Nepal, arresti di massa: Amnesty, HRW e ICJ temono una nuova ondata di violenza



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COMUNICATO STAMPA
CS08-2006

NEPAL: AMNESTY INTERNATIONAL, HUMAN RIGHTS WATCH E LA COMMISSIONE
INTERNAZIONALE DEI GIURISTI TEMONO UNA NUOVA ONDATA DI VIOLENZA DOPO GLI
ARRESTI DI MASSA DI IERI

Gli arresti, avvenuti ieri, di oltre cento dirigenti politici e attivisti
della societa' civile nepalese - tra cui Khrisna Pahadi, fondatore della
sezione locale di Amnesty International - fanno temere una nuova ondata di
violenza e di violazioni dei diritti umani. Amnesty International, Human
Rights Watch e la Commissione internazionale dei giuristi sono allarmati
per questi sviluppi e per l'autorizzazione, conferita alle forze di
sicurezza, di sparare contro chiunque sia sorpreso a violare il coprifuoco
notturno.

Le tre organizzazioni chiedono al governo del Nepal di liberare
immediatamente tutti i prigionieri, agire con moderazione e rispettare i
propri obblighi internazionali in materia di diritti umani, in vista della
scadenza dell'8 febbraio in cui si dovrebbero svolgere le contestate
elezioni locali. Quasi tutti i partiti politici nepalesi si oppongono a
questo appuntamento, sostenendo che le condizioni locali non potranno
consentire elezioni libere e regolari.

'Questi arresti, insieme alle nuove restrizioni nei confronti dei diritti
civili e politici decretate la scorsa settimana, mettono in luce il
continuo disprezzo per i diritti umani da parte del governo del Nepal' -
ha affermato Purna Sen, direttore del programma Asia-Pacifico di Amnesty
International.

Gli arresti di oltre 100 esponenti di primo piano dei partiti politici,
della societa' civile e degli organismi locali per i diritti umani,
combinati alle altre misure repressive in vigore, sono avvenuti alla
vigilia di una serie di manifestazioni anti-governative che erano in
programma nei prossimi giorni. Il governo ha imposto il coprifuoco,
limitato le comunicazioni e decretato il divieto assoluto di manifestare
nella capitale, Katmandu.

'Queste azioni rappresentano il tentativo del governo di ridurre al
silenzio la protesta politica legittima e pacifica, piu' che mai
necessaria oggi in Nepal' - ha commentato Nicholas Howen, segretario
generale della Commissione internazionale dei giuristi. 'Se il dibattito
politico pacifico e' proibito, la guerra civile in corso da un decennio
non terminera' mai'.

Dal 1° febbraio 2005, quando il re Gyanendra ha assunto tutti i poteri
esecutivi col sostegno dell'esercito, i diritti fondamentali - tra cui
quelli alla liberta' di espressione e di associazione, all'informazione e
alla liberta' dagli arresti arbitrari - sono stati sospesi.

'Gli arresti hanno l'obiettivo di sopprimere ogni voce critica nei
confronti del re e di legittimare quest'ultimo attraverso lo svolgimento
delle elezioni. Egli spera che riducendo al silenzio chi gli si oppone,
anche la popolazione restera' zitta e muta. Questo atteggiamento sbugiarda
il suo presunto sostegno ai principi democratici e allo stato di diritto'
- ha dichiarato Brad Adams, direttore Asia di Human Rights Watch.

L'Unione europea, l'India e il Giappone hanno espresso seria
preoccupazione per le restrizioni in corso alle attivita' politiche in
Nepal e, in particolare, per l'arresto di dirigenti politici e attivisti
per i diritti umani. Amnesty International, Human Rights Watch e la
Commissione internazionale dei giuristi chiedono agli altri paesi della
comunita' internazionale di esercitare pressioni sul governo nepalese
affinche' rispetti i propri obblighi in materia di diritti umani.

'Il governo, in particolare il ministro dell'Interno, deve assumersi la
responsabilita' di proteggere tutti i cittadini nepalesi. Il governo
dovrebbe prendere atto che la comunita' internazionale e' fortemente
preoccupata per questi sviluppi e adottare immediate iniziative per porre
rimedio alle gravi violazioni dei diritti umani attualmente in corso' - ha
ribadito Purna Sen di Amnesty International.

Le tre organizzazioni infine chiedono ai partiti politici nepalesi di
mantenere le proprie promesse riguardanti lo svolgimento pacifico delle
manifestazioni.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 20 gennaio 2005

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it





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