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Del Mondo Kurdo n. 4
- Subject: Del Mondo Kurdo n. 4
- From: "Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia" <uiki.onlus at fastwebnet.it>
- Date: Sat, 18 Feb 2006 15:23:54 +0100
Del Mondo Kurdo Anno 6 - numero 4 a cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia <http://www.kurdistan.it>www.kurdistan.it (italiano), <http://www.kurdishinfo.com>www.kurdishinfo.com (multilingue) INDICE Senza Ãcalan, la vita si è fermata Con i carri armati non può esserci democrazia Yilmaz che è stato rapito da membri del JITEM: è stato ritrovato morto Dissotterrate ossa appartenenti a tre persone Dichiarazione degli intellettuali riguardo a Musa Anter DTP: sia elementi dello stato che del PKK traggono profitto dall'ancora irrisolta Questione Kurda Delegazione di Hamas ad Ankara, "danno alla pace" per Israele Turchia a Israele, Infelice Paragone Tra Hamas e Pkk Non si deve chiudere Roj-TV solo perché è la Turchia a chiederlo Senza Ãcalan, la vita si è fermata Yeni Ãzgür Politika, 16 febbraio 2006 Da parte dei kurdi il 15 febbraio è stato dichiarato giornata nera. In tale data, sette anni fa, Abdullah Ãcalan fu catturato. Nel settimo doloroso anniversario, numerose manifestazioni hanno avuto luogo in Turchia. In molte città kurde i negozi sono stati chiusi e i ragazzi non si sono recarti a scuola; talune persone hanno anche attuato scioperi della fame e molti si sono vestiti di nero. In particolare ad Hakkari, S¸emdinli e Yžksekova la gente ha attuato una forma di boicottaggio, rifiutandosi di uscire in strada. I negozi sono rimasti chiusi e sai la polizia che il presidente della locale camera di commercio, Arif Koparan, hanno fatto annunci nel centro cittadino di Yüksekova, dicendo che i commercianti dovevano aprire i negozi. Poi la polizia ha costretto all'apertura taluni negozianti. A S¸emdinli, a seguito del boicottaggio delle strade da parte della popolazione civile, i militari hanno fatto delle manifestazioni. A Mardin la gente non è scesa in strada, i negozi sono rimasti chiusi, e la polizia ha compilato una lista dei negozi rimasti chiusi. A Kiziltepe la polizia ha filmato i negozi rimasti chiusi e annunciato poi con megafoni che occorreva aprirli. A Siirt i commercianti hanno ricevuto minacciosi avvertimenti, affinché aprissero i negozi. Vi sono state manifestazioni a Urfa, Siverek e Birecik e nel complesso 30 persone sono state fermate dalla polizia. A Sur hanno manifestato 2500 persone. A S¸žrnak una manifestazione ha avuto luogo nel centro cittadino. Altre manifestazioni hanno avuto luogo nella stessa provincia: a Cizre, Silopi, Eludere e Idil. Anche lì chiusura dei negozi e boicottaggio delle strade. Manifestazioni anche a Diyarbakžr, Ag˜ri e Adiyaman. In particolare a Cizre la gente ha inizialmente boicottato le strade. A seguito dello spargersi della notizia che gli avvocati di Abdullah Ãcalan si sono recati a far visita al loro assistito, ma con la scusa che l'imbarcazione era rotta è stato loro impedito di recarsi a Imrali, la gente si è poi riversata nelle strade cittadine per protestare e vi sono stati scontri con polizia e militari. La polizia ha sia sparato in aria che fatto ricorso al lancio di lacrimogeni per intimidire la folla. Poi a scopo dimostrativo sono scesi in strada i carri armati e il centro cittadino è stato circondato. In segno di reazione la gente ha lanciato ordigni molotov, per bloccare l'avanzata dei poliziotti. Hanno avuto luogo alcuni fermi. La polizia di forza è entrata in case e negozi (rompendone le finestre). Di otto fermati non si hanno ancora notizie. Manifestazioni in occasione del 15 febbraio non sono mancate nemmeno nelle città turche (Adana, Kocaeli,Š), e neppure gli scontri (ad esempio a Istanbul). Manifestazioni hanno avuto luogo nache nelle altre parti del Kurdistan, in Siria, Iran e Irak. A kirkuk ne è stata indetta una dal Partito per la Soluzione Democratica in Kurdistan e taluni hanno attuato scioperi della fame. È stata anche consegnata una lettera al prefetto locale, in cui si richiedeva la liberazione di Abdullah Ãcalan. Altre manifestazioni si sono tenute a Suleymaniyeh, Maxmur ed Erbil, nonché a Mosul. Il prefetto Abdurrahman Mustaph, nell'incontrare i manifestanti, ha detto di appoggiare le richieste democratiche della popolazione, aggiungendo che il complotto attuato contro il signor Ãcalan è da ritenersi una vergogna per l'umanità. Kurdistan Orientale (iraniano): manifestazioni a Nexede, Meriwan, Sine, Kirmas¸an, Urmiye, Mako e Selmas. Inoltre 500 persone hanno attuato scioperi della fame a Mahabad (A Mahabad polizia a sparato sul gente e morti), altre 100 a Mexede e 200 a Piras¸ehir. Manifestazioni hanno avuto luogo anche in località periferiche e fuochi sono stati accesi nei villaggi. Oltre a tante piccole manifestazioni in Europa, una ingente ha avuto luogo a Strasburgo, dove sono confluiti 50000 kurdi da tutta Europa, per chiedere all'UE di essere presente riguardo alla Questione Kurda e alla questione della detenzione di Ãcalan: hanno chiesto giustizia per il popolo kurdo e che sia presa una posizione in Europa contro la politica di annientamento attuata dallo stato turco verso Abdullah Ãcalan. "Libertà per Ãcalan, Pace in Kurdistan" è stato lo slogan più frequentemente utilizzato dai dimostranti. Intervenuto con uin breve discorso, il Presidente del Kongra-Gel Zübeyir Aydar ha definito Ãcalan un "ponte verso la pace", mentre l'ex parlamentare del DEP Selim Sadak ha chiesto la rimozione dell'isolamento del Leader del Popolo Kurdo, dall'Italia a partecipato eurodeputato Luisa Morgantini. Con i carri armati non può esserci democrazia Yeni Ãzgür Politika, 15 febbraio 2006 L'agenzia di stampa DIHA riferisce le reazioni al riguardo del sindaco di Cizre e degli esponenti della Piattaforma Democratica di Diyarbakžr, che hanno dichiarato che in presenza di carri armati non può esservi democrazia e che sono in attesa di una dichiarazione da parte del governo che chiarisca tale situazione, dal momento che nei Paesi democratici i carri armati stanno nelle caserme, non nelle strade cittadine. Decine di carri armati del comando militare di S¸žrnak hanno attraversato le strade di Cizre; tale fatto è stato condannato sia dal sindaco locale che dal portavoce della Piattaforma Democratica di Diyarbakžr, Ali Ãncž, il quale ha dichiarato che in un Paese democratico non può consentirsi che dei carri armati girino in questo modo in strade cittadine e che ciò dimostra che la Turchia non è un Paese governato in maniera democratica; inoltre il fatto che i carri armati circolino per la città approfondisce ancor più la sensazione di sfiducia della popolazione di quel territorio nei confronti delle autorità centrali. LA domanda che sorge è: perché i militari hanno fatto una simile dimostrazione? Qual è il messaggio in essa contenuto? Si deve fare in modo che l'opinione pubblica riceva una risposta a tali interrogativi e a detta dei dichiaranti questo rientra tra le responsabilità del primo ministro. Tutto ciò va evidenziato. Il sindaco di Sur, Abdullah Demirbas¸, ha detto: "Noi, in questo Paese, non vogliamo che passino i carri armati nelle strade; desideriamo invece democrazia e pace; per la nostra popolazione non c'è altra opportunità, se non la pace". Il sindaco di Bag˜lar, signora Ãzs‘kmenler, ha dichiarato: 2I carri armati sono strumento di guerra; effettuare una dimostrazione di questo genere costituisce una minaccia rivolta visibilmente alla popolazione ed equivale altresì a una dichiarazione di guerra; questo Paese non ha bisogno di udire il rumore dei carri armati, ma di pace e democrazia e che si senta la voce della popolazione. Per questo occorre smettere di fare cose di questo genere". e e per questo si deve smettere di fare cose del genere". Il sindaco di Kayapžnar, Karatekin, ha detto: "Tale dimostrazione è quasi una prova di guerra e che avvenga a Cizre non è accettabile, ciò può portare numerose provocazioni; tale situazione contribuisce a costruire momenti di violenza e non gioverà ad alcuno. La società civile di questo Paese ha sofferto a sufficienza per la violenza e cose del genere non devono accadere". Yilmaz che è stato rapito da membri del JITEM: è stato ritrovato morto Yeni Ãzgür Politika 09.02.2006 Di Abdulaziz Yilmaz era stato asserito che fosse stato rapito da membri armati del JITEM a Usak; ne è stato ritrovato il cadavere, privo della testa, delle braccia e delle gambe. Abdulaziz Yilmaz e Omer Kisak si erano recati a Izmir da Adana il 27 gennaio. Successivamente erano andati ad Usak a far visita ad amici e ad acquistare animali. Pare che lì siano stati rapiti da membri armati del JITEM. Kisak è poi riuscito a fuggire, mentre di Yilmaz non si erano più avute notizie. È stato rinvenuto in un luogo nei pressi del villaggio nel quale era stato catturato di forza. La sezione di Izmir dell'IHD ha presentato un esposto giudiziale riguardo a tale caso. Kisak ha fornito prove dello svolgimento dei fatti relativi alla cattura di Yilmaz e ha richiesto provvedimenti a tutela della sua vita. Dissotterrate ossa appartenenti a tre persone S¸IRNAK, 9 febbraio 2006 (DI™HA) Resti appartenenti a tre corpi sono stati rinvenuti durante le perlustrazioni nel giardino della casa che si ritiene appartenga a un tale di nome Abdullah Gul. L'ispezione dell'abitazione è stata effettua alle 7 del mattino da squadre speciali; Gul, sua moglie e una terza persona, di cui non si conosce il nome, sono stati posti agli arresti. I lavori di scavo, intrapresi da squadre comunali sotto la supervisione del pubblico ministero di Cizre, sono tuttora in corso. La polizia ha bloccato l'accesso alla zona e ha proibito ai giornalisti di scattare fotografie. Già nel 1993 un raid fu effettuato nella dimora di Abdullah Gul e furono trovate 175 pistole a canna lunga e migliaia di proiettili, oltre a vari strumenti di tortura. Dichiarazione degli intellettuali riguardo a Musa Anter 9 febbraio 2006 (DIHA) 327 intellettuali hanno reso nota una dichiarazione comune, riferendo con rammarico di aver riscontrato nella stampa il silenzio delle autorità circa la confessione di Abdulkadir Aygan, membro del JITEM; richiedono pertanto un intervento pubblico del Ministro dell'Interno e di quello di Grazia e Giustizia. La dichiarazione firmata da 327 intellettuali è volta a far luce sull'omicidio di Musa Anter: è stata annunciata pubblicamente con un comunicato stampa al Taksim Hill Hotel. Hanno partecipato alla conferenza stampa il testimone dell'omicidio di Musa Anter, lo scrittore Orhan Miroglu, l'ex-presidente dell'ODP Hakan Tahmaz, l'avvocato Hasip Kaplan e Ferhat Tunc, nonché leader di partiti politici, scrittori, organizzazioni sociali e molti giornalisti. A nome degli intellettuali si è pronunciato Miroglu, il quale ha affermato che nel discutere i crimini contro l'umanità commessi a danno di civili, scrittori, intellettuali, artisti e politici, la Turchia dovrebbe confrontarsi con il proprio passato. Miroglu, che aveva dichiarato che per far luce sulle violazioni e gli omicidi i cui responsabili sono sconosciuti e per poter apprendere la verità riguardo ad essi in questo momento bisognerebbe istruire nuovi processi, ha proseguito dicendo che in Turchia, a partire dagli Anni '70, continuano a esistere organizzazioni venute fuori col nome di JITEM, Contro-Gueriglia e Special War Agency, e proseguono altresì attacchi e altre forme d'intimidazione, da parte di tali gruppi, ai danni di esponenti politici e democratici. Riguardo al silenzio delle autorità sulla confessione di Abdulkadir Aygan, Miroglu ha dichiarato: ' Quest'uomo ha raccontato come ha organizzato l'assassinio del giornalista-scrittore Musa Anter, che aveva 74 anni nel 1992, anno in cui è avvenuto l'omicidio, e ha sostenuto di aver progettato e contribuito all'omicidio di altre 40 persone. Inoltre Aygan ha dichiarato di voler confessare quanto sa in tribunale, a patto di godere di garanzie internazionali. Coloro che hanno perpetrato violazioni contro civili sono sistematicamente definiti secondo le leggi internazionali come fautori di crimini commessi contro l'umanità e, secondo l'e norme internazionali, tutti gli stati potrebbero perseguirli". Sono ancora ai loro posti di lavoro? Dopo aver ricordato che l'assassino di Musa Anter, Hamit Yildirim, ricopre ancora la sua posizione di vigile a S¸žrnak e Ali Ozansoy, altro omicida, lavora presso la TEM ad Ankara, Miroglu ha dichiarato: ' Chiediamo che il Ministro dell'Interno e il Ministro di Grazia e Giustizia compiano le indagini necessarie e si assumano le loro responsabilità per l'omicidio di Musa Anter e degli altri gravi crimini commessi in passato. Inoltre, vogliamo che rimedino al senso di giustizia violato verso la società e pongano fine alle sofferenze dei nostri concittadini. Per questo occorre confrontarsi con questo periodo del passato e iniziare un nuovo processo su base paritaria". Tra i firmatari della dichiarazione figurano Yasar Kemal, Orhan Pamuk, Ismail Besikci, Oral Calislar, Tarik Ziya Ekinci, Naci Kutlay, RagIp Zarakolu, Akin Birdal, il giornalista Ragip Duran, l'artista Ferhat Tunc, la moglie di Ahmet Kaya - Gulten Kaya, il figlio di Musa Anter - Dicle Anter, il Professor Gencay Gursoy, il giornalista Nazim Alpman, il musicista Sanar Yurdatapan, il presidente dell'ODP Hayri Kozanoglu, il presidente di EMEP Levent Tuzel, il presidente di SDP Filiz Kocali, i presidenti del DTP, Ahmet Turk e Aysel Tugluk, e il presidente dell'IHD Yusuf Alatas. DTP: sia elementi dello stato che del PKK traggono profitto dall'ancora irrisolta Questione Kurda Zaman, 12.02.2006 I due co-presidenti del Partito per la Società Democratica (DTP), Ahmet Türk e Aysel Tug˜luk, hanno illustrato al giornale Zaman il loro pensiero riguardo alla Questione Kurda e all'organizzazione PKK, che è ritenuta terroristica. I due co-presidenti sono apparsi assai cauti nel ricorrere alla parola "terroristico" nel parlare del PKK e tuttavia hanno riconosciuto che l'utilizzo delle armi non mostra di arrecare alcun contributo alla risoluzione della Questione Kurda. A tal scopo, a loro dire, lo stato dovrebbe lavorare per riconquistare la fiducia delle persone che si trovano in montagna e per favorirne il reinserimento sociale. Giudicano "molto positiva" l'iniziativa intrapresa la scorsa estate deal Primo Ministro Erdogan, anche se "insufficiente". E formulano la seguente importante dichiarazione: "Ognuno deve essere consapevole del gioco che si sta giocando con la Turchia. Sia nell'ambito del PKK che dell'apparato statale turco vi sono persone che tendono ad approfittare del fatto che la Questione Kurda non sia stata tuttora risoltaŠ". Delegazione di Hamas ad Ankara, "danno alla pace" per Israele di Redazione Vita 16/02/2006 Un portavoce dell'ambasciata di Israele ha affermato che ricevere Hamas è "un regalo a un'organizzazione terroristica". La visita ad Ankara cominciata stamane da una delegazione di Hamas guidata dal suo leader, Khaled Meshaal, ''costituisce un grave danno al processo di pace e ne siamo profondamente disturbati e delusi''. Lo ha affermato un portavoce dell'ambasciata di Israele ad Ankara. ''Si tratta di un regalo gratuito ad una organizzazione terroristica e di un messaggio lanciato al mondo da Ankara nel senso che un gruppo terrorista non ha bisogno di rinunciare alle sue pratiche sanguinarie per ricevere una legittimazione politica''. ha aggiunto il portavoce chiedendosi ''quali sarebbero le reazioni turche se in Europa venisse ricevuta una delegazione del Pkk'' (l'organizzazione separatista curda fi Abdullah Ocalan). La stessa fonte ha riferito che ieri sera il ministro degli esteri turco ha telefonato alla sua collega israeliana Tzipi Livni per annunciarle la visita della delegazione di Hamas e per presentarla nel quadro degli sforzi della Turchia per la ripresa del processo di pace in Palestina. Ma il ministro Livni ha ribattuto che la comunita' internazionale ha posto tre precise condizioni ad Hamas (il riconoscimento di Israele, la rinuncia al terrore e l'impegno alla road map) e che l'invito ad Hamas costituisce una grave incrinatura nel fronte della comunita' internazionale. Turchia a Israele, Infelice Paragone Tra Hamas e Pkk ASCA-AFP 17 feb - La Turchia ha definito ''sfortunate'' le dichiarazioni di Raanan Gissin, portavoce del governo israeliano, che aveva fatto un parallelo tra il gruppo radicale islamista Hamas e i gruppi armati curdi del PKK che lottano contro Ankara. ''Crediamo che le comparazioni fatte nelle dichiarazioni israeliani siano completamente infondate e sbagliate'', si afferma in una dichiarazione diffusa dal Ministro degli Esteri turco. ''Abbiamo reso noto agli israeliano la nostra insoddisfazione e disagio riguardo alle dichiarazioni che sono state fatte sui nostri problemi politici interni''. Parlando alla televisione di stato turca Raanan Gissin aveva criticato con forza la Turchia per aver invitato il leader in esilio di Hamas, Khaled Meshaal, per dei colloqui che secondo Israele possono danneggiare i rapporti bilaterali tra i due paesi. ''E' un grave errore'', aveva detto Gissin'', ''questa visita potrebbe avere delle conseguenze sui nostri rapporti che potrebbe essere difficile riparare''. ''Mi domando che cosa penserebbero le autorita' turche se noi avessimo invitato Abdullah Ocalan per dei colloqui in Israele?'', si e' chiesto retoricamente il portavoce del governo israeliano.(Piu'Europa) Non si deve chiudere Roj-TV solo perché è la Turchia a chiederlo Yeni Ãzgür Politika, 13.02. 2006 "La lingua kurda deve poter essere insegnata liberamente e deve essere dichiarata ufficialmente come utilizzabile. Che vi sia un programma di circa mezzora ora qui e ora là e che si trasmettano programmi sottoposti a controlli, privi di contenuto politico, non è di nessun aiuto. Occorre invece che vi sia in Turchia una stampa kurda realmente libera. Pertanto si devono poter effettuare trasmissioni direttamente dal territorio turco": è quanto ha sostenuto Julliard, portavoce e coordinatore del settore ricerche di Reporters Sans Frontières (RSF). Pur se è vero che vi sono molte pressioni contro Roj-TV, è però anche vero che le sue trasmissioni tuttora continuano, a detta di Julliard, che ha aggiunto di ritenere stupido e inconcepibile che un canale debba trasmettere dalla Danimarca perché lo stato turco ne pretende la chiusura. Per RSF la Questione Kurda è situazione assai sensibile in Turchia e che di ciò lo stato turco deve tener conto, nonché delle promesse che negli anni scorsi ha fatto riguardo a tale questione e che in conseguenza di ciò deve essere ufficializzato che la lingua kurda può essere liberamente utilizzata. Queste sono le richieste che RSF rivolge alla Turchia. Julliard: "Per noi che un canale effettui trasmissioni in esilio è una banalità, è cosa che si vede accadere riguardo a Paesi non democratici come Birmania e Cina. Giornalisti di tali Paesi, per poter svolgere il loro lavoro, si recano in esilio. La Turchia deve superare una situazione di questo tipo. Crediamo che la Turchia debba permettere a TV e radio kurde di trasmettere liberamente".
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