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ai vincitori dell'Unione
- Subject: ai vincitori dell'Unione
- From: "alfonsonavarra at virgilio.it" <alfonsonavarra at virgilio.it>
- Date: Tue, 11 Apr 2006 10:08:21 +0200
Sembra dagli exit-poll che l'Unione abbia prevalso nettamente in queste elezioni politiche e che Berlusconi sara' sfrattato dal governo. Bene. Abbiamo evitato il precipizio. Facciamo ora un esercizio di fanta- politica. Il sogno qualche base di realta' pero' potrebbe averla. Proviamo ad immaginare che il governo dell'Unione, ritirate le truppe dall'Iraq e dall'Afghanistan, avendo recepito l'indicazione del Parlamento belga e quindi deciso il disarmo atomico dell'Italia, istituisca subito dopo un "Tavolo difesa alternativa". Seduti da un lato ci siamo noi, i nonviolenti, gli obiettori alle spese militari, dall'altro generali dalla mentalita' aperta, non i pupazzi americanizzati che conosciamo, ma uomini dello stampo di Liddel Hart o King-Hall, che elaborarono, in Inghilterra, subito dopo la seconda guerra mondiale, il concetto di "difesa civile". Dialoghiamo, con questi generali, da uomini liberi, preoccupati di trovare la strada sul come risolvere i conflitti internazionali al di fuori delle carneficine orrende, programmate dalla vecchia logica della potenza. Cosa dovremmo discutere in via prioritaria avendo il compito di elaborare insieme un modello di difesa? Elementare, dovremmo metterci d'accordo sull'analisi delle "minacce", intese come quelle situazioni con implicazioni conflittuali capaci di mettere a rischio la nostra sicurezza. Le "minacce" che dovremmo individuare sono di tutt'altro tipo di quelle alla base dell'attuale modello di difesa e che anche il documento Consorti disgraziatamente ed inopinatamente accoglie acriticamente e ribadisce. Le minacce contro cui il nostro attuale modello di difesa si prepara a far fronte sono, ovviamente, quelle individuate dalla politica americana, che guida l'alleanza atlantica con annesso braccio militare della NATO . Nell'ordine, dall'11 settembre 2001, si tratta, schematicamente, del: a) terrorismo internazionale; b) l'instabilita' dei Paesi dell"arco della crisi" che mette a repentaglio gli approvvigionamenti di combustibili fossili, vitali per l'economia; c) gli Stati-canaglia, definiti da un apposito elenco, più volte snocciolato dalla stampa (Iran, Sira, Corea del Nord...). Il modello alternativo dovrebbe assumere a riferimento ben altro trinomio: a) il militarismo che sospinge la proliferazione nucleare; b) l'ecocidio che incombe a causa dell'effetto-serra; c) l'ingiustizia sociale globale. Discutiamo, al Tavolo, per un po' sulle priorità da stabilire nel nostro trinomio (dobbiamo avere più paura della corsa agli armamenti o della rabbia dei poveri?), approfondiamo l'analisi minaccia per minaccia, e ci mettiamo d'accordo per prima cosa di chiamare il Ministro degli Esteri (Beppe Grillo? Jovanotti? Padre Alex Zanotelli?) facendogli un discorso sulla nostra fantastica "trovata": la strategia della "pace preventiva" che deve sostituire la "guerra preventiva" . Il nostro portavoce e' il generale Fabio Mini, che, dopo le ultime performances saggistiche, e' ulteriormente evoluto - speriamo - in senso pacifista. Padre Angelo Cavagna lo fiancheggia da presso tenendogli bordone. E' Mini che spiega al Ministro la nostra straordinaria idea per assicurare sicurezza e difesa dell'Italia. Il generale parla e noi annuiamo convinti. "Caro Ministro, vorremmo che lei riferisse a Prodi la nostra meditata conclusione: lavorando davvero per la pace, per farci amici tutti i popoli, nello spirito della nostra Costituzione, per realizzare ed applicare il diritto internazionale, pensiamo che nessuno, nel mondo di oggi, avra' interesse ad attaccarci. Promuoviamo l'autosufficienza energetica (risparmio, idrogeno verde, rinnovabili): se la finiamo di partecipare al saccheggio occidentale del petrolio staremo piu' tranquilli. Restituiamo il maltolto ai "dannati della Terra": acquistiamo materie prime e prodotti dal Terzo Mondo ad un prezzo equo. Fino a quando potremo abusare della pazienza di miliardi di persone affamate e oppresse? Dobbiamo spingere per inventare un' ONU con un effettivo potere politico: mettiamo subito a disposizione del Segretario generale la nostra Forza armata e i nostri Corpi civili di pace: decidiamo di cedere parte della nostra sovranita', in attuazione del dettato costituzionale, ad una organizazzione sovranazionale che garantisca la pace. Senza disdire il Patto Atlantico, che tutto sommato e' solo una dichiarazione di principi politici, di amicizia euro-americana (e noi vogliamo restare amici di tutti, no?), ce ne usciamo pero' subito dalla NATO: dovendo ristrutturare in senso difensivo il nostro esercito, e' logico che non ha senso mantenere l'integrazione con una struttura militare nuclearizzata, offensiva e belligena. L'esercito lo rimodelliamo sul modello svizzero, organizzandolo su base territoriale per reagire esclusivamente in caso di attacchi esterni (comunque meno probabili visto che pratichiamo la pace preventiva!). Questo significa che dimezziamo da subito il budget: che bisogno abbiamo di portaerei e cacciabombardieri di lungo corso? Non andremo mai ad effettuare bombardamenti lontano da casa (e neanche a casa)! Tagliamo quindi gli inutili stanziamenti per i sistemi d'arma incompatibili con la nostra predisposizione difensiva: faremo un gran bene ai conti dello Stato ed avremo non meno difesa, ma più difesa in senso proprio: difesa della vita, delle libertà e dei diritti della gente. La difesa della nostra Patria marcera' su due gambe: ci sara' la componente militare ma anche una componente civile autonomamente organizzata e gestita. Bisogna istituzionalizzare la DPN attraverso tre percorsi: un istituto centrale di formazione, i corpi civili di pace per le operazioni all'estero, il servizio civile finalizzato esplicitamente al confronto nonviolento con la violenza diretta. Al popolo italiano riconosciamo l'opzione fiscale: ogni cittadino deve poter scegliere se finanziare la difesa armata o la difesa disarmata. La logica e l'architettura di questo sistema-difesa vorremmo fossero esportati a livello europeo". Immagino che a questo punto qualche purista della nonviolenza ideologica storcera' il naso: perche' non proponiamo subito il disarmo anche dei temperini? Mi guardo intorno e vedo in giro tanta gente che si proclama, a parole, più gandhiana di Gandhi. Forse e' per questo che i nonviolenti continuano a restare quattro gatti, con poca incisività e scarso ascolto persino nel movimento per la pace. Ho l'impressione che, per progredire, avremmo bisogno di meno teorici della nonviolenza e di piu' gente pratica, alla Turi Vaccaro, tanto per fare un nome. Chiedere, ora come ora, al generale Mini di scegliere anche lui la nonviolenza come metodo per adempiere il diritto-dovere di difesa dei cittadini sarebbe francamente troppo. Il sogno che ho sopra richiamato appartiene al novero delle utopie possibili, a portata di mano. Possiamo farlo diventare realta' se ci impegnamo di piu', ci organizziamo di piu', ci investiamo di piu' anche in termini di rischio personale.
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