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F.Jaegerstaetter : cristiano e obiettore
- Subject: F.Jaegerstaetter : cristiano e obiettore
- From: "G.A.V.C.I. BOLOGNA" <gavci at iperbole.bologna.it>
- Date: Wed, 8 Mar 2006 18:20:00 +0100
A PARTIRE DAL LIBRO CHE RACCOGLIE LE SUE LETTERE DAL CARCERE F* JÀGERSTÀTTER CRISTIANO E OBIETTORE Una figura poco conosciuta quella del contadino cattolico austriaco che si oppose a Hitler. Dalla vita e dagli scritti emergono l'amore alla chiesa e alla famiglia, la fede, la scelta per la pace. La figura di Franz Jàgerstàtter con ìl passare del tempo, sta crescendo. Lo testimonia anche il nuovo libro <Scrivo con le mani legate composto> esclusivamente da brevi scritti di Franz, che fanno entrare il lettore nella sua vita più intima di famiglia, di fede, di chiesa, di impegno socio-politico e anche di cultura perché amava molto la lettura della Bibbia (cosanon comune a quei tempi e forse .nemmeno oggi) e di altri libri di vario argomento. All'inizio troviamo una breve "prefazione" del vescovo Luigi Bettazzi, una "premessa" di Erna Putz (biografa ufficiale di Franz, del quale ha curato la raccolta di tutto il materiale), un "saggio introduttivo" del Giampiero Girardi e una presentazione" ancora di Girardi insieme alla traduttrice Lucia Togni. Di questi scritti introduttivi mi piace citare il vescovo Bettazzi: "Già al momento del suo rifiuto e della sua morte tendeva a non parlare di lui, perché il suo esempio sembrava condannare quanti (praticamente tutti!), anche cristiani, erano entrati nelle file dell'esercito nazionalsocialista e appariva quasi un rimprovero per la chiesa .cattolica che, in Austria, aveva incoraggiato l'annessione alla Germania di Hitler e che, anche attraverso la gerarchia, aveva cercato in tutti i modi di dissuadere lo Jàgerstàtter dalla sua posizioneŠ.Franz Jàgerstàtter benchè morto, parla ancora a ciascuno di noi, alle nostre comunità sollecitando la nostra coerenza, la nostra responsabilità". Merita un cenno anche Erna Putz , nella "premessa", dedica una pagina e mezza a citare gli artisti affascinati che, nella "premessa",dedica una pagina e mezza a citare gli artisti affascinati che, in crescendo continuo, hanno costruito "documentari, produzioni televisive e radiofoniche, cicli di dipinti, un musical in India, opere teatrali cui sono seguiti vivaci dibattiti, rappresentazioni varie e in vari paesi e continenti". La notorietà e l'interesse per la personalità di Franz è cresciuta al punto che il presidente della repubblica, Heinz Fischer, ha espresso più volte il proprio apprezzamento per la figura di Franz Jàgerstàtter e di sua moglie Franziska. La famiglia L'unica persona, che capiva i suoi motivi di obiezione a fare il soldato nell'esercito di Hitler e che lo sosteneva in questa questa posizione pressoché isolata nel panorama socio-politico e religioso del tempo, era la moglie Frankiska. Aveva ancora la mamma, la quale invece lo accusava di ribellione contro la legittima autorità e, di conseguenza, di creare difficoltà enormi e inutili alla famiglia e della parentela tutta. Conservava tuttavia rapporti rispettosi e affettuosi con le varie persone, perdonando le offese ricevute e riservando il giudizio ultimo al Signore. Naturalmente era legatissimo .alle tre figlie e anche al figlio naturale avuto da una precedente relazione nel periodo giovanile, in un momento di crisi di fede. Scriveva spesso alla moglie dalla prigione, anche se non sempre gli era permesso di spedire tali lettere; però le conservava. Sono lettere che traboccano di amore e di dolore, ma sempre nella serenità profonda di fare il vero bene suo, della famiglia e della società. Eccone degli stralci: "Amatissima moglie, ho ricevuto ieri con grande gioia la tua lettera. Te ne ringrazio di cuore. Non so bene se ti ho già ringraziato per la prima lettera che mi hai spedito domenica scorsa. Spero che stiate tutti bene, come - grazie a Dio - è per me. Posso immaginare, cara moglie, che le cose per te non siano facili: pensieri e preoccupazioni, poi tanto lavoro. Oh, se potessimo scambiarci di posto per una settimana: un po' di riposo ti farebbe solo bene! Vorrei potervi aiutare ogni tanto! Metto il mio futuro nelle mani di Dio. Egli guiderà tutto come è meglio per noi: bisogna solo ricordarci di temere più Dio che gli uominiŠ Le mie tre piccole presto potranno correre a piedi nudi e raccogliere i fioriŠ.. Il mio figlioccio Franz è ancora a Braunau? Chiudo per oggi la mia lettera con un saluto di cuore. Tuo marito Franz che ti ama; molti saluti alle mie piccole e così alla mamma e a Resie. Non dimenticatevi di me nella preghiera. Arrivederci!"(pp. 10-11). "Dio vi benedica amatissima moglie, madre e anche mie care bambineŠ Cara mamma, ti ringrazio anche per le tue righe che mi hanno rallegrato e mi hanno reso contento; e con questo spero che tu non sia più arrabbiata con me per la mia disubbidienza. Nel contempo ti prego però di non essere troppo preoccupata del mio stato di salute; anche se cose ancora più gravi dovessero abbattersi su di me, non fa niente, perché il buon Dio non mi domanderà più di quanto io possa sopportare"(p. 30). Chiesa e obiezione di coscienza Già dai brani proposti traspare il suo radicamento assoluto nella chiesa cattolica e, di conseguenza, nel vangelo di Cristo. Ciò vale anche per il suo rifiuto di prestare il servizio militare nell'esercito di Hitler. Dopo la sua maturazione di fede nel 1930, crebbe anche il suo inserimento nella chiesa in forme particolari e crebbe insieme l'inconciliabilità tra il suo essere cristiano e il nazismo o nazionalsocialismo. Il che ha una ragione molto pratica. Infatti, nella zona dell'Inn (dove viveva Jàgerstàtter) l'indottrinamento di regime dei giovani e la raccolta di offerte per il nazismo non sortivano grandi risultati. Lo conferma l'accanimento della polizia contro i preti della zona, che furono perseguitati in modo eccezionalmente duro: nel decanato di Ostermiething (che comprendeva St. Radegund) c'erano dieci parroci, otto dei quali finirono nelle prigioni della Gestapo. L'atteggiamento del nazismo nei confronti dei preti e della religione fu per Jàgerstiàtter il metro di valutazione dell'ideologia nazista. Nel gennaio del 1938 Jàgerstàtter venne messo in guardia dal regime da un sogno, in cui un treno carico di persone finiva all'inferno... Nel 1940-41 egli prestò per la prima volta servizio nella Vehrmacht come autista. Risale a quel periodo la sua adesione, insieme ad un commilitone, al terz'ordine francescano. Nel 1941 il suo comune lo dichiarò "insostituibile" per la conduzione del maso comune e potè tornare alla fattoria che aveva ereditato da suo padre. Fin d'allora aveva chiaro che non avrebbe risposto ad una eventuale nuova chiamata. Nel frattempo era venuto a conoscenza dello sterminio dei malati di mente. Il regime aveva smesso di mascherare le sue pretese totalitarie:manifesti come quello che recitava "La tua offerta per l'Opera di aiuto invernale sia la tua professione di fede al Fuhrer" dicevano chiaramente a Jàgerstàtter che il partito voleva sostituire la religione. Quando manifestò il proposito di non corrispondere alla chiamata alle armi, i familiari e gli amici più fidati lo sottoposero a forti pressioni: volevano evitargli la morte, inevitabile conseguenza di una tale decisione. Fu accusato di peccare contro il quarto comandamento, di essere superbo e disobbediente, di essere un suicida. Egli, al contrario, tentò di spiegare a se stesso e alla famiglia i motivi del proprio proposito. Considerava un peccato combattere per far sì che un regime senza Dio vincesse e sottomettesse così altri popoli. In questo periodo cominciò a prestare opera di sacrestano nella chiesa parrocchiale di St. Radegund. Quando, il 23 febbraio 1943, ricevette la cartolina precetto per essere arruolato, concluse le lunghe e dolorose riflessioni. Decise che non poteva farlo; non avrebbe indossato quella divisa; non avrebbe finto; non avrebbe accettato compromessi, come pure facevano gli altri, come tanti preti e anche il suo vescovo - lo invitavano a fare. Di conseguenza, passò i primi due mesi di carcere a Linz. All'inizio di maggio venne trasferito a Berlino. Fu giudicato dal tribunale supremo del Reich.. Il processo fu rapido (un giorno) ma non sbrigativo. Cercarono di farlo recedere. Lo condannarono morte: era il 6 luglio 1943. Nella cella d'isolamento, in attesa dell'esecuzione, la lettura della Bi bbia fu il suo unico sostegno. Venne ghigliottinato il 9 agosto 1943. La sua ultima lettera comincia con queste parole: "Scrivo con le mani legate (era un modo per evitare che i condannati si suicidassero); ma è meglio così che se fosse incatenata la volontà". Il cappellano che lo accompagnò disse quella sera stessa ad alcune suore austriache che quel loro conterraneo era l'unico santo che egli avesse mai incontrato in vita sua. Considerazioni conclusive Jàgerstàtter obiettò ad una guerra ingiusta o era contrario a qualsiasi guerra? Dopo aver letto tutti gli scritti contenuti nel libro, mi sembra che egli obiettasse solo alla guerra ingiusta e non a qualsiasi guerra. Con ciò non si vuole sminuire o minimamente il valore di tale obiezione. È' la posizione contenuta nella Gaudium et spes del concilio Vaticano II , richiamata integralmente nel recente messaggio del papa Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace del 1* gennaio scorso: "Coloro che, al servizio della patria, sono reclutati nell'esercito, si considerino anch'essi ministri della sicurezza e della libertà dei popoli. Se adempiono rettamente a questo dovere, concorrono anch'essi veramente a stabilire la pace. E' la cosiddetta dottrina della guerra giusta. Volesse il cielo che tutti cristiani, a cominciare dai pastori opponessero alle guerre ingiuste, che hanno proliferato nel secolo scorso, ma che imperversano estesamente e cinicamente anche oggi, una vera obiezione sull'esempio di Franz Jàgerstàtter! Meglio ancora, come già auspica vano il card. Lercaro e don Dossetti della diocesi di Bologna, sarebbe assumere decisamente la posizione radicale di obiettare al "Sistema di guerra" e, quindi, ad "ogni guerra". In tal senso esistono già delle prese di posizione autorevoli, ad esempio quelle del papa Giovanni Paolo II e di p. Luigi Lorenzetti (teologo dehoniano, direttore della Rivista di teologia morale): Le esigenze di umanità ci chiedono oggi di andare risolutamente verso l'assoluta proscrizione della guerra e di coltivare la pace come bene supremo, al quale tutti i programmi e tutte le strategie devono essere subordinate". L'evoluzione del pensiero cattolico nella riflessione teologica Š. Porta alla delegittimazione di ogni guerra, sia di offesa che di difesaŠ.non ci sono aggettivi (giusta, necessaria) che la possano riscattare. La teoria della guerra giusta è caduta dal suo interno, addirittura prova oggi il contrario... La guerra non è la continuazione della politica, ma il suo fallimento".3 Angelo Cavagna I Jàgerstàtter F., Scrivo con le mani legate. Lettere dal carcere e altri scritti dell'obiettore- contadino che si oppose ad Adolf Hitler, (a cura di Giampiero Girardi), ed. Berti, Piacenza 2005. pp. 238 13,00. 2 Giovanni Paolo TI. in Dizionario di teologia della pace. EDB. Bologna 1997 p.129. 3 Lorenzetti L., ibid, p. 128. scttimana/5 marzo 2006/n.9 G.A.V.C.I. c/o Villaggio del Fanciullo Via Scipione Dal Ferro 4 40138 BOLOGNA tel/fax 051.341122
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