Caracas: La marcia delle Americhe



SELVAS.ORG - FSM e Forum Americhe - Caracas'06
L'Associazione Selvas.org - Osservatorio Informativo Indipendente sulla
Regione Andina e il continente Latinoamericano, accreditata ufficialmente,
coprirà l'evento con notizie, analisi, interviste in due lingue - italiano
e spagnolo - attraverso la pagina speciale in internet
<http://www.selvas.org/FSA06.html>http://www.selvas.org/FSA06.html
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La marcia delle Americhe
Da Caracas Tancredi Tarantino - per Selvas.org - 24 gennaio 2006

Si è conclusa da poche ore la manifestazione per dire "no alla guerra e
all'imperialismo", che ha aperto ufficialmente il sesto Social Forum
Mondiale ed il secondo Social Forum delle Americhe.

Mentre continuano ad arrivare a migliaia i delegati, traduttori,
giornalisti e partecipanti di ogni età e mentre altri sono ancora impegnati
a rispettare le lunghe file per accreditarsi all'evento, in settanta mila
si danno appuntamento all'Universidad Central de Venezuela per una marcia
di pace che percorre le vie sud-orientali di Caracas, fino a raggiungere il
parco Los Proceres, dove un prominente palco illuminato ospita un concerto
con artisti provenienti da tutto il mondo.
Al grido di "Attenzione che è in cammino il popolo di Bolivar per America
Latina", i manifestanti iniziano il percorso, tra larghi viali alberati,
richiamandosi al Libertador Simon Bolivar, eroe ottocentesco che tentò
l'unificazione del subcontinente latinoamnericano, per sottolineare un
legame tra tutti i popoli della Terra, uniti dalla costruzione di "un altro
mondo possibile".

Ad aprire il corteo, stringendo tra le mani un lungo striscione bianco,
rappresentanti argentine delle madri di Plaza di Mayo, delegati indigeni
ecuadoriani, vittime della dittatura di Haiti, rappresentanti delle
organizazzioni di donne, dettavano i tempi della marcia e spiegavano le
ragioni dell'evento agli oltre quattro mila giornalisti presenti.
"Siamo qui affinchè la lotta dei nostri figli, dei nostri nipoti non sia
stata vana, perchè un mondo di pace e di giustizia sociale è doveroso e non
solo possibile", urla in maniera discreta Leonora, nonna di Plaza di Mayo,
mentre alle sue spalle, per chilometri, si susseguono gli slogan ed i
gruppi provenienti da tutto il mondo.

A tratti, sembra di assistere ad uno spettacolo artistico itinerante ma
all'improvviso l'atmosfera si fa più cupa e, poco dopo, si torna a ballare
e cantare. Musicisti e giocolieri, maschere e travestimenti si alternano a
foto di desaparecidos colombiani, vittime di una guerra fantasma che dura
da quaranta anni. Sentimenti di gioia ed ilarità al passaggio di un gruppo
di omosessuali, danzanti difensori della libertà sessuale, lasciano il
posto a momenti di grande commozione, come quando passa la delegazione
palestinese e la gente si fa da parte, sale sui marciapiedi ed inizia ad
applaudire per manifestare la propria solidarietà ad un popolo opresso.
Colombiani, brasiliani e statunitensi sono i più numerosi, dopo i padroni
di casa ovviamente. Ed allora, si susseguono gli slogan contro la politica
estera del presidente americano George Bush, contro il Plan Colombia che
maschera come lotta al narcotraffico la militarizzazione della regione
andina, o slogan a favore della lotta dei Senza Terra contro i latifondi
carioca.

Trait d'union del lungo corteo, i ringraziamenti al presidente del
Venezuela Hugo Chavez. I suoi sostenitori, apostrofati come "scimmie" dagli
oppositori del regimen, ironizzano e fanno il verso del mono, gridando "Uh
ah, Chavez non se ne va, uh ah, Chavez vincerà"! Le foto, i poster, le
spille raffiguranti il volto del Presidente sono dappertutto, si vendono,
si regalano, si mostrano con orgoglio ai fotografi, nonostante le accuse di
censura e di limitazione della libertà di stampa fatte, in questi giorni,
da un'opposizione oligarchica intenta a salvaguardare i propri interessi
economici e finanziari, anche a dispetto degli interessi e dei diritti
basilari dell'intera popolazione venezuelana.

Ormai è buio quando il corteo raggiunge il parco Los Proceres, la musica dà
il benvenuto ed i manifestanti stanchi dopo il lungo tragitto percorso,
trovano ancora la forza per ballare e cantare i brani intonati dal palco.
Da domani si lascerà spazio ai contenuti e ai circa duemila eventi previsti
tra conferenze, seminari, documentari e tavole rotonde.