Re:Fw: PARIGI SI MILANO NO: VICINO-LONTANO



Sì, le "piccole azioni quotidiane" bastano. Possono bastare, devono bastare. E non per questo mi schiero con la polizia.



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Date      : Wed, 15 Mar 2006 20:21:47 +0100
Subject : Fw: PARIGI SI MILANO NO: VICINO-LONTANO







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> Di tutto ciò che non si conosce, è meglio tacere.
> Probabilmente nessuno di noi, che animiamo questa gustosa e inutile
> discussione, era a Milano e ha potuto vedere, e ha potuto capire.
> Resta la malafede poliziesca, resta la stampa asservita al potere, resta la
> strumentalizzazione di destra e di sinistra per fini di scranno, restiamo,
> noi, i buoni. Quelli che l'obbedienza è di nuovo una virtù, quelli che non
> disturbano il manovratore. Quelli sempre pronti a dover dimostrare
> all'oppressore che no, non siamo contro di lui. Quelli sempre pronti a
> bastonare l'oppresso se non si presenta gentilmente all'oppressore.
> Quelli che la questura stima. Ché non diamo fastidio
> Certo, li conosco, quei "facinorosi", e so quanto stupidamente cadano nel
> tranello della provocazione poliziesca.
> Non per questo mi schiero con la polizia.
> Non per questo mi schiero con i gattopardi della sinistra. La sinistra? La
> sinistra ideale e romantica di Peyretti? O la sinistra reale dei Bianco,
> Minniti, D'Alema?
> Vedo Fassino faticare a prender sonno, la notte, perché tormentato dal
> pensiero di non aver "ancora imparato il satyagraha gandhiano, che è la più
> grande forza".
> Intendiamoci. Condivido quanto detto da Peyretti. Solo vorrei sapessimo
> metterlo in pratica.
> La realtà è complessa.
> La divisione manichea tra violenti e nonviolenti, la presa di distanza da
> chi, pur con strumenti che non condividiamo, si oppone all'oppressione e ai
> fascismi, forse fa il gioco dei fascismi almeno quanto "pietre, incendi, e
> devastazioni sul tavolo dei mass media che avevano già pronti i commenti del
> caso".
> Il confronto è banale, ritorna sempre, ma sempre è difficile rispondere:
> come la mettiamo con la Resistenza? Era nonviolenta? Era sbagliata?
> E il fascismo di oggi è meno dannoso di quello di ieri? Meno dannono per
> noi? e per i migranti? e per i popoli oppressi? e per gli animali,
> l'ambiente?
> E quanto è giusto, per noi, giudicare lotte a cui non prendiamo parte?
> Bastano "le piccole azioni nonviolente e quotidiane" davanti alla sempre più
> evidente fascistizzazione della società?
> Esiste un sistema di valori universalmente condivisi, da difendere? e c'è un
> limite oltre il quale, per difenderli, anche la violenza ha una sua
> giustificazione?
> Chi stabilisce qual è il limite? Vogliamo stabilirlo noi, anche per gli
> altri? o è giusto lo stabilisca chi violenza subisce?
> Io, per la mia storia, per la mia cultura, per il mio relativo benessere,
> posso (permettermi di) essere nonviolento. Devo imporre la mia nonviolenza
> ad altri?
> Impariamo a porci domande.
> Impariamo a non giudicare con troppa facilità.
> Anche questa forse è nonviolenza.
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