La nostra Africa - Dal Forum Sociale di Bamako all'incontro con i produttori di cotone



La nostra Africa
Dal Forum Sociale di Bamako, all'incontro con i produttori di cotone:
il viaggio di Tradewatch nel continente africano è appena cominciato!

Bamako, 16 gen - Tre giorni di lavori molti intensi, circa 5000 delegati
ogni giorno a partecipare a eventi e seminari, un incrocio di lingue - tra
inglese, francese, bambarà e il nostro italiano, tra le delegazioni europee
più consistenti - ma anche di culture e costumi, con il blu delle vesti
tuareg e le stampe coloratissime delle donne africane a catturare
attenzione e suscitare energia. Il Forum sociale mondiale a Bamako ci
ha aperto una nuova pista di lavoro: quella di ricondurre le riflessioni e
i saperi del movimento altermondialista alle pratiche concrete che in
questo continente prendono le braccia e i volti dei movimenti delle donne,
delle reti contadine, dei produttori, degli artigiani che fronteggiano
quotidianamente i propri governi e i nostri per garantire la sopravvivenza
alle proprie comunità. Qui le lotte per un altro mondo possibile sembrano
ancora più necessarie, le pratiche per un'altra economia cruciali quanto
ancora allo stadio iniziale, le agende dei movimenti ancora più concrete e
ambiziose. Esse guardano, infatti, a un aumento della produttività nei
campi, alla crescita delle reti di consumo interno, almeno quanto a far
crescere la propria presenza e pressione sulle agenzie Onu come Unctad e
Fao, ma anche sulla Wto, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario
Internazionale.

Ma il nostro viaggio non finisce qui: da Bamako ci spostiamo verso
Koutiala, ospiti della rete dei produttori di cotone maliani. Questo è uno
dei frutti della campagna di sensibilizz//azione "La via del cotone" che
come Tradewatch (<http://www.tradewatch.it>www.tradewatch.it) Osservatorio
italiano sul commercio internazionale abbiamo sostenuto negli ultimi tre
anni. Ma è anche il punto di partenza che ci porterà verso nuove azioni di
solidarietà condivise con questi villaggi e, insieme al movimento africano,
sulla strada per Nairobi, sede del prossimo Forum Sociale Africano già
convocato per il 2007.

Di seguito vogliamo condividere due riflessioni sul Forum inviate da
Alberto Zoratti di Tradewatch. Per un filo diretto dai villaggi Alberto
Zoratti è raggiungibile allo 002239280206

GLI AGRICOLTORI AFRICANI ACCUSANO I LORO GOVERNI
Riuniti venerdi' per una conferenza alla biblioteca nazionale di Bamako, in
Mali, in occasione delle sesta sessione del Forum Sociale Mondiale, le
organizzazioni contadine provenienti dal Burkina Faso, dal Cameroun, dal
Mozambico, dal Gambia e dal Madagascar hanno sottolineato le
responsabilita' dei Governi locali nel ritardo economico e sociale del
continente africano.
Cyprien Essong Ze, ha 34 anni, una formazione in economia, ora e'
coordinatore del CARYM (International Movement of Catholic Agricultural and
Rural Youths in Africa). Il nostro principale nemico non abita lontano da
noi" spiega, "ma sono i nostri governi che si accaparrano le terre
dicendoci che appartengono allo stato". Secondo Essong Ze per avere una
buona produzione alimentare e' necessario a vere accesso diretto alle
risorse idriche ed alle terre, unica risposta reale e concreta alle crisi
alimentari del continente africano.

La riflessione di Essong Ze riprende per molti aspetti la posizione delle
organizzazioni contadine dell'africa dell'Ovest come ROPPA o la CNOP, il
Coordinamento nazionale maliano delle organizzazioni contadine, secondo cui
l'unica risposta efficace alla fragilita' delle economie dei Paesi più
poveri passa attraverso il ritorno alla terra e la riconversione agricola
verso la sovranita' alimentare.

La denuncia di Josè Bovè rispetto alle importazioni di pollo congelato
dell'Unione Europea verso il Cameroun diventa significativa, se si
considera che l'aumento esponsenziale delle importazioni (dalle circa mille
tonnellate del 1996 fino alle oltre 22000 del 2003) a prezzi stracciati
grazie alle sovvenzioni all'esportazione (950 franchi CFA contro 2000-2200
per i polli di produzione locale) ha fatto crollare di oltre il 50% la
produzione locale distruggendo oltre 110000 posti di lavoro. Secondo Bove'
"le uniche risposte possibili passano attraverso le mobilitazioni, la
creazione di reti tra produttori e consumatori, cosa che ha permesso nel
biennio 2004-2005 di aumentare la produzione locale di oltre il 57% e la
partecipazione ai summit delle organizzazioni internazionali come UNCTAD e
WTO".

Un tema comune, quello della sovranita' alimentare, unito a quello del
protagonismo sociale delle popolazioni rurali. Una base di partenza sulla
quale, nei prossimi mesi, i movimenti africani lavoreranno in vista del
Forum Sociale Mondiale del 2007, che aprira' i battenti a Nairobi.


COTONE: UNA TRAPPOLA PER L'AFRICA?
"L'obiettivo, chiaro ed ambizioso, e' quello di raggiungere le persone dove
vivono, costruendo assieme e dal basso un'agenda comune contro il
neroliberismo. Bamako vuole essere il primo passo per radicare il Forum
Sociale Mondiale in Africa e mobilitare persone, comunita', esperienze in
tutto il continente". Aminata Traore' e' l'anima ispiratrice di questo
Forum. Se il Consiglio Internazionale puo' essere considerato il luogo
della programmazione,  Aminata, gia' Ministro della cultura del Mali ora
attivista sociale e scrittrice, rappresenta il collegamento diretto con
l'Africa "il continente piu' duramente colpito dalla globalizzazione
neoliberista".
Oltre quindici organizzazioni nazionali, dai sindacato alle organizzazioni
contadine passando per studenti e movimenti femminili, piu' di diecimila
accrediti ed oltre seicento iniziative. Una struttura cjhe ricorda nelle
sue linee generali le precedenti versioni del WSF, ma che in Africa
acquisisce una nuova connotazione, legata alle condizioni sociali (piu'
dell'80% dei maliani non sa ne' leggere ne' scrivere) alla forte crisi
dell'area rurale dovuta a scelte di politica economica troppo orientate
all'aumento del PIL e poco al miglioramento reale delle condizioni di vita.
Una volta la ricetta era semplice: cotone, esportazione, valute estere.
Oggi alla stessa ricetta i contadini africani rispondono duramente e non
soltanto a livello locale, ma portando addirittura nelle segrete stanze
della Wto, l'Organizzazione Mondiale del Commercio" la loro scomoda
posizione.
Scomoda per tutti, governi, grandi istituzioni internazionali e, perche'
no, anche alcune Ong di sviluppo. Ibrahima Coulibaly e' un riferimento
importante per i contadini africani, e' presidente della CNOP, il
Coordinamento Nazionale delle Organizzazioni Contadine, legata a ROPPA e
collegata a Via Campesina. "La questione cotone non puo' essere ridotta al
semplice problema dei sussidi" racconta Ibrahima negli uffici della CNOP
all'estrema periferia della capitale Bamako, "tutta la discussione rischia
anzi di essere fortemente fuorviante, perche' la coltura del cotone in Mali
e' una vera e propria trappola". E' necessario un cambio di rotta evidente,
la denuncia delle sovvenzioni alla produzione di cotone degli Usa (in
particolare i sussidi interni, lasciati intoccati a Hong Kong, piu' che i
sussidi all'export) e' fondamentale per porre nuovamente le questioni su un
piano di giustizia, ma diventa rischiosa se non contestualizzata; "la
progressiva privatizzazione della CMDT, la Compagnia tessile Maliana
originariamente pubblica, ha portato ad un peggioramento delle condizioni
dei contadini, che usano oramai la coltivazione di cotone per poter aver
accesso al credito ed ai servizi come i fertilizzanti ed i pesticidi,
risorse e sostanze che utilizzano in particolare per la coltivazione per
alimentazione, fortemente penalizzata rispetto al cotone".
Le alternative? "Differenziazione rispetto al cotone e sviluppo di sistemi
agricoli che si autosostengono - sostiene Coulibaly - basati su mercati
locali e regionali e fortemente regolamentati". L'onda lunga dell'accordo
di Hong Kong e' arrivata persino sulle rive del fiume Niger: non un Round
per lo sviluppo, ma un Round per il libero commercio. Sara' il problema
della sovranita' economica ed agricola, assieme all'immigrazione, uno dei
temi centrali di questo assaggio di Forum africano.

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Tradewatch (<http://www.tradewatch.it>www.tradewatch.it) Osservatorio
italiano sul Commercio internazionale promosso da Campagna Riforma Banca
Mondiale; Centro Internazionale Crocevia; Fair; Fondazione Culturale
Responsabilità Etica, Gruppo d'Appoggio al movimento contadino dell'Africa
occidentale; Mani Tese, Rete Lilliput; Roba dell'Altro Mondo