[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
testimoni dell'obiezione di coscienza, da Socrate ai giorni nostri
- Subject: testimoni dell'obiezione di coscienza, da Socrate ai giorni nostri
- From: "G.A.V.C.I. BOLOGNA" <gavci at iperbole.bologna.it>
- Date: Mon, 13 Mar 2006 15:00:41 +0100
Ciao, Vi Segnalo un libro interessantissimo uscito in questi giorni, di Anselmo Paolini, che raccoglie la testimonianze di celebri obiettori di coscienza, da Socrate ai giorni nostri. In allegato trovate il profilo di S. Massimiliano Obiettore, tratto dal medesimo libro (che ieri la chiesa ha ricordato). Buona lettura e buona formazione!! Martino Anselmo Palini Testimoni della coscienza. Da Socrate ai nostri giorni, editrice Ave, Roma 2005, prefazione di Franco Cardini pp. 300 - ¤ 13,00 Il volume raccoglie profili e brani antologici riguardanti insigni testimoni che hanno pagato con la vita la fedeltà agli imperativi della loro coscienza, tra i quali: Socrate, i ragazzi della "Rosa bianca", Tommaso Moro, Franz Jaegerstatter ed altri ancora. Figure esemplari che hanno saputo dire no alle pretese del potere, anteponendo le ragioni della cosicenza perfino a quelle della sopravvivenza. Il saggio è introdotto con sapienza dall'Autore e prefatto da uno storico del calibro di FRANCO CARDINI. G.A.V.C.I. c/o Villaggio del Fanciullo Via Scipione Dal Ferro 4 40138 BOLOGNA tel/fax 051.341122 MASSIMILIANO, un obiettore di coscienza nella Roma antica di Anselmo Palini Il 12 marzo le chiese cattoliche celebrano la memoria di san Massimiliano, un giovane martire della Chiesa di Cartagine, che ebbe il raro privilegio di essere sepolto ai piedi del vescovo Cipriano e la cui vicenda venne a lungo proclamata durante le azioni liturgiche. Il caso di Massimiliano ci introduce al centro di un dibattito che impegnava le Chiese cristiane antiche e che riguardava non solo lo specifico problema della legittimità, per un cristiano, di prestare servizio militare, ma anche, e soprattutto, quello più ampio dei rapporti con lo Stato romano. Massimiliano è figlio del funzionario del fisco Fabio Vittore e coscritto per il servizio militare. L'episodio ci è stato tramandato da un breve documento, la Passio Sancti Maximiliani, che è di fatto il verbale dell'interrogatorio, cui viene sottoposto Massimiliano da parte del proconsole Dione per essere arruolato nell'esercito romano. Massimiliano, pur essendo dichiarato arruolabile, si rifiuta di compiere il servizio militare: per lui militare significa inevitabilmente mala facere. Massimiliano viene dunque accusato di disubbidire al potere costituito e per questo condannato a morte. L'astensione colpevole del cittadino costretto al servizio militare durante l'arruolamento era appunto uno dei casi in cui veniva applicata la pena di morte. L'interrogatorio di Massimiliano avviene nel foro. Alcune informazioni precise contenute nella Passio ci consentono di fissare al 12 marzo 295 la data della morte di Massimiliano. Militia saeculi, militia Christi La Passio S. Maximiliani ci fa assistere allo scontro frontale di due ordini di ragioni: quelle di carattere militare e civile, impersonate dal proconsole Dione, e quelle che prescindono dalle vicende contingenti di questo mondo per affermare in maniera intransigente un principio, espresse dal giovane cristiano. Il proconsole Dione non mostra astio né violenza nei confronti di Massimiliano, anzi al contrario sembra manifestare una certa pazienza. Sicuramente il proconsole non prova stupore di fronte alle parole del giovane e ciò forse sta ad indicare che tali casi non erano rari. Tuttavia Dione non poteva tollerare che fossero contestati i pilastri su cui reggeva l'impero romano: l'identificazione del militare con il malefacere equivaleva a contestare radicalmente l'esercito romano e ciò non poteva essere accettato. Da qui la condanna esemplare, affinché servisse da lezione per tutti. Il proconsole si trova di fronte un giovane nelle cui parole non vi è polemica, né disprezzo nei confronti dell'autorità. La posizione di Massimiliano non è venata neppure da propaganda o da apologia. Il suo argomentare è limpido e semplice: il servizio militare è, per il giovane cristiano, una professione intrinsecamente negativa in quanto si identifica con malefacere, termine che si riferiva non solo agli atti idolatrici che i soldati erano tenuti a compiere, ma anche e soprattutto alla violenza e alla sopraffazione che caratterizzavano il servizio militare. Alla militia saeculi Massimiliano contrappone la militia Christi. Massimiliano è convinto che il cristianesimo non sia compatibile con la vita militare e con gli atti che implica. Da qui il rifiuto, espresso con fermezza, ma senza alcuna punta di superiorità o di tracotanza. Il proconsole Dione mette in atto dei tentativi di convinzione, ma Massimiliano non cede e pone a giustificazione del suo atteggiamento un motivo, espresso in due semplici parole: Christianus sum. A fronte di una tale chiara e precisa posizione, il proconsole Dione pronuncia la condanna e lo fa senza odio religioso e senza particolare accanimento nei confronti di Massimiliano. La sentenza di condanna a morte è la conseguenza del fatto che la situazione politica e militare della regione non permetteva defezioni dall'esercito o tolleranza verso chi non intendeva vestire la divisa. La condanna doveva servire da lezione per tutti coloro, che per vari motivi, volevano sottrarsi all'arruolamento. La mediazione di una comunità L'analisi testuale della Passio S. Maximiliani operata dagli studiosi ha evidenziato l'uso da parte del giovane cristiano di una terminologia che risente del chiaro influsso della Bibbia e della precedente letteratura cristiana. Ciò mette in evidenza, in maniera implicita, la necessaria mediazione di una comunità di cui il giovane è espressione e in un certo senso portavoce. L'annuncio di Massimiliano sembra aver presente alcune formule della professione di fede diffuse nella comunità cristiana primitiva, mentre risulta invece assente qualsiasi forma di fanatismo. Le parole del giovane cristiano riecheggiano l'insegnamento del vescovo di Cartagine, Cipriano, ed evocano la visione e l'impegno a cui il cristiano era preparato durante il catecumenato. Non possum militare. Christianus sum. La Passio S. Maximiliani si pone su una linea morale di rigida intransigenza, che è poi quella che caratterizza anche i più importanti scrittori dell'Africa cristiana nel III e nel IV secolo: da Tertulliano a Cipriano, da Arnobio a Lattanzio .Dalle risposte di Massimiliano appare indubbio che vi è il rifiuto di tutto il sistema su cui si regge il servizio militare. Massimiliano pone a giustificazione del suo agire un motivo espresso più volte in due semplici parole: Christianus sum. Giova ricordare che militare al tempo di Massimiliano equivaleva a bellare, ossia combattere, esercitare violenze ed uccidere. L'esercito romano, infatti, era costantemente impegnato, soprattutto nelle zone di confine, a reprimere ribellioni e a contrastare l'avanzata di nuove popolazioni, dunque i soldati erano chiamati inevitabilmente a combattere e, se necessario, a uccidere. Pur nella loro brevità, le parole Christianus sum racchiudono una sorta di confessione di fede ed erano intese dai magistrati come dichiarazioni impegnative per chi le pronunciava. L'annuncio di Massimiliano, fatto con queste e con le altre parole che usa nelle risposte, sembra aver presente le formule della professione di fede e si sviluppa attorno alla figura di Gesù Cristo. Di lui si dice che è Figlio di Dio e che è stato inviato per riscattare i peccati degli uomini. È Gesù Cristo che i cristiani seguono e servono. Queste formule, di derivazione catechistica, stanno a testimoniare che la concezione che il giovane Massimiliano aveva della fede era quella che gli era stata comunicata nel cammino di fede dalla sua comunità. La condanna per obiezione di coscienza Massimiliano, come ampiamente dimostrato fin qui, trae le motivazioni per il proprio agire dalla fede cristiana. Tuttavia egli non è propriamente condannato perché cristiano, bensì perché si rifiuta di "militare". In altri termini, se Massimiliano fosse stato dispensato dal portare il signaculum, ciò non sarebbe probabilmente stato sufficiente per convincerlo ad entrare nell'esercito, in quanto per lui militare significava malefacere. Se obiezione di coscienza designa l'opporsi da parte del singolo ad un comando dell'autorità, ad un obbligo giuridico e, in particolare, all'ordine di prestare servizio militare e se tale rifiuto viene motivato da profonde ragioni di coscienza, ecco che il caso di Massimiliano si presenta chiaramente come quello di un obiettore di coscienza, uno dei primi di cui abbiamo notizia. Massimiliano con questo suo gesto ci presenta la novità di una manifestazione di opposizione assoluta ad uno degli imperi più militaristici che mai siano esistiti; ci offre una testimonianza resa col sangue all'idea della pace tra gli uomini in un mondo che non conosceva se non la pace imposta con la forza. Anselmo Palini
- Prev by Date: Appello per la liberazione degli ostaggi in Iraq
- Next by Date: "Tarhan libero, Agnoletto: «Ora la Turchia riconosca di" aver violato i diritti umani»
- Previous by thread: Appello per la liberazione degli ostaggi in Iraq
- Next by thread: "Tarhan libero, Agnoletto: «Ora la Turchia riconosca di" aver violato i diritti umani»
- Indice: