Re: Votare



D'accordo Enrico, però mettiamola così...Se un vegetariano dovesse 
scegliere solo tra carne e pesce, perchè mai dovrebbe essere obbligato a 
mangiare in quel ristorante?
Piuttosto penso si alzerebbe e andrebbe a mangiarsi un'insalata a casa :)

Ciao,
Davide

On 20 Mar 2006 at 18:41, Enrico Peyretti wrote:

> Deciderai, e la tua decisione sarà da capire. Ma, mentre fai una bella
> teoria sul voto e sul sistema, chi vota e chi fa il sistema decide per
> te. Non votare è votare alla cieca per chi vince, che userà anche il
> tuo non voto, e potrà essere - Dio ce ne scampi! - il peggiore (anche
> grazie a te). Non votare è lasciarsi decidere da altri. Io sono
> d'accordo con Pasquino. Buona salute, buon coraggio, buona resistenza,
> buona speranza! Enrico Peyretti
> 
> ----- Original Message ----- 
> From: "bruno.leopoldo at libero.it" <Bruno.Leopoldo at libero.it>
> To: "-- --" <baz at ecn.org>; "-- --"
> <forum at liste.bologna.social-forum.org>; "-- --"
> <imolasocialforum at yahoogroups.com>; "-- --" <stampa at infostampa.com>;
> "-- --" <pace at peacelink.it>; "-- --"
> <mlreteuniversitari.bo at inventati.org>; "-- --"
> <assemblea at liste.vag61.info>; "-- --" <vogliamotutto at inventati.org>
> Sent: Monday, March 20, 2006 2:11 PM Subject: Votare
> 
> 
> > Votare
> >
> > Per quanto possa interessare, forse non andrò a votare oppure forse
> > ci
> andrò.
> >
> > Votare per qualcosa o per qualcuno è donare; affidare parte di se
> > stessi.
> Ne consegue, in genere, una particolare attenzione verso il
> comportamento di chi - ricevendo il proprio voto - viene eletto. Ad
> ognuno di noi può in seguito capitare che, a causa del proprio voto,
> ci si mangi le mani o si stia male. > > Il voto è di per sé un atto
> completo. Nasce dal privato, dall'intimo, fino a trasformarsi in una
> delle massime espressioni di volontà pubblica. Tale percorso lo rende
> paragonabile all'opera d'arte. Essa prende vita dall'interno del suo
> creatore e diviene poi arte. Entrambi hanno un momento particolare,
> senza il quale non acquistano valenza riconosciuta. Per l'opera
> d'arte, tale momento è "il battesimo". Quel rito di passaggio,
> quell'attimo in cui si attribuisce il complemento di specificazione
> all'opera; che si differenzia così dalla manodopera del lavoratore
> dipendente o dall'opera dell'artigiano. Il battesimo può essere
> consacrato dal pubblico, dallo stesso artista (quando è già
> accreditato), dalla critica specializzata oppure ancora dalle
> esposizioni di musei, mostre e fiere d'arte. > Il voto - invece - il
> suo momento di trasformazione lo ha nell'atto simbolico della scheda;
> quando viene destinata con le proprie mani nell'urna. Da allora
> diviene pubblico. Quasi ci si libera di> > Iresponsabilità,
> dichiarando poi apertamente il proprio voto, le motivazioni
> determinanti e le speranze. Cominciano allora le interpretazioni e la
> festa nazionale della vittoria di tutti. > > Nel proprio piccolo, che
> piaccia o no, la legittimità al sistema la diamo in primo luogo
> recandoci a votare. > > In questa campagna elettorale ci sono alcune
> particolarità. Tra le altre, ad esempio, nel centrosinistra fra le
> posizioni di Fausto Bertinotti e quelle di Clemente Mastella non si
> registrano differenze di rilievo; mentre sappiamo che continua ad
> esserci differenza fra i simpatizzanti, i militanti e anche fra i
> singoli deputati. Con queste elezioni, inoltre, il candidato ha
> bisogno sì di soldi, ma soprattutto di buoni legami con la ristretta
> cerchia di tenutari-decisori del proprio partito. Il proprio nome e
> cognome deve essere stato ben predisposto; contano soltanto il
> territorio dove si viene candidati e la disposizione nella lista. > >
> Umberto Eco nel suo "Appello agli indecisi" conclude così
> l'esortazione: "Ora la nave potrebbe affondare. Ciascuno deve prendere
> il proprio posto". Peccato che Eco - facendo torto alle sue indiscusse
> capacità - non si sia soffermato a riflettere su come è ridotta la
> nave. Bastava ad esempio accennare allo scempio compiuto durante
> questi 60 anni dai politici italiani che - nel loro lento susseguirsi
> - hanno trasformato la Costituzione in carta da parato. > Lo studioso
> Gianfranco Pasquino rispondendogli scrive: "...anche se sicuramente
> voterò per il centro-sinistra...continuerò, però, fino al giorno del
> voto e immediatamente dopo la comunicazione dei risultati elettorali,
> nella mia critica severa dei centrosinistri." E qui emerge un punto
> centrale. > Del centrodestra, senza dilungarmi o andare troppo
> indietro, basta ricordare i fatti dell'11/3/6 a Milano; Ministri della
> Repubblica che difendono il "diritto" a manifestare di un gruppo
> organizzato di fascisti. In due parole: in occasione di un'iniziativa
> vietata dalla Costituzione, ci sono stati dei rappresentanti del
> potere esecutivo che hanno difeso pubblicamente tale evento; al
> momento, impunemente. > Dall'altro lato, sappiamo cosa ha fatto il
> centrosinistra in cinque anni di governo. Quando non ha creato danni,
> ha gestito l'esistente. Ad esempio, ha precarizzato il mercato del
> lavoro, non ha sviluppato l'istruzione come invece aveva promesso
> durante la campagna elettorale del 1996 e ha preso parte alla guerra
> umanitaria, bombardando le città della ex Jugoslavia. > Per quanto
> riguarda il domani, leggendo il Programma dell'Unione si sa cosa ci
> aspetta. > > Fa un accenno Andrea Colombo: "La vittoria di
> Berlusconi...metterebbe in dirittura d'uscita i gruppi dirigenti del
> centrosinistra e decreterebbe una trasformazione radicale di tutti i
> suoi attuali assetti". Per intenderci, cesserebbe l'era in cui ai
> programmi ci lavorano persone con idee come quelle di Giuliano Amato.
> > > Signor Eco, signor Pasquino, signori tutti-e, il punto centrale è:
> vale la pena destinare energie al salvataggio della nave? Conoscendo
> cosa è accaduto prima e cosa riserva il dopo, che senso ha dare il
> nostro voto? Dall'esito della risposta ne discende il relativo
> percorso. > > Ricordiamo che anche Indro Montanelli qualche decennio
> fa esortava ad andare a votare; per la Democrazia Cristiana "turandosi
> il naso". E infatti, negli anni, per molti il voto è diventato
> "l'ultimo voto" così come quando ci si assolve: "facciamo l'ultima
> guerra" oppure "ho detto l'ultima bugia". Fermandosi a riflettere, si
> ha l'idea che per l'uomo ci sia sempre un valido motivo per l'ultima
> autogiustificazione. > > Il paradosso è che (come esclamano tutti): il
> sistema è fallito! > Eppure pochissimi, poi, nel prenderne atto
> agiscono di conseguenza. C'è chi, come ad esempio i sindacati, si
> ostina a dedicare la propria attività per eliminare qualche
> distorsione (sic!) del sistema; chi lenisce funzionalmente. > > Che il
> sistema sia fallito lo dimostra il fatto stesso che non è in grado di
> mettersi in gioco. Da un lato, sommerge con i suoi mezzi le forme di
> libera conoscenza e organizzazione o le reprime come e quando vuole.
> Dall'altro, il sistema si dichiara legittimato grazie al voto. Dando
> la mera libertà a tutti noi occidentali di esprimerci su un "duello"
> fra Bush e Kerry, fra Berlusconi e Prodi, oppure fra non so chi e
> Blair (che rappresenta la sinistra). Il capitalismo, con il suo
> attuale modello neoliberista, non si fa mettere in discussione a ogni
> elezione politica. Anzi, è un sistema economico e di vita che nessuno
> deve seriamente mettere in dubbio e punto. Ma ci ricorda Elias
> Canetti: "Come ogni altra cosa, il potere porta in sé la propria
> fine". > > Dentro o fuori. Votare o non votare. E se sì, volendo
> incentivare la fine del sistema possono essere più convenienti per il
> Movimento affrontare altri cinque anni con Berlusconi oppure invece un
> nuovo periodo di gestione Prodi? Spesso si ha l'idea che in campagna
> elettorale, per il centrosinistra, quei milioni di italiani scesi in
> piazza contro la guerra rappresentano semplicemente i destinatari del
> sottile ricatto della scelta del meno peggio. Insomma, o si vota quel
> che c'è oppure gli si lascia il cerino in mano con tutte le
> responsabilità di una possibile vittoria del centrodestra. > Di fatto
> si confrontano due coalizioni che sembrano spostarsi - contigue e
> parallele l'una all'altra - sempre più verso centrodestra.
> L'alternativa che si prospetta è fra Fini o D'Alema come ministro
> degli esteri. > Se si fa visita al sito www.romanoprodi.it si scopre
> che della pace non c'è traccia. > > Così Eduardo Galeano inquadra
> l'attuale situazione: "Il mondo sta soffrendo un allarmante discredito
> della dignità. Gli indegni, che sono coloro che comandano nel mondo,
> dicono che noi arrabbiati siamo preistorici, nostalgici, romantici, e
> che neghiamo la verità. Tutti i giorni, ovunque, ascoltiamo l'elogio
> dell'opportunismo e l'identificazione del realismo con il cinismo, il
> realismo che obbliga a sgomitare e proibisce l'abbraccio, il realismo
> del tutto fa brodo e del si salvi chi può e se non puoi crepa." > > Se
> il lettore convenisse con quanto ho scritto, la risposta al punto
> centrale sembrerebbe bella e fatta. E invece no. Non è così. > Raymond
> Boudon, ad esempio, chiama in gioco "il posto del caso". Quindi si
> potrebbe riflettere approfonditamente sull'argomento se sia più
> "utile" una forte repressione da cui scaturisca una spallata
> liberatoria di massa oppure se sia auspicabile un governo "amico" dal
> quale - dopo aver fatto assaporare un minimo di agibilità politico
> sociale - si produca inarrestabile un effettivo movimento di massa, di
> liberazione postimperiale. > > Con mia figlia maggiorenne - nel mio
> piccolo - al momento sarebbe più comodo se il 9 aprile 2006 mi recassi
> alle urne. Infatti non me la caverei più così facilmente come avvenne
> il 13 maggio 2001, quando giustificai il mio non voto spiegandole di
> un candidato premier con le idee di Francesco Rutelli. > > Forse non
> andrò a votare oppure forse ci andrò. Calpestando la mia propria bile.
> > > 20/3/6 - Leopoldo BRUNO > > Materiale di riferimento: > Boudon
> Raymond, Il posto del disordine, il Mulino, 1997, pag. 224, trad. di
> Pina Lalli; > Canetti Elias, Massa e potere, Tascabili Bompiani, ed.
> 1990, pag. 280, trad. di Furio Jesi; > Colombo Andrea, il manifesto,
> 10 marzo 2006, pag. 4; > Eco Umberto, l'Unità, 8 marzo 2006, pag. 1; >
> Galeano Eduardo, il manifesto, 17 marzo 2006, pag. 20, trad. di
> Marcella Trambaioli; > Pasquino Gianfranco, l'Unità, 10 marzo 2006,
> pag. 1. > > > > -- > Mailing list Pace dell'associazione PeaceLink. >
> Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI:
> http://www.peacelink.it/mailing_admin.html > Archivio messaggi:
> http://www.peacelink.it/webgate/pace/maillist.html > Area tematica
> collegata: http://italy.peacelink.org/pace > Si sottintende
> l'accettazione della Policy Generale: >
> http://www.peacelink.it/associazione/html/policy_generale.html > > > >
> -- > No virus found in this incoming message. > Checked by AVG Free
> Edition. > Version: 7.1.385 / Virus Database: 268.2.5/284 - Release
> Date: 17/03/2006 >
> 
> governo "amico" dal quale - dopo aver fatto
> > > assaporare un minimo di agibilità politico sociale -
> > > si produca inarrestabile un effettivo movimento di
> > > massa, di liberazione postimperiale.
> > >
> > > Con mia figlia maggiorenne - nel mio piccolo - al
> > > momento sarebbe più comodo se il 9 aprile 2006 mi
> > > recassi alle urne. Infatti non me la caverei più
> > > così facilmente come avvenne il 13 maggio 2001,
> > > quando giustificai il mio non voto spiegandole di un
> > > candidato premier con le idee di Francesco Rutelli.
> > >
> > > Forse non andrò a votare oppure forse ci andrò.
> > > Calpestando la mia propria bile.
> > >
> > > 20/3/6 - Leopoldo BRUNO
> > >
> > > Materiale di riferimento:
> > > Boudon Raymond, Il posto del disordine, il Mulino,
> > > 1997, pag. 224, trad. di Pina Lalli;
> > > Canetti Elias, Massa e potere, Tascabili Bompiani,
> > > ed. 1990, pag. 280, trad. di Furio Jesi;
> > > Colombo Andrea, il manifesto, 10 marzo 2006, pag. 4;
> > > Eco Umberto, l'Unità, 8 marzo 2006, pag. 1;
> > > Galeano Eduardo, il manifesto, 17 marzo 2006, pag.
> > > 20, trad. di Marcella Trambaioli;
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