8 marzo 2006 - Le donne dicono NO alla guerra



28/1/2006 - Comunicato stampa

“La mia spesa per la Pace" e l'appello "Le donne dicono NO alla guerra!".

Aggiornamento: hanno aderito alla Campagna "La mia spesa per la Pace"

3114 persone di 589 Comuni e 103 gruppi di sostegno locale.

CHI COMPRA VOTA
Votate ogni volta che fate la spesa,
ogni volta che schiacciate il telecomando,
ogni volta che andate in banca
sono voti che date al sistema.

(Alex Zanotelli, missionario)

 

Per l'8 marzo 2006

"Le donne dicono NO alla guerra!"

Obiettivo 100.000 adesioni all'appello entro l'8 marzo 2006

La campagna "La mia spesa per la Pace" invita ad aderire a "Women Say No To War!", appello lanciato dall'associazione di donne statunitensi CODEPINK per la Pace in Irak. 

Dall'inizio dell'anno all'8 Marzo, Giorno Internazionale della Donna, saranno raccolte 100.000 firme in tutto il mondo. 

L'8 Marzo le firme saranno consegnate alle ambasciate, ai consolati, agli uffici federali statunitensi, in tutto il mondo.

Sul sito della campagna "La mia spesa per la Pace" sarà pubblicato giornalmente l'andamento delle adesioni che ad oggi sono quasi 30.000!

I cittadini tutti, e le donne in particolare, non perdano l'occasione per far sentire la loro voce: firmino l'Appello oggi stesso all'indirizzo www.womensaynotowar.org e lo facciano conoscere a tutte le loro amiche e i loro amici.

Il testo completo dell'Appello "Le donne dicono NO alla guerra!" è riportato di sotto.

Diventa il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo
(Mohandas Karamchand Gandhi)
 

Vedi gli altri comunicati della Campagna ...

Campagna "La mia spesa per la Pace"

info at lamiaspesaperlapace.it
www.lamiaspesaperlapace.it
Tel. e fax 029024617

Appello delle Donne per la Pace

(Lanciato da Codepink in occasione dell'8 marzo 2006 - www.womensaynotowar.org)

Le donne dicono NO alla guerra!

Noi, donne staunitensi, irachene e del mondo intero, non possiamo piú sopportare questa insulsa Guerra in Irak e i crudeli attacchi ai civili che si compiono intorno al mondo. Abbiamo già sepolto troppi cari. Abbiamo già visto troppe esistenze dilaniate da ferite fisiche e psicologiche. Abbiamo assistito con orrore all'utilizzo smisurato delle nostre preziose risorse per scopi militari, mentre quelle destinate ai bisogni delle nostre famiglie, come la protezione, l'educazione, il cibo e la salute, restano inadeguate. Non possiamo più sopportare di vivere in costante paura e violenza, osservando il crescere di questo cancro di odio e intolleranza che si infiltra nelle nostre case.

Questo non é il mondo che vogliamo, né per noi, né per i nostri figli. Con il fuoco nei nostri ventri e amore nei nostri cuori, noi donne cresciamo e ci uniamo oltre i confini per chiedere la fine di questo massacro e distruzione.

Abbiamo osservato come l'occupazione straniera dell'Irak abbia infiammato un movimento armato di contrasto, dando inizio ad una spirale di violenze. Siamo convinte sia giunto il momento di passare da un modello militare ad uno di risoluzione del conflitto, che rispetti i seguenti principi:

  • Il ritiro immediato delle truppe e dei combattenti stranieri dall'Irak,
  • negoziazioni per reintegrare gli iracheni privati dei loro diritti civili, nel pieno rispetto della società irachena,
  • una completa partecipazione delle donne durante il processo di pace e un accordo sul pieno rispetto delle pari opportunità nel dopo guerra iracheno,
  • un accordo di rinuncia di insediamento di basi militari straniere in Irak,
  • pieno controllo e gestione irachena in materia di petrolio ed altre risorse,
  • abrogazione delle leggi di privatizzazione e liberalizzazione imposte sotto occupazione, permettendo al legittimo governo iracheno di impiantare la propria strategia economica,
  • una ricostruzione massiccia che accordi la priorità agli appaltatori iracheni, e basata sulle risorse finanziarie dei paesi responsabili dell'invasione ed occupazione dell'Irak,
  • la composizione di una forza internazionale temporanea di peacekeeping, concretamente multilaterale e con l'esclusione delle truppe provenienti dai paesi che hanno partecipato all'occupazione.

Per incrementare questo processo di pace stiamo creando un massiccio movimento di donne attraverso le generazioni, le razze, le etnie, le religioni, le frontiere e le ideologie politiche. Insieme faremo pressione sui nostri governi, sulle Nazioni Unite, sulla Lega Araba, sui Vincitori del Premio Nobel per la Pace, sui capi religiosi e di altre comunità internazionali, per spingerli a favorire una soluzione politica del conflitto.

In questa epoca di fondamentalismi divergenti, richiamiamo i leader mondiali ad unirsi a noi nella diffusione dei valori fondamentali di amore per la famiglia umana e per il nostro prezioso pianeta.