dovrebbe assumere a riferimento ben altro trinomio: a) il
militarismo che sospinge la proliferazione nucleare; b) l'ecocidio che
incombe a causa dell'effetto-serra; c) l'ingiustizia sociale globale.
Discutiamo, al Tavolo, per un po' sulle priorità da stabilire nel
nostro trinomio (dobbiamo avere più paura della corsa agli armamenti o
della rabbia dei poveri?), approfondiamo l'analisi minaccia per
minaccia, e ci mettiamo d'accordo per prima cosa di chiamare il
Ministro degli Esteri  (Beppe Grillo? Jovanotti? Padre Alex Zanotelli?)
facendogli un discorso sulla nostra fantastica "trovata": la strategia
della "pace preventiva" che deve sostituire la "guerra preventiva" .

Il nostro portavoce e' il generale Fabio Mini,  che, dopo le ultime
performances saggistiche, e' ulteriormente evoluto - speriamo - in
senso pacifista. Padre Angelo Cavagna lo fiancheggia da presso
tenendogli bordone.
E' Mini che spiega al Ministro la nostra
straordinaria idea per assicurare sicurezza e difesa dell'Italia. Il
generale  parla e noi annuiamo convinti.
"Caro Ministro, vorremmo che
lei riferisse a Prodi la nostra meditata conclusione: lavorando davvero
per la pace, per farci amici tutti i popoli, nello spirito della nostra
Costituzione, per realizzare ed applicare il diritto internazionale,
pensiamo che nessuno, nel mondo di oggi, avra' interesse ad attaccarci.
Promuoviamo l'autosufficienza energetica (risparmio, idrogeno verde,
rinnovabili): se la finiamo di partecipare al saccheggio occidentale
del petrolio staremo piu' tranquilli.
Restituiamo il maltolto ai
"dannati della Terra": acquistiamo materie prime e prodotti dal Terzo
Mondo ad un prezzo equo. Fino a quando potremo abusare della pazienza
di miliardi di persone affamate e oppresse?
Dobbiamo spingere per
inventare un' ONU con un effettivo potere politico: mettiamo subito a
disposizione del Segretario generale la nostra Forza armata e i nostri
Corpi civili di pace: decidiamo di cedere parte della nostra
sovranita', in attuazione del dettato costituzionale, ad una
organizazzione sovranazionale che garantisca la pace.
Senza disdire il
Patto Atlantico, che tutto sommato e' solo una dichiarazione di
principi politici, di amicizia euro-americana (e noi vogliamo restare
amici di tutti, no?), ce ne usciamo pero' subito dalla NATO: dovendo
ristrutturare in senso difensivo il nostro esercito, e' logico che non
ha senso mantenere l'integrazione con una struttura militare
nuclearizzata, offensiva e belligena.
L'esercito lo rimodelliamo sul
modello svizzero, organizzandolo su base territoriale per reagire
esclusivamente in caso di attacchi esterni (comunque meno probabili
visto che pratichiamo la pace preventiva!). Questo significa che
dimezziamo da subito il budget: che bisogno abbiamo di portaerei e
cacciabombardieri di lungo corso? Non andremo mai ad effettuare
bombardamenti lontano da casa (e neanche a casa)! Tagliamo quindi gli
inutili stanziamenti per i sistemi d'arma incompatibili con la nostra
predisposizione difensiva: faremo un gran bene ai conti dello Stato ed
avremo non meno difesa, ma più difesa in senso proprio: difesa della
vita, delle libertà e dei diritti della gente.
La difesa della nostra
Patria marcera' su due gambe: ci sara' la componente militare ma anche
una componente civile autonomamente organizzata e gestita. Bisogna
istituzionalizzare la DPN attraverso tre percorsi: un istituto centrale
di formazione, i corpi civili di pace per le operazioni all'estero, il
servizio civile finalizzato esplicitamente al confronto nonviolento con
la violenza diretta.
Al popolo italiano riconosciamo l'opzione fiscale:
ogni cittadino deve poter scegliere se finanziare la difesa armata o la
difesa disarmata.
La logica e l'architettura di questo sistema-difesa
vorremmo fossero esportati a livello europeo".

Immagino che a questo
punto qualche purista della nonviolenza ideologica storcera' il naso:
perche' non proponiamo subito il disarmo anche dei temperini?
Mi guardo
intorno e vedo in giro tanta gente che si proclama, a parole, più
gandhiana di Gandhi. Forse e' per questo che i nonviolenti continuano a
restare quattro gatti, con poca incisività e scarso ascolto persino nel
movimento per la pace.
Ho l'impressione che, per progredire, avremmo
bisogno di meno teorici della nonviolenza e di piu' gente pratica, alla
Turi Vaccaro, tanto per fare un nome.
Chiedere, ora come ora, al
generale Mini di scegliere anche lui la nonviolenza come metodo per
adempiere il diritto-dovere di difesa dei cittadini sarebbe francamente
troppo. Il sogno che ho sopra richiamato appartiene al novero delle
utopie possibili, a portata di mano. Possiamo farlo diventare realta'
se ci impegnamo di piu', ci organizziamo di piu', ci investiamo di piu'
anche in termini di rischio personale.